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Autore: 48crash    01/04/2011    2 recensioni
Premetto che il mondo del rock mi ha sempre affascinato. Ho sempre trovato figure particolarmente interessanti le groupie, e ho sempre desiderato diventare una di esse. Ma documentandomi un po' sull'argomento, ho scoperto che non era affatto semplice reggere la vita della groupie. Forse qualcuno che aveva la mia stessa idea leggendo la mia ff cambierà idea.
NON è tratto da una storia vera, ma cercherò di rendere il tutto il più realistico possibile. E' la storia di una ragazza, groupie, che conoscerete andando avanti. Parla della sua vita al fianco degli Arosmith, all'inizio della loro carriera, nel periodo tra Get Your Wings e Toys In The Attic, quando la loro vita era davvero tutta "sesso, droga e rock 'n' roll", quando io avrei dato l'anima per essere lì in mezzo. Però sono qui, e non mi resta che parlare di questa ragazza, alla quale con lo scorrere del tempo mi sono affezionata, a lei e a tutti i suoi problemi, alle sue follie, alle sue passioni.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9 settembre 1974, 18:15
<< Ti giuro che ti scriverò una canzone prima o poi >>. Steven ride forte, con la testa appoggiata al mio petto. Guardiamo il soffitto, senza vederci nulla, soltanto qualcosa di sfocato che non sappiamo definire.
<< E cosa ci dovresti scrivere, in questa canzone? >>gli chiedo sarcastica.
<< Che sei la groupie più giovane qui, ma che ti droghi, bevi e fai sesso più di me e gli altri messi assieme. E ti riprendi subito >>.
<< La verità è che è così che dovrebbe essere, sei tu che non ci stai più con i ritmi. Stai cominciando ad invecchiare, Tyler >>.
<< Che cazzate. Dimmi un po' se sono troppo vecchio anche per questo >>.
Si volta e mi bacia. Molto diretto, come sempre. Mi piace questo suo modo di essere. Quando mi vuole, mi prende, e così fa con le altre. È un creativo, uno strano, una persona assolutamente originale. Mi piace il suo modo di fare, prende quello che vuole, come è giusto che sia: ci vado d'accordo perchè sono anche io così. Poi, mentre è completamente fatto, tira fuori qualche perla di saggezza che poi si rivela stranamente vera. Ci sorprende sempre tutti, o almeno chi non è troppo fatto per capire ciò che sta dicendo o ricordarselo fino al mattino dopo.
Mentre lui è ancora sopra di me, Tom entra nella stanza.
<< Direi che non è il momento, ragazzi >>dice con disapprovazione. << Abbiamo il concerto, e dovremmo provare ancora un po' prima. Senza contare che Joe non vuole che la si tocchi, in questi giorni >>.
<< Ma guarda che sta bene >>precisa Steven. << Me l'ha chiesto lei, se la volevo portare a letto >>.
Tom mi scruta esterrefatto.
<< Gliel'ho chiesto io, lo ammetto >>dico sfilandomi da sotto il corpo di Steven. Mentre mi copro il seno con il lenzuolo, allungo una mano verso il comodino e mi afferro una sigaretta e l'accendino, me la infilo tra le labbra e l'accendo. << Mi ero stancata, sono in casa da tre giorni e nè Joe nè gli altri avevano intenzione di toccarmi, mi sento come una malata! In queste condizioni, lui è l'unico che ci sta sempre, e che trasgredisce alla regola >>.
Lui ridacchia e si prende una sigaretta. << Ben detto, bellezza. Te l'ho detto che ti dedicherò una canzone! >>
Poi si alza e si infila una paio di boxer prima di seguire Tom di là.
Io rimango da sola nella camera disfatta a fissare il soffitto.
Già, il concerto. Chissà se Joe mi lascerà uscire, stasera. Da quando mi ha soccorsa in bagno, è costantemente preoccupato per me: se è in casa, mi sta sempre vicino,  non vuole che io beva o fumi, nè che esca di casa. E stare qui è insopportabile. Se non ci sono loro cinque, c'è sempre qualche altra groupie intorno, magari le più giovani, Larissa e Kathie, che hanno a malapena diciasette anni e non hanno una casa loro. Ma loro due, anche se abitano qui, escono spesso, e  io, che ne ho il divieto, resto qui. E penso, cosa che eviterei volentieri. Ma purtroppo Joe si preoccupa anche di far sparire tutto il fumo, prima di andarsene.
Alla fine, mi alzo e mi rivesto. Lo supplicherò, se necessario, ma io ci voglio andare.
