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Autore: _Dubhe    02/04/2011    9 recensioni
«Non mi piacciono gli indovinelli, mezzosangue, e neppure le conversazioni abbozzate tra un balletto e l’altro.. – sorrise, vedendola arrossire - ..mi piacerebbe proseguire questa conversazione in privato, vuoi? Domani sera alle nove, a Malfoy Manor. Non dovresti avere difficoltà nel trovarla, no?»
«Cosa ti fa credere che accetterò un tuo invito, Malfoy? – sputò velenosa lei – Il tuo fascino o la tua spudorata e immotivata arroganza?»
«Il ricatto, Granger. – rispose semplicemente lui..
***
Un ricatto, 8 Metalli, i tranelli di un Malfoy e la fierezza di una paladina della II Guerra Magica, costretta a vivere come una babbana dalle nuove leggi della Corte. Cosa nasconde Malfoy dietro il mistero delle Fiale e dei Metalli? A cosa porterà la sua ricerca? E lei, riuscirà a resistere al suo ricatto? E lui, riuscirà a resistere a Hermione Granger?
Una storia ricca di colpi di scena, sorprese e misteri ancora da svelare. Draco/Herm la ship principale. Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Your blackmail, My downfall. Vol 1
***
 Capitolo IX:

the Rise and the Fall
 

Parlare con Harry fu un ritrovato piacere, che aveva perduto da molti giorni e che le era davvero mancato. Fin da quando erano piccoli e le loro questioni riguardavano bavosi cani a tre teste o platani picchiatori o dissennatori pronti a baciarti e toglierti l’anima – sciocchezze, insomma! – avevano scoperto di poter contare l’uno sull’altro. Ron non era stato inutile, questo sarebbe stato ingiusto dirlo, ma loro erano particolarmente affiatati, lo erano sempre stati: lui perché tutti quei problemi derivavano, sostanzialmente, a causa sua e lei, d’altra parte, perché aveva il cervello per risolverli. Quando erano cresciuti le loro conversazioni, inevitabilmente, avevano finito con lo slittare su argomenti più “intimi”: ed ecco le prime storie d’amore, lei con Krum e lui con Cho, e poi Lumacorno e Cormac, lui Ginny e la gelosia di suo fratello, quel maledetto fratello fidanzato con Lavanda, verso la quale l’avversione della mora era stata quasi del tutto spontanea. E poi i loro diciassette anni, la Guerra, gli amici che se ne andavano, i morti, i dolori, e l’unico modo di andare avanti era ritrovarsi l’uno nel conforto dell’altro. Lei c’era stata, lì, con lui, davanti alla tomba dei suoi genitori a Godric’s Hollow; lei c’era stata quando lui credeva di non farcela, non l’aveva lasciato; lui, a sua volta, non aveva abbandonato lei quando Ron se n’era andato. Si erano fatti forza a vicenda e, alla fine, quello si era dimostrato il modo migliore di stringere un legame indissolubile, che si era protratto negli anni a venire.

Oggi, anche dopo molto tempo, lui era stato la sola persona a cui lei avesse deciso di confessare il suo sporco lavoro babbano, sapendo di poter riporre in lui una fiducia smisurata e incondizionata. Era un modo per stare meglio con se stessi, quello: contare su qualcuno e sapere che ci sarebbe sempre stato. Gli raccontò di quanto terribile fosse lo stato di Draco una volta che erano tornati – omettendo abilmente da dove,di quanto fossero stati pesanti gli sguardi di Daphne, un esame continuo sotto una lente d’ingrandimento. Gli raccontò di Blaise e delle continue lotte che doveva combattere contro di lui – omettendo, ancora una volta, che gran parte dell’odio reciproco proveniva dal fatto che lui si faceva Ginny; gli parlò del dolore, del disagio, dell’umiliazione che quel singolo bacio, preso a tradimento, aveva scatenato in lei. Harry, nel frattempo, ascoltava e la confortava, stringendola forte e dandole delle comprensive pacche sulle spalle, mentre le lacrime dell’amica gli bagnavano la maglietta grigia e parte della vestaglia.

«E il peggio è che stare lì è un modo per tenerlo d’occhio, non posso andarmene e non voglio nemmeno pensare a cosa succederà quando quell’oca di Daphne si trasferirà lì anche lei, un incubo!! – concluse con fare teatrale e con l’ennesimo singhiozzo – Non voglio pensarci.»

«Tra le tante cose a cui non posso porre rimedio.. – si affrettò a dire lui – certamente non compare questa. Lascia stare Malfoy e la copertura, vieni da me. Lo sai che Ginny ne sarebbe lieta, e sai che non permetterei a Ron di infastidirti. Ti ho sempre detto Herm, fidanzata a o no, tu rimani amica mia. Non permetterei mai che tu soffrissi.»

Oh, giusto. In tutto questo Harry ancora viveva nell’idilliaca convinzione che la sua permanenza a Malfoy Manor fosse dettata dal desiderio di vendetta contro il proprietario. Non sospettava minimamente che, ora come ora, era la curiosità a spingerla. Curiosità di scoprire quali erano i suoi loschi piani riguardo quelle maledette boccette di vetro, il cui utilizzo le era ancora, parzialmente, sconosciuto. Curiosità di scoprire se Ginny avrebbe continuato quei loschi sotterfugi, ingannando il suo migliore amico, al quale era stata sul punto, più di una volta, di rivelare tutto. E, infine, curiosa quanto mai di scoprire se davvero tra lei e Malfoy c’era qualcosa più del reciproco contratto di lavoro, attorno al quale sembrava ruotare tutto. Non era da lei lasciare le cose a metà, sospese nell’indefinito. Avrebbe scoperto la verità a tutti i costi, anche se Daphne fosse stata lì a guardarla dall’alto dei suoi tacchi e da dietro le ciglia lunghe e i capelli biondi.

