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Autore: shadowhuntress    26/03/2011    12 recensioni
“Grazie alla testardaggine della mamma, sei qui. Ti ho odiato amore, si ti ho odiato perché mi stavi portando via tutto ciò che avevo, tutta la mia vita.."
Cosa succede quando tutto sembra andare per il meglio, ma nessuno sa che il dolore si avvicina più crudele che mai? Cosa centra Nahuel in tutto questo?
Doveva andare tutto per il meglio dopo Breaking Dawn? Una Renesmee crescita con il tempo, una familgia sempre più unita,un porto sicuro per sempre. Avava tutto, cosa vuole di più?
Quando arriverà la felicità eterna per i Cullen e sopratutto per Rensemee? Spero vogliate segiurmi e sapere che succederà..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Bene siamo arrivati al quarto capitolo, di questa Fan Fiction, spero che vi piaccia. In ogni caso se avete voglia di dirmi qualunque cosa contattatemi.

Capitolo 4

 


Guardai per l’ultima volta l’ambiguo messaggio che il mio fidanzato aveva lasciato nel mio diario segreto, intrufolandosi in camera mia.
“Sarai in pensiero lo so, forse anche arrabbiata con me. Ti devo parlare. Domani mattina alle quattro e mezza ti aspetto nella nostra raduna. Non fare tardi.”
Il pomeriggio non mi aveva degnato ne di un saluto, ne di uno sguardo e voleva anche che non facessi tardi? E poi, alle quattro e mezza mi sarei dovuta alzare per andare a quello stupido appuntamento?
Da dove gli veniva in mente.. Si sarei andata. Non c’erano scuse, dovevo andare. Se c’era qualcosa da chiarire l’avremmo chiarita, e non ci sarebbero stati più problemi tra di noi. Avremmo vissuto l’eternità felici e contenti, come nelle favole perché noi eravamo una favola. Fatta di vampiri, licantropi e tante cose messe insieme. Ma davvero mi stavo dicendo queste cose? Mi stavo dicendo davvero tutto ciò per essere più tranquilla, o era la verità? Lo stavo facendo per essere più tranquilla. Non sarebbe stato così facile chiarire, in quattordici anni Jake non aveva mai fatto così, non si era neanche lontanamente allontanato da me.
Anche perché dato che ero il suo Imprinting, secondo la leggenda non poteva permetterselo, perché tutto ciò che lo teneva attaccato al mondo ero io. Non mi aveva scelto, era capitato, ma ‘avevo accettato. Avevo promesso di amarlo per sempre anche se no in modo ufficiale. E scommetto che neanche l’avrebbe pensato di allontanarsi da me, mai. Mai fino a quel momento. Ovviamente non potevo mica sapere cosa c’era nella mente forse troppo incasinata del mio fidanzato, se l’avessi saputo avrei evitato tutto questo.
E sarei diventata una fidanzata modello. Pensavo a tutto questo ma non stavo pensando alla cosa più importante. Alle parole di mio padre. “Forse, che c’è qualcosa che potrebbe farti male e ferirti in modo letale. Qualcosa che ti potrebbe lacerare dentro. Pensa ad altro, e non solo a quello.” Mi aveva detto questo, in un primo momento avrei voluto non farci molto caso ma poi compresi fino ad un certo punto dove volesse arrivare mio padre. Qualcosa o qualcuno che mi avrebbe fatto male aveva visto zia Alice? Nessuno poteva dare una risposta alle mie domande.
Che centrasse Jake, con tutto questo? Che centrasse Nahuel con la sua maledetta visitina per controllare per stavo bene? Immaginavo di si, visto quello che aveva era successo nel pomeriggio. Presi il mio cellulare buttato sul letto accanto a me, vidi l’ora. Le dieci e trentasette, avevo sonno. Meglio andare a dormire avrei dormito poco più di cinque ore. La rabbia, la confusione, la paura. Formavano un vortice enorme al centro del mio petto, infatti a causa loro non riuscivo a dormire. Un vortice che mi stava perforando le ossa una ad una.
E sperando che il giorno dopo tutto si sarebbe aggiustato chiusi gli occhi e mi abbandonai alla notte profonda.

