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Autore: _Bittersweettaste    04/04/2011    1 recensioni
Ci sono cose che nessuno di noi sarà mai in grado di prevedere.
Ci sono eventi che sfuggiranno al nostro controllo, come se il fato avesse già disegnato il cammino delle nostre vite. Basta un solo gesto, per sconvolgere irrimediabilmente il corso del destino, in un attimo ogni cosa può cambiare. In un solo attimo le nostre vite potrebbero sconvolgersi completamente, lasciandoci persi in balia di noi stessi.
Che cosa faresti, se improvvisamente il destino decidesse di cambiare?
Che cosa sarebbe successo, se anche solo un evento del passato non fosse stato lo stesso?
Cosa sarebbe successo, se nel mondo di Goku e dei suoi compagni avesse fatto la sua comparsa un ulteriore Sayan?
Come sarebbero andate le cose, se improvvisamente le carte in tavola avessero contato un nuovo elemento?
WARNING: sebbene ci sia un nuovo personaggio, non è assolutamente una Mary Sue, in quanto ha caratteristiche, abilità e difetti che contribuiscono a renderlo completamente umano
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Eccoci qui al 23° capitolo…..era ora! Non ci sono scuse per il mio terribile ritardo, tranne pc mezzo rotto e voglia di scrivere pressoché azzerata. Lo studio non perdona, soprattutto chi in matematica raggiunge appena la sufficienza! Che dire, è un capitolo abbastanza lunghetto, e ricopiare tutto dal quaderno dove di solito tengo le mie ispirazioni improvvise non è stato un lavoretto proprio piacevole, ma alla fine sono stata felicissima di vedere la mia storia riprendere vita, nero su bianco!
Buona lettura a tutti!
 


-Proprio non è possibile aumentare la velocità?
Stretta dalla cintura in plastica nera, Sherin si sporse verso la vecchia amica, la quale era occupata ad assicurare alla navicella una partenza senza rischi.
-Sto facendo tutto il possibile, credimi- disse Bulma con un piccolo singhiozzo, ed asciugò con le dita bianche una piccola lacrima caduta dalle ciglia -Ma non posso sottoporre la navicella ad uno sforzo troppo elevato, rischieremmo un danno permanente e non ho l’attrezzatura necessaria a ripararlo!
Vegeta si avvicinò alla moglie, lo sguardo alto e fisso sullo schermo principale, il quale era percorso da un’infinita serie di dati. Aveva viaggiato a lungo nello spazio ed a bordo di astronavi molto più estese e complesse di quella dove si trovavano in quel momento, ed era ben consapevole dei rischi che potevano correre se le procedure non sarebbero state rispettate. Non aveva molta voglia di saltare in aria con Kakaroth ed i suoi amici, su questo era irremovibile.
Goku, seduto contro la parete rinforzata della navicella, sospirò in silenzio e, volto lo sguardo al paesaggio che si estendeva al di fuori del vetro di un oblò, disse con la sua abituale calma:
-Certo che sarebbe perfetto se tu, Bulma, fosti a bordo di una seconda navicella, e noi in un’altra più piccola e veloce: così potremmo dirigerci rapidamente sulla Terra, e tu potresti raggiungerci senza che tuo figlio rischi qualcosa…Quando Chi chi era incinta mi ricordo che cercava di non fare nessun movimento brusco, e se aumentassimo troppo la velocità balleremmo come marionette!
Tutti i presenti nell’udire le sue parole si voltarono di scatto verso il Sayan, il quale spalancò interrogativo gli occhi scuri. Vegeta fu il più veloce nel corrergli appresso: in pochi secondi gli fu davanti e, afferratolo per il bavero della tuta arancio, prese a scuoterlo come un vecchio sacco di patate.
-Accidenti a te, Kakaroth!- ringhiò, sovrastando il rumore del motore in azione -Perché diamine non ce lo hai detto prima?!
-Vegeta, ma di che stai parlando?
Piccolo strinse il pugno all’altezza del petto, in un breve ma sincero segno di esultanza.
