Adesso vi lascio al capitolo (che premetto non è lunghissimo) e dopo rispondo alle recensioni!! Spero vi piaccia!
BUONA LETTURA!
Secondo Capitolo
Era
giunto Dicembre, e con esso era arrivato anche Natale. Un nuovo anno
stava
volgendo al termine, ma per la prima volta da più di cento
anni,
Quanto
gli mancava…
<<
Bestia! Sono io, Bella. Posso entrare? >> urlò
la fanciulla sotto il portico
della grande villa. Posò la foto, scese di sotto e
andò ad aprirle. Non appena
sentì la voce allegra e vitale della ragazza si
sentì meglio.
<<
Bella. Sei mattiniera oggi >> le disse, facendola
entrare. Sorrise
vedendo come fosse vestita. Indossava un capellino multicolore, una
sciarpa
molto pesante e dei guanti. I jeans erano stretti, forse troppo, e il
giubbotto
marrone doveva essere pesantissimo.
<<
Deduco tu abbia freddo >> la prese in giro, facendosi
scappare un
risolino, che non sfuggì a Bella.
<<
Ridi, ridi >> disse Isabella << tu con
tutto quel pelo stai bello
al caldo! Io no, sto gelando! Ci saranno almeno dieci gradi sotto zero!
>>
<<
Non credi di stare esagerando? >> chiese
<<
Assolutamente no! Questa notte ha nevicato, non te ne sei accorto?
>>
rispose lei
<<
Onestamente no >> rispose lui, andando a vedere fuori
dall’enorme
finestra del salotto. Bella aveva ragione. L’intero giardino
era ricoperto da
un manto bianco di almeno cinque centimetri. L’aria doveva
essere piuttosto
fredda. Eppure lui non lo percepiva. Da quando si era trasformato in
Bestia le
stagioni erano solo parole. Non sentiva il freddo né il
caldo e gli anni, il
tempo in sé, erano solo un susseguirsi di secondi, minuti,
giorni e mesi
identici l’uno all’altro. Lui non invecchiava.
Avrebbe vissuto in eterno,
intrappolato in quell’aspetto tanto terribile. Da solo. Per
sempre.
<<
A cosa stai pensando? >> chiese Bella <<
sembri così assorto
>>
<<
Alla neve >> rispose lui << avevi ragione,
deve fare molto freddo
oggi >>
<<
Ovvio. Io non dico mai bugie >> rispose Bella,
saltellando e andando
verso la biblioteca. Adorava la lettura, lui se n’era
accorto, così le mise a
disposizione tutta la sua collezione ad una condizione: nessun libro
doveva
lasciare quel posto.
Si
sentiva egoista,
<<
Non mi hai ancora detto il tuo nome >> disse qualche
tempo dopo Bella.
<<
Come? >> chiese perplesso
<<
Il tuo nome >> rispose lei << io ti chiamo
Bestia, perché tu mi hai
detto di chiamarti così, ma…. Non ci credo che
non hai un nome. Il mio è
Isabella, anche se mi faccio chiamare solo Bella. Il tuo quel
è? >>.
Era
allibito. Da quando non si sentiva chiamare col suo nome? Da quanto non
si
pensava con quel nome? C’era ancora quel ragazzo da qualche
parte dentro di
lui? La risposta non tardò ad arrivare. No. Non
c’era più. Non solo l’aspetto
era mutato, ma anche il suo carattere. Aveva capito quanti sbagli
avesse
commesso quando era umano, quanto il suo carattere fosse corrosivo, per
se
stesso e per gli altri. Ma lo aveva capito troppo tardi.
Perciò lei non avrebbe
mai sentito quel nome, perché lui non merita di essere
chiamato con quel titolo.
<<
Non ha più importanza >> disse duro
<< non so più quel ragazzo,
Bella. Quel nome è morto tanto tempo fa. È morto
col ragazzo che ero >>
<<
Ragazzo? >> chiese lei << aspetta un
momento! Non sei sempre stato
così? >>
<<
No >> rispose lui, pentendosene. Non avrebbe mai voluto
svelare quella
verità. Avrebbe preferito che la sua bellissima amica,
pensasse che quello
fosse sempre stato il suo aspetto << ma non ne voglio
parlare >>
aggiunse poco dopo, dirigendosi di sopra.
<<
Aspetta! Non volevo farti arrabbiare. Sono solo curiosa di natura,
scusami
>>
<<
Non hai nulla di cui scusarti, Bella. Quello che ha commesso molti
errori da
umano sono io >> percorsero tutto il corridoio del
secondo piano.