Jake. Stava correndo sulle spiagge di La Push. Quella era la Push. Si la Push, da quanto tempo mancavo in quella piccola cittadina, così piccola ma così colma di ricordi, così piena di avventure. Ma che ci faceva Jake li, non era più il nostro mondo questo, non era più la nostra casa. Noi mancavamo da ben tredici anni. Jake finalmente si girò per guardarmi, ma forse era meglio se non si voltava. Il suo volto mi fece paura, qualcosa che mi stava terrorizzando, c’era qualcosa di sbagliato.
Forse, non era Jake, non poteva essere lui. Non mi avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Il suo volto era pallido. Pallido come la pece, e poi i suoi occhi, i suoi occhi erano rossi, rossi come il sangue. Non poteva essere il mio Jake, sicuramente stavo sognando. Mi si avvicinò, tremavo. Mi toccò una guancia, al suo tocco così freddo rabbrividii, eppure ero abituata al tocco freddo della mia famiglia. Mi guardò, i suoi occhi rossi, avevano sete, sete di sangue. Sangue, che scorreva nelle mie vene. Il suo volto diventò ancora più pallido, il rosso dei suoi occhi sembrò fermarsi per un secondo e dalla sua bocca spuntarono due grandi denti appuntiti. Aveva sete, voglia di bere. E quello che lo stava facendo impazzire era i mio sangue.
Mi guardò ancora, questa volta con occhi tristi, pieni di scuse.
“Scusa” disse e con quelle parole concluse la mia vita. Forse.
I suoi denti si avvinghiarono sul mio collo, e l’unica cosa che sentii fu il fuoco che mi stava bruciando il cuore. Buttai un urlo.


Mi svegliai, per fortuna era solo un sogno. Ma che cosa voleva dirmi questo sogno? Il cuore mi batteva, troppo veloce. Era stato orribile, vedere Jake così. Mai, non ci volevo neanche pensare. Guardai l’ora, erano solo le tre. Non avevo più sonno, mi era passato con quell’incubo orribile. Forse dovevo scendere e andare a bere un po’ d’acqua per riprendermi.
Scesi le scale molto lentamente, anche se era più che sicuro che nessuno dormiva, e nessuno avrebbe mai dormito, tranne me.
Mi diressi direttamente in cucina, nel frigo presi il latte in bottiglia e ne bevvi un sorso. Solo un sorso, anche se ero metà umana non significava che mi piacevano le cose umane anche se preferivo molto di più il sangue, fin da quando ero nata. Così presi l’unica bottiglietta che c’era in frigo e la incominciai a bere. Il sangue non era molto fresca, ma era molto meglio di niente o di una mela, così bevvi tutta la bottiglietta.
Presto, molto presto avremmo dovuto prenderne altro, saremmo andate a caccia.
“Zia!” mi girai di scatto e vidi zia Alice scendere le scale con la mamma.
Avevo sentito i loro passi sulle scale anche se non erano percepibili per un orecchio umano. Mi si avvicinarono e la mamma posò la sua mano calda e familiare sulla mia spalla, la sua mano era così piccola e quasi sembrava fragile, ma dentro così potente da distruggere un’intera foresta.
“Piccola” disse mia madre accarezzandomi la spalla sul quale teneva la mano. Mi sorrise, il sorriso che preferivo dopo quello di mio padre. Il sorriso che mi faceva sentire amata e protetta. Gli mostrai il replay della sua mano contro la mia, tolse la mano dalla mia spalla e la poso sulla mia guancia accarezzandomela.
“Come sei cresciuta, sembra ieri..”disse facendo scivolare il discorso, un momento troppo intenso per lei, a causa dell’enorme dolore che la mia nascita le aveva fatto nascere.
Non gli mostrai nulla, non avevo nulla da dire. Gli sorrisi semplicemente. Notai che zia Alice era rimasta immobile accanto alla mamma, senza dire nulla. Cosa alquanto strana per zia Alice. Mia madre la guardò nello stesso istante in cui la guardai io, e gli detto uno strattone. Forse, aveva visto qualcosa. Faceva sempre così quando le visioni le passavano dalla mente, era una cosa stravagante ma figa. Un po come il mio potere, al quale ero abituata. Si riprese e sorridendomi mi abbracciò.
“Come mai già sveglia?” mi sussurrò all’orecchio.
“No così, non riuscivo a dormire. Ma che fate mi seguite?” domandai, era strano. Mi svegliavo e scendevano giù, Che avessero capito qualcosa che non andava tra me e Jake? Forse, ma era meglio non parlarne. Non ci dovevo pensare, non dovevo pensare a cosa mi doveva dire Jake tra poco. Ops, forse è il caso che io non pensi a tutto ciò per mio padre. In fondo, anche io devo nascondere qualcosa. Come loro la nascondono a me. Dai, fatti forza Renesmee pensa ad altro.
“Veramente stavamo andando a caccia, vuoi venire?” mi guardò curiosa, ma non potevo andare. Nono.
“No zia, preferisco rimanere a casa a dormire. Grazie lo stesso!” le sorrisi, il finto sorriso forse le avrebbe fatto capire che stavo dicendo la verità. Per fortuna che le sue visioni non funzionavano con me e Jake.
“Viene anche papà?” domandai prima che se ne andassero. La mamma e zia Alice mi guardarono, forse stavano componendo i pezzi del puzzle.
“Ehm, Edward viene con noi.” Rispose la mia mamma sorridendomi.
“Beh a domani Nessie. E non combinare casini con casa libera per un giorno interno. Mi raccomando ci fidiamo.” Disse zia Alice facendomi l’occhiolino.
“Ciao tesoro.” Mi urlò zia Esme, forse dall’altra parte del fiume.
Guardai l’orologio erano le tre e dieci, mancava ancora molto; Ero presa dall’agitazione e il panico prese il sopravvento su di me. Aspettai che la mia famiglia fosse abbastanza lontana, forse erano già arrivati chissà dove, ma avevano sorpassato l’ex confine dei Quiliute. Chiusi il frigo rimasta ancora aperto, ero troppo su di giri e si vedeva, Sali velocemente le scale e mi diressi in camera mia. Aprii il grandissimo armadio pieno di robe e scelsi le più semplici. Decisi di prendere una maglietta color salmone che si abbinava benissimo ai miei capelli, nulla di che. Semplice, ma mi piaceva! Presi uno dei mille Jeans che zia Alice mi aveva comprato, tutti aderentissimi e semplicissimi, delle Keds andavano benissimo comode e nere. Presi una giacca e andai in bagno, non avevo bisogno di truccarmi. Il trucco non faceva altro che rovinarmi la liscissima pelle di seta che mi ritrovavo. E non volevo rovinare gli occhi color cioccolato che mi ritrovavo con una matita nero.

