Ebrill Lerner. Prima parte.
Ebrill Lerner si
sedette come meglio poté sullo scomodo letto. Io attendevo con pazienza su una
sedia accanto a lei. Bevve un goccio d’acqua dal bicchiere che le aveva porto
con gentilezza la nipotina Lydia e poi si schiarì la gola.
Talim Evans nacque il 23 luglio 1980 a Krisjelm,
nella terra di mezzo. Discendeva da stirpe elfica come sua madre, Nicole,
figlia di un uomo mortale e di un’ elfa. Entrambi i suoi genitori avevano
frequentato Hogwarts ed erano appartenuti alla temibile casata di Serpeverde.
Pochi mesi dopo la su nascita fu affidata ad un
tutore, un elfo centenario e severo, che si prese cura di lei. Le insegnò a
leggere e scrive elfico, non trascurando però l’inglese che le sarebbe servito,
e ad andare a cavallo e la educò meglio che poté.
Talim aveva una folta chioma di capelli biondi,
lisci e lunghi sono alla vita. Aveva la carnagione rosea e delle deliziose
fossette quando rideva. Due grandi ed espressivi occhi verdi vagavano sognanti
sui paesaggi ameni intorno a lei. Nel suo sguardo però c’era anche qualcos’altro:
la consapevolezza di non avere una famiglia, di non avere una madre che la
crescesse con amore e di un padre che l’abbracciasse forte dicendole di volerle
bene.
Talim non sapeva perché fosse sola. Non sapeva perché
fosse stata abbandonata in quel modo. Sapeva solo che i suoi genitori erano morti
e che lei viveva in un periodo di guerra durante il quale migliaia di uomini
morivano per un bene ancora troppo lontano.
Sebbene la famiglia in cui viveva l’amava e la
faceva sentire parte di essa, Talim non riusciva ad accettarlo e voleva sapere
come erano morti sua madre e suo padre. Tutti le dicevano che erano caduti per
la loro terra e ciò che amavano. Ogni giorno lei si inginocchiava dinnanzi alle
loro lapidi e la foto dei suoi genitori abbracciati le riempiva il cuore di
tristezza.
Sua madre era bella, con il naso aquilino e i
capelli e gli occhi scuri. Suo padre era più trasandato, con i capelli biondi
scompigliati e la barbetta non curata.
A volte pensava di non doversi trovare lì. Lei sarebbe
dovuta morire con loro. Che senso aveva ora la vita?
Si sentiva sola, abbandonata a sé stessa. Sapeva
che nella sua vita non ci sarebbe mai stato un padre ad aiutarla, ad alzarla
quando cadeva e ad incoraggiarla ad andare avanti. Nella sua infanzia aveva
conosciuto solo persone che cercavano di aiutarla perché erano costretti. Lei era
stata affidata a loro ed era compito loro crescerla. Ma nonostante questo all’età
di sei anni la sua vita ebbe un’altra svolta.
Nella terra di mezzo imperversava la guerra
contro le forze del male e il suo tutore pensò che fosse meglio tenere Talim
lontana dalla morte e dalla sofferenza. Così incaricò la sua stessa figlia di
avvolgere Talim in una coperta e portarla lontano da lì. Le diede informazioni
precise ed ella, seppur a malincuore, obbedì.
Talim era per lei come una sorella e l’idea di
allontanarla dalla sua vita per sempre la distruggeva. Ma non poteva
disubbidire a suo padre. Perciò quella notte, dopo aver baciato Talim che
dormiva sulla fronte, la coprì con una coperta.
Quando Talim si svegliò, si trovava in un luogo
sconosciuto. Era distesa su un divano duro e sentiva della voci. Si tirò a
sedere e vide due donne. Una era una signora con i capelli prematuramente grigi
raccolti in uno chignon disfatto e con un lungo vestito scuro e rattoppato più
volte. L’altra era molto più giovane, con un bellissimo ed elegante vestito
rosso ricamato d’oro e un mantello nero sulle spalle. I lunghi e mossi capelli
castani le incorniciavano il viso perfetto rovinato dalla sua triste
espressione.
“Ancora” pensò Talim. Veniva nuovamente
abbandonata. Ma questa volta poteva e voleva reagire. Non era una bambina in
fasce, ora poteva far sapere cosa pensava. Si era alzata e si era lanciata tra
le braccia di colei con cui era cresciuta, la giovane donna. Piangeva e la
supplicava di non lasciarla. Non ottenne risposta ma sapeva che anche lei stava
piangendo.
-Perché?- chiese Talim alzando lo sguardo con
gli occhi lucidi.
- Lo capirai, Talim, lo capirai – aveva risposto
lei, poi l’aveva baciata sul capo e mentre l’altra donna brancava Talim, lei se
ne era andata con il lungo mantello nero che fluttuava alle sue spalle.
E Talim era stata nuovamente abbandonata, era
stata tradita ed era ancora, terribilmente, sola.
Ora si trovava a Londra, in un orfanotrofio. La signora
che le aveva impedito di correre dietro alla giovane donna che se ne andava era
Jane Smith, la proprietaria di quell’enorme edificio dalle pareti verdognole. Il
posto era squallido e già allora sembrava cadere a pezzi. La donna aveva
mostrato a Talim la sua stanza dove già dormiva una bambina e aveva cercato di
metterla a letto. Ma Talim si era rifiutata. Con lei era stata portata una
valigia contenente tutte le sue cose ma la bambina non aveva permesso alla
donna di metterci mano. La signora Smith, arresasi dinnanzi ai capricci di
Talim, la lasciò lì e andò a dormire. Talim si addormentò tra le lacrime su
quel letto scomodo di cui sentiva le molle sotto di lei.
Angolo autrice
Non volevo scriverlo
nella storia dal momento che è “tratta da Harry Potter”. Talim vive fino a sei
anni a Gran Burrone, il suo tutore è Elrond e la giovane donna è Arwen.