A
quanto diceva Ben mancava ormai per lo più di un paio d'ore
al
nostro arrivo in Ohio. Erano trascorsi altri due giorni, il viaggio
era stato molto lungo, la moto sull'asfalto correva senza esitazione,
chilometri su chilometri senza fermarsi mai, a meno che non fosse
strettamente necessario. Stare attaccata a lui, tenendomi
più
stretta possibile mi dava quel senso di sicurezza che per settimane
avevo dimenticato potesse esistere. Non si trattava solo di una
percezione momentanea, nonostante avessi provato emozioni fortissime
trovandomi dai Depp e amassi ogni dettaglio di loro, mi erano
successe così tante cose in così poco tempo da
sentire la mancanza
di qualunque cosa potesse sembrare normale. L'essere semplicemente
lì
e non dover pensare a nulla, trovarmi con una persona a cui ormai
inevitabilmente mi ero affezionata, mi portava in posti lontani che
difficilmente avrei voluto lasciare. Dovendo scegliere, sarei rimasta
su quella moto per tutta la vita.
Ci
fermammo da un benzinaio. Quando Ben scese dalla moto e mise il
cavalletto si tolse il casco e mi sorrise.
<<
Ultima sosta >> disse aiutandomi a scendere.
<< In
effetti ho fatto male i miei calcoli, pensavo ci avremmo messo di
meno, forse è meglio se avviso i Depp >>.
Presi il
cellulare dalla tasca, lui non disse nulla, ma sentivo che non aveva
smesso di guardarmi.
<< Cosa c'è? >> dissi senza
distogliere gli occhi dallo schermo. Contrariamente alle altre volte
in cui gliel'avevo chiesto lo feci scherzando. Ormai sentivo davvero
di non avere più bisogno di fingere qualsiasi emozione con
lui.
Avevo condiviso più cose con lui in quelle settimane, di
quante non
ne avessi vissute con il mio ex in un anno di relazione. Come mi
aveva detto Jo, dovevo assolutamente infrangere quel muro che mi
impediva di essere diretta con le persone, specialmente quelle a cui
tenevo di più e sapevo con certezza che Ben era diventato
una di
quelle.
<<
Niente... Mi chiedevo se ne fossi pentita >>
<< Perché
dovrei esserlo? Sono venuta io al molo, scelta mia conseguenze mie
>>
<<
Appunto, magari pensi sia stata una perdita di tempo, per poco non
finivi uccisa da un pazzo, se non fossi venuta... >>
<<
Io vado a prendere qualcosa da mangiare, tu fai benzina ok?
>>.
Oh
sì, sicuramente se avessi potuto avrei reso quel viaggio
interminabile. Volevo evitare di farmi interminabili castelli mentali
nel cervello, cosa provavo per lui, cosa sentiva lui. Qualcosa c'era
sicuramente, altrimenti non l'avrei mai raggiunto così di
corsa, ma
la voglia di sprofondare nei miei pensieri senza via d'uscita fu
annullata dalla mia imminente fame e la voglia di godermi ogni
singolo secondo senza riflettere su niente. Meno pensieri,
più vita.
Probabilmente doveva essere stato il fatto che avessi rischiato di
morire pochi giorni prima che mi faceva ragionare così. Per
un
attimo quasi ringraziai il pazzoide che mi aveva minacciato con un
coltello alla gola. Sorrisi di nuovo tra me e me.
Presi
un paio di schifezze dal piccolo discount accanto al benzinaio, andai
alla cassa e tornai da Ben che mi aspettava poggiato sulla moto. Lo
sguardo basso, al contrario mio sembrava l'avesse investito un tir.
<<
Tutto bene? >>
<< Sì, cos'hai preso? >>
<<
Ahi >>
<< Cosa? >>
<< Il tuo naso, il
tuo naso mi ha appena colpito l'occhio >>.
Ben
alzò la testa.