-Goku, ragiona: quello che hai detto non è del tutto impossibile, perché abbiamo l’opportunità di affidarci al teletrasporto per arrivare sulla Terra!- esclamò il Namecciano.
-Dici davvero?!
-Goku, sei diventato cretino?!
Sherin si alzò di scatto dal sedile, o almeno ci provò: nella fretta di raggiungere i suoi compagni, e di dare man forte al Vegeta, aveva completamente dimenticato l’esistenza della cintura di sicurezza.
Mentre la Sayan ritornava sul sedile con un tonfo ovattato, i guerrieri avevano iniziato ad affollarsi attorno a Goku, cercando di toccare almeno una minima parte del suo corpo. Il Sayan intanto cominciava a prendere coscienza della situazione, la bocca sottile ormai spalancata quasi quanto i suoi occhi.
-Ragazzi, ho trovato!- disse a voce alta con un sorriso gioioso -Basterà che io mi teletrasporti sulla Terra, e voi non dovrete fare altro che unirvi a me toccandomi!...Ma si può sapere cosa vi prende, oggi?- domandò poi, quando si accorse di loro.
-Facciamo quello che ci hai suggerito!- Sherin ammiccò al sayan, e approfittò di quel poco spazio rimastole per abbracciarlo all’altezza delle ginocchia -Anche se le tue ginocchia non sono comode come il sedile di un’astronave, questo devo dirtelo amico mio.
Piccolo abbassò lo sguardo sulla capigliatura mascolina della compagna, e le sue labbra smeraldine si distesero in un lieve sorriso. La conosceva da quasi una vita, e non riusciva mai a smettere di stupirsi dei cambiamenti che quella donna era in grado di compiere: la ragazza sprovveduta e un po’ ingenua che aveva tentato di sconfiggere durante il loro primo incontro, pian piano, era diventata una donna più sicura di se stessa e delle sue capacità. Una donna capace di accettare un dolore che avrebbe spezzato qualsiasi altra, e che lei era stata in grado di rendere parte integrante di sé. Come dire…la donna adatta a lui, colei che amava più della sua stessa vita. Niente di più, niente di meno..
In quel momento, pochi attimi prima di essere trasportato sul pianeta Terra, gli ritornò in mente le parole che aveva rivolto a Gohan solo pochi giorni prima, in una pausa improvvisata dopo un lungo allenamento.

-Non pensi mai al volto di tua figlia?
Gohan si sdraiò a terra con un sospiro appena udibile, ed incrociò le mani sotto il capo per proteggersi dall’erba pungente. Piccolo si voltò dall’altra parte, verso il paesaggio che l’altura offriva loro, e si concesse qualche minuto prima di rispondere.
-Si, non puoi nemmeno immaginare quanto…
Maestro e allievo ammirarono in silenzio le nuvole in cielo, candide come soffici batuffoli di cotone, fino a quando il Namecciano non ruppe nuovamente il ghiaccio.
-A volte provo ad immaginarmi il suo viso, ma non riesco a darle dei tratti precisi, definiti. Se consideriamo il fatto che in lei, molto probabilmente, scorre una maggiore percentuale di sangue Namecciano; dovrei pensare al suo aspetto automaticamente, ma proprio non ci riesco..A volte mi soffermo a pensare su come sia la sua vita ora, a chi la starà accudendo…su chi dovrò vendicarmi, principalmente- aggiunse con tono amaro nella voce, e tra i due compagni calò nuovamente il silenzio.
-Vedi Gohan, se vedessi una persona a te molto cara, come i tuoi genitori o Videl, soffrire per colpa di qualcuno che, sin dal principio,ha voluto solo il vostro male…cosa faresti?
-Diventerei una furia..
-Esatto. In questo momento non riesco a provare che rabbia. Certo è sottile e non sempre la sento ribollire dentro di me, ma è costante, e non passa giorno nel quale io non voglia afferrare le lancette dell’orologio, per riportarle indietro. So che è un pensiero completamente folle, ma se esistesse anche la minima possibilità di cancellare tutto e ricominciare da capo, io l'accetterei. L'accetterei senza nessun indugio.

