18.
I
wish I was myself,
Again
Desperate – The Killers
“Se
è uno scherzo, credimi non lo trovo divertente”
guardo truce Andy
che, sorridendo, sventola in aria una confezione di pop corn ed una
Coca Cola da due litri.
“Mi
sono attrezzata per il grande evento” ribatte solenne
entrando in
casa e posizionandosi davanti al televisore.
Il
grande evento, come lo chiamava lei, era un
backstage made in
MTV del film in prossima uscita, nel quale il mio caro vicino
aveva recitato, che di lì a qualche minuto avrebbero
trasmesso in
televisione.
“Ricordami
per quale motivo ti ho invitata?” chiedo retorica
posizionandomi al
suo fianco e cambiando canale fino a sintonizzarmi su quello
interessato.
“Perché
il tuo inconscio ha cercato di farti capire che da sola non ce
l'avresti fatta, ma necessitavi del mio appoggio morale! E comunque
ricordati che non sono qui solo per infastidire te: io sono
interessata a questo film!” pratica mi toglie il telecomando
dalle
mani alzando il volume ed ignorando i miei tentativi di dirle, per
l'ennesima volta, che si trovava completamente fuori strada.
Ok,
mentire a chi ti conosce così bene è inutile, ma
tanto sapevamo
entrambe che io non lo avrei ammesso e che lei aveva ragione.
La
sigla del programma mi riporta nel mondo reale ed incollo lo sguardo
al televisore; sicuramente se Tom non fosse stato così gentile
da avvisare me e la persona al mio fianco di questa intervista, sarei
stata molto meglio.
Ma
una volta sguinzagliata Andy è impossibile fermarla,
così come lo è
provare a farlo con la sottoscritta quando tenta di deviare la sua
attenzione da situazioni che riguardino Robert.
“Che
figata” esclama in un gridolino eccitato la mia amica che in
questo
momento ha l'aria di chi si sta addentrando in un posto ignoto ma
dove, è certo, c'è da divertirsi.
Provo
a guardare l'immagine di Robert vestito da vampiro;
probabilmente se la vera Natalie fosse stata davvero presente in
questo momento, sarebbe scoppiata a ridere, in una di quelle reazioni
cretine che riconosco come mie, nei momenti di imbarazzo.
Ma
ciò che riesco davvero a fare è provare una
strana sensazione
all'altezza dello stomaco, diversa da sfarfallii di vario genere o
morsi di fame; semplicemente sembra che i miei organi si stiano
intrecciando in una sorta di rifiuto di quello che gli occhi stanno
in realtà guardando.
Voglio
dire, lì all'interno di quella scatola chiamata televisione,
c'è il
mio vicino.
Si,
proprio quello che ora sta sorridendo a milioni di telespettatori, in
quel modo che solitamente mi fa detestare il fatto di essere
così
dannatamente vulnerabile ad un semplice gesto; quello che mi sta
facendo abituare a convivere con sentimenti che da tempo avevo
relegato, che si scompiglia i capelli come quando, in imbarazzo mi
dice che dovremmo parlare, ma che poi sembra dimenticarsene.
Lui
che ora risponde divertito e sembra non pensare a niente, come se non
fossero due settimane che è lontano da Londra, dai suoi
amici, da
me.
“Vado
a fumarmi una sigaretta” sbotto quando la sua risata sembra
troppo
vicina e non proveniente da qualche collegamento satellitare
televisivo che non ho mai davvero capito.
“Ma
come? Non vuoi vedere l'intervista?” chiede retorica la mia
amica
aggrottando le sopracciglia e probabilmente non riuscendo
più a
seguire i miei pensieri.
“No,
fa niente”.
Esco
dal retro della cucina e mentre mi accendo una sigaretta, non riesco
a fare a meno di pensare che mi manca anche il suo continuo
strapparmela dalle labbra.
Fai
pena Natalie,
mi dice una vocina
proveniente da quello che ritengo il mio muro ormai ridotto ad un
rudere, quello che una volta mi proteggeva e che ora è
totalmente
incapace di coprirmi.
Lo
so.
Ma
ormai sembra che non riesca a fermare più niente; forse
perché non
voglio, ma non credo che questo sia di gran consolazione. Al massimo
è un problema in più.
“Ehi.
