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Autore: Vivien L    30/03/2011    17 recensioni
Dal primo capitolo:
Una subdola rabbia mi coglie quando quelle parole si insinuano nei miei pensieri.
Che diavolo ci fa Edward, il mio Edward, in camera di Tanya?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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(C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

 Friendly enemy
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Le sue braccia sono ancorate alla vita di Tanya in una stretta ferrea e possessiva. Le sue labbra, così calde, tremendamente familiari, si posano sui suoi capelli in un bacio effimero e delicato, le dita che raccolgono lentamente le copiose lacrime che bagnano le gote della donna.

Piccoli singhiozzi abbandonano la sua bocca, diradandosi nell'aria, ed io mi sento stringere il cuore quando vedo gli occhi di Edward, verdi, cristallini, luminosi come una calda giornata di sole, pieni di un dolore talmente feroce da travolgere anche me.

-Shh....va tutto bene, Tanya. Ci sono io, con te-

Che cosa significano quelle parole? E perchè nella voce di Edward, il mio Edward, riesco a percepire una dolcezza che non ha mai rivolto a nessun altro?

Un vortice indistinto di domande si annida nella mia mente: che cosa è cambiato da questa mattina, quando il mio uomo mi ha rivelato di non sopportare la sua ex moglie?

E dove è finita l' acida, indisponente Tanya che, fino a pochi giorni prima, sembrava odiarmi di un odio feroce e indissolubile? Chi è quella donna così fragile e indifesa che giace fra le braccia del padre di mia figlia?

Scuoto il capo, tentando di mantenere la calma, di non farmi prendere dal panico, di non lasciare spazio ai fraintendimenti che una situazione così ambigua potrebbero far nascere in me, per poi schiarirmi la gola e muovere un passo in avanti, esitante.

-E-Edward?- un flebile sussurro abbandona le mie labbra, ed entrambi voltano il capo di scatto, sorpresi.

Gli occhi di Edward lampeggiano nei miei; sono tristi, addolorati, ma anche confusi e disorientati.

Tanya, invece, non mi rivolge l'espressione disgustata con cui è solita salutarmi. Al contrario, il suo viso si tende, quasi come a tentare di celare quella sconvolgente sofferenza che permea dai suoi lineamenti fini e delicati.

-Cosa ci fai qui?- borbotta la donna, ed io volgo lo sguardo verso il basso, per poi rialzarlo e incatenarlo al suo in una sfida muta e silenziosa da cui è lei ad uscirne vincitrice.

Sospiro -Io...beh, Edward non era ancora tornato a casa, e mi ero preoccupata-

L'uomo non sembra neanche raccogliere il rimprovero che si cela dietro il mio tono di voce.

Si limita a stringere Tanya con impeto, incapace di lasciarla andare.

-E' in buone mani, non preoccuparti-

Alzo le spalle, fingendo di non aver udito la sua risposta velenosa, avvicinandomi a loro e parandomi di fronte ad Edward.

-Posso sapere che cosa succede?- sono stranamente calma, ma dentro di me si agitano un tumulto di sensazioni devastanti nella loro intensità.

Edward esita, per poi iniziare -Bella, io non so se...-

-Cosa?- sbotto, e in quell'istante sento Eveline irrigidirsi, come se avesse percepito l'inquietudine che mi attanaglia -Perchè non sei venuto a cena?- continuo - Ti ho aspettato per un sacco di tempo, eppure...-

-Ho il cancro- la voce di Tanya è calma, risoluta, e si dirada nell'aria risuonando intorno a noi, penetrandomi la mente, sconvolgendomi, sgretolando ogni difesa che ho eretto per proteggermi dal turbamento che mi provoca vederla così vicina all'uomo che amo .

Una rivelazione che si abbatte su di me con la forza di mille speroni d'inferno; quando quelle parole si insinuano nel vortice caotico dei miei pensieri, sento il mio cuore sanguinare e, incapace di aprir bocca, faccio lentamente un passo indietro, sconvolta.

-Io...cosa?- i miei occhi si riempono di lacrime, e la donna sogghigna, un sorriso amaro e tirato a piegare le sue labbra raggrinzite.

Tanya è una donna molto più matura di me; in tutti i sensi.

