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Autore: Akkai    04/04/2011    4 recensioni
Ho voluto fare un esperimento, che tra le molte fan fiction presenti nella sezione non ho mai visto, il protagonista XY, il cui nome si capirà al interno della storia, è uno dei molti che in Supernatural sono stati sconfitti. Gradirei molto i vostri commenti per capire se l'esperimento è ben riuscito.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Whispers far away'
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La storia è scritta dai vincitori
La storia è scritta dai vincitori


La storia è scritta dai vincitori, meditate gente, poiché non sono i vinti a decidere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, meditate gente, meditate.
Se voi chiedeste agli ebrei chi è dalla parte del guisto, loro vi risponderanno che sono loro e vi narreranno la struggente storia di un popolo che da molti secoli, millenni, è perseguitato, senza patria, ne dimora dove riposare.
Se voi chiedeste ai Palestinesi chi è il colpevole di questa guerra sanguinaria, loro risponderebbero: gli israeliti. Allora voi sconcertati rimembrando le parole del popolo eletto da Dio, chiedereste loro quali sono le loro colpe e loro vi parlerebbero di un popolo avido e sfruttatore, che a causa della sua ingordigia molte volte è stato perseguitato e l'ultima vittima che la loro fame ha mietuto è stato un pezzo del loro stato, del loro cuore.
Post metto, io non sono ne dalla parte del uno o del altro, troppe ere ho vissuto e troppo vecchio sono diventato, per non aver capito nella mia fin troppo lunga esistenza che nessuno dei due contendenti è mai pio e l'altro un empio verme che meriterebbe di strisciare con il ventre sulla terra, come la serpe che tentò Eva.
No, ho decisamente vissuto troppe ere per continuare a credere di avere gli strumenti giusti per giudicare, non sono onniscente e nonostante sappia molto più della maggior parte degli esseri che vivono su questo pianeta so ben poco per poter giudicare.
Come sono arrivato a queste amare conclusioni? La vita miei cari umani e se avrete tempo per ascoltarla, ho una storia da raccontarvi, la mia.