-Sherin..
La Sayan mosse appena le lunghe orecchie a punta, e si voltò verso di lui con un sorriso.
-Cos’è, hai paura di essere scaraventato nello spazio alla velocità della luce?- ironizzò lei, socchiudendo gli occhi in una breve risata -Cosa vuoi dirmi?
Piccolo richiuse la bocca, improvvisamente dimentico delle parole che avrebbe voluto rivolgerle. Allungò la mano verso il suo viso, e ne accarezzò i corti capelli corvini in un gesto di sincero affetto. Non aveva la necessità di dirle alcunché.
-Niente…
-Ragazzi, stringetevi!
Le parole pronunciate in fretta da Goku fecero appena in tempo a spegnersi nell’aria della navicella, prima che il gruppo svanisse in un breve, magico battito di ciglia.


Sistemò un pezzo di vetro contro la parete, in modo da potervisi specchiare senza troppe difficoltà, e prese ad esaminare con occhi critici la sua immagine riflessa.
In fondo non era cambiato eccessivamente, rifletté con un’alzata di spalle, passando le dita pallide come la morte tra i capelli dorati. Sarebbero bastati solo pochi piccoli cambiamenti per rendere il suo viso ancora più perfetto. Strinse il pugno attorno ad un frammento di ferro, e strinse con forza: un sottile rivolo di sangue nero bagnò la superficie metallica del metallo, e scese lungo il suo braccio scarno disegnando una lunga, inquietante linea scura. Una flebile luce nera come ciò che l’aveva emanata avvolse il ferro scuro, circondandolo di eteri arabeschi impalpabili, e bastarono solo pochi minuti per modellarlo ed affilarlo ad immagine e somiglianza di un rudimentale coltello.
Una dopo l’altra, le ciocche biondo grano caddero a terra recise dalla lama affilata, e fu solo quando i suoi capelli non toccarono i lobi delle orecchie a punta che Julius posò il pugnale, e fece qualche passo indietro con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Una folta e lunga frangia copriva il lato sinistro del suo viso, e man mano si accorciava, nell’allontanarsi dalle gote, trasformandosi in una corta zazzera spettinata. Passò le dita tra le ciocche, ammiccò con un sorriso malizioso, fece un breve giro su sé stesso..sentiva l’euforia crescere nel profondo di sé, e non tentò di trattenere la risata euforica che gli affiorò alle labbra.
-Mio Dio, sono così bello che mi salterei addosso!- esclamò, accarezzando il proprio riflesso -E’ un vero peccato che non ci sia proprio nessuno ad ammirarmi..
Guardò i cadaveri sparsi sul pavimento con una smorfia di disgusto e superiorità, e si avviò verso il muro che l’esplosione aveva completamente distrutto: centinaia di metri sotto di lui la gente si susseguiva con la tipica frenesia delle grandi città, eccezione fatta per la nutrita folla di curiosi radunatasi davanti l’enorme laboratorio. Ad un tratto gli parve di scorgere quasi un luccicare in mezzo a tutta quella gente, e socchiuse gli occhi trasparenti nel tentativo di scorgere qualcosa: in mezzo alla folla, sotto gli sguardi attoniti dei presenti e di un Julius sempre più incuriosito, apparve un gruppetto di sconosciuti stretti l’uno contro l’altro senza un apparente motivo. Il ragazzo si sdraiò sul pavimento e, dopo essersi sporto verso il basso, esaminò attentamente i nuovi arrivati sussurrando di tanto in tanto qualche breve commento.
Doveva ammettere, come prima cosa, che non doveva trattarsi di persone del tutto normali: non poté non notare l’espressione stravolta della donna incinta, appoggiata ad un tizio non certo altissimo con una singolare chioma nera, ritta verso l’alto...
“Come un carciofo” pensò soffocando una risata.