«E comunque, per quanto riguarda Daphne.. – continuò l’amico, quasi leggendole nel pensiero – Non so davvero perché si sia comportata così male, con te. Ho collaborato con il suo reparto al San Mungo più di una volta: ferite gravi per Magia Oscura o quasi, sai.. beh, è sempre stata disponibile, quasi  gentile oserei dire, il che mi ha sorpreso. Era stata comunque una Serpe a scuola ma, dopotutto, se Piton è servito a qualcosa è stato proprio darci una prova che gli stereotipi non sempre sono da prendere alla lettera..»

La voce della mora si riempì di indignazione, capace di farla scattare a sedere. «Da che parte stai?»

«Dalla tua, Herm, non agitarti!! – chiarì subito lui – Però, sai, le avevo parlato proprio ultimamente riguardo alla sua questione. Il padre è un tiranno, dovresti conoscere quell’uomo, mi ricorda tanto i racconti di Sirius sul suo, di padre. Un mostro. Se ne avesse avuto il permesso, avrebbe già eliminato dalla faccia della terra sia la figlia sia il marito babbano. I figli però.. da quello che mi dici Daph dovrebbe portarli con se alla Manor? Beh, sarà difficile, almeno in sostanza. Spero che l’edificio sia protetto..»

«Si, lo è – assicurò l’altra, che aveva visto con i propri occhi quanto protetta fosse la casa – poco ma sicuro.»

«..Beh, il signor Greengrass non perderà tempo di venire a reclamarli. Poi, contando anche che sta organizzando il matrimonio per la piccola Astoria. Dio, quanto mi dispiace per quella piccola! E’ la copia della madre, nell’aspetto, ma di carattere è totalmente uguale a Caius; l’esatto opposto di Daphne, del resto, che è identica al padre nell’aspetto e alla madre nello spirito. E’ per questo che lo prende come un tradimento, Caius..»
«Sembri legato fin troppo a quella famiglia, sbaglio? Anzi, ne sai fin troppo..» Lo spirito di osservazione era qualcosa che non le era mai mancata, anche nei momenti di estrema debolezza. Conosci il tuo nemico era una frase logica, certo, ma non tanto da fare dei paragoni con i genitori di una ragazza che, appena due minuti prima, lei aveva affermato di odiare per la sua superiorità di presenza. Perché Harry sapeva tanto dei Greengrass? Anzi, se proprio bisognava dirla tutta, ne sapeva fin troppo. Appunto. «Harry?»

Lui parve a disagio, sbirciandola da sotto gli occhiali rotondi, mentre gli occhi nocciola della strega lo fissavano con intensità e non ammettevano repliche. «Oh, e va bene! Ma poi non dirmi che dovrei prendere il mio lavoro più sul serio, sei tu che mi fai confessare certe cose! – si accomodò meglio sui cuscini, guardando le sue mani che giocherellavano con il bordo della vestaglia – Beh, Daphne, come ti ho detto, ho avuto modo di conoscerla bene per lavoro. Qualche settimana fa, poco dopo la nascita dei gemelli, è venuta da me e mi ha chiesto aiuto..»

«Aiuto per cosa?»

«Beh, mi ha raccontato un po’ la sua storia. Capirai, sentire una serpe aperta al dialogo e decisamente ben disposta a svelare le proprie più minime paure davanti ad un “nemico” mi è sembrato un comportamento.. incauto, anche se non rende bene l’idea. E allora, dato che vedeva la mia titubanza, mi ha spiegato che il marito l’ha totalmente cambiata e che adesso vuole più che mai togliere i propri figli da quella desolante situazione creatasi in casa.»

«E..?»

«E.. mi ha chiesto un supporto di Auror per domani per trasferire lei e la sua famiglia, marito e i gemelli, verso un posto più sicuro. Una specie di scorta, capisci? Ha chiesto i migliori ed ha pagato, certo, per i migliori. Da questo si deduce che il padre è disposto a tutto pur di non lasciare che i nipoti lascino la casa, mi segui? E allora.. adesso che mi dici che andrà da Malfoy tutto torna. Lui le offrirà aiuto e sostegno, io la proteggerò con i miei Auror e il padre non potrà fare molto.»

E così, prima Draco e ora anche Harry le stavano dimostrando quanto fosse in realtà gentile l’indole di questa ragazza che, per giorni, non aveva fatto altro che fissarla. Era buona, era questo il messaggio che chiunque sembrava voler dare di lei, e da qui nasceva un dubbio più che spontaneo: e se fosse stata proprio lei, Hermione, a fare qualcosa di tanto grave da impedirle di essere sua amica? E se il solo fatto di aver riportato Draco a casa, ferito e in fin di vita, avesse rappresentato un divario insormontabile che la bionda non voleva e non era disposta a superare? E così, forse, quella che in realtà non quadrava non era Daphne Greengrass, l’angelo gentile e caritatevole, era lei. Ed era una consapevolezza talmente imbarazzante da accettare che preferì non farlo, tornando a concentrarsi su altro.

«Quindi direi che possiamo focalizzarci di nuovo su di me.. – gongolò con un pizzico di stizza, con quella nota di burloso egoismo che non usava quasi mai e con nessuno – Grazie.»

Harry si limitò ad una scrollata di spalle. «Io ancora non capisco perché non vuoi venire da me ma.. sorvoliamo, ho imparato ad accettare le tue scelte, nel bene e nel male, Adesso non ti resta che focalizzarti sul tuo futuro. So che non mi dirai a cosa lavora Draco per una ragione di sicurezza, e lo rispetto, ma devi pensare che quei soldi ti daranno modo di ricostruirti una vita. La Corte e il Ministero non potranno nulla, se avrai “riguadagnato” il tuo posto nella Società Magica, e il posto di Malfoy nella sua azienda è perfetto. Non devi far altro che resistere. Una volta incastrato, non potrà farti nulla di male. Riguardo ai tuoi istinti..»

