Tutto cosi complicatamente semplice
A volte mi chiedo se sia meglio dimenticare.
Dimenticare i ghigni, le risate, le discussioni, le
corse, solo per togliermi dalla testa quel maledetto sguardo.
Uno sguardo triste, arrabbiato, ferito.
Uno sguardo pieno di… di—
Maledizione, non riesco neanche a dirlo, ma…
Ma
mi tormenta.
Ogni fottuta volta che chiudo gli occhi è lì e mi scava
dentro, urla nelle mie orecchie.
Mi parla, quasi mi supplica.
E fa male.
Sia
a me che a lui.
Dimentichiamo.
Staremmo meglio, vivremmo meglio e senza questi sciocchi,
inutili problemi.
Eppure…
Eppure so che se mancasse quello sguardo, se mancasse
lui, io non sarei io, non sarei John Watson.
È strano, lo so, ma qualsiasi cosa è strana da quando l’ho incontrato.
E non parlo di ying, yang o roba simile.
Parlo di quando basta la sua mano sulla mia spalla per
affrontare il mondo, averlo affianco per correre più veloce, uno sguardo per
scoppiare a ridere, una parola per distruggermi.
E in questo caso non ci sarà nessuna fenice da far
risorgere dalle ceneri.
Solo
una promessa infranta.
Sospiro e vorrei urlare, scuoterlo, gridargli in faccia
che è uno stupido, un troglodita, uno stronzo, ma che non lo abbandonerei mai.
Mai.
Sospiro e per l’ennesima volta, come ogni volta, non resisto.
Abbandono il divano di Sarah e corro.
Da lui, per lui.
Per
noi.
Il tempo si dilata e sono già davanti alla porta.
Mi do del cretino, del masochista, ma la apro.
Le scale scorrono sotto i miei piedi, la serratura scatta
sotto le mie dita, e la luce fioca della TV mi accoglie.
Sono le tre di notte, ma sapevo che era sveglio.
Sta guardando l’ennesimo episodio di “Jeeves & Wooster”.
Accoccolato in quella sua strana posizione da gufo, non stacca gli occhi dalla TV, ma so che
mi ha visto.
Ora dovrei sgridarlo, urlargli contro tutto quello che ho
dentro, ma semplicemente mi siedo di fianco a lui.
Percepisce la mia presenza vicino, ma non si muove, non
parla e questo è strano persino per
lui.
Sherlock è strano
ed io sono strano perché sto –voglio
stare- con lui, ma non m’importa.
Per noi questa è la normalità
e ci piace.
Le altre persone avrebbero discusso, urlato, lanciato
oggetti o semplicemente non sarebbero tornate.
Noi non ne abbiamo bisogno, non tra noi.
È
tutto così complicatamente semplice.
Gli accarezzo le labbra con le mie e lo tiro a me,
ingaggiando quella lotta che non avrà né vincitori né vinti.
***Angolino del cambia colore***
Dopo tempo immemore sono tornata (s)fortunatamente per
voi su questo meraviglioserrimo fandom e sinceramente mi è mancato *scuoricina*.
Ciance al bando, sono due paginette lisce lisce, inutili
inutili xD.
Tanto per chiarire, John e Sherl hanno litigato, John ha
chiesto asilo a Sarah, John si è fatto le sue solite paturnie (tra un po’ dovrà
chiedere anche gli assorbenti a Sarah, se continua così xD) e poi ha deciso di
tornare dal suo psicopatico (sociopatico ad alta funzionalità, prego u.u
ndSherl) preferito… su questo aggettivo non ribatti, eh?
Bipolarismo a parte (xD), per chi fosse curioso “Jeeves & Wooster” è una simpaticissima serie ambientata negli anni
cinquata, terribilmente inglese e terribilmente fantastica anche per la
presenza di Hugh Laurie (aka Dr.House per i profani) che fa la parte di
Wooster. Bwhahaha non so perché ma sono CERTA che Sherl guarderebbe sicuramente
una cosa del genere xD
Basta, mi zittisco se no qui le note diventano
più lunghe della storia xD
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, seguito,
ricordato, preferito e commentato la mia precedente storia Don't...
[Tra le fiamme dell'inferno]