Tutto bene?” Andy appare al mio fianco con un sorriso che
prova ad
essere incoraggiante, ma a me risulta solo pieno di pietà.
“Sono
vicina all'implosione, ma per il resto tutto mi sembra in
ordine”
dico in una risatina sarcastica.
“Nat,
lo sai che se non mi spieghi la situazione, io non posso capirti
né
tanto meno aiutarti?”
“Lo so Andy. Ma è sempre stata una mia
prerogativa pretendere che gli altri mi capissero senza il bisogno di
spiegare; voglio dire, forse sono solo incapace di esprimere i miei
sentimenti a parole e questo potresti saperlo meglio di me”
provo a
far uscire quello che c'è nella mia testa, vedendo Andy
annuire
pensierosa.
So
che, in un modo incomprensibile, mi comprende.
“E'
che tutto sta prendendo una piega che non mi aspettavo. Ed odio
essere impreparata, essere, come posso dire; indifesa. È
stupido
come concetto ed anche vecchio quanto il mondo, ma è
così che mi
sento. Sola, nella mia incapacità di poter reagire e per
colpa mia,
che invece di provare a capirmi ho tentato di evitarmi. Non
è la
prima volta che mi succede” butto la sigaretta nel prato per
poi
massaggiarmi la fronte, spaventata da quel fiume di parole che non
sono riuscita a bloccare.
“Vedi,
io ti ho sempre considerata forte” comincia Andy dopo qualche
secondo di silenzio.
“Cioè,
anche con le tue debolezze, che provi a nascondere, ma che alla fine
sono chiarissime, tu per me sei forte.
Perché sai sempre far leva su te stessa quando la situazione
precipita. Quando ti ho conosciuta odiavo questo lato di te; pensavo
avessi la presunzione di credere che potessi contare solo su te
stessa, ignorando la mia mano tesa che voleva aiutarti. Poi ho capito
quanto invece tu abbia bisogno di farlo, perché è
ciò che ti rende
per l'appunto forte. Vedi Nat, sai meglio di me che nessuno
può
conoscerti quanto te stessa e proprio per questo credo tu sappia che
quello che ti sta succedendo è qualcosa che in fondo sarebbe
capitato prima o poi” finisce sorridendomi e questa volta la
vedo
diversamente.
La
vedo come quella persona in grado di leggermi dentro senza il bisogno
di una traduzione, di una lente di ingrandimento. Che prova a farmi
esprimere, a lasciare i miei sentimenti liberi di uscire dalla bocca,
ma per me, non per lei che già ha capito quello che vorrei
dire.
“Per
quale motivo allora mi sento senza protezione davanti a qualcosa
più
grande di me?” le chiedo mentre sento chiaramente la gioia
per
avere accanto qualcuno come lei.
“Perché
è amore Natalie. Tralasciando tutte le varie paranoie che si
possono
fare sulla parola, è questo che provi. E puoi anche essere
una
persona diversa -passami
il termine- da tante altre che ho incontrato, ma la cosa più
grande
dell'amore è forse proprio questa; la capacità di
riunirci, di
farci sentire, ognuno secondo la propria condizione, in qualche modo
uguali. Ed anche se
tutto quello che lo circonda è un gran casino, vale la pena
di
pensare che il dolore per amore è qualcosa che rimane pur
sempre
perfetto”
“Sei
sicura di essere umana?” le chiedo mentre sento una lacrima
scendere sul mio volto.
“Dal
momento che ho fatto commuovere Natalie Smith, forse no, non sono
completamente umana” la sento sorridere sulla mia spalla dopo
avermi abbracciato, mentre ricambio la stratta con forza, ancora
presa dal discorso che mi aveva fatto.
“Ti
voglio bene Andy”
“Anche
io tesoro!”.
Le
parole di Andy mi avevano in qualche modo risvegliata.
Nel
senso che il suo ricordarmi la naturalezza di quello che provo,
riesce a farmi sentire in un modo perverso e contraddittorio, viva.
Anche
nella confusione di quei sentimenti, c'è una
vitalità, sicuramente
maggiore di quella nella quale mi ero costretta a stare, fra pareti
troppo strette e troppo scure.
Il
problema rimane la quotidianità; ora può essere
facile farmi forza
data l'assenza di colui che sa spazzare la linearità delle
parole di
Andy con un solo sguardo o sorriso.
Ma
forse tutto merita di essere vissuto ed un motivo ci sarà.
