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Autore: morphine    30/03/2011    3 recensioni
...Quello fu il pensiero finale. Le poste fanno schifo.
20 anni! Ci aveva messo 20 anni ad arrivargli e molto probabilmente, ora che guardava bene la busta, qualcun altro doveva aver letto la lettera dato che notava solo ora era stata aperta e poi richusa accuratamente. E pian piano che rimetteva insieme i pezzi del puzzle dopo lo shoch iniziale, doveva esser stata sua nonna, lei viveva ancora a quell’indirizzo a Pasadena, lei aveva letto, lei sapeva...
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di come un pezzo di carta possa cambiare la vita.

 

Robert fu il primo quella mattina a vedere il postino.

Si trovava a sud della proprietà e stava preparando un campo per la semina quando lo vide in sella alla sua moto sulla strada principale. Haley era rimasta in casa, come ormai faceva da molto tempo. Il litigio con lo zio l’aveva turbata molto e non riusciva ancora a parlargli o guardarlo in viso. Fu lei ad aprire la porta al postino, raccolse la posta e la appoggiò sul tavolo dell’entrata, visionò le buste una a una e concentrò la sua attenzione su quella busta gialla con scritto “Ospedale universitario S. Vincent, Omaha -  Dipartimento di genetica”  sapeva cosa c’era dentro, ma non provava nulla vedendo quella busta, così la appoggiò sul tavolo e tornò ai suoi mestieri domestici.

 

Shannon non aveva ancora parlato con Jared, lui lo evitava come la peste.

Faceva così, tutte le volte che qualcuno non la pensava come lui, evitava ogni contatto, fino a quando l’altro esasperato non accettava di fare alla sua maniera! Shannon non avrebbe ceduto, non questa volta era troppo importante, sapeva d’aver ragione e non voleva cedere, doveva fare in modo che Jared si accorgesse del suo comportamento infantile! Era lui l’adulto in quella situazione, non Haley, era lui ad aver sbagliato, doveva chiederle scusa!

Era pomeriggio quando il suo telefono squillo e una voce familiare dall’altro lato del ricevitore lo salutò....

 

72 ore prima...

 

Robert ritornò a casa a sera inoltrata come ormai era costretto a fare da un po’ di tempo, trovò come da alcuni giorni, la cena sulla tavola coperta dall’alluminio e di Haley nessuna traccia. Sapeva che era nella sua stanza con gli auricolari nelle orecchie intenta ad ascoltare musica e a navigare in internet, questo era quello che faceva per evitarlo. Si sedette al tavolo e prima di farlo prese la posta e controllò la corrispondenza, si bloccò quando vide la busta gialla e rimase alcuni secondi a meditare sul da farsi... voleva aprirla ma non ne aveva il coraggio, sapeva che aprendola la sua vita sarebbe cambiata, anche se il risultato fosse negativo, la sua vita sarebbe cambiata. Pensò e poi decise che non era compito suo aprire quella busta! Così la lasciò sul tavolo.

Due giorni dopo la busta era ancora sul tavolo nella stessa posizione in cui Robert l’aveva lasciata.

Haley sapeva che lo zio era nervoso e che si era accorto che la busta non si era spostata di un millimetro, sapeva che lui moriva dalla voglia di aprire quella busta ma lei non voleva, non voleva sapere, voleva solo tornare alla sua vita, senza Jared, Shannon, cambiamenti... voleva indietro la sua vita e aprire quella busta non avrebbe aiutato a riaverla.

Nessuno ormai parlava più con Haley, non perché non volessero ma perché la ragazza evitava tutti... le poche volte che usciva di casa lo faceva velocemente e ignorando chiunque, Robert aveva parlato con tutti i dipendenti e aveva detto loro che la situazione non era delle migliori e di cercar d’evitare d’infastidire Haley, non era nulla di grave ma sicuramente se avessero tentato un approccio la ragazza si sarebbe sicuramente limitata ad ignorarli...