I segni dell'età iniziano a farsi strada sul suo volto, le prime rughe a solcarle la fronte, la luce infantile dei suoi occhi a lasciar spazio ad un atipica consapevolezza, eppure nulla potrebbe mai toglierle quel fascino spietato capace di conquistare anche l'uomo più devoto.

-Non hai capito, ragazzina?Ho il cancro, sto per morire- dietro la sua patina di freddezza ed alterigia si nasconde un dolore talmente profondo e sconvolgente da costringermi ad arretrare.

-No, non è possibile- sussurro, e il suo sguardo diventa ancora più gelido.

-Non è possibile- mi scimmiotta, allargando le braccia e allontanandosi da Edward, e il suo volto si ritrova all'improvviso a un palmo dal mio,inondato di lacrime.

-Cosa ci trovi di tanto impossibile nel fatto che sto per morire? Cosa?- le sue mani tremano nello sforzo di non abbattersi su di me; non l'ho mai vista tanto arrabbiata.

Ha mostrato fin dal giorno  in cui ci siamo conosciute di non potermi soffrire: per lei io sono soltanto un impedimento alla sua riappacificazione con Edward, un ostacolo alla ricongiunzione della loro famiglia, ma mai, mai mi ha parlato con tanto odio e rancore.

-Io...- vorrei tanto dirle che mi dispiace, ma la mia mente non è ancora riuscita ad elaborare coerentemente le sue parole -Quando...quanto...-annaspo, in cerca d'aria, e a quel punto è Edward a parlare, rivolgendomi per la prima volta la sua attenzione.

Il dolore che scorgo nei suoi occhi mi colpisce come una pugnalata, ed io arretro ancora, stringendo con più impeto Eveline fra le mie braccia.

-Le restano pochi mesi, Bella. Lo ha scoperto Lunedì scorso, quando ci ha chiesto di tenere Sarah con noi- il suo tono è dismesso, quasi disperato.

Quello stesso Lunedì in cui avevo così malvolentieri deciso di occuparmi della bambina? è il mio primo, sconvolgente pensiero, che Edward sembra aver colto, perchè il suo sguardo, adesso, è offuscato da una flebile scintilla di rimprovero.

Tanya si volta verso di lui, e gli dedica un sorrisetto di scherno.

-Perchè dobbiamo sempre vivere nella menzogna, Edward? Perchè non hai il coraggio di dire alla tua nuova fiamma che sono solo poche settimane, invece?- si prende il capo fra le mani , singhiozzando disperatamente -Poche settimane ed io non ci sarò più!- un altro singhiozzo, ancora più sofferente - E dovrò lasciare la mia bambina, i miei cari, tutto ciò per cui abbiamo lottato in questi anni...-

-Noi non ti abbandoneremo, Tanya- è una promessa, la mia.

Una promessa che è nata dal cuore e che manterrò, a costo della mia stessa vita.

In questo momento non c'è spazio per la delusione di vedere Edward prendersi cura di un'altra donna, o al fastidio per essere stata ancora una volta trattata al pari di una sgualdrina che si è intromessa nel loro idillio familiare.

No, perchè adesso, ciò che conta davvero, è che la donna con cui il mio Edward, in passato, ha sognato di costruirsi una famiglia ed un futuro soffre, ed io devo aiutarla.

Eppure, ancora una volta, la reazione di Tanya è imprevedibile: si volta verso di me, e i suoi occhi sono due pozze gelide in cui si annida un odio talmente feroce da farmi rabbrividire.

Soltanto le braccia di Edward le impediscono di scagliarsi contro di me e mia figlia, che inizia a piagnucolare, impaurita dalla tensione che sente aleggiare nell'aria.

La cullo dolcemente, tentando di calmarla, ma Eveline è una bambina molto sensibile, e si è resa conto dell'atmosfera tesa che regna intorno a noi.

-Shh...amore mio, non è successo niente- volgo lo sguardo verso di lui, preoccupata - Edward, Eveline sta male...cosa faccio? Torno a casa?-

Lui non mi rivolge la minima attenzione: continua a guardare Tanya, e i suoi occhi sono carichi di pena e comprensione...affetto, anche.

Una pugnalata al petto mi avrebbe provocato meno sofferenza del vedere il mio uomo rivolgere uno sguardo così ardente a una donna che non sono io.