Accanto ai due una strana coppia di ragazzi sulla trentina, uno tarchiato e piccoletto e con una buffissima capigliatura a caschetto, l’altro un giovanotto piuttosto attraente, il volto segnato da una o due vecchie cicatrici.
“Finora niente di veramente interessante..” rimuginò Julius storcendo la bocca, e portò una mano sopra gli occhi di ghiaccio, proteggendosi così dagli intensi raggi del sole.
Gli ultimi due personaggi, dovette ammettere con una punta d’invidia non troppo sottile, non sarebbero affatto sfigurati in un immaginario confronto con la sua nuova persona.
Non era necessario essere dotati di particolare acume per rendersi conto del forte legame che li univa e Julius, dal canto suo, possedeva un certo comodo intuito, il quale gli aveva permesso più di una volta di cogliere i piccoli particolari che normalmente sfuggivano alla maggior parte della gente. E ciò che univa quelle due persone erano non solo i tratti fisici- orecchie appuntite, canini affilati ed un’altezza fuori dal comune- ma un’impalpabile alchimia pulsante come un cuore umano, incredibilmente similare al leggendario filo rosso del destino. Sua sorella amava ripetere quella piccola sentimentalistica leggenda ogni volta che cambiava fidanzato, o che l’amore le riservava l’ennesima, dolorosa illusione.
Poteva quasi sentire i loro cuori battere all’unisuono…meraviglioso..Un cuore segnato da antichi rancori ma visibilmente ammorbidito dall’affetto ricevuto, probabilmente senza aspettarne affatto, e uno più piccolo e delicato, un cuore di donna, ancora sanguinante per un dolore recente. Così diversi, eppure palpitanti la stessa, identica melodia impercettibile, che solo loro due erano in grado di udire…
Ma c’era qualcosa di ancora più sublime di quel loro sentimento condiviso, ed era il fisico da urlo dell’uomo dalla pelle smeraldina che aveva appena incontrato il suo sguardo.
Centinaia di metri più in basso, Piccolo radunò i compagni attorno a sé ed indicò l’ombra che, appena visibile tra le macerie, non aveva mai smesso di puntare lo sguardo su di loro.
-Non deve essere un genio per quanto riguarda la tattica- osservò vegeta con un sorriso beffardo -Guardate come si sta scoprendo. Se venisse coinvolto in un combattimento, un potenziale avversario abbastanza allenato avrebbe potuto colpirlo dritto in mezzo agli occhi, senza troppe difficoltà.
Sherin non ebbe voglia di rispondere ad un commento così sadico, e si avvicinò rapida a Goku, di certo una persona con la quale sarebbe stato molto più facile trattare.
-Magari è l’unico sopravvissuto all’esplosione…Oltre al padre di Bulma, ovviamente!- aggiunse di getto, resasi conto tardi della gaffe indelicata che aveva appena commesso -Forse dovremmo aiutarlo, non credi?
Goku non si volse verso di lei, né diede segno d’aver compreso le sue parole. Il suo guardo era rimasto fisso nel punto indicatogli dal compagno, e sulla sua tempia una piccola vena pulsava ritmicamente. La Sayan arretrò di qualche passo, e cercò lo sguardo di Piccolo: conosceva quell’espressione, ed era pronta a scommettere che Goku aveva fiutato qualcosa di strano nell’aria.
Piccolo posò una mano sulla sua spalla e, delicatamente, la invitò a posare lo sguardo sullo squarcio aperto nel muro rinforzato.
-Io non sarei così precipitoso. Non hai percepito la sua aura?
-No, Piccolo, non ci ho nemmeno pensato.- disse lei corrugando la fronte ampia e distogliendo lo sguardo dalla figura -Ad essere sincera non posso fare a meno di preoccuparmi per il Dottor Briefs. Se l’aura che sta pulsando là dentro è un potenziale pericolo, come credo Goku abbia capito molto prima di noi, i sopravvissuti all’esplosione incorreranno presto in un altro pericolo, non credi? Sarò anche precipitosa come dici tu, ma devo troppo al signor Briefs per lasciare che il nostro nuovo amichetto faccia la prossima mossa!