Robert doveva parlare con Haley. Sapeva che doveva esser furbo per riuscire a farlo, così fece in modo che i dipendenti mettessero in giro le voce che Robert avrebbe passato tutta la giornata di mercoledì in paese con il consiglio degli agricoltori e quando Haley si fosse rilassata in salotto Robert sarebbe apparso e l’avrebbe bloccata. E così fu... quel mercoledì ogni dipendente fece come stabilito e Haley alle 14:00 si sedette in divano con una ciotola di pop-corn per guardare il suo telefilm preferito, fu allora che Robert entrò in casa spaventando Haley, ma riuscendo finalmente a vederla e a parlarle.

 

R: HALEY!

H: oh porca putt...

R: dobbiamo parlare

H: no

R: si, dove pensi di andare… resta li seduta

H: non puoi obbligarmi! Sono maggiorenne!

R: non me ne frega nulla di quanti anni hai, tu resti li seduta e mi ascolti!

H: no

R: si, quella busta è li da due giorni!

H: e allora?

R: non la apri?

H: no  

R: non sei curiosa?

H: no

R: come cavolo... senti... posso capire che tu sia arrabbiata e tutto quello che ti pare ma... devi sapere il risultato!

H: perché? Sto bene così!

R: non dire cazzate!

H: io non... tu che ne sai?

R: perché io vorrei saperlo!

H: allora apri quella busta e leggilo ma non disturbarti a dirmi nulla...

R: no, io non posso aprire la busta!

H: perché?

R: perché... si tratta del tuo futuro, di tuo padre....

H: io non lo voglio sapere...

R: bugiarda

H: non sto mentendo! Perché dovrei volere un pazzo maniaco bugiardo megalomane come padre?

R: non lo so, ma sarebbe tuo padre...

H: no, non fa di lui mio padre, farebbe di lui solo qualcuno con qualche gene in comune con i miei

R: e allora? C’è sempre tempo per rimediare al tempo perso.

H: no

R: non è come quando un padre se ne va abbandonando la famiglia... lui non lo sapeva nemmeno! Devi dargli una possibilità!

H: l’ha avuta

R: una seconda possibilità! Ha sbagliato...

H: già, l’ha fatto... ma non mi sembra abbia ancora chiamato per scusarsi o chiedere come sto no? non gli importa molto!

R: ok, questo ci può stare ma... tu hai detto delle cose che... potrebbero averlo ferito

H: poverino... vuole piangere?

R: Haley! Apri quella busta!

H: no! fallo tu se ci tieni tanto....

R: ok

H: COSA?

R: apro la busta!

 

Disse Robert dirigendosi a grandi passi verso la busta mentre Haley tentava di opporsi, sapeva che non era compito suo aprire quella busta ma... doveva farlo, per Haley, non voleva vederla diventare un eremita che vive sola in mezza al nulla... quando aveva deciso che l’avrebbe cresciuta lui si era promesso che le avrebbe dato una vita felice, piena di gente che le voleva bene e di cui andare fiera un giorno, una vita da raccontare ai suoi nipoti... ma l’unica speranza di avverare quella vecchia promessa l’aveva vista con l’arrivo di Jared e ora che non era più nelle loro vite per Haley vedeva solo un futuro di solitudine. Così afferrò quella busta la aprì e iniziò a leggere ad alta voce quello che c’era scritto... lesse velocemente tutte le frasi scientifiche che per lui non avevano senso fino ad arrivare alle uniche due parole importanti...

 

R: risultato... positivo

 

C’era silenzio. Un insolito silenzio. Leggeva e rileggeva quella parola nella sua mente mentre Haley era bloccata non sapendo che fare. I suoi muscoli non si muovevano ma le lacrime scesero sulle sue guancie, lo capì dal gusto salato che giunse sulle sue labbra e dal fatto che le palpitazioni aumentarono. Robert sollevò lo sguardo e vide la ragazza in lacrime immobile, si avvicinò e l’abbraccio come non faceva da molto tempo.

 

R: hai un padre

H: no

R: Haley ascoltami bene perché te lo dirò una volta sola. Non puoi scappare da lui, è tuo padre e lo sarà per sempre, puoi evitarlo, odiarlo, quello che vuoi, ma lui resta sempre tuo padre e un giorno ti pentirai di non avergli dato una seconda possibilità! Magari fra trent’anni quando sarai seduta sotto quel portico ad osservare il tramonto ti chiederai cosa sarebbe successo se... non permettere che succeda, chiamalo, va da lui... impara a conoscerlo ok?