Vestiti Renesmee: http://www.polyvore.com/cgi/profile?id=2350760

Scesi giù, forse avrei dovuto rilassarmi e rendere tutto più calmo, facendomi un bel sonnellino. In fondo mancava ancora un’oretta abbondante.
“Nessie!” a voce di mio padre era riconoscibile tra mille, tra un milione. Mi girai di scatto e mi appoggiai con il mento allo schienale del divano nero accanto alla Tv.
“Papà!” ero sorpresa, pensavo che fosse con loro.
“Si, infatti sono molto in ritardo. La mamma è già andata via! Doveva aspettarmi. Vabbè, tesorino scappo a domani. E mi raccomando!” si raccomandò pure lui, ma che cosa dovevo fare secondo loro? Fare una festa a sorpresa e magari invitarci tutta L’Alaska? Rise.
Il suo sorriso sghembo che tanto amavo, che tanto mi faceva sognare.
“Ma la smetti di farmi complimenti?” mi disse senza girarmi, saltando per andare dall’atra parte del fiume. Lo senti ridere, e poi scomparve nell’oscurità del bosco. Ero finalmente e definitivamente sola. Le immagini sulla tv scorrevano silenziose e veloci, non le stavo seguendo e non mi interessavano proprio. Quattro meno un quarto, che potevo fare?

Pov Bella
Non avrei dovuto lasciarla sola, chissà ora cosa stava facendo. Cosa aveva capito di tutto quello che stava succedendo? Forse era arrivata al punto, ma se fosse stato così Edward mi avrebbe detto cosa gli stesse passando dalla mente. Eravamo arrivati oltre i Denali, in una piccola raduna. Sentivo l’odore di alci fresche e l’odore del loro sangue mi stava facendo impazzire. Da una settimana non mi nutrivo, nessuno della nostra famiglia aveva mangiato nella scorsa settimana, era stata una settimana difficile da superare. Più che altro per la mostruosità che riservavamo alla mia bambina.
“Piccola” due braccia caldissime mi stinsero la vita, e mi risvegliarono dai miei pensieri. Mi girai e trovai le sue labbra a due millimetri dalle mie, non mi fu difficile raggiungerle e assaggiarne il profumo. In quattordici anni della mia nuova esistenza avevo sempre avuto più bisogno di lui che del sangue, non ci potevamo allontanare per più di cinque minuti e il mio amore per lui cresceva sempre più. Il bacio continuava, la sua lingua intrecciata alla mia. Le sue labbra che morbidissime scorrevano sulle mie e il suo profumo al quale non ero ancora abituata.
“Mi stai facendo male” Edward si staccò da me e incominciò a ridere, purtroppo ogni volta che lo baciavo dimenticavo il piccolo particolare che ero ancora più forte di lui.
“Scusa, Scusa, Scusa!” mi scusai, e risi con lui. Mi girai e non vidi nessuno, le alci morte erano rimaste a terra forse dissanguate da qualcuno dei nostri, e della mia famiglia neanche l’ombra. Si erano spostati tutti, e non c’è ne eravamo accorti. Sorrisi, era sempre così.
“Oggi Renesmee vede Jake! Ho sentito i suoi pensieri, cerca di nascondercelo. Ti prego evita di tornare indietro e di impedire che ei vada.” Come? Non riuscivo a credere alle parole di mio marito.
“Ma come hai potuto?” Lo sgridai presa dal panico. No, No, No. Sarei tornata indietro a tutti costi. Il buio mi circondava, dovevano essere le quattro. Eppure riuscivo a vedere benissimo.
Edward mi strinse ancora più forte al suo petto.
“Prima o poi verrà a sapere tutto, e se non lo saprà da Jacob in persona le cose si peggioreranno.” Disse calmo ma con un velo di angoscia nella sua voce, che non mi sfuggiva mai.
Forse si accorse che avevo capito, o forse aveva solo capito, che avevo bisogno di lui. Prese il mio visto tra la sue mani e mi baciò con tutta la forza che aveva.