<< Ora fai anche la spiritosa? >>
<<
Io sono spiritosa,
cosa credi? E se la smettessi di dire bugie potremmo magari parlarne
>>
<<
É che siamo quasi arrivati >>
<< Lo so, hai paura di
vedere tuo padre? >>
<<
Non è paura >>
<<
Ansia o quello che è... >>
<<
Il problema è questo, non so come chiamarla. Io non mi sono
mai
sentito così >>
<< C'è sempre una prima volta caro
Ben >>
<<
Però so che devo farlo, devo chiarire questa situazione una
volta
per tutte >>
<<
Sei un bravo ragazzo Ben, non voglio dirti una di quelle frasi fatte
tipo “andrà tutto bene”, potresti
prendere anche una sonora
porta sulla faccia, o trovare qualcosa di spiacevole, ma qualunque
cosa sarà sono certa che avrai la forza di affrontarlo,
altrimenti
non avresti mai deciso di partire >>.
Mi
abbracciò. Io lasciai cadere il sacchetto che tenevo tra le
mani. Non m'importava. Dovevo stargli vicino, sentivo di doverlo
fare. Per la prima volta credetti davvero di esserne innamorata.
<<
Andiamo >> gli sussurrai nell'orecchio.
Finimmo
di mangiare e ripartimmo. L'Ohio ormai si trovava a due passi da noi.
§
La
moto si spense di nuovo, questa volta non saremmo ripartiti per un
bel po', a meno che le cose non fossero andate davvero male tanto da
spingere Ben ad andarsene nel tempo di cinque minuti.
<<
Ho avvisato mio fratello che dopo l'arresto è rimasto con
lui qui a
Cincinnati, sa del nostro arrivo, ma gli ho detto di non dir nulla a
mio padre. Avevo paura che dicesse di non venire, ma a questo punto
non so nemmeno più se ragiona o meno >>.
Qualunque
mia parola sarebbe stata inutile. Gli presi la mano, poi avvicinai la
sua testa sulla mia spalla. Mi promisi che qualunque cosa sarebbe
successa, non avrei lasciato che si lasciasse andare alla
disperazione. Mi disse “grazie” almeno un centinaio
di volte, poi
insieme ci avvicinammo all'ingresso della villetta a schiera.
<<
Pronto? >>.
Sorrise
per rassicurarmi, poi suonò il campanello. Pochi attimi dopo
un
ragazzo poco più grande di lui ma molto somigliante a Ben ci
aprì.
<<
Hei fratellino >>.
Si
abbracciarono calorosamente. Nonostante mi avesse detto che tra lui e
la sua famiglia non scorresse proprio buon sangue si vedeva
chiaramente che si volevano bene, che erano davvero felici di essersi
rivisti.
<<
Phil, lei è Jennifer >>.
Allungai
la mano verso il fratello di Ben, lui la strinse forte.
<<
Philip, ma puoi chiamarmi Phil >>
<<
Puoi chiamarmi Jen >> risposi io.
<<
Prego entrate. Papà sta riposando, ma intanto posso offrirvi
qualcosa da bere? >>
<< A me andrebbe benissimo anche
solo sedermi su qualcosa che non sia una moto >>
<<
Ah, se frequenti mio fratello dovrai iniziare ad abituartici
>>
<<
Ok, è stato un piacere conoscerti >> dissi
scherzando
rivolgendomi verso Ben.
Una
volta seduti Philip tornò da noi con un vassoio e tre
bicchieri con
delle bibite e della birra.
<<
Prendete pure quello che volete >>
<< Come sta? >>
disse Ben senza perdere tempo.
<<
È sempre molto stanco, sta prendendo dei farmaci ora e
presto dovrà
entrare in clinica, ma come suo solito vuole fare di testa sua e dice
che se lo costringiamo ad andare lì dentro... Beh, forse
è meglio
non ripeterlo >>
<<
Ora vuole fare anche il suicida? Se continua così
morirà ancora
prima di poterci vagamente pensare >>
<<
Per questo spero che la tua presenza possa fargli cambiare idea
>>
<<
Phil cosa speri di ottenere da me? É già tanto se
quando mi vedrà
non mi urlerà dietro prendendomi a calci in culo
>>
<<
Non è detto, tu hai un forte impatto su di lui. Comunque
oltre a
questo a breve ci sarà un'udienza contro papà. Ho
chiamato
l'avvocato più bravo che conosca. Non vedo mia moglie e i
miei figli
da più di una settimana Ben, non posso davvero
più occuparmi di lui
a tempo pieno, ho il mio lavoro, la mia vita. Ho bisogno che questa
volta funzioni, che vada in quella clinica e che delle persone che
vengono pagate per farlo si prendano cura di lui >>.