“Arrivo”
urlo quando sento dalla mia camera il campanello suonare.
Sono
passate tre settimane ed il mio vicino ancora è dall'altra
parte
dell'Oceano.
Cosa
che ha contribuito a farmi trovare una sorta di stabilità
emotiva,
così allo stesso tempo precaria, da farmi temere il suo
ritorno.
Faccio
gli ultimi gradini due alla volta per precipitarmi alla porta e senza
la minima idea di sapere chi possa venire alle nove di sera a casa
mia.
Fa
che non sia Robert; o che sia lui ed io abbia un'illuminazione che mi
faccia rimanere normale.
Ma
quando apro la porta mi trovo davanti una ragazza mai vista prima che
però sorride come se fossi una sua intima conoscente.
“Ciao”
allarga il suo sorriso che in un momento di estraniazione dal mondo
mi ricorda tremendamente quello di Robert.
Le
allucinazioni fanno parte del pacchetto sentimentale?
“Ciao”
sorrido di rimando, per quella somiglianza che non se ne vuole
andare, anche se sento chiaramente le mie sopracciglia aggrottarsi in
un'espressione pensierosa.
“Ah,
scusami, non mi sono presentata che idiota!” esclama dandosi
una
pacca sulla fronte “Sono Lizzie, la sorella del tuo
vicino” tende
la mano mentre io riesco solo a sbattere gli occhi per qualche
secondo.
Almeno
non sei impazzita, dovresti essere contenta!
“Scusami,
piacere Natalie! Prego entra” le dico quando sembro
riprendermi dal
momento prolungato di trance nel quale ero sprofondata.
Cazzo
se si somigliano!
“Scusami
se ti sono piombata in casa, ma Robert mi ha chiesto di lasciarti
queste” esclama sventolando in aria un mazzo di chiavi.
“Cosa
sono?”
Sembro
una decerebrata e ringrazio di non poter vedere la mia espressione
idiota in questo momento.
“Le
chiavi di casa sua. Visto che torna fra una settimana ed io domani
devo partire, mi ha chiesto di lasciarle a te così, cito le
sue
parole – se dovesse cadere qualcuno per le scale di
casa mia
mentre non ci sono potrebbe soccorrerlo” lo imita
talmente bene
che quasi mi sembra di averlo davanti. “Non capirlo, te lo
consiglio. Io ci ho rinunciato da tempo”
Quando
capisco il suo riferimento a mie vecchie preoccupazioni catastrofiche
scoppio a ridere sotto lo sguardo preoccupato di Lizzie che sembra
invece non comprendere il mio divertimento.
“Si,
concordo con te” le dico riprendendomi per non apparire
completamente pazza.
Ma
presto mi vengono in mente due particolari importanti che stavo
tralasciando.
“Torna
fra una settimana...mi ha chiesto di lasciarle a te”
Quindi
fra relativamente poco lo avrei rivisto e già questo portava
il mio
umore verso una meta ben conosciuta.
Ma
ciò che mi infastidisce è il fatto che non abbia
avuto il pensiero
di chiederlo a me.
Voglio
dire sono pur sempre tre settimane che non ci sentiamo, una chiamata
poteva farla almeno per chiedermi un favore.
“Tutto
bene? Sembri triste” chiede Lizzie probabilmente notando il
mio
viso incupirsi tutto insieme.
Magari,
potresti tenere la tua bipolarità da parte per qualche
minuto e
prestare attenzione a chi hai davanti mi
rammenta una vocina fastidiosa.
"Si,
scusami, mi ero distratta. Vuoi qualcosa da bere? Teina,
caffeina?”
le faccio cenno di seguirmi in cucina in un ritrovato momento di
ospitalità.
“La
caffeina credo sia più efficace, grazie”.
Tento
di concentrarmi su quella ragazza dall'aria tremendamente familiare,
che in qualche modo già mi era simpatica.
Magari
con le donne della famiglia Pattinson si poteva evitare tutto quel
fastidioso preambolo in cui provavo ad odiare chi naturalmente
riusciva a conquistarsi la mia simpatia.
“Sai,
sei esattamente come ti avevo immaginata” esclama posando un
dito
sotto il suo mento e guardandomi curiosa dopo un po di domande
formali che ci ponevamo a vicenda, probabilmente nel tentativo di
capirci.