Pov Renesmee
Mi svegliai di soprassalto, era tardissimo. Le cinque meno venti. Mi vidi per l’ultima volta allo specchio, e uscii velocemente di casa. La mia direzione era la nostra raduna!
Il vento era freddo sulla mia pelle, e un brivido mi percosse la schiena. Ero in ritardo, perciò le mie gambe non toccavano neanche il terreno. Sorpassato il fiume con un balzo enorme, la strada era tutta in salita. In meno di dieci secondi ero già li. Di fronte al mio fidanzato, solo una quindicina di metri ci dividevano. In nostri sguardi erano uniti, la voglia di correrlo ad abbracciarlo e baciarlo era immensa, ma dovevo essere forte e resistere.
“Nessie” disse senza muoversi di un centimetro.
Non dissi nulla, forse la mia voce avrebbe tremato se fosse stato possibile, la il vortice nel mio stomaco mi stava perforando il cuore.
“E’ arrivato il momento che tu sappia una cosa. Sai, non ho mai amato nessuno come ho mai amato te. Ho passato quattordici anni della mia vita con te, sapendo che non avresti mai invecchiato con me, mi sono imposto di passare tutta la mia vita con te, non invecchiando mai. E questo solo per te, per noi. Ti ricordi quel giorno dove mi hai promesso di sposarmi? Quando mi hai detto si ero la persona più felice del mondo. E quando io ti ho promesso di non lasciarti mai. Che sarei rimasto con te nell’eternità? Vedevo i tuoi occhi splendere per la felicità, e sentivo il mio cuore pompare gioia e tanto, tanto amore. Sai, questi giorni non sono potuto venire perché sono passati da me Seth, Paul e Sam. Li ricordi? Tutti hanno avuto l’imprinting con persone normali, e tutti ora hanno una famiglia, dei figli e una vita felice davanti, una vita da anziani e poi la morte. Questo non lo possiamo avere, noi non avremo nulla di tutto ciò. Mi hanno detto, infine, che è difficile separasi per molto dalla persona che l’imprinting ha scelto, e che non sanno come abbia fatto io a starti lontano per giorni. Tuo padre ha fatto delle ricerche, mi hanno aiutato tutti. Non prendertela con loro se fino a questo momento ti hanno tenuto all’oscuro di tutto ma sono stato io a dirgli di non dirti nulla, dovevo essere io il codardo che doveva trovare la forza di.. Le ricerche dicevano che la persona che ha avuto l’imprinting lo perde quando decide di invecchiare e di separarsi dalla persona che ama. Si, Nessie forse ti sembrerà impossibile ma io ti amo dopo quello che ti sto dicendo. Ho preso la decisione. Forse la decisiva. Quella più giusta. E io ti chiedo scusa, scusa. Ti prego di non soffrire dopo quello che ti sto per dire, forse è una cosa impossibile da chiederti ma fallo non per me, ma per la tua famiglia e per te stessa. Ti amerò comunque per sempre. Ma..” riprese fiato.
Non mi guardava più negli occhi. E neanche io. Le lacrime avevano rigato il mio volto. Nessun rumore. Solo il rumore di due cuori che battevano all’impazzata, per la paura. Ma poi capii dove volesse arrivare, mi sentii morire. Forse persi i sensi, ma non sentii più nulla.


Beh che dite? Ho risposto alle vostre domande? Spero che vi sia piaciuto.
Ringrazione tutte le ragazze che hanno recensito, tutte le 17 persone che mi hanno inserita tra le preferita, le 34 che mi seguono e tutti gli altri :)
Sono davvero contenta, Grazie a tutte!
Stiamo solo all'inizio della storia voglio dirvi che niente è come sembra.
Recensite non costa nulla!
Bacioni :)
   
 
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