 

Lasciò andare la ragazza e salì al piano superiore, dove si chiuse nella sua stanza e si stese nel letto cercando di sistemare il caos d’emozioni nella sua testa.

 

Haley rimase sveglia tutta la notte.

Aveva un unico pensiero in mente. Jared era suo padre. Quell’anoressico, megalomane, bugiardo, narciso era suo padre.

Quando scese per la colazione, trovò lo zio intento a preparare il caffè.

 

R: allora? Che intenzioni hai?

H: ...

 

Silenzio.

Aveva pensato molto alle sue intenzioni. Voleva picchiarlo, legarlo a un palo e lasciarlo implorare perdono tra le lacrime, voleva chiuderlo in un recinto con un toro impazzito, fargli mangiare peperoncini crudi, vederlo soffrire... però poi pensava che gli mancava sentire il suo telefono vibrare a qualsiasi ora del giorno o della notte, sentirlo cantare sotto la doccia le canzoni dei musical, vederlo tentar di comportarsi come un cow boy...

 

R: allora?

H: vado a Los Angeles

 

Disse girandosi e salendo in camera per preparare la valigia.

 

R: cosa?

H: hai sentito

R: adesso?

H: oh... il biglietto cazzo.

R: sei sicura?

H: no, ma non credo d’aver molta scelta

R: potresti chiamarlo

H: no, lo voglio picchiare

R: cosa?

H: hai capito... a calci nello stomaco

R: ma... vabbè...

H: devo prenotare un biglietto

R: non preoccuparti per quello... Jared e Shannon ti avevano già prenotato un biglietto per quando saresti voluta andare... basta chiamare l’agenzia e loro ti trovano un posto su un aereo

H: ah... chiamali allora

R: ok

 

Incredulo su quello che stava succedendo Robert, chiamò l’agenzia di viaggi e poi mentre Haley finiva di sistemare la valigia si chiuse nel bagno del piano terra e chiamò Shannon....

 

S: pronto?

R: ciao

S: Robert?

R: si

S: cos’è successo? Haley sta bene?

R: si...

S: per cui cosa... è per Jared? Ho provato a parlarci... ma è testardo ed è convinto di esser nel giusto...

R: come Haley... che tra l’altro... sta venendo a Los Angeles

S: cosa?

R: è arrivato il risultato dei test... è positivo

 

Silenzio. Ci furono alcuni secondi che sembravano anni in cui Shannon stava lentamente riprendendo possesso delle sue funzioni cerebrali dopo che aveva avuto un mancamento momentaneo. Non ci credeva... aveva una nipote... era zio... veramente... non era uno zio acquisito, aveva una nipote che aveva il suo stesso sangue.

 

R: Shannon ci sei?

S: si scusa... cercavo di riprendermi... wow... siamo parenti sul serio!

R: si

S: wow...

R: già

S: comunque... Haley sta venendo qua?

R: si, vuole picchiare Jared!

S: ah... potrei aiutarla se vuole

R: non incoraggiarla!

S: scherzavo...

R: comunque adesso sta preparando la valigia... il suo aereo parte alle quattordici, mi chiedevo se potevi andarla a prendere all’aeroporto...

S: certo

R: ecco... lei non sa che ti sto chiamando... per cui sarà una sorpresa...

S: ah ok...

R: scusa se ti ho chiamato così all’improvviso... probabilmente avevi degli impegni... che stupido! ho dato per scontato che fossi libero...

S: non dirlo nemmeno... siamo parenti adesso... ovvio che la vado a prendere!

R: grazie

S: grazie a te... chiamo quando atterra?

R: si grazie... vado la sento scendere le scale!

S: ok... a più tardi allora! Ciao

R: ciao

 

Uscì dal bagno e vide Haley trascinare la valigia giù per le scale, si mise le scarpe e l’accompagnò all’aeroporto con una stretta al cuore... era la prima volta che era lei ad allontanarsi da lui... la prima volta che se ne andava da casa.

 

 

 

 

Coming Soon:

Di come Haley conosce la famiglia

 

   
 
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