-Edward!- sussurro, e lui si gira verso di me, ma la sua espressione è assente, quasi a voler rifuggire dal contatto con i miei occhi.

-Vai a casa, Bella. Porta anche Sarah con te. Noi ci rivediamo stasera-

Abbasso il capo, sconfitta, passandomi distrattamente una mano fra i capelli e avvicinandomi a lui, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia che Edward non ricambia, per poi incamminarmi verso la porta d'uscita, non prima di aver notato come le lacrime di Tanya si siano addensate nei suoi occhi azzurri e luminosi, ottenebrati da un odio talmente profondo da destabilizzarmi.

-Mi dispiace, davvero- è tutto ciò che riesco a dire, e il mio sussurro si sparge nel silenzio che è sceso intorno a noi, risuonando nella mia mente, mentre mi dirigo verso il piano inferiore, l'inquietudine ad attanagliarmi l'anima ed un groppo in gola che mi impedisce di parlare.

Sarah è comodamente seduta sul divano che capeggia al centro della sala, una ciotola di pop corn appoggiata sulle gambe e un bicchiere di coca cola intrappolato fra le mani, mentre le canzonette allegre dei suoi cartoni preferiti risuonano nell'aria.

Quando si accorge della mia presenza, alza il capo di scatto, fulminandomi con un'occhiata indispettita.

Cerco di ignorare il caloroso benvenuto con cui mi accoglie, sedendomi al suo fianco e rivolgendole un sorriso pallido e tirato.

-Cosa guardi?-

Un suo sopracciglio svetta verso l'alto -Non si vede?- borbotta, ed io sospiro.

-Che carina questa collana- indicandole il piccolo ciondolo a forma di cuore che porta al collo -Te l'ha comprata il tuo "fidanzato segreto"?- mimo con le dita le parole, nel tentativo di instaurare una conversazione che non sia fatta soltanto di grida ed insulti, ma la bambina piega le labbra in una smorfia disgustata.

-Che cosa vuoi, Barbie?-

-Io non sono una Barbie!- metto il broncio, che quasi sempre riesce a intenerire chiunque abbia al mio fianco, ma con lei non funziona, perchè scoppia in una risatina sarcastica.

-Quanti anni hai, venti? Venti due?- aggrotto la fronte, e lei continua -Per me sei una Barbie...altrimenti perchè mio padre si sarebbe innamorato di te?- i suoi occhi, carichi di rancore e malinconia,si puntano nei miei, sinceramente curiosi del sapere il motivo che ha indotto Edward a preferire, alla sua bellissima moglie, una ragazzina di quasi dieci anni più piccola di lui.

Sorrido mestamente, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte, e lei si ritrae.

-L'amore non ha età, piccina. E presto lo scoprirai anche tu...-

Nel frattempo, anche Eveline ha iniziato ad agitarsi: le sue gambine scalciano nel tentativo di liberarsi dalla costrizione delle mie braccia, la boccuccia rossa dischiusa in un broncetto dolcissimo,piccoli borbottii ad abbandonare le sue labbra, le manine che cercano di agguantarmi una ciocca di capelli.

Sospiro, e soltanto in quel momento mi accorgo che Sarah sta osservando sua sorella con uno sguardo strano, quasi incuriosito, come se si trovasse di fronte ad un mostro orrendo e sconosciuto che però trasmette tanta tenerezza.

-Non hai idea della fatica che faccio ogni sera per farla addormentare- le sorrido, complice -E' una biricchina questa bimba, sai? Uguale al suo papà...- sfrego il mio nasino con il suo, in un giochino che io ed Eveline facciamo spesso, e la piccola gorgheggia, contenta. Mi volto verso Sarah, la quale continua a osservare sua sorella, e le rivolgo un sorriso incoraggiante.

-Papà ha detto che sta ancora un po' con la mamma...-

-Sta male?- m' interrompe, allarmata, ed io tento di frenare il tremore che si impossessa delle mie mani, impegnate ad allacciare la tutina a mia figlia.

So che la scelta più giusta sarebbe dirle la verità, ma so anche che non spetta a me dare ad una bambina così piccola quella terribile notizia che, probabilmente, distruggerà tutto il suo mondo.

E allora sorrido; un sorriso falso, tirato, specchio dell'inquietudine che mi attanaglia da dentro e che non riesco a cancellare, ma che Sarah interpreta come una sorta di momentanea tristezza nel vedere Edward e Tanya così vicini ed affiatati.