Seguivo
il discorso con molta attenzione. Sicuramente non mi sarei sognata di
dire una parola, non erano certo cose che mi riguardavano, ma
l'essere vicino a lui e potergli dare quella forza che da solo non
riusciva a tirar fuori, mi riempiva di speranze. Forse saremmo andati
via da lì sorridendo davvero.
<<
Farò del mio meglio >>.
Appena
finì di parlare sentimmo una porta aprirsi e poi richiudersi
subito
dopo. Dei passi lenti venire verso il salotto dove ci trovavamo noi.
Un attimo dopo comparve sulla soglia un uomo alto all'incirca come i
due fratelli, con i capelli grigio scuro, gli occhi piccoli, ma
incredibilmente azzurri e una stanchezza nel volto ricoperto di rughe
che lasciavano trasparire fatiche e delusioni. Sicuramente dimostrava
più anni di quanti ne avesse in realtà.
Strascicò
i piedi fino al divano dove sedevamo noi. Ci alzammo lentamente
mentre lui ci guardò con occhi curiosi senza dire nulla.
<<
Papà, Ben è venuto a trovarti e ha portato
un'amica >>
<<
Perché non mi hai avvisato? >> chiese con voce
roca.
<<
Beh pensavamo che- >>
<< Mi sarei messo qualcosa di
meglio >>
<< Papà >> fu l'unica cosa che
riuscì
a dire Ben.
Riuscii
a leggere la sua tensione, cercò senza guardare la mia mano,
come se
d'incanto potessi dargli tutto il coraggio di cui aveva bisogno.
Suo
padre, di cui ancora non sapevo il nome, gli si avvicinò e
oltre
ogni aspettativa, lo strinse a sé.
Ben
rimase per un attimo impietrito, poi lasciò la mia mano e
l'abbracciò forte. Se gli avessero detto che sarebbe
successo tutto
questo probabilmente non ci avrebbe comunque scommesso un centesimo, invece
era lì, abbracciato a suo padre, come forse non aveva mai fatto.
Ci
sedemmo di nuovo, il padre di Ben mi accennò un
sorriso presentandosi e stringendomi la mano debolmente.
<< George, piacere. >>
Visto come mi era stata descritta la situazione, pensai che quel moto di gentilezza fosse l'effetto delle medicine, ma dall'espressione dei due fratelli lì accanto a
me, capii
che era semplicemente la rappresentazione di come il loro padre era sempre stato, almeno finché non aveva perso la sua sobrietá molti anni prima. Ora che si stava lentamente ripulendo, si riuscivano a notare dei barlumi di luciditá.
Nuovamente seduti sul divano, Ben non si perse in giri di parole, entrando subito nel vivo della discussione.
<<
Papà perchè hai detto quelle cose? La clinica in
cui andrai potrà
solo farti bene. >>
<<
Io sto già bene, non ne ho bisogno. >>
<<
Sai che non è così, questo potrebbe essere un
momento. Se non ti fidi di noi, dei tuoi figli, di chi altro potresti farlo? >>.
George
rimase in silenzio diversi secondi, nessuno fiató. Si guardò le gambe che non smettevano di tremare, poi fissò
Ben.
<<
La sceglierai tu. >>
<< Che cosa? >> gli chiese lui preso completamente alla sprovvista.
<< Ho detto che dovrai sceglierla tu questa clinica, altrimenti non se ne fa nulla. >>
Non
credevo ai miei occhi e neanche il resto dei presenti. Da come mi era stata descritta la situazione
mi aspettavo piatti volare, imprecazioni, invece non successe nulla
di tutto questo. Con nostro grande stupore, tutto si risolse in poco più di un'ora. La
sola
presenza di un figlio preoccupato che era rimasto lontano a lungo, aveva fatto cambiare idea a un
padre testardo e consumato dai suoi sbagli. Questa era la prova che Ben faceva decisamente bene a
chiunque gli fosse accanto.
Passò un'altra ora, George per lo piú rispondeva con poche flebili parole a qualche domanda, ma questa volta
intervenni anche io perchè per lo più si discusse
di argomenti che non riguardavano la sfera familiare e pian piano mi sentii piú rilassata di trovarmi lí, in quella situazione che una settimana prima non avrei neanche potuto immaginare.
Una volta che si fece l'ora di cena Phil si alzò in
piedi.