“Buio e luce che si incontrano, traghettati da due paia di occhi sconosciuti tra loro, che meraviglia… Quasi come la fusione dello jing e dello jang in un solo cerchio. Chissà come potrei descrivere questo mescolio di sensazioni prorompenti che mi scuotono da capo a piedi?”
Vegeta lanciò un rapido sguardo a Goku, immerso nella lettura dell’aura e della mente del giovane, oramai fattosi palese agli occhi dei presenti, e scandì bene le parole.
-Stai tentando di leggere nella sua mente, non è così? – domandò, ed il vecchio amico e rivale sorrise con imbarazzo, socchiudendo gli occhi scuri.
-Sì, e se devo essere sincero non è nemmeno un’esplorazione troppo difficile.- rispose -E’ come leggere una scritta tracciata nella sabbia asciutta…Voglio dire, inizialmente ciò che gli frulla in testa mi manda davvero in confusione, come se stessi guardando qualcosa da dietro un vetro sporco ed appannato. Ci vuole un po’ di tempo, però pian piano riesco a capire cosa sta pensando, come adesso.
-E che cosa.. Che cosa dice?
Goku si grattò la nuca, nel vano tentativo di prendere tempo, e continuò, nella voce una lieve incertezza.
-Ti dirò, in realtà non ci sto capendo più niente!
Vegeta sbottò in un’esclamazione esasperata, rinunciando del tutto a capire cosa frullasse nel cervello del secondo idiota che in quel momento si ritrovava fra i piedi.
“Ancora non mi stacca gli occhi di dosso! Che emozione. Se solo non fosse per quella sottospecie di valchiria che si ostina a parlargli, con quella sua vocetta roca ed inquietante!”
Julius serrò i denti candidi, e puntò un lungo dito pallido contro la spalla destra della Sayan: ancora non aveva sperimentato appieno ciò che il suo nuovo corpo era in grado di fare, ma non dubitava affatto che una parte della sua cocente invidia sarebbe confluita nell’estremità della sua mano. In fondo, la rabbia è da sempre un ottimo stimolo per l’essere umano.
Un bagliore luminoso apparve attorno alla sua mano, e sulla punta del dito brillò rapida una scintilla cerulea, scintilla che sferzò l’aria in un volo lungo pochissimi nanosecondi, per poi affondare in un colpo di punta nel muscolo della donna.
Sherin portò una mano alla spalla con un grido acuto,  concentrando l’attenzione di tutti su di sé.. inclusa quella di un Julius sempre più contrariato.
-Maledizione..- sussurrò allontanando la mano. Il tessuto violaceo della sua felpa era perforato proprio sopra al centro del legamento, ed il raggio ustionante aveva carbonizzato i margini del foro, sporco del sangue che aveva preso a colare lungo il braccio.
-Sherin!- Piccolo le prese il braccio ferito tra le mani, e prese ad esaminarlo rapidamente -Riesci a muoverlo?
Lei annuì, le labbra tese in una smorfia di dolore e rabbia, ed accennò una lenta rotazione della spalla: immediatamente il dolore riaffiorò in una fitta insopportabile. Sherin urlò per la seconda volta, e Goku si affrettò a slegare il laccio che assicurava il sacchetto di stoffa che portava alla cinta, e si lanciò verso l’amica. Nella mano stringeva una manciata di fagioli Senzu.
-Forza Sherin, apri la bocca, basteranno solo pochi secondi!- disse in tono concitato, prima che Piccolo allontanasse la sua mano con un lieve schiaffo.
-Non ricordi che su di lei non hanno effetto?- esclamò, e si rivolse a Bulma, oramai sempre più sconvolta. -Ultimamente porti sempre con te una serie di capsule contenenti medicine e strumenti di pronto soccorso, giusto? Allora prendi un antidolorifico, il più potente che hai!- volse lo sguardo alla compagna, una luce di tenerezza appena percettibile nello sguardo -E’ la seconda volta, ormai, che ti curiamo come una normale terrestre…
Sherin distese le labbra in un sorriso somigliante ad una smorfia di disgusto, e scoccò uno sguardo carico d’odio verso l’alto.