Sghignazza, ed io sussurro, con voce flebile e combattuta.

-Sta benissimo, piccina- le lascio una carezza sui capelli, sperando che, almeno per questa volta, non si allontani da me -Ha solo bisogno di una mano con il lavoro...per il resto, è tutto ok-prendo fiato, volgendo gli occhi verso la finestra, che si affaccia su un cielo privo di stelle, in cui la luce artificiale dei lampioni illumina le strade della città, per poi continuare -E adesso andiamo, altrimenti si fa tardi ed Eveline inizia ad aver sonno-

E, dopo alcuni istanti di esitazione, la convinco a raccogliere la sua borsa da notte e a seguirmi verso la porta d'uscita

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-Hai fatto tutto?- un sussurro preoccupato abbandona le mie labbra.

Mi passo una mano fra i capelli, spossata, lanciando un'occhiata distratta alla piccola figuretta di Sarah, il riflesso del suo bel volto che riluce contro lo specchio che capeggia ai lati della sua camera da letto -quella stessa camera che Edward le volle arredare per accoglierla nei week end che avrebbe dovuto passare a casa nostra, ma a cui la bambina si è sempre rifiutata di partecipare-, le dita piccole e delicate che impugnano una spazzola di legno che lambisce i suoi boccoli biondi in una tenera carezza, il pigiamino giallo che aderisce alle sue esili curve, e Sarah rilascia uno sbuffo esasperato, fulminandomi con un'occhiata gelida.

-Sono capacissima di farmi un bagno e di mettermi il pigiama- ribatte, velenosa, ed io reprimo a stento un sorriso divertito nel notare come la stoffa della sua camicetta da notte sia ancora tutta bagnata, segno che sua madre non le ha propriamente insegnato cosa siano -ma soprattutto a cosa servano- gli asciugamani.

-Mmm...ok. Volevo solo controllare. Se ti servisse qualcosa io sono nella camera a fianco. Eveline dorme, perciò cerca di non far troppo rumore. Vuoi che ti accenda la tv?-

-La smetti di essere così gentile? Mi dai sui nervi!- sussulto, incredula, quando le sue parole, fredde e meschine, si insinuano nei miei pensieri, e le mie mani si stringono nello sforzo di trattenere la rabbia che il suo comportamento puerile e capriccioso mi provoca.

E' solo una bambina, Bella, è il mio nuovo motto, ormai.

Sorrido, irrigidendomi -Ok, ho capito. Buona notte, Sarah-

Non ottengo risposta e, dopo aver controllato che anche Eveline si sia abbandonata al sonno, mi dirigo nella nostra stanza, gettandomi a peso morto sul letto e lasciando che le lacrime a lungo trattenute ricadano sulle mie guance...

...mi sento così maledettamente vuota, egoista e sola da desiderare di scomparire dalla faccia della terra, dannazione!

L'ex moglie dell'uomo che amo è affetta da un male incurabile, e dovrà presto lasciare sua figlia e tutti i suoi cari, avvelenata da una malattia che distrugge anima e corpo , che logora e annienta, e il mio unico pensiero si concentra sull'assurda paura che Tanya approfitti di questa tragica situazione per riavvicinarsi ad Edward!?

Come posso essere così egoista da pensare alla mia felicità, quando quella di coloro che mi circondano rischia di essere sgretolata per sempre?

Un singhiozzo disperato abbandona le mie labbra, che cerco di soffocare sulla stoffa del cuscino, pregando che nè Sarah nè Eveline abbiano avvertito il mio sfogo silenzioso.

Con questi angosciosi pensieri a farmi compagnia mi abbandono al sonno, popolato da incubi e inquietudini che non vogliono abbandonare la mia mente.

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E' il rumore di passi che si percuotono sul pavimento a risvegliarmi.

Apro lentamente gli occhi, e l'oscurità mi circonda, disorientandomi, finchè il lampeggio della sveglia mi avverte che sono le dieci di sera, e che probabilmente Edward non è ancora tornato. Sbuffo, seccata, passandomi distrattamente una mano fra i capelli.

-Maledizione!- la gravidanza ha contribuito a farli divenire più sottili, ed ogni volta che dimentico di raccoglierli, al mio risveglio si trasformano sempre in una matassa simile alla chioma di un leone.