Arrivando davanti ad un’enorme porta bianca.
<<
Posso saperne di più? >> chiese la giovane,
timorosa di un rifiuta
<<
Cosa vuoi sapere di preciso? >> ripose
<<
Ehm è che è tutto buio…
>> ammise, rossa in viso
<<
Hai paura del buio? >> domandò lui sorridendo
<<
Ehi non ridere, ognuno ha le proprie paure. Vogliamo parlare del fatto
che
vengo sempre io a trovarti perché tu non vuoi mettere il
muso fuori dal bosco?
>>
<<
Io direi che è diverso >> ribatté,
aprendo tutte le tende << ora va
meglio? >> lei annuì, entrando. Rimase colpita
nel vedere ciò che celava
quella camera.
In
mezzo alla stanza c’era un grandissimo pianoforte nero a
coda. Doveva essere
molto prezioso per
Notò
un giradischi, messo su un ripiano e migliaia di Dischi e Cd. Uno
stereo, un Pc
nuovo di zecca. Tutto quello che era rinchiuso lì aveva a
che fare con la
musica.
<<
È la mia stanza della Musica >> le
comunicò
<<
Tu suoni? >> chiese Bella
<<
Si. O per meglio dire, suonavo >>
<<
Secondo me non hai perso il tuo tocco magico >> gli
sorrise <<
penso che chi sia dotato di tale dono, non possa semplicemente
dimenticare o
disimparare a fare qualcosa. Se tu sapevi suonare, sai farlo anche
adesso
>>.
Colpito
da tali parole,
<<
Hai qualche preferenza? >> le chiese
<<
No, stupiscimi! >> rispose lei.
<<
Non è vero >> rispose Bella, posando le sue
mani sull’enormi zampe di
lui. A quel contatto
<<
Devi solo credere in te stesso. Io ci credo, sai? >> gli
disse,
sorridendo.
Il
cuore della Bestia ebbe un sussulto. Cos’era quel moto di
calore che provava
ogni volta che lei lo guardava? E cos’era, adesso, quel
battito accelerato che aveva
sentito nascere non appena lei gli aveva sorriso? Doveva essere
all’altezza di
quella ragazza. Doveva regalarle qualcosa di vero e di puro.
Perché lo
meritava. Le avrebbe donato una favola. Una splendida, meravigliosa ed
indimenticabile
favola.
Fece
così scorrere le dita sui tasti, producendo una dolce
melodia.
<<
Claire de Lune >> commentò la ragazza
<<
Si, la conosci? >> chiese lui
<<
È la mia preferita >> rispose, appoggiando la
testa sulla spalla della
Bestia.
Così,
tra musica e calore, passò anche quella fredda giornata di
Dicembre.
<<
Non ci posso credere che non hai fatto l’albero!
>> disse Bella, mentre
addobbava un grande abete nel salone centrale della villa della Bestia.
Era
il 25 Dicembre e quella casa era completamente sprovvista di
decorazioni
natalizie.
<<
Uffa >> sbuffò
<<
Non sbuffare, sai? È Natale e questa casa non ha nulla di
colorato! E potresti
anche darmi una zampa! >>
<<
Un zampa? >> disse lui, sgranando gli occhi verdi.
<<
Si, se ti tratto come un uomo e dico “ mano “ non
ti va, così mi adeguo
>> disse, facendo scoppiare
E
così fece davvero. La grande villa bianca, ora era ornata da
milioni di luci e
colori.
Assorto
dai suoi pensieri non percepì la palla di neve,
così Bella riuscì a colpirlo in
viso. Si tolse il ghiaccio di dosso e vide Bella piegata su se stessa a
ridere.
<<
Ah si? >> disse lui, prendendo una grossa manciata di
manto bianco.
L’appallottolò e la tirò, dosando la
propria forza, contro la ragazza, la quale
smise di ridere all’istante.
Cominciarono così una lunga
battaglia a palle di neve, passando insieme nel divertimento il giorno
di
Natale. Non si resero conto che il tempo passava, che le tenebre
stavano
calando, facendo si che quella giornata penetrasse ancora di
più nel gelo
invernale. Perché nessuno dei due sentiva freddo. I loro
cuori erano avvolti da
un caldo tepore estivo. Un calore che sapeva di gioia, di
felicità, ma
soprattutto d’amore.