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Autore: shuichi chan    01/04/2011    5 recensioni
In una coppia affiatata come la loro, le coccole, i baci e il sesso non può mancare, e difatti tutti questi elementi sembrano esserci, ma il vero problema è: come farlo senza essere disturbati?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Ed eccomi qui con il terzo capitolo! XD
Perdonatemi se ci ho messo più tempo del previsto, ma ero piuttosto occupata (no tranquilli, la causa non è lo studio XD).
Ma ad ogni modo ce l ho fatta! Beh, buona lettura ;D






Capitolo 3 – Porco… Dino!


Ormai la sera era divenuta notte accompagnata da un freddo venticello autunnale e dal cielo guarnito da luccicanti stelle. Una rara notte placida e serena perfetta per essere ammirata.
Ma sinceramente, chissene frega!
America aveva altro a cui pensare, per esempio al petto liscio del suo Inghilterra che, sotto di lui, palpitava ritmico, sudato invitandolo a toccarlo e a coprirlo di baci.
Il suo viso delicato, i suoi occhi socchiusi, la sua bocca sottile, le sue dita affusolate, le sue ciocche dorate e spettinate, le sue sopracciglia troppo folte, le sue smorfie, la sua lingua, il suo sedere rotondo, ogni cosa, anche il più insulso particolare sembrava smuoverlo ed eccitarlo.
Lo voleva, per tutta la notte o anche solo per pochi minuti, ma desiderava farlo suo, nulla di più.
Quelle fatine avevano poi interrotto il suo meraviglioso e irresistibile preliminare, ma adesso che erano di nuovo soli avrebbe potuto continuare.
Si tuffò sul corpicino esile dell’amato continuando a baciargli il  collo, i lobi delle orecchie, le spalle per poi scendere sul petto.
Arthur sentì le labbra di umide dell’altro scendere sino ai suoi rosei capezzoli per poi lambirli dolcemente. Cercò di protestare ma ogni parola emessa veniva mozzata da un gemito indecente di cui se ne vergognava ogni volta.
Eppure era troppo irresistibile, quell’idiota era capace di fargli perdere la ragione e farlo andare fuori controllo, sia nel bene che nel male.
Era l’unico che poteva permettersi di farlo.
Inutile proseguire le proteste, decise di concedersi completamente a lui e non pensare ad altro.
Non aveva intenzione di cessare quella dolcissima tortura, andava su e giù, partendo dal collo sino all’ombellico per poi risalire. Lo faceva impazzire.
Quando Alfred giunse di nuovo al suo viso questo si alzò a sedere prendendogli dolcemente il viso per poi leccargli le labbra con passione.
I loro corpi caldi uniti, i respiri affannosi, le lingue sguisciavano alla ricerca dell’altra, quel tepore e quel piacere che solo insieme potevano provare, finalmente potevano condividere ogni cosa insieme dopo tanto tempo di solitudine.
America prese a leccargli dolcemente il lobo dell’orecchio:
“Arthur…” lo chiamò con un voce grave e sensuale.
L’altra nazione arrossì violentemente, sentir pronunciare il suo nome con quella eccitante enfasi, fu per lui un’enorme gioia. Aprì leggermente gli occhi, fissando la porta semi aperta, la scrutò meglio pensando di aver intravisto qualcosa e subito li spalancò allibito.
“Dino!” esclamò l’inglese incredulo e assai indispettito.
“Dino?!!” ripeté America sconvolto
“Dino!”
Alfred rimase spaesato dalla insolita risposta dell’amato, sciolse l’abbraccio che li univa e cercò di intuire in pochi secondi il significato della parola citata.
Ah certo! Che stupido, perché non ci era arrivato subito?
Incrociò lo sguardo con quello dell’altro, gli prese dolcemente il mento e lo avvicinò a se
“certo…” accostò le labbra febbrili “ anche io ti Dino…”
che strano modo di dire ti amo, che lingua sarà?
“ma che stai dicendo idiota?!” lo rimproverò Arthur ancor più confuso
“che ti Amo anche io! Dino non vuol dire “Ti amo” in una lingua straniera?” il mangia Hamburger ne era davvero convinto.
“ ma non dire cazzate! Dino è un nome!”
“Nome…? Di chi? Chi è questo Dino, eh?! Un altro?!” cominciò a surriscaldarsi
“ferma i bollenti spiriti, Dino non è un ragazzo, bensì…un unicorno…” nel pronunciare l’ultima parola Inghilterra abbassò leggermente il mento per la vergogna.
