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Autore: Bullettina97    28/03/2011    1 recensioni
Salve a tutti, prima storia che pubblico su efp. Allora, Penelope Silicurrò è una ragazza di diciotto anni con una voglia di vivere molto alta nonostante tutto quello che le è successo in passato, ma con una forte paura dei ricordi. Michele Urbetto, invece, è il suo vicino di casa, compagno di classe e nemico storico. Virgina Combentini, è la sua migliore amica e innamorata del bel Michele!
E poi c'è lui, Daniele Belgiovanni, il più grande amore di Penelope. Tutto nasce da una scommessa fatta da Michele e Penelope. Infatti, Michele le chiede di fare sesso entro una settimana per provare che non è più vergine. Penny accetta ma c'è un problema! Riuscirà a superare i ricordi e vincere la scommessa? Scopritelo leggendo la storia, se vi ha intrigato almeno un pò!!
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dov’eravamo rimasti?Ah si: Dopo un ultimo abbraccio i due vanno via e io comincio a camminare verso la nave.
Ah si, ecco perché è meglio parlare con estranei, riescono a darti consigli migliori di chi ti conosce… e ti strappano promesse facili!


Capitolo 6: Far Away


Caro diario,
in realtà non ricordo molto di ieri sera se non la gentilezza di tutti. Appena sono arrivata pioveva (la mia solita fortuna) e io, ovviamente, ero senza ombrello. Il telefono non prendeva e il credito stava finendo, in più erano quasi le dieci di sera ed io ero una ragazza giovane e sola. Mi sono spaventata, e non poco ma poi ho cominciato a camminare senza sapere dove andare. Sono arrivata alla fiera di Messina ed ho cominciato a piangere, seduta su una delle tante panchine finchè non ho sentito una mano poggiarsi sulla mia spalla, era una signora anziana.
<< Stai bene gioicedda? Ti succidiu quacchi cosa? >>, mi ha chiesto. Io non avevo capito un buon 80 % del discorso.
<< Non si preoccupi, sto bene >>, ho detto sperando di mandarla via.
<< No, tu non si bona, si vidi. Dimmi chi ti mattiu e, se pozzu, ti ‘iutu! >>
<< Scusi signora, sono romana. Non capisco bene il dialetto di qui. >>
<< Ah scusa. Volevo sapere cosa ti è successo e, se posso, ti vorrei aiutare. Ma dimmi, cosa ci fa una ragazza romana qui a Messina? >>
<< Sono venuta a trovare i miei parenti ma adesso mi sono persa, o meglio, non so dove andare. >>
<< Matri gioia, mi dispiace. Però dai, veni ca chi sta ghiuvennu! Ziccati sutta all’umbrellu >>, ha detto quella signora tirandomi sotto l’ombrello e io, senza aver capito una mezza parola, ho fatto quello che mi ha detto.
<< Ora dimmi il numero dei tuoi parenti così li chiamiamo e vai a casa. Ho un telefono grazie a Dio. >>
<< Ma non vorrei che finisse il credito a causa mia! >>
<< Non t’ha preoccupari i sti cosi. Avanti, detta il numero. >>
Dato che ha insistito le ho detto il numero di Camilla. Ricordo il suo tono di voce preoccupato appena mi ha vista. Come se di me le fosse mai importato qualcosa. Ricordo anche che mia sorella si è scusata con la signora per il disturbo e mi ha abbracciata forte. Profumava di vaniglia, come la mamma ed era cambiata tanto. I capelli biondi, corti e ricci si erano trasformati in una fluente chioma rossiccia. Il suo corpo si era modellato in una maniera assurda era persino più abbronzata! Sciolta dal suo abbraccio mi ha portata nella sua macchina blu e poi siamo andate a casa che, tra parentesi, è dall’altra parte della città! Appena sono entrata, sono stata travolta da una grande malinconia, troppo grande per essere sopportata. La nonna mi ha accolto in casa con un falso sorriso e qualche frase di circostanza e poi mi ha suggerito di salire su in camera e rinfrescarmi. Io l’ho salutata normalmente anche se sapevo che avrebbe voluto piangere. Sono salita di sopra, mi sono sistemata ed ho aspettato che mi chiamassero. Quando l’hanno fatto ho semplicemente risposto che non avevo fame e mi sono addormentata.

Mi sono svegliata verso le due di notte, sovrappensiero. Sono scesa giù per cercare di sgraffignare qualcosa da mangiare ma ho sentito il pianto della nonna. Allora mi sono nascosta e l’ho vista. Era piegata su una scatola con tante foto vecchie, probabilmente del nonno e piangeva. Mi si è letteralmente sciolto il cuore e sono corsa ad abbracciarla. Appena mi ha sentita lì, abbracciata a lei, ha ricambiato la stretta e a quel punto anche io ho cominciato a piangere. E’ stata una cosa strana, non pensavo di avere più lacrime da versare eppure eccole lì, pronte a scendere nei momenti meno opportuni.
La nonna mi ha cullata e mi ha consigliato di tornare sopra. Le ho detto che avevo fame e mi ha preparato la cioccolata calda, come faceva quando ero più piccola. Abbiamo parlato per tanto e dopo siamo tornate a letto. Ricordo solo che erano le tre e quaranta quando ho guardato per l’ultima volta la sveglia. Ho pensato a Daniele e mi sono addormentata.
E adesso eccomi qui, sveglia alle undici di mattina, chiusa nella mia stanza per paura di uscire, a scrivere un diario che non può niente se non contenere le mie lacrime. Patetica, eh?
Mi chiamano…. Vado.

Penelope.
Bullettina’s Corner

Buonasera a tutte…. Scusatemi per l’immenso ritardo! Davvero scusate tanto! >.< Ci sono stati degli imprevisti per cui non ho potuto aggiornare affatto e mi dispiace da morire per questo ma si sa la famiglia è più importante di tutto, no?
Detto questo, mi scuso ancora e, dato che non ho il tempo di rispondere direttamente alle recensioni (e mi scuso anche di questo!) ringrazio da morire la mia amata Robs che nonostante tutto con le sue recensioni mi consola!
Ovviamente, ringrazio tutte quante per tutto quello che state dando a questa storia, anche per i cinque minuti che passate a leggere la storia di Penelope, lei ve n’è grata :)
Ora scappo, Buonanotte e alla prossima!!
Un bacio,

Bullettina97
  
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