Apro la porta e mi fiondo nel salottino incasinato, dove i miei cinque eroi stanno provando.
Le note di Pandora's Box invadono la stanza, le sento anche prima di arrivarci. Mi lascio trascinare da questa canzone che ormai so a memoria e mi accoccolo sul divano letto richiuso male dove trovo Larissa e Kathie che si godono lo spettacolo giusto a pochi centimetri di distanza da Steven che si dimena con il microfono in mano.
Kathie batte il tempo con un piede sul pavimento e scuote il corpo a tempo, seguendo con lo sguardo i movimenti di Joey, infilato dietro la batteria. Questa canzone l'ha scritta lui, e lei dice che era al suo fianco quando l'ha fatto. Io, in cuor mio, anche se so che Steven scherza quando dice della canzone che mi dedicherà, spero di essere la spalla di qualcuno di loro quando scriverà qualche pezzo importante in futuro.
Larissa è più riservata invece: li guarda tamburellando le dita sul sedile del divano con sguardo assente. I capelli biondi e leggermente mossi, lunghissimi, le corniciano il viso pallido. I suoi occhi viola sono persi chissà dove, pare che non le interessi nulla. So che li adora quanto noi e le altre che bazzicano l'appartamento, ma è sempre un po' distante. E non so sempre dire se è per via della droga o meno.
Adesso sono passati a  Women of the World, e io sono sempre più presa. So esattamente cosa faranno e quando, prevedo ogni loro mossa. Ogni volta che le bacchette sfiorano la batteria, ogni volta che le dita di Joe si muovono creando spasmi che si perdono sulle corde della chitarra. Ogni parola che Steven pronuncia, mi sento come se la conoscessi da sempre e la stessi sentendo per la prima volta. Mi sento come se la stesse dicendo proprio a me, come se fossimo soli nella stanza.
Adoro questa canzone. Adoro questi cinque uomini.
Sento un movimento e mi volto. Vedo Larissa che si alza e procede a passo spedito verso il cucinino. Apre il frigorifero e ne tira fuori una bottiglia di vodka.
Sorrido. Anche lei li prevede. Sa già che appena Steven finirà di urlare e gli altri di suonare moriranno di sete.
 
9 settembre 1974, 22:30
Brad si guarda intorno un po' nervoso. Ha appena finito di accordare le chitarre con Joe, e il seminterrato si sta riempiendo di gente.
Chiede qualcosa a Joe, poi si gira verso di me con aria interrogativa, guardandomi dal lato opposto del palco. << Jay, sai dov'è Steven? >>
<< Credo sia di là con qualche ragazzina >>gli rispondo sorbendo un sorso del mio cocktail con Kathie.  Lo so che lui potrebbe dirmi che sono una ragazzina anche io, ma non lo farà. Mi conosce, e sa che anche se ho a malapena 16 anni, non sono più una ragazzina.
<< Accidenti >>dice scuotendo la testa. << Ma perché non mette a tacere gli ormoni per una cazzo di sera?! >>
Io scrollo le spalle, e lui si alza per andare a chiamarlo. Joe invece appoggia la sua chitarra al palco e viene verso di noi con passo leggero. Si siede al mio fianco sul bordo del palco.
<< Vuoi? >>gli chiedo mettendogli il bicchiere sotto il naso.
<< No, grazie. E non dovresti berne neanche tu >>.
<< Dai, Joe >>lo imploro. << Sto bene ora! >>
<< Mi hai promesso che non avresti bevuto stasera >>.
<< Solo questo, Joe...e poi sto facendo a metà con Kathie! >>protesto.
<< Ma sì, dai >>fa Kathie, << è solo un cocktail. Poi mi preoccuperò io stessa che non beva più niente >>.
<< Va bene >>concede lui. << Mi raccomando, Kat, mi fido di te. Non la voglio più vedere nello stato pietoso dell'altro giorno >>.
Io rabbrividisco, ripensando a cosa deve aver visto.
<< Agli ordini! >>esclama lei portandosi la mano alla fronte nel saluto dei soldati. Adoro questa ragazza: così briosa, sembra che nella vita non ci siano problemi, o almeno che lei non ne abbia mai avuti, guardandola.
<< Allora vado. Pare che il nostro cantante si sia svegliato >>.
Joe si alza e raggiunge Brad e Steven che stanno entrando. Io li guardo mentre salgono sul palco, raggiunti immediatamente da Joey e Tom, che probabilmente ci stavano provando con qualche ragazza in giro per i corridoi. Steven si piazza al microfono e, stringendolo con entrambe le mani, abbassa lo sguardo su di noi e ci fa l'occhiolino. Kathie ricambia, mentre io gli sorrido radiosa.