Le gettò un’occhiata divertita, che la fece sentire subito troppo esposta. Abbassò gli occhi, arrossendo di botto. Le mani di Harry la strinsero e sentì il peso caldo del suo corpo mentre lui l’abbracciava. «Non pensare troppo, amica mia. Siamo uomini, persone, fatte di carne e istinti. Cedervi o non cedervi non fa di noi dei criminali. Anche se, mi perdonerai, preferirei davvero che non ci andassi a letto..»

«Harry! – lei lo scostò imbarazzata – Ma scherzi? Non andrei a letto con quella serpe nemmeno per tutto l’oro incriminante della Grincott! Lo smaschero, lo butto ad Azkaban e torno alla mia vita felice. Punto.»

«Punto. – concordò il Ragazzo che è sopravvissuto, con un occhiolino – E vienimi a trovare più spesso, sai che lo apprezzerei. E se c’è un minimo dettaglio che non va, uno squillo di telefono e invado quel Castello con tutti i miei Auror. »

Lo sapeva. Harry avrebbe bruciato tutto il mondo, per salvarla, per riprendersela, ed era una cosa per la quale gli sarebbe stata sempre grata. E lui era sempre così gentile, così affettuoso, che l’immagine di Ginny avvinghiata a Blaise le bruciò la mente, scottando quell’affetto che l’amico si meritava e che gli era dovuto. Aprì bocca, sul punto di parlare, decisa di rivelare una volta per tutte quelle parole che avrebbero distrutto l’ennesimo legame del Trio con la famiglia Weasley, ma un forte crac indicò che qualcuno si era appena smaterializzato, ed infatti la rossa più giovane della famiglia sopracitata fece il suo ingresso, sorridente e decisamente troppo tranquilla.

«Hermione! – sorrise, sorpresa, mentre trasparivano tutte le sue doti di buona attrice – Non vieni quasi mai, da quando hai rotto con Ron..»
Per causa tua, brutta stronza, bugiarda a traditrice!!

Si sedette in braccio al marito – posto da poco lasciato vacante da Hermione stessa, baciandolo a stampo sulla bocca. «Harry mi ha detto della missione che porti avanti a casa di quel viscido di Malfoy. Io non riesco ad immaginare neppure come debba essere brutto stargli vicino, figuriamoci viverci.. dormirci..»

Ah, sgualdrina! Tu ne sai qualcosa del dormire a Malfoy Manor, solo che le lenzuola sotto le quali ti rotoli nuda non sono di Draco, sono di quell’altro idiota di Blaise.. anche se la colpa non è mica sua! Non è sposato, lui!!!

«..ma ti siamo vicini, cara. Quando vuoi, siamo qui.»

Oh, quella falsità era insopportabile. Ricambiò le parole di quella maledetta stronza con un sorriso forzato, prima di rivolgere un cenno affettuoso e riconoscente ad Harry, promettendo di pensare alla sua proposta – solo una volta che Ginny marcirà all’inferno – e di chiamarlo presto.
«Buona giornata.. o serata, non so che ora si è fatta.»

«Lo sarà, cara..»

Evitando di guardare per un secondo di più quella stronza, uscì dalla stanza e si materializzò di nuovo nella casa da cui tanto aveva voluto fuggire ma nella quale non vedeva l’ora di tornare. Malfoy Manor, la sola ed unica.

***

Si era lasciato andare. Una volta di troppo, si era dimenticato chi fosse e per cosa lottasse. Per quale ragione, poi? Un misero ed insignificante bacio? Un capriccio, un desiderio di poco e irrilevante conto? Come aveva potuto commettere una piccolezza simile, con lei, oltretutto? Lasciarsi andare come un ragazzino, un bambino, ai sentimenti della carne e subordinare la sua mente e la sua razionalità al puro e selvaggio desiderio? Certo, se doveva ammettere di averla ardentemente desiderata.. no, nemmeno quello. Poteva dire soltanto di “averci fatto un pensierino” ma, per i suoi canoni, quello era sufficiente per rivendicarne il possesso: lui era ciò che era, ciò che desiderava semplicemente lo vedeva e se lo prendeva. Non era stato altrettanto facile con lei, lei che del suo fascino non subiva nemmeno un’eco, lei che non aveva le ginocchia molli al suo passaggi o gli occhi a stellina alla vista dei suoi addominali. Ah, cara vecchia Hogwarts! All’epoca ogni donna che potesse desiderare cadeva ai suoi piedi. Adesso, per lo più, nulla era cambiato da quegli antichi tepori, ad eccezione di una ragazza in particolare: Hermione Jean Granger, la Mezzosangue amica di Potter, ex fidanzata di Weasley e quasi-cognata dell’amante di Blaise. Oh, maledetti intrecci familiari! Aveva fatto tanto per sbarazzarsi dell’ascendente di suo padre ed ora eccolo, di nuovo, tra mille problemi di una famiglia non sua per una ragazza non sua  e per sentimenti non propriamente suoi.

Ah, maledette medicine e maledetta Daphne, oltretutto!! Hermione, grazie al cielo, non aveva interpretato nel modo giusto le sue occhiate indagatrici e i suoi occhi profondi, che la studiavano e prendevano in considerazione le sue più piccole mosse: non era per astio nei suoi confronti, era istinto di auto protezione. Protezione dei suoi cari, dei suoi amici, di lui. L’aveva notato lei, la perspicace Daph, che qualcosa non andava: nel modo in cui le aveva accennato di Hermione, nel modo in cui aveva solo pronunciato le due sillabe del suo cognome, in una frazione di attimi tutto le era apparso talmente chiaro quando, in verità, nemmeno lui ancora si era reso conto di nulla. E lei aveva indagato, aveva osservato entrambi e, prima di andarsene, gli aveva versato del veritaserum nella medicina – come avrebbe scoperto dopo l’uscita di scena, teatrale per altro, di Hermione dalla sua stanza – che non solo gli aveva fatto dire cose che, altrimenti, non sarebbero mai uscite dalla sua bocca, ma più grave ancora gli aveva fatto fare cose che, altrimenti, non avrebbe mai fatto. Maledetta intelligenza femminile unita all’arguzia di una serpe!!!