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Come dalle migliori storie partiamo dal principio, si, perché io amo la coerenza, odio la gente che prende decisioni, anche importanti e poi se le rimangia vigliaccamente, come se fosse stato qualcun'altro a prendere quelle decisioni.
Sono nato molto prima che l'uomo venisse creato, ma non fu creato dall'argilla, no, terribile errore di traduzione.
Comunque sia al inizio ero puro pensiero nella mente di mio padre, poi prese delle nuvole e lì v'intrappolò quell'idea che ero io, così vidi per la prima volta il volto di mio Padre.
Non so se con le parole che la vostra specie usa per comunicare, riuscirò a descrivervelo.
Lui è puro amore, un'amore così intenso da farti male al cuore, ma per qualche strano motivo non te ne vorresti mai separare, è una bellissima giornata di primavera, su di un campo, con l'erba appena tagliata, come il primo volo di una rondine che dopo la paura iniziale, capisce che quella è la sua casa ed è il lento, fragile miracolo di una rosa che sboccia ed il sorriso puro e contagioso di un neonato.
Lui non è buono, è Bontà, non è amorevole, è l'Amore supremo che non ha termini di paragone ed io lo amavo, con tutto me stesso, avrei dato la mia vita per lui senza esitare un istante epppure lui era così preso dal suo lavoro, dato che si era autoimposto di creare l'universo e credetemi, era un lavoro molto duro, non aveva il tempo di fare il padre, quindi crescemmo tutti allo sbaraglio, senza una guida, anzi, avevamo due, Michael, il primo genito e vice di nostro padre ed il nostro amore incondizionato per Lui.
Peccato che nessuna delle due potesse sostituire la presenza di un padre amorevole.
Io volevo soltanto un padre che mi amasse quanto io amavo lui, volevo essere coccolato ed abbracciato, ma lui era sempre troppo distante, a creare stelle e pianeti, che nessuno avrebbe mai visto, mentre io crescevo accudito da mio fratello, che tutte le sere mi diceva che nostro Padre anche se era lontano ci voleva molto bene e sicuramente gli mancavamo, come a noi mancava Lui.
Ho osservato la nascita di molti altri miei fratelli ed era sempre uno spettacolo unico... divino, oserei dire.
Gli spiriti delle stelle si ruinivano tutti quanti, così come i nostri fratelli, perché significava che nostro padre era tornato a casa.
Mille luci di colori così belli da togliere il respiro a qualsiasi mortale e così cangianti da vedersi a miglia di distanza.
Era uno spettacolo così bello che non me ne saziavo mai, proprio come un bambino molto piccolo, che mai si stancherà del caldo e morbido abbraccio materno.
Eppure tutta quella meraviglia era seguita da un dolore inenarrabile, che feriva sempre di più la mia grazia già martoriata.
Di cosa sto parlando? Semplice della frase di rito 'Papà non ci sarà mai nella tua vita, ma sappi che ti vuole bene'.
Perché dolore? Provate voi a vedere una creatura così buona, pura ed innocente, che si è appena affacciata a questo mondo, voi direste piangere, anche se questo termine è riduttivo. I miei fratellini non piangevano, mostravano direttamente tutto il loro dolore per tutta l'aria, così tangibile, che se avessi allungato una mano probabilmente lo avrei toccato.
Tentavo di rincuorarli, ma non ci riuscivo molto bene, perché conoscevo solo frasi di circostanza, vuote, che mio fratello mi ripeteva molto spesso, ma soprattutto, temo, a causa del fatto che le loro lacrime risvegliavano il mio antico dolore mal sopito.
Allora li stringevo a me tentando di celare le mie lacrime come meglio potevo e proprio in quei momenti odiavo profondamente mio fratello, invidiando con tutte le mie forze la sua fede cieca e salda.
Lui non dubitava mai di nostro Padre, fedele fino al osso, copriva sempre le marachelle da giovani creature che io ed io mio altro fratello facevamo.
Lo ammetto con un poco di vergogna, lui decideva sempre cosa fare ed io lo seguivo affascinato dai modi molto creativi che trovava per passare il tempo e scuotere un poco il paradiso molto monotono.
Facevamo arrabbiare letteralmente nostro fratello/vice padre Michael, che prontamente ci difendeva nascondendo tutte le marachelle che facevamo agli occhi di un padre fin troppo cieco ed assente.
Ancora ricordo con malinconia quei giorni caratterizzati da una pace fasulla, che a quel tempo ci sembrava più che vera ed autentica, che angeli ingenui...
Allora ancora ingoravo il perché mio Padre mi avesse creato diverso da tutti i miei fratelli, nel suo egocentrismo smisurato, perché è ciò che è mio Padre, egocentrico fino al midollo che prima t'abbaglia con il suo candore e quando tu inizi ad adorarlo, se ne va tutto soddisfatto e contento, lasciandoti nel buio e nel dolore.
Ma adesso so, so che il bene risplende soltanto se è presente anche il male, come una candela la cui luce di giorno viene ignorata, mentre di notte risplende.
Lui voleva che io fossi il male, per far risaltare il suo candore, che adesso so essere soltanto una facciata.
Lo amavo, ma lui non aveva tempo ne per me ne per i miei fratelli e, quando c'era era freddo e distante, quasi come se non gli importasse nulla di noi.
Quando finalmente lo capì, immediatamente tutto mi fu più chiaro, il perché del mio carattere ribelle e poco incline alle regole, il mio dolore e senso di costrizione nel doverle seguire e decisi egoisticamente per la prima volta in tutta la mia millenaria esistenza, che avrei fatto ciò che era bene per me.
Ribellarmi.
Non fu il perché Jahwèh creò l'uomo, come venne detto poi, ma fu perché io ero nato così e mi sentivo costretto in una situazione che era contro la mia natura.
Ma amavo ancora i miei fratelli, quindi ne convinsi il più possibile, al solo scopo di doverne combattere di meno.
Mossi una ribellione contro il paradiso, volevo sedere io sul trono di mio padre, per poter essere un buon padre per i miei fratelli, nonostante il piccolo periodo dell'infanzia in cui io e Gabriel facevamo il diavolo a 4, volevo bene ai miei fratelli e glie ne voglio ancora molto, anche ai fratelli che non si ribellarono con me.
Credo che sia stata quella la mia pecca, il motivo per cui ho perso la battaglia: facevo di tutto per non far morire i miei uomini.
Ma ancora una volta dopo tanto tempo, mi ritrovo a stupirmi ancora una volta della crudeltà di mio padre, che dopo aver organizzato tutto in modo tale che io e Michael ci scontrassimo, lo ha lasciato da solo, indifeso, senza protezione.
Tipico da lui, anche se Michael è sempre stato il soldatino di Papà.
Adesso, a vederlo rannicchiato per terra mi duole il cuore, Michael mi ha cresciuto come un padre e non avrei mai voluto vedere così, ridotto in lacrime.
Vorrei poterlo consolare con tutto me stesso e dirgli che questo dolore prima o poi scomparirà, poiché lo comprendo più di quanto non pensi, dato il fatto che anch'io amavo ancora mio padre, quando decise di esiliarmi agli inferi.
Però purtroppo so che anche questo dolore non cessa mai di torturarti, solo ci fai amaramente l'abbitudine. L'unica cosa che posso fare è osservalo in silenzio, impotente, ed io dovrei essere malvagio.
Meditate gente, meditate.

Firmato
Lucifer, la stella del mattino.


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Il mio vero angolino, spero che abbiate capito che è stato Lucy a parlare dal inizio alla fine.
Questo è un mio esperimento che probabilmente pubblicherò, che mi è venuto in mente un po' di tempo fa, quindi se leggerete questa nota vorrà dire che lo avrò pubblicato, con la faccia tosta di dire 'Ho voluto fare l'avvocato del Diavolo' letteralmente parlando.
I commenti sono graditi e richiesti, perché come ho già detto, questo è un mio esperimento pazzo e volevo sapere se è riuscito o fallito misetamente.
Un bacio alla comunità di Epic FanFiction.
P.S. Chiedo scusa se non ho scritto nel intro che il personaggio era Lucifer, ma parte del esperimento è proprio il farvi entrare in empatia con l'arcangelo ribelle, cosa che non sarebbe stata possibile se aveste saputo subito il suo nome, perché parlando sinceramente: chi proverebbe mai pietà per un cattivo?
  
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