Mi sollevo dal materasso, indossando una camicetta da notte e incamminandomi verso la pianta delle scale, per poi ridiscenderle lentamente, evitando di sfidare il mio già precario equilibrio, finchè non giungo all'ingresso del soggiorno, dove il silenzio regna sovrano, facendomi salire un brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

All'improvviso la mia gola si è seccata, e decido di prendermi qualcosa da bere, prima che un tonfo sordo mi costringa a sussultare vistosamente, ed io volto il capo di scatto, sorpresa.

Lo spettacolo che mi si para davanti è scioccante:Edward è addossato all'imponente tavolo della sala, il capo fra le mani, i capelli, leonini e arruffati, che scintillano a contatto con il flebile bagliore lunare che trapassa le finestre, pallide lacrime di disperazione gli lambiscono le guance, una bottiglia di Jack Daniel's quasi vuota a completare quella scena devastante.

Sobbalzo, e un singulto muto abbandona le mie labbra. Esitante, attenta a non compiere mosse azzardate, mi incammino verso di lui e, quando pochi centimetri ci dividono, le mie dita si immergono nel suoi capelli, desiderose di dargli conforto.

La sua sofferenza è anche la mia, ed è questo il motivo per cui, quando alza gli occhi, pieni di un dolore talmente feroce da destabilizzarmi, una muta angoscia si fa strada nel mio petto, e le lacrime, quelle stesse lacrime che stanno inondando il suo volto così bello e statuario, si annidano nel mio sguardo e lottano per scender giù.

Tuttavia, non appena Edward vede il dispiacere trasparire dalla mia espressione si scosta, e mi rivolge una smorfia talmente crudele da costringermi ad arretrare.

-Non mi toccare- sussurra, e la sua voce è bassa, roca ed inquietante.

Rabbrividisco, stringendomi le braccia al petto nel tentativo di lenire la delusione che mi provoca il suo comportamento freddo e distaccato.

-Edward...-cerco di farlo ragionare -Che cosa...cosa c'è? Sei arrabbiato con me?-

La sua risata è quanto di più inquietante abbia mai sentito.

Non sembra più l'uomo di cui mi sono innamorata due anni prima.

-Arrabbiato?- muove un passo avanti, lento e crudele -E per cosa dovrei essere arrabbiato, Isabella? Forse perchè la madre di mia figlia sta morendo davanti ai miei occhi impotenti? Oppure perchè la donna con cui ho passato metà della mia vita fra poche settimane non sarà più con noi? Perchè dovrei essere arrabbiato, Bella?

Soffre, e l' unico sfogo atto a lenire il suo dolore, in questo momento sono io.

Me ne rendo conto, ma non posso impedire che un fremito di delusione mi colga quando Edward pronuncia quelle parole: non è colpa mia se Tanya è andata incontro a questo triste destino, non è colpa mia se...

-E sai qual'è la cosa più divertente?- pochi centimetri ci dividono, ed Edward mi sovrasta con la sua mole.

Mi sento così piccola, così fragile in confronto a lui...

Prende fiato, per poi continuare -La cosa più divertente è che lei si è trascurata perchè non faceva altro che ripensare a cosa avesse sbagliato nel costruire il nostro rapporto. Non faceva altro che chiedersi il motivo per cui io l'abbia abbandonata. Si è trascurata per poter crescere nostra figlia, maledizione, mentre io andavo avanti con la mia vita e me ne fregavo di tutto il resto!-

Un atroce sospetto si insinua nei miei pensieri quando scorgo un sadico senso di colpa velare gli occhi di Edward, ed io spalanco la bocca, scioccata.

-Non è colpa tua, Edward- sussurro, angosciata, avvicinandomi a lui e avvolgendogli le mani con le mie -Non è colpa tua se Tanya...-

-Sì che lo è!- è un urlo disumano quello che abbandona le sue labbra -Se io mi fossi limitato a rimanerle a fianco, lei non avrebbe mai trascurato in questo modo la sua salute, e....-

-Non dire sciocchezze!- lo rimbecco, irritata, dimenticandomi che il suo è soltanto un modo per non mostrarmi la sofferenza che quest'assurda situazione gli ha provocato: la rabbia è spesso l'unico sentimento che ci permette di fronteggiare il dolore ad armi pari.