E così ora Hermione lo riteneva un brutto bastardo egocentrico, un idiota di prima categoria, per nulla degno di vantarsi del suo titolo di gentiluomo. Lui non era così, non aveva mai voluto essere così: certe maschere, nella vita, le indossiamo per talmente tanto tempo che finiscono con l’impadronirsi di noi, ecco tutto. Lui aveva lottato per tutta la vita contro gli stereotipi di una famiglia che non aveva mai voluto, di un’educazione prestigiosa che non aveva mai chiesto, di una ricchezza la cui mancanza non gli sarebbe nemmeno pesata se non fosse stato istruito al contrario, in ogni minuzia ed ogni particolare della sua vita. Era strato cresciuto in modo da essere ciò che era, da appartenere alla classe sociale a cui apparteneva e, malgrado volesse riscattarsi, ogni tentativo di ribellione era domato con la frusta, e spesso non soltanto nel senso metaforico del termine. Lucius non ci era mai andato troppo leggero, con i suoi rimproveri, e lui aveva imparato a sfruttarli a suo vantaggio, come dei modi per incrementare quel senso di dovere e quella forza che avevano sempre contraddistinto il suo carattere.

Ma ora lei, con quel suo essere spontaneo e con quel modo quasi imprevisto era finita con il piombare nella sua vita, conquistarlo, stregarlo, quando mai nessuna era riuscita in tale impossibile impresa. Come aveva fatto un mese o poco più a cambiare anni di odio? Da parte sua, certo. La consapevolezza dei sentimenti che stavano maturando in lui, ne era sicuro, erano univoci e lo sarebbero rimasti, per molto e moltissimo tempo ancora, Soprattutto perché si trattava di lei. Soprattutto dopo le parole crudeli con cui l’aveva respinta. Parole dettate dall’imposizione della sua persona, dal suo nome, dalla sua posizione sociale. Dettate dall’inutilità di essere Draco e dalla maledizione di essere Malfoy. L’aveva respinta con le parole, con i gesti, con le mani, quando la sua mente e il suo cuore bramavano quelle labbra come qualcosa di alieno, di ultraterreno, di impossibile. Lei era l’ambrosia della sua divina essenza, l’unico modo che aveva per appagare il suo desiderio era possederla. Ma non come le aveva lasciato intendere, senza una cognizione di causa e con la bramosia della carne, no. Voleva possederla – e chissà perché lo capiva solo adesso! – con la mente, con l’anima, con il suo spirito. Se, certo, di anima e spirito gliene restavano ancora un po’.

Il prezzo che pagava, che stava ancora pagando, per la sua ricerca erano incubi e maledizioni, che lo tormentavano di giorno e non gli facevano chiudere gli occhi di notte. Daphne, dall’alto della sua bontà, gli aveva dato un tonico BloccaSogni – del quale non aveva mai saputo neppure l’esistenza – che non era propriamente legale ma era efficace, a detta dell’amica. Ma non tutti i sogni è possibile bloccarli con una pozione, non tutti sono tanto facili da scacciare, non tutti ti logorano l’anima e ti fanno desiderare di non essere mai nato. Non tutti, ma i suoi si.

Sperando di avere ancora abbastanza forze da seguirla, pochi istanti dopo che la porta sbattè con violenza, si mise in piedi, reprimendo un gemito dovuto ad un dolore intenso al fianco: una delle ferite, più delle altre, faceva ancora molto male, era difficile gestirla quando l’effetto dei vari medicinali svaniva. Arrivò tardi, come prevedibile; lei non c’era più quando sbirciò fuori dal corridoio, pronto a richiamarla per cognome, stavolta – la sua debolezza non sarebbe apparsa evidente più di una volta, quel giorno – ma al suo posto vide la giovane Weasley, probabilmente in visita di cortesia al suo amico. La ragazza gli sorrise, con uno di quei sorrisi smaglianti da copertina di gossip babbani, ma lui non potè ricambiare, anzi: quella falsità, l’intrigo della vita di quella donna lo disgustava; sopportava la sua presenza perché Blaise voleva che lui la sopportasse, non c’era e non ci sarebbe mai stato alcun legame fra loro nel quale Blaise non fosse direttamente coinvolto. La superò con un ringhio, dato che l’incontro non fece altro che rattristarlo e infervorarlo di più: tradire il marito con un altro uomo, senza amarlo, ma solo per poter stare vicina al suo amico di cui sei innamorata, con cui hai condiviso poco meno che una notte di passione.. schifoso, senza parole! Nemmeno una serpe poteva essere tanto viscida, figuriamoci una come lei. Viscida e anche puttana, oltretutto. Una grandissima puttana.

Si sedette accanto al tavolo della cucina, il bicchiere con un po’ di succo di zucca in mano: ubriacarsi non era né consigliabile e né tantomeno permesso, visto che le sue cure sarebbero state tutte annullate. Di solito non seguiva regole come quella ma, nella condizione in cui si trovava, il minimo allontanamento dallo stato di “strafatto di pozioni” rappresentava dolori allucinanti e insopportabili. Non era da tutti vivere una simile agonia e uscirne indenne, sia fisicamente che mentalmente, quindi preferiva non sfidare la sorte, non ancora. Lasciò che il liquido freddo gli scendesse in gola, donandogli l’agognato distendersi dei sensi e dei muscoli, prima di sentire il crac di una materializzazione. Era lei. No, non lo era.