-Non ce ne sarà una terza, fidati di me.

Bulma rovistava freneticamente nella borsa, incurante degli oggetti che ne fuoriuscivano, cadendo sul marciapiede affollato di curiosi e giornalisti in cerca di tragedie da sfoderare nelle prime pagine del giornale.
Alla fine le sue dita afferrarono un sottile contenitore d’acciaio, e la donna armeggio più volte con la chiusura a scatto, maledicendo quelle sue mani che non volevano cessare di tremare.
Aspirine, bende, cerotti… Il contenuto di ciascuna capsula era riassunto su piccoli adesivi applicati sui contenitori in plastica, e le dita di Bulma si strinsero attorno all’ultima capsula, contrassegnata dalla dicitura “morfina”. La lanciò a terra, e la capsula esplose in una nuvola di fumo rivelando il suo contenuto. Tre, al massimo quattro siringhe rotolarono sul cemento, e Piccolo si lanciò a raccoglierle, aiutato da Yamcha e Vegeta. Goku, dal canto suo, si era allontanato più in fretta che poteva da esse, senza mai perdere di vista i loro aghi sottili. Vegeta le si avvicinò brandendo una siringa colma di liquido e, rivolto un rapido cenno a Piccolo, il quale non aveva mai smesso di sorreggere la compagna, poggiò la punta dell’ago sopra la pelle candida.
-Strappale la manica ed immobilizzale il braccio- gli ordinò, ed il Namecciano lacerò il tessuto quasi controvoglia.
-Se ti obbedisco così, è solo perché si tratta di lei- disse in un soffio -Sappilo, Vegeta.
Il sayan abbozzò una smorfia che, secondo lui, avrebbe dovuto assomigliare ad un sorriso; ed infilò l’ago nel braccio della donna. Sherin cacciò l’ennesimo urlo ed allungò una mano per strappare via la siringa, e Piccolo le intimò di fermarsi con parole secche. Julius, intanto, osservava deliziato la scena illuminandosi ogni qualvolta udiva un lamento provenire dalla bocca della donna. Musica celestiale per le sue orecchie. Quel suo guardare passivo dall’alto, però, iniziava decisamente ad annoiarlo, e per qualche minuto valutò silenziosamente le varie opzioni che gli si presentavano. Non aveva alcuna intenzione di rimanere troppo a lungo dietro le quinte dell’azione, ma non pensava nemmeno di lanciarsi a capofitto tra le braccia di quei fusti agguerriti, non dopo aver colpito la loro amica… Uscire o non uscire, quello era il dilemma.
-Vieni fuori, se ne hai il coraggio! Non pensare di passarla liscia, brutto bastardo, non con me!
La voce roca della donna lo colpì come un colpo di frusta, ed il ragazzo si mostrò totalmente ai loro occhi, spiegando le grandi ali bianche. Il vento accarezzò le piume candide, e Julius provò un intenso, prepotente desiderio di volare, di lanciarsi nel vuoto e seguire ubbidiente la decisa spinta delle correnti aeree. Prese una breve rincorsa e saltò verso il cielo.

-Sta arrivando.
Vegeta serrò i pugni e contrasse i muscoli allenati da innumerevoli battaglie, preparandosi ad attaccare. La prospettiva di un imminente corpo a corpo con un avversario sconosciuto lo riempiva d’adrenalina, e si ritrovò a sperare che i suoi compagni potessero avere la peggio per rimanere solo contro di lui.
-Bulma, allontanati più in fretta che puoi, e non cercare in alcun modo di entrare nell’edificio.- pronunciò quelle poche parole con fermezza, indicandole una strada poco trafficata -Non voglio che qualcuno rischi di farsi del male a causa nostra.
