Fanfic su attori > Johnny Depp
Segui la storia  |       
Autore: Vale__91    04/04/2011    6 recensioni
Una ragazza. Miami. Una villa. La famiglia Depp. Delle vacanze estive molto movimentate, dove una ragazza riceverà da sua madre un regalo che le segnerà la vita.25° CAPITOLO (EPILOGO)
(Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A quanto diceva Ben mancava ormai per lo più di un paio d'ore al nostro arrivo in Ohio. Erano trascorsi altri due giorni, il viaggio era stato molto lungo, la moto sull'asfalto correva senza esitazione, chilometri su chilometri senza fermarsi mai, a meno che non fosse strettamente necessario. Stare attaccata a lui, tenendomi più stretta possibile mi dava quel senso di sicurezza che per settimane avevo dimenticato potesse esistere. Non si trattava solo di una percezione momentanea, nonostante avessi provato emozioni fortissime trovandomi dai Depp e amassi ogni dettaglio di loro, mi erano successe così tante cose in così poco tempo da sentire la mancanza di qualunque cosa potesse sembrare normale. L'essere semplicemente lì e non dover pensare a nulla, trovarmi con una persona a cui ormai inevitabilmente mi ero affezionata, mi portava in posti lontani che difficilmente avrei voluto lasciare. Dovendo scegliere, sarei rimasta su quella moto per tutta la vita.
Ci fermammo da un benzinaio. Quando Ben scese dalla moto e mise il cavalletto si tolse il casco e mi sorrise.
<< Ultima sosta >> disse aiutandomi a scendere.
<< In effetti ho fatto male i miei calcoli, pensavo ci avremmo messo di meno, forse è meglio se avviso i Depp >>.
Presi il cellulare dalla tasca, lui non disse nulla, ma sentivo che non aveva smesso di guardarmi.
<< Cosa c'è? >> dissi senza distogliere gli occhi dallo schermo. Contrariamente alle altre volte in cui gliel'avevo chiesto lo feci scherzando. Ormai sentivo davvero di non avere più bisogno di fingere qualsiasi emozione con lui. Avevo condiviso più cose con lui in quelle settimane, di quante non ne avessi vissute con il mio ex in un anno di relazione. Come mi aveva detto Jo, dovevo assolutamente infrangere quel muro che mi impediva di essere diretta con le persone, specialmente quelle a cui tenevo di più e sapevo con certezza che Ben era diventato una di quelle.
<< Niente... Mi chiedevo se ne fossi pentita >>
<< Perché dovrei esserlo? Sono venuta io al molo, scelta mia conseguenze mie >>
<< Appunto, magari pensi sia stata una perdita di tempo, per poco non finivi uccisa da un pazzo, se non fossi venuta... >>
<< Io vado a prendere qualcosa da mangiare, tu fai benzina ok? >>.
Oh sì, sicuramente se avessi potuto avrei reso quel viaggio interminabile. Volevo evitare di farmi interminabili castelli mentali nel cervello, cosa provavo per lui, cosa sentiva lui. Qualcosa c'era sicuramente, altrimenti non l'avrei mai raggiunto così di corsa, ma la voglia di sprofondare nei miei pensieri senza via d'uscita fu annullata dalla mia imminente fame e la voglia di godermi ogni singolo secondo senza riflettere su niente. Meno pensieri, più vita. Probabilmente doveva essere stato il fatto che avessi rischiato di morire pochi giorni prima che mi faceva ragionare così. Per un attimo quasi ringraziai il pazzoide che mi aveva minacciato con un coltello alla gola. Sorrisi di nuovo tra me e me.
Presi un paio di schifezze dal piccolo discount accanto al benzinaio, andai alla cassa e tornai da Ben che mi aspettava poggiato sulla moto. Lo sguardo basso, al contrario mio sembrava l'avesse investito un tir.
<< Tutto bene? >>
<< Sì, cos'hai preso? >>
<< Ahi >>
<< Cosa? >>
<< Il tuo naso, il tuo naso mi ha appena colpito l'occhio >>.
Ben alzò la testa.
<< Ora fai anche la spiritosa? >