Davanti a lui c’era Daphne, con in mano un fagotto che doveva essere uno dei suoi gemelli; mano nella mano con lei quello che doveva essere il marito, con l’altro dei loro pargoli. Ai loro fianchi, quattro Auror vestiti di nero e con le bacchette pronte, lo sguardo vigile. La ragazza gli si mosse incontro, abbracciandolo velocemente. Era integra, decisamente più di quanto si aspettasse, visto che era dovuta fuggire di casa sotto gli occhi del padre e delle sue, di guardie. «Draco ti presento mio marito, Julian. Questa è Louis e questo è Lucius, i nostri due bambini.»

Il marito gli strinse brevemente la mano. Era poco più alto della moglie, con capelli riccioletti castani che arrivavano leggermente più in basso di quanto un taglio normale dovesse essere. Aveva due occhi verdi e un viso stranamente abbattuto, con due occhiaie segnate sotto gli occhi. Malgrado l’aspetto, tuttavia, potè notare in lui una serenità e un pudore che, senza ombra di dubbio, dovevano aver colpito anche l’amica. I figli, invece, troppo piccoli per poterli osservare meglio, erano svegli. La bambina aveva gli occhi della madre, il bimbo quelli del padre, mentre i capelli biondi erano un marchio di fabbrica di entrambi. Sorrise, vedendo come quelle lenti chiare scrutassero la sua persona: doveva essere strano il mondo, visto attraverso gli occhi di un bambino, che ancora non conosce il male e che ancora non ha sperimentato sulla propria pelle il senso di disagio o di felicità che una società Magica, come la loro, può comportare. Ma Daphne li avrebbe protetti, era poco ma sicuro: se c’era qualcosa che potesse fare meglio di curare la gente, era proprio il ruolo di mamma. Come Narcissa era stata una buona mamma per lui, lei lo sarebbe stata senza dubbio per Louis e Lucius. Un nome babbano e uno da stirpe purosangue, magico: che bizzarro compromesso.

«Siete arrivati senza problemi? – accennò con lo sguardo agli Auror ancora fermi all’entrata – Vi aspettavo più tardi.»

«In verità Astoria ha creato un diversivo plausibile e ci ha dato tutto il tempo di uscire dai confini anti-materializzazione e svignarcela con la scorta che mi ha dato Harry..»

«Potter? – indagò il biondo, il sopracciglio alzato, nota di profondo scetticismo – Ti sei fatta aiutare da lui per arrivare qui, da me? Potevi chiedere. Avrei fornito a te e alla tua famiglia ogni protezio..»

«Vogliamo smetterla, Draco? – gli chiese lei, senza rancore ma con una nota evidente di rimprovero – Io sto scappando da Caius per salvare mio marito babbano e i miei figli Mezzosangue. Offrendomi rifugio non vai forse contro quegli stupidi pregiudizi che hanno condizionato la nostra infanzia? Harry fa parte di quei pregiudizi, quindi togliti dalla testa altri riferimenti scettici a riguardo. E poi gli Auror erano una precauzione, mi fidavo assolutamente di mia sorella e mi fido di te.»

Lui le sorrise, non potendo fare a meno di andare orgoglioso del coraggio e della forza d’animo della sua amica. «Non ho pregiudizi, non mi permetterei mai, altrimenti non saresti qui. Ho fatto preparare due stanze, una collegata all’altra dove potrete stare con i bambini senza problemi. Avete tutto a vostra disposizione, elfi domestici compresi.»

«Io.. non so davvero come. Ringraziarla, signor Malfoy.» Era stato Julian a parlare, con la sua vocina profonda eppure stranamente gentile e docile. Era proprio un uomo che valeva la pena di avere come conoscente, aveva ragione sua moglie. Doveva amarlo proprio tanto, per rischiare tutto per lui. Ecco un amore vero, era romantico il solo pensiero.

«Non dirlo nemmeno per scherzo. Sei il marito di Daphne, ora. Sei parte della.. famiglia?» Rise della propria incertezza, prima di rivolgersi con tono decisamente più autorevole ai quattro uomini all’ingresso. «Signori, gradirei che riferiste al signor Potter che la signora Greengrass, suo marito e i suoi figli sono giunti sani e salvi a Malfoy Manor e lo ringraziano della sua disponibilità a scortarli. Non avremo più bisogno di voi.»

I quattro uomini fecero un unico, simultaneo, gesto di saluto e scomparvero. Quindi i suoi ospiti salirono in camera e vi si chiusero dentro, ancora ringraziandolo per l’opportunità di allontanarsi dal clima di odio e pericolo nel quale tanto avevano vissuto. Nessuno gli aveva mai insegnato quanto potesse far sentire bene il solo aiutare le persone, il solo saperle al sicuro. In quel preciso istante, sapere che la famiglia della sua migliore amica era in salvo dalle prepotenze di un vecchio bisbetico e ipocrita, senza un minimo di cervello o di progresso nelle sue cellule purosangue rinsecchite, rendeva il suo animo più leggero, tanto leggero da fargli dimenticare il peso che gravava sempre di più su quella parte che ne rimaneva. La sua anima, lacerata, frantumata, spezzata: c’erano prezzi troppo alti, certe volte, che determinati desideri richiedono, nella nostra esistenza. Quando lui aveva deciso, per la prima volta, di prendere in mano il freddo vetro della boccetta di Kreyia, aveva detto addio per sempre alla calma di una vita lieta e senza preoccupazioni, ad una vita normale e senza intercessioni della Magia Oscura. Non l’aveva fatto per egoismo o per desiderio di vendetta, non c’entravano né il Signore Oscuro e neppure suo padre, in quel suo folle e disperato progetto. Il passato, come gli aveva insegnato qualcuno, era qualcosa che non può nuocerci, finchè non glielo permettiamo; finchè i nostri desideri e le nostre ambizioni sono focalizzate sul futuro, qualsiasi cosa passata non è che un ricordo.
Si sedette di nuovo, versandosi altro liquido nel bicchiere e assaporandone il sapore fresco scendergli in gola. Era proprio contento. Non per l’essere stato più di un paio di giorni a letto con delle ferite mortali, no di certo, e neppure per via delle sfuriata della Granger, di cui lui era il diretto responsabile, era contento che, in qualche modo particolare e contorto, tutti i pezzi della sua vita stessero tornando finalmente a posto. Certo, la sua anima e il suo spirito si laceravano sempre di più, era vero, eppure sentiva che la giustizia del far stare Daphne alla Manor, l’avervi accolto prima anche la sua nemica, Hermione, era in qualche modo un tentativo per fare ammenda. E se pensava, poi, che con la seconda c’era in ballo molto più che soltanto la sua anima, rabbrividiva. E, parli del diavolo..