Un rossore appena percettibile apparve sulle sue gote, ed il Sayan sperò ardentemente che nessuno dei presenti ad eccezione di Bulma avesse prestato troppa attenzione alle sue parole. Una caduta di stile poco prima dell’inizio di uno scontro non era affatto degna di un Principe.
Bulma annuì e cominciò ad avviarsi verso un luogo più sicuro, mimetizzandosi tra la folla: Crilin e Yamcha la guardarono allontanarsi con un sospiro, e scacciarono velocemente il desiderio impellente di darsela a gambe e di fuggire con lei.
Sherin aumentò l’intensità della sua aura, seguendo l’esempio dei compagni, ed i suoi occhi mutarono il loro colore, divenendo due scintillanti gemme dorate. Come d’oro divennero invece alcune sue ciocche, ed un’unica, enorme fiamma avvolse il suo corpo. L’Half Sayan era tornato, traghettato da quella stessa rabbia che anni prima lo aveva portato alla luce.
-Vedo che non sei cambiata affatto.- Vegeta non fu capace di trattenere il commento tagliente affioratogli alle labbra -Chissà quando riuscirai a sopraffare la tua anima namecciana e a diventare un vero Super Sayan!
-Non scocciarmi, e pensa ad una strategia piuttosto. Dei tuoi commenti sarcastici possiamo tranquillamente farne a meno.
Vegeta aprì lentamente la bocca, ed una vena pulsò sulla sua ampia fronte.
-Come hai detto, sottospecie di muso verde?- sibilò questi, avvicinandosi minaccioso alla donna. Piccolo gli si parò davanti, digrignando i denti in un’espressione di sfida.
-Modera i toni, Vegeta!- Piccolo avvicinò un pugno serrato alla mascella del Sayan, e Goku dovette letteralmente separarli per evitare lo scontro che inevitabilmente ne sarebbe seguito.
Julius non aveva scelto il momento adatto per la sua entrata in scena, e nessuno dei guerrieri si accorse del suo elegante e studiato atterraggio.
-Voltatevi e combattete! Il palcoscenico del mondo ha bisogno della sua nuova stella!
Girò su se stesso in una lenta piroetta ed avvolse le ali attorno al corpo, azzardando persino uno sguardo altezzoso, ma nessuno parve prestargli troppa cura.
-Ehi? Ragazzi?- disse dopo un breve colpo di tosse -Sono qui dietro!
-Non intrometterti, bellimbusto! Sono certo che la tua donna sa difendersi anche senza le tue spacconate!
-Scusate…
-L’unico che non deve intromettersi qui sei tu, Vegeta! Non sarò capace di raggiungere i livelli di voi Super sayan, ma ho abbastanza dignità per non accattare prediche da uno come te!
-Signori?
-Sherin, Vegeta non intendeva certamente offenderti. Beh, poteva evitare di essere così acido..
-E’ troppo chiedere un po’ di attenzione?! O lor signori sono troppo occupati nelle loro litigate da comari per anche solo guardarmi?!
L’urlo esasperato di Julius spense in un istante i toni bollenti della discussione e, finalmente, il ragazzo fu completamente al centro dell’attenzione.
-Oh, merda...

Lirin Lawliet: rieccoci qua! Mi sono fatta un po’ attendere, ma alla fine ce l’ho fatta! Volevo assicurarti che, non appena troverò il tempo (e prima di andare in Germania) leggerò la tua nuova storia su Host Club! Quando ho scoperto per puro caso il tuo disegno sulla pagina autore, sono rimasta letteralmente di sasso: Host Club è uno tra i miei manga preferiti, e l’idea di leggere una fanfic basata su di esso mi stuzzica non poco! A proposito, come sta andando la stesura di Ortica? Un bacio digitale!

Aloysia Piton: davvero non consideri Julius un po’ scemo? Per carità, è certamente una sagoma, ma per ora non mi sembra proprio un fulmine di guerra, non dopo la meravigliosa entrata in scena che ha fatto! :D A presto!!

 

   
 
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