<<
Quando pensate di ripartire? >>
<<
Anche questa notte >> rispose Ben.
<< Avete viaggiato
per così tanto, perchè non vi fermate a dormire
qui, domani una
volta più riposati
e
con
più calma tornerete a Miami >>.
Ben
mi guardò per cercare conferma.
<<
A me va bene qualunque cosa >> risposi.
<<
Allora è deciso, vi aiuto a portare su le cose
>>.
La
camera che ci diede Phil aveva un letto matrimoniale, purtroppo non
c'era alternativa differente, ma non ci facemmo problemi visto le
disposizioni e i posti penosi in cui ci eravamo ritrovati a dormire
in quelle notti prima di arrivare.
Cenammo
tranquilli, quando si fece tardi mi avvicinai alle scale per
raggiungere la camera da letto, ma appena mi avvicinai al primo
gradino sentii la voce di Phil parlarmi.
<< È davvero un
bravissimo ragazzo, su questo non porti nessun dubbio >>.
Insieme
ci voltammo per guardare in salotto Ben e suo padre che di nuovo si
abbracciarono commossi. Riuscii a vedere piccole lacrime scendergli
sulle guance, il mio cuore si strinse.
<<
Lo so >>.
§
Quando
Ben entrò in camera io ero ancora seduta sul letto a cercare
qualcosa da mettermi per la notte. Richiuse la porta alle sue spalle
con un sorriso sul viso.
<<
Jen, volevo ringraziarti >>
<< Credo sia la millesima
volta, potrei persino arrabbiarmi ora >> dissi scherzando.
<<
Dico sul serio, senza di te, sembra retorico forse, non credo avrei
fatto quello che ho fatto. Non pensavo davvero sarebbe andata a
finire così, invece è successo. Ti devo molto
>>
<<
Non mi devi niente >> dissi alzandomi.
Si
avvicinò a passi veloci, mi prese a sé e mi
baciò. Lo stesso feci
io, misi le mie mani sul suo collo e lo strinsi a me, lui mi prese in
braccio e mi ritrovai con la schiena contro il muro a pochi passi da
terra. Le sue mani mi sorreggevano, ma ormai non mi rendevo
più
conto di nulla, lo baciavo e basta, avevo voglia di sentire le sue
labbra, il suo calore, le sue braccia avvolgermi, lui e nient'altro.
Mi
lasciò tornare con i piedi per terra, ma senza staccarsi da
me,
giusto il tempo di sfilarmi la maglietta che indossavo. Le sue mani
calde sul mio corpo, ormai nessun freno, nessun pensiero ci avrebbe
fermati. Lo spogliai a mia volta, mi prese di nuovo in braccio e mi
appoggiò sul letto. Non era amore dolce e spensierato, era
amore
carico di passione, trattenuto per forse troppo tempo, ora finalmente
sfociava in ogni carezza, ogni bacio. Si staccò dalle mie
labbra, mi
guardò negli occhi, poi prese a baciarmi il collo fino a
scendere
sempre più giù, prima sulla mia scollatura, poi
sulla mia pancia.
Avevo voglia di lui, avevo voglia di sentirlo mio, avevo voglia di
amarlo come non ero mai riuscita a fare prima.
Sentii
le sue mani sfilarmi gli ultimi indumenti che indossavo, poi il suo
piacere entrare in me e avvolgermi. Ogni movimento, ogni sospiro,
ogni carezza e bacio rendevano il momento perfetto. Mi sentii
travolgere da un piacere ignorato da tempo, un piacere che con lui mi
sembrò di non aver provato mai.
Quella
notte, su quel letto, in quella città, in quel mondo,
esistevamo
solo io e lui.
Nulla
avrebbe potuto interrompere quel momento, solo un messaggio, sul mio
telefono che avrei letto il mattino seguente.
“É
meglio che torni il prima possibile, non ti piacerà quello
che
vedrai, Jo”.
Sono finalmente riuscita ad aggiornare. Erano mesi che volevo postare questo capitolo, ma non riuscivo nemmeno ad iniziarlo. Spero vi sia piaciuto. Scusate se sono di poche parole, ma ho mille e più cose da fare, quindi non mi trattengo. Ringrazio di cuore chi continua a recensire, chi legge, e chi segue questa storia, non vi ringrazierò mai abbastanza. Sperando vi sia piaciuto =) Un bacione, alla prossima.