Apparve, più bella che mai, esattamente come se n’era andata, null’altro che una semplice tuta da casa e i capelli arruffati. Non aveva più l’aria sconvolta, in compenso, e gli occhi tinti di rosso sull’orlo delle lacrime erano, adesso, perfettamente normali. Probabilmente si era sfogata, dove e con chi restava tuttavia ancora un mistero. Forse Potter, era probabile che fosse andata lì, dato che la Rossa attualmente era con Blaise. La squadrò con fare tranquillo, non manifestando minimamente il suo stato d’animo, colpevole e pentito. Era stato lui che, non appena si era sentito troppo coinvolto, non appena aveva percepito il velo della sua indifferenza cadere, aveva subito fatto marcia indietro, aveva subito ritirato qualsiasi gentilezza nella sua roccaforte di odio e crudeltà, costringendola a credere che qualsiasi gentilezza nei suoi confronti, qualsiasi gesto, tutto era stato dettato da null’altro che un calcolo freddo e distaccato del bisogno primario di ogni uomo: il sesso. Era stata una farsa necessaria, almeno per lui, ma questo non voleva dire che i sentimenti che, in un impeto di Veritaserum e convalescenza, l’avevano spinto a cercarla, a pensarla, non fossero ancora lì, benché abilmente nascosti. Lui era un attore, un bravissimo attore, ma non sempre ci si può accontentare di vivere una menzogna; prima o poi si finisce col farsi male o, peggio ancora, con il fare del male a chi ci sta intorno, anche a sua insaputa.

Senza mostrarsi minimamente turbata dal loro precedente colloquio, la ragazza avanzò di qualche passo, sedendosi davanti a lui e guardandolo a sua volta. «Faremo finta che non sia mai successo nulla.. – dichiarò infine, incrociando le dita delle mani e posando le braccia stese sul tavolo – Non ho intenzione di farmi raggirare dai tuoi sporchi giochetti..»

«Granger, io..»

«No.. – l’interruppe lei, prima che potesse proseguire – Niente scuse, andiamo avanti come sempre abbiamo fatto e come faremo sempre. Noi ci odiamo, tu mi fai vivere qui perché ti sono utile, missione, fiala, ritorno a casa. Alla fine avrò il mio denaro e me ne andrò. Niente di più semplice o più pulito, ecco tutto. E.. non vorrei che.. tu, insomma, avessi altri ripensamenti riguardo alla mia persona. Nemmeno se mi dicessi che mi ami, adesso e qui, verrei a letto con te. Tu rappresenti tutto quello che, nella società, io non sopporto e potrai avere un grande cuore e quello che ti pare ma, per me, rimani il ragazzino che ho conosciuto a scuola e quello che, al secondo anno, mi ha portato all’orlo delle lacrime per uno stupido pregiudizio.»
Non gli diede modo di replicare, girando i tacchi pronta ad andarsene, tanto che lui aveva cercato goffamente di inseguirla, bloccato tuttavia da una fitta improvvisa al torace, segno evidente del fatto che le medicine stavano terminando il loro effetto. Si costrinse di nuovo sulla sedia, meditando e maledicendo il giorno in cui era nato sotto il nome di Draco Malfoy. Nulla, nel suo mondo era mai risultato semplice, nulla lo sarebbe mai stato, neppure un sentimento banale e dozzinale come l’amore; che, del resto, lui era sicuro di non riuscire mai a provare.

Malgrado fosse già pronta a rintanarsi nella sua stanza e bersi una cioccolata calda, s’imbattè nella figura alta e bionda di Daphne, che era  di nuovo in quella casa ed era  di nuovo un ostacolo alla sua calma e tetra pazienza. Chiuse la bocca dallo stupore, decidendo di ricordarsi che, dopotutto, Harry le aveva assicurato che la ragazza fosse una apposto e che, almeno lei, doveva concederle una possibilità. E lei, ovviamente, era ciò che era, la bontà verso amici di amici di amici era una qualità innata che non solo al sua Casa le aveva inculcato ma che, già prima, la sua indole aveva personalmente coltivato.

«Daphne.. – le sorrise, disponibile – Harry mi ha detto che ti saresti spostata oggi, mi fa molto piacere che siate riusciti ad arrivare qui sani e salvi.» Non aggiunse altro, superandola e sperando di essere stata abbastanza gentile, almeno stavolta. Probabilmente lo fu perché, mentre saliva le scale, la voce della bionda la raggiunse, pregandola di fermarsi.

«Hermione.. io.. beh, saprai già che rimarrò qui per un po’ e vorrei… sapessi una cosa.»