<< Guarda quanta gente >>mi sussurra lei prima che comincino.
<< Già >>commento guardandomi intorno. La capisco, è felice perché gli Aerosmith stanno finalmente ricevendo il successo che meritano. Ed è solo l'inizio per loro.
Poi, qualcosa cattura la mia attenzione. È solo un lampo tra la folla, una maglietta bianca, un golfino e un paio di jeans, una vampa di capelli mossi color senape, una figura slanciata.Una ragazza come tante.
Eppure io so che è lei. La ragazza che mi ha fatto star male per giorni. Quella che mi ha dato della puttana.
Appoggio il bicchiere sul palco accanto a Kathie e mi alzo. Lei protesta, mi chiede dove sto andando, ma non le rispondo. Qualcosa mi guida, non so definire bene cosa. Non ho mai provato una sensazione simile nemmeno sotto l'effetto di droghe.
<< Devo fare una cosa, aspettami >>dico a Kathie mentre mi allontano.
Aumento sempre di più l'andatura, man mano che mi avvicino a lei. Temo di poterla perdere e di non poterle dire quello che devo. Poi la raggiungo.
Mi avvicino a lei da dietro e le afferro la spalla. La volto, e lei si ritrova faccia a faccia con me, sorpresa e irritata.
<< Ah, sei ancora tu. La puttana. Ero convinta che ti avrei rivista qui, anche se non ne ero sicura dopo che ho visto come ti hanno portata fuori l'altra sera >>mi dice velenosa.
La guardo con odio crescente, mentre le sue amichette intorno mi fissano.
<< Caspita. Brava >>commenta con tono ironico. << Puttana e pure drogata. Complimenti >>.
Le sue amiche ridono. Sempre più forte.
La guardo di nuovo negli occhi beffardi e so che non ci sono più parole. Tutto quello che dovevo dirle è andato a farsi fottere, non è più recuperabile. So già che non capirebbe cosa provo. E che non comprende quanto io la odi.
Tenendole ferma la spalla, tiro il braccio destro indietro e le sferro un pugno in pieno viso. Non si dimenticherà di questa puttana.
 
<< Non rifarlo mai più, è chiaro? >>mi dice Steven concitato. Mi tiene una mano sulla spalla, quasi temesse che sto per allontanarmi di nuovo, e con l'altra mi tampona l'occhio pesto con un fazzoletto inumidito con del disinfettante trovato nell'infermeria dell'università.
<< E' chiaro >>rispondo.
<< Lo so che ti ha dato della puttana, l'ho sentita anche io >>interviene Kathie. << Ma credimi, non ne vale la pena >>. Afferra il fazzoletto dalle mani di Steven. << Dai qui, vai a cantare >>.
Lui scuote la testa e continua, sostenendo che comunque non potrebbero fare niente, visto che Tom è uscito ad accompagnare la ragazza che ho picchiato e le sue amiche sconvolte.
Kathie sbuffa prima di continuare il discorso. << Non te la devi prendere, Jay. Ti succederà ancora così tante volte. A me lo hanno detto così tante volte che ormai non ne tengo più il conto, ti ci devi abituare >>.
Mi giro verso di lei. Sì, è veramente incredibile. Dopo che mi sono alzata, è stato tutto così rapido. Come in un vortice, ho agito secondo istinto. Non mi sono accorta di Kathie che si alzava per seguirmi, di Steven che saltava giù dal palco lasciando gli altri a suonare l'intro di Dream On da soli, di Joe che quasi fracassava la chitarra per correre a separarci. Lei è stata la prima ad agire, quasi leggendomi nel pensiero. E pensare che ha sopportato e sopporta lo stesso che sto subendo io ora.
<< Come va? >>chiede Joe avvicinandosi.
<< Come deve andare? >>fa spazientito Steven. << E' più testarda di un mulo, niente mi impedisce di credere che non lo rifarà la prossima volta. E questa ha preso una bella botta >>.
Joe si inginocchia sul palco, proprio dietro di me. Da dietro, mi afferra le spalle e mi stringe, sbilanciandomi. << Dai, Jay. Andrà tutto bene, non ci fare caso. Lei non sa nemmeno chi sei. Pensa alla scelta che hai fatto, venendo qui a Boston. Non sapevi forse che sarebbe andata così? >>
Guardo fisso nel vuoto, con l'odore del disinfettante nelle narici e la ferita che brucia.
Ha ragione lui, io lo sapevo.
  
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