“Cioè?”
chiedo non capendo in che direzione sta deviando la conversazione.
“Mio fratello non è un chiacchierone e lo è ancora
meno quando si
tratta della sua vita privata” mima in
aria due virgolette
per rimarcare l'ultima parola “Però mi ha detto
qualche parola su
di te”.
Forse
se la mia faccia non affogasse nella tazzina del caffè,
avrei subito
urlato un continua ti prego, dimmi le esatte parole con cui
mi ha
descritto.
“Davvero?
Posso immaginare che belle
parole abbia usato” tiro un sorrisino sperando non si accorga
dei
miei giri di parole arrivare a saziare la mia curiosità.
“Perché?”
spalanca gli occhi come se avessi pronunciato un'assurdità.
“Sai,
fondamentalmente il nostro è un rapporto un po, strano,
ecco” comincio ma quando vedo la sua espressione cambiare,
come se
avesse appena avuto un colpo di genio, sento la necessità di
continuare a parlare “Nel senso, che si, forse ci vogliamo
bene, ma
ce lo dimostriamo in un modo non molto...normale. O almeno potrebbe
sembrare così, visto che ci insultiamo continuamente.
Cioè non cose
estreme, battutine e frecciatine, capito in che senso?”
Fermate
questo vomito di parole prima che la sorella del mio vicino chiami la
Neuro!
Lizzie
scoppia in una risata cristallina e non posso fare a meno di
chiedermi se sia positiva o negativa.
“Ma
è vero allora che vi somigliate. Ed io che pensavo non
potesse
esistere qualcun altro come Rob!” continua a ridere mentre io
la
guardo stranita tentando di trovare un senso alle sue parole.
“Scusami,
non volevo ridere tanto” si asciuga le lacrime agli occhi
mentre io
mi passo imbarazzata una mano fra i capelli “Però
sai lui me
l'aveva detto che in qualche modo sapete essere molto simili e
capisco il perché ora. Comunque nessun commento negativo su
di te,
anzi” ammicca facendo un gesto in aria con una mano del quale
mi
sfugge il significato.
“Meno
male, allora” sorrido trattenendo la curiosità,
per evitare di
ripetere un'altra scena surreale come quella di qualche secondo fa.
Fortunatamente
il discorso cambia e passiamo ad argomenti che non riguardano
più
suo fratello e quando scopro che sta tentando il lancio nella musica
entro in un mondo nel quale mi sento a mio agio.
Passa
il tempo e solo quando Lizzie si accorge che l'orologio della cucina
segna le undici decide di tornare a casa.
“Grazie
per la bella chiacchierata, davvero era tanto che non ridevo
così!”
esclama una volta sulla porta con il suo sorriso dal quale ora mi
dispiace separarmi.
Una
settimana Nat e ci sarà l'originale davanti a te.
Evito
il pensiero appena fatto per non tornare al mio stato iniziale e
concentrami su Lizzie.
“Anche
per me, spero di vederti presto ed intanto in bocca al lupo per
tutto!” mi avvicino e l'abbraccio, come se fosse ormai
diventata
una mia cara amica.
“Crepi!
Ed anche io mi auguro che il mio dolce fratellino sappia fare la cosa
giusta” strizza un occhio prima di sventolare una mano e
dirigersi
alla macchina.
In
quanto ad uscite teatrali che mi lasciano inebetita è
proprio uguale
al fratello.
Salve!
Sarà
che con questa pioggia la mia voglia di compiere qualsiasi azione
escluso lo stare seduta, mangiare torta alla Nutella (maledetta!) e
fumare è pari a zero, mi sono chiesta: perché non
aggiornare?
Non
che io sia particolarmente contenta di ciò che ho scritto,
ma la mia
soddisfazione è direttamente proporzionale (grazie ad esami
senza
utilità di economia ho imparato questi termini) alla mia
autostima,
quindi, si, insomma, capito no?
Ok
xD
Ringrazio
Sel4ever che
con chiarezza ha inquadrato lo stato in cui questi poveri personaggi
sono xD Sei una grande! Spero il capitolo ti piaccia!:)
Bene ora vado prima che qualche familiare mi estirpi con violenza dalla sedia obbligandomi ad uscire di casa per andare a rimpatriate delle quali ho la fortuna di non aver ancora ben chiara la formazione!
Un bacio!:)