La mora si fermò voltandosi a guardare la ragazza. Era sempre la stessa, pochi giorni non avevano scalfito la pelle liscia, lo sguardo fiero e i capelli di un biondo tanto intenso da superare perfino quello del grano a mezzogiorno. Era bella, molto, nemmeno la fatica della fuga era riuscita ad abbatterla, lasciandola solare e splendente. Cosa voleva ora, da lei? La ragazza sembrò intuire il suo sconcerto, per questo sorrise imbarazzata, ma non troppo.

«So che non ti ho fatto una buona impressione, la prima volta che ci siamo trovate sotto lo stesso tetto, ma non vorrei che tu prendessi il mio comportamento per un atteggiamento ipocrita o omofoba. Io amo mio marito, lo sai, anche se è un babbano; i miei figli sono Mezzosangue, adesso, e la mia condizione non è migliore rispetto a tanti figli di babbani con in mano la bacchetta.. almeno, questo pensa la mia famiglia. Adesso che so di avere persone su cui poter contare, tra cui Draco, considero loro la mia famiglia..» Si fermò guardandola intensamente, gli occhi di ghiaccio che trafiggevano quelli nocciola della Gryffindor. «Ogni animale è portato, per istinto, a proteggere i suoi simili. Io considero Draco al pari di un fratello.. non permetterò che qualcosa gli faccia del male.»

Le ultime parole furono rasoi, violente e affilate, taglienti, sanguinose. Non era una minaccia come tante, lanciata a vuoto e con l’unico scopo di spaventare, Daphne stava parlando sul serio. Non voleva che nessuno della sua famiglia si facesse del male, Draco incluso. Perché lei, Hermione, avrebbe dovuto fare del male a Draco? Era colui che la stava ospitando, che le stava dando – anche se con parecchi problemi – un posto sicuro dove rifugiarsi dal suo ex fidanzato e dalla sua vita opprimente. Perché avrebbe dovuto anche solo pensare di alzare un dito contro di lui?

«Forse.. mi sono spiegata male.. meglio chiarirmi.. – si affrettò ad aggiungere con un sorriso la strega, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio e avvicinandosi ancora di più, tanto che la mora poteva sentirne il respiro davanti al suo volto - ..se provi anche solo ad incastrare Draco, qualsiasi cosa lui stia facendo, ti faccio fuori. Se di nuovo torna a casa quasi morto, farai la sua stessa fine. Qualsiasi sia la faccenda di cui vi state occupando, della quale non vuole dirmi nulla, non voglio che tu ti dimentichi, nemmeno per un istante, che tu potrai anche essere Hermione Granger, la guerriera paladina della II Guerra Magica.. ma io sono Daphne Greengrass..» - e nel pronunciare il suo nome si sentì tutto l’orgoglio per la sua stirpe di appartenenza - «I miei bisnonni, i miei avi, ogni singolo Greengrass nel corso della storia si è distinto per la propria lealtà e per la propria forza di spirito. Io voglio che tu capisca, a fondo, che io non verrò mai meno al giuramento del mio sangue.. difenderò la mia famiglia, ergo Draco, anche se dovessi ucciderti..»

Si, decisamente lo stress può fare brutti scherzi. L’aveva appena minacciata di morte, e questo ci poteva anche stare, ma da qui ad arrivare alla storia di tutta la sua famiglia e di giuramenti di sangue? Insomma, faceva molto Bellatrix Lestrange, pensò pacata, ormai era una moda superata da almeno un paio di anni. E poi minacce come quella le aveva sopportate per tanto di quel tempo da aver sviluppato una sorta di corazza che la rendeva immune a qualsiasi commento del genere.. E poi, cosa le aveva fatto venire in mente quest’ipotesi infondata? Draco doveva averle spiegato, anche con dovizia di particolari, che non era stata la Gryffindor a ridurlo così, anzi, era stata lei quella che l’aveva tirato fuori dai guai e l’aveva riportato a casa vivo a malappena. Adesso era lei la carnefice?

«Anche se.. – continuò la bionda, con un ulteriore chiarimento – Questo, vorrei che lo sapessi, non vuole assolutamente dire che ti odio, anzi. Harry mi ha parlato tanto bene di te, sono sicura che sei una persona ottima.. volevo soltanto fare questa piccola precisazione, onde evitare equivoci futuri.»

Ecco, adesso si che poteva dirsi confusa oltre ogni dire. Amica o nemica? Nemica o amica? Si o no o forse?? C’erano talmente tante sfaccettature nella personalità di quella ragazza che, al solo pensiero che oltre a se doveva occuparsi anche dei figli e del marito veniva da mettersi le mani nei capelli. Un attimo prima era una furia che cercava di difendere chiunque le fosse caro, anche con le grinfie e con i denti, un secondo dopo era la docile creatura che aveva intenerito il cuore del Capo Auror e del Principe delle Serpi. Chi era, in realtà, Daphne Greengrass? Al momento, probabilmente, nessuno su questa terra poteva dare una risposta cerca a questa domanda, nessuno che lei conoscesse per lo meno. Tentò di sostenere il suo sguardo, per trovarvi un minimo di incertezza o di esitazione, ma non ne vide, tanto che fu costretta ad abbassare gli occhi per non fissare quell’ardore e quel coraggio, dipinti a tinte chiare nelle sue iridi azzurre. Del resto, non poteva minacciarla e poi sorridere come se nulla fosse. Non era solo strano, era assurdo.

«Lo so che potrai pensare che sono pazza.. – continuò, senza esitazione, mentre erano arrivati davanti alla sua stanza – Ma volevo chiarire che non devi temermi, perché non sono qui per lottare o per ribadire una lotta millenaria. Sono qui per difendere quelli che amo. Draco, purtroppo, rientra in questa categoria e non vorrei per nulla al mondo che gli succedesse nulla.»

«Io nemmeno.. – tagliò corto l’altra, incrociando le braccia sul petto – Mi paga, sai com’è. Ho bisogno di riprendermi il posto che mi spetta e lui e la sua azienda, pare, siano gli unici modi per arrivare dove desidero.»