Silenzio totale.
Forse aveva fatto un grosso errore, avrebbe fatto meglio a stare zitto, il volto sconvolto di America ne era la prova. Lo fissava con sguardo perso, più beota del solito.
Elaborò velocemente qualche parola per tranquillizzarlo, ma la sua mente non volle formulare alcuna frase credibile.
“Al io…” iniziò senza avere la benché minima idea di come continuare.
“Ora ho capito tutto…” sibilò ancora Alfred con lo sguardo perso nel vuoto della stanza scura.
“cosa?” osò chiedere l’inglese irrequieto della risposta.
“ Un unicorno…” inspirò profondamente “ Mi hai tradito con un unicorno!” sbottò poi.
Inghilterra sentì qualcosa rompersi nella sua testa, con uno strappo deciso, forse era la sua pazienza.
Va bene essere stupidi, ma a tutto c’è un limite.
America riuscì scorgere a malapena il volto dell’altro offuscato dalle tenebre della camera. Aveva gli occhi spalancati, il viso che sembrava non esprimere nessun sentimento, si accorse di un tic estraneo formarsi sulla palpebra inferiore dell’occhio destro. Faceva davvero paura, riuscì pure ad avvertire un’aura omicida avvolgerlo completamente, rabbrividì, questa volta dal terrore.
Ancora qualche incessabile minuto di straziante silenzio.
“si può sapere cosa ti fumi?!” esclamò Arthur balordo “ intendevo che dietro di te c’è un unicorno che ci sta fissando da un bel po’, rincoglionito!”.
Beh, nemmeno lui, che parlava di unicorni che entrano in camera da letto, era da meno.
America istintivamente si voltò dimenticandosi del fatto che era tutto frutto dell’ immaginaz…em, che lui non poteva vederlo, e infatti non vide nulla, solo buio.
Ma a quel punto, alcune domande sorsero spontanee:
Uno: Dove cavolo era quel maledetto unicorno?
Due: Perché vi era un unicorno in casa?
Tre: Forse la domanda più importante, come poteva chiamare un unicorno Dino?!
Il nome Dino non era per niente adatto ad un equino, c’erano un sacco di altri bei nomi da attribuirgli, perché proprio quello?
Mentre rimuginava (inutilmente) al nome adatto, si rese conto che il vero problema era riuscire a distrarre Inghilterra per non farsi soggiogare dalle sue fantasie.
“Un unicorno è entrato in camera…perché?” chiese poi straziato.
“non ne ho idea, ma dobbiamo fare qualcosa!” rispose l’inglese agitato
“hai assolutamente ragione!” esclamò Alfred prima di far ristendere il ragazzo e prendergli i polsi con le mani “ignoralo!” dopodiché si rituffò sul suo collo bagnandolo con la lingua.
“No, aspetta, aspetta, ASPETTA!” gridò il povero Arthur agitandosi come un forsennato.
Riuscì miracolosamente a liberare le braccia e gli allontanò la faccia che pareva non volersi staccare dal suo collo minuto.
“ti prego smettila!”
“perché?” chiese l’americano sfoggiando il suo sguardo da cucciolo abbandonato
“perché…ecco…” le piccole mani di Inghilterra cominciarono istintivamente a giocare tra loro “so che tu non lo puoi vedere, ma io sento la sua presenza e lo vedo…quindi non riesco a fare certe cose con Dino che ci fissa, capisci?”
America alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma se lo era promesso, lo avrebbe assecondato con ogni suo amico immaginario.
“si, tranquillo lo manderò via” rispose, poggiandogli una mano nei morbidi capelli in segno di comprensione.
Si girò fissando la porta semi aperta, cui filtrava la luce opaca del corridoio, si mise in piedi sul letto, con una posa troppo eroica da esibire in mutande e indicò un punto a caso della stanza.
“Ascoltami bene…Dino! Non so cosa voglia tu da noi, ma come avrai di certo notato siamo piuttosto occupati e quindi, smamma di qui! Sho sho!” fece il gesto di andarsene e subito dopo si girò verso il suo ragazzo con un sorriso vittorioso.
Al  contrario Inghilterra rimase deluso e allo stesso tempo sconcertato.
“visto? Sarà di sicuro andato via” convinto lui.
“beh, veramente è ancora qui e ti sta fissando malissimo, credo ti trovi un deficiente…”
Ma come?
Anche lui? Bene.