-Tu non avresti potuto fare niente per lei, Edward. La malattia è un male che sconfigge qualsiasi legge, non ha morale o sensi di colpa. La malattia non può essere evitata, ma soltanto affrontata, e noi la affronteremo. Insieme- i miei occhi sono decisi, adesso, e si specchiano nell'oceano verde chiaro dei suoi, inondati di lacrime. Lambisco il profilo del suo viso con delicatezza.

-Amore mio, io ci sarò sempre, per te...e non dovrai mai, mai dubitare di questo, ok?-

Edward si scosta, e mi rivolge uno sguardo talmente freddo da sembrare irriconoscibile, mentre il silenzio che si è cristallizzato nell'aria si appesantisce, divenendo insostenibile.

-Scommetto che adesso sei felice, vero?-il tono duro, gelido e tagliente.

Quelle parole si schiantano nel mio petto come una pugnalata di fuoco, ed io barcollo,sconvolta, spalancando gli occhi e rivolgendogli una muta esclamazione inorridita.

-Come...- stringo i pugni, annichilita -Come puoi pensare una cosa del genere?-

Sorride; un sorriso cattivo, ma comunque velato da quella sorta d'incoscenza che non gli fa rendere conto di quanto le sue accuse siano crudeli ed ingiustificate.

Muove un passo in avanti, ed io arretro, mentre la testa inizia a vorticare. Sto per perdere i sensi, ne sono certa, perchè Edward non si è mai comportato così, con me...non mi ha mai, mai trattata con tanto distacco e indifferenza.

-Sei sempre stata invidiosa del rapporto che mi lega a Tanya e Sarah- prende un respiro profondo; sembra quasi impazzito -Hai sempre pensato di essere seconda a loro:alla mia prima moglie, e alla bambina che lei mi ha dato. Sono certo che adesso avrai un peso in meno di cui preoccuparti, non è così? La vecchia strega si è tolta di mezzo, ed io posso essere tutto per te!-

Non riesco a credere che i suoi occhi, le sue parole, la freddezza che vela il suo sguardo siano sinceri.

So che sono il dolore, il panico e lo sgomento, in questo momento, a parlare per lui, avvilupandolo e annichilendo il suo cuore e la sua razionalità, eppure...

...eppure ciò che mi ha detto si è insinuato nel mio petto come un cancro inistinguibile, ed io non posso fare a meno di emettere un singhiozzo sofferente, perchè so che l'uomo che mi sovrasta non è l'Edward che ho conosciuto e che ho imparato ad amare, e con cui sogno di costruirmi una famiglia ed un futuro.

E allora decido di voltargli le spalle, per non fargli capire quanto quelle parole mi abbiano ferita, incamminandomi lentamente verso il soggiorno e afferrando il mio cardigan estivo, prima che un violento colpo di tosse mi faccia sussultare.

Ma non ho intenzione di ribellarmi alle sue accuse: non voglio, non posso ripagare la cattiveria con cui mi si è rivolto, perchè so che domani, quando Edward si sarà calmato e avrà capito di aver commesso un errore nel giudicarmi così duramente, me ne pentirò, e non desidererò altro che cercare conforto fra le sue braccia amorevoli e familiari.

Mi allaccio velocemente il cappotto, tenendo lo sguardo basso e cercando di frenare i singhiozzi che mi scuotono il petto.

Devo andarmene di qui, è il mio unico pensiero e, afferrate le chiavi dell'auto, mi dirigo a passi impazienti verso l'entrata, prima che una sua mano mi afferri per un polso, stringendolo saldamente.

-Dove vai?- sibila, e anche la sua voce è diversa, irriconoscibile; cattiva, anche, e non più carica di quella dolcezza con cui è solito rivolgersi a me e a nostra figlia.

Sposto lo sguardo verso un punto imprecisato del soffitto.

-Io....lasciami stare, Edward-

-Bella...- un fremito d'ira gli scuote il corpo, ma io non desisto.

Mi scosto, allontanandomi da lui e rivolgendogli un ultimo sguardo deluso, prima che il suono sordo della porta che si richiude alle mie spalle sgretoli l'ultima briciola di autocontrollo che mi è rimasta, e i singhiozzi esplodano come un tornado intorno a me.

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