«Mezzo e scopo. Non ti biasimo. Conosco la legge e so quanto duramente siano stati colpiti alcuni nati-babbani per le loro origini.. anche se si trattava di eroine del mondo magico.» Sorrisero entrambe, incapaci di trattenersi, con una sincerità che quasi stonava nell’ambiente di incertezza e sul terreno fangoso in cui si trovavano, metaforicamente parlando. «Io vado a dormire, se permetti. Mio marito credo non ce la faccia da solo con i gemelli.. vorrei presentartelo, domani. Mi piacerebbe.»

Hermione non rispose, annuendo soltanto con un cenno affermativo del capo, prima di congedarsi a sua volta e tornare in camera. Aveva troppe cose su cui riflettere, tutta la notte per farlo – almeno così credeva. Non c’era modo di superare una situazione simile, non senza un’analisi scrupolosa e senza una strategia d’azione. C’erano così tante cose che, se avesse potuto, avrebbe semplicemente escluso dalla mente per non rivederle più ma che, proprio per questo, le balenavano in mente come una sequenza di film horror: il bacio di Draco, anzi il suo ordine di baciarlo, le minacce di Daphne e la sua offerta di pace, quella smorfiosa di Ginevra sulle braccia di Harry, il povero ingenuo che in quella storia c’entrava meno di tutto ma che si trovava avvinghiato a quella realtà più di chiunque altro. Come uscirne? Con Draco, e quella era forse la decisione più semplice, avrebbe continuato a mantenere una strada dritta, pulita, non avrebbe fatto altro che assecondare le sue richieste, come sempre, e tenersi lontana dalle sue labbra, ovviamente. Con Daphne, ancora più semplice, avrebbe tenuto un profilo basso, fino a capire del tutto quali erano le sue intenzioni e qual’era la sua vera faccia, se quella da demone o quella angelica. Ginny.. al momento, e le dispiaceva per Harry, era l’ultimo dei suoi problemi.


 




Spazio autrice ù.u

Tadan!!! Eccomi, in perfetto orario tra l’altro, né troppo presto e neppure troppo tardi, perché possiate leggere il capitoletto prima di scendere stasera o prima di andare a coricarvi. Oh, so quanto se ne possa avere bisogno. Proprio l’altro ieri ho dormito dalle tre del pomeriggio alle otto di mattina, il tutto dovuto alla carenza di sonno in gita. Oh, si! La sottoscritta si è immersa per quattro fantastici giorni nei meandri di una città senza tempo, tra castelli trecenteschi, nomi stranissimi e privi di vocali e ponti sospesi come per magia sul fiume. Si, inutile ch vi racconti di Praga, sono certa che non ve ne frega assolutamente nulla xD Beh, però del capitolo vi frega, almeno lo spero. Cominciamo.

Per quelli che dicevano che Harry era fortemente sottovalutato: lo credete anche adesso? Harry, fin dal principio, non era un personaggio principale, non era qualcuno che doveva muovere le redini della vicenda e neppure doveva costituire un fulcro centrare intorno al quale la storia dovesse ruotare. No. Lui doveva essere quell’amico, appunto, sempre pronto nelle retrovie, disposto ad offrire un abbraccio nel caso in cui qualcuno – appunto Hermione – ne avesse bisogno. E non è critico o diretto, è imparziale e, se avete notato, spogliato del tutto dei vecchi pregiudizi. Questo, per esempio, è un punto che inizialmente non volevo approfondire ma, nel corso della storia, mi sembra ormai inevitabile tralasciarlo.

Tutti i personaggi, chi in maniera più veloce e chi invece più lenta, sta finendo con l’abolire tutti i vecchi pregiudizi, avete notato? Insomma per cominciare Daphne e Harry, per dirne solo una; Blaise, anche se sta sempre in giro per la Manor a litigare con Hermione, non lo fa perché la odia ma quasi perché, come mi sembra di aver già accennato, lo diverte averla per casa. Insomma, è un gioco il loro. Così anche Daphne e Hermione finiscono con l’avere, ed era ora!, il loro momento magico.

Din don. Momento magico Daphne-Hermione, spendiamo qualche minuto di riflessione. So che, almeno all’inizio, Daphne tutto può sembrare che la persona potente e decisa che era parsa all’inizio, anzi. Al momento molti di voi credono che sia una pazza, afflitta da un qualche disturbo per chissà quale strana e insensata ragione. Non è così, ovviamente. La verità è che Daphne ha molto da dare, molti concetti ancora da esprimere e, prima di tutto, vuole disperatamente far capire ad Hermione la sua posizione, sia come donna sia come amica di Draco. Purtroppo non sempre la cosa le riesce in maniera gentile e quindi ecco questa sorta di “minaccia”. Ma non è cattiva, lo ribadisco. Forse solo un tantino. xD

Momento Draco Hermione. Ammetto che non è uscito proprio come lo desideravo, sul serio. Volevo che il suo dolore trasparisse un po’ di più, che lei, quantomento, si rendesse conto che lui era dispiaciuto. Non è stato così. Draco non ha avuto neppure la forza di controbattere, come avete visto, perché già prima di rimettere piede nella Manor Hermione era certa di quello che voleva o non voleva fare. Però, ripensandoci adesso, forse è anche meglio così. Del resto sarà più chiaro quello che accadrà più avanti. Insomma, una scelta sbagliata ma che non è dopotutto tanto sbagliata, alla fine.

Grazie un milione a quelli che hanno recensito – sto rispondendo alle ultime recensioni, chiedo perdono xD – e a tutti quelli che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le seguite e le da ricordare ( facciamo come i numeri del lotto xD 25, 15, 104).

Vi aspetto con ansia per il prossimo capitolo. Un bacio =)

   
 
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