“ma si può sapere come si manda via un unicorno?” Alfred cominciò a scaldarsi dal nervoso
“ di sicuro non con i modi rozzi che usi te! Povero Dino, mica lo ha fatto apposta!”
“ma posso sapere cosa ci fa in casa tua?”
“non ne ho idea, mi chiedo come sia riuscito ad entrare…ora ci parlo io…”
Subito Arthur si alzò dal letto dirigendosi verso Dino. Lo vide di nuovo, parlare da solo guardando il vuoto, gesticolando ed esibendo espressioni diverse, questa volta sembrò più buffo del solito, forse perché ad un certo punto lo vide ridere a crepa pelle e implorando di smettere.
“basta leccarmi, ok che mi vuoi bene, anche io te ne voglio, ma smettila!” rideva da solo, come un cretino o un malato mentale.
“mi dispiace Al, ma non vuole proprio andarsene, dice che vuole vedermi e stare un po’ con me”
Per caso qualche alieno o qualche forza sovrannaturale ce l’aveva con lui?
No perché non poteva nemmeno fare l’amore con il proprio fidanzato che qualche problema emergeva improvvisamente! Ci mancava solamente l’ unicorno affettuoso che voleva stare con il proprio padroncino. Ma non poteva rompere le palle, tipo, qualche ora fa?
Perché proprio adesso?
La rabbia di Alfred crebbe, e con il sangue al cervello si catapultò da Arthur fissando il punto in cui pensava ci fosse Dino:
“ascoltami bene insulso cavallo con il corno in fronte, te lo ripeterò un ultima volta e dovrai ascoltarmi e guardami negli occhi!” era furioso questa volta, non gli importava se avrebbe usato parole non troppo gentili quando è troppo è troppo.
“em…Alfred…”
“non interrompermi Arthur, ora sono davvero arrabbiato!”
“no è che…” si lasciò scappare una lieve risatina “stai parlando con il suo fondoschiena!”
Ecco, per una volta che era serio e deciso doveva succedere qualcosa che lo facesse sembrare comunque un cretino! (Anche solo il fatto di sclerale al nulla lo era, ma questi sono piccoli dettagli).
Con la rabbia che fuoriusciva da ogni poro, strinse i pugni e camminò verso l’atra parte della stanza opposto all’inglese che ora lo aveva di fronte. Cercò di trovare un punto in mezzo alle tenebre che poteva alludere alla posizione degli occhi del presunto equino.
“ bene, stavo dicendo” si schiarì la voce cercando di renderla grave e potente “non mi interessa se vuoi vedere il tuo padrone, ora lui è impegnato con me, non so se te l’ha detto ma io sono il suo fidanzato e adesso non ha tempo per te, quindi smamma prima che mi obblighi a passare alle maniere forti!”
Lo disse tutto in un fiato a mento alzato, fiero e molto più sereno e libero di prima. Arthur non disse nulla, lo fissava solamente, un po’ triste.
“allora è andato?” chiese poi sperando in una risposta affermativa
“si…se n’è andato…però” lo sguardo dell’inglese si fece più cupo “potevi essere più gentile, c’è rimasto davvero male!”
“era inutile essere gentili non sarebbe più andato via!” rispose secco America
“si, ma mi sento in colpa per lui, ci sei andato giù davvero pesante!”
“è solo un unicorno! E non pensi a me invece?” mossa sbagliata Al.
“sarà anche un unicorno ma è un mio amico! E non ti permetto di trattarlo così!” mai offendere gli amici immaginari di Inghilterra, era considerata eresia.
Il ragazzo si sedette sul letto a braccia conserte palesemente offeso.
Alfred si massaggiò le tempie pensando che veramente qualcuno lassù lo odiava. Si avvicinò al fidanzato e gli cinse le spalle.
“e va bene, domani mattina ti prometto che gli porgerò le mie scuse”
“davvero?”
“certo” rispose prima di lasciargli un dolce bacio sulle labbra.
“spero solo non se la sia presa troppo” continuò Arthur soprappensiero
“manno! In fondo è un animale, cosa vuoi che faccia?”
Già, cosa potrà mai fare?


Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, e vorrei aggiungere che per il prossimo ci vorrà del tempo, quindi pazientate per favore! Ringrazio di cuore tutti quelli che stanno seguendo questa FF demenziale! Alla prossima XD
p.s.
Chi legge Reborn comprenderà anche il perchè della scelta del nome Dino attribuita ad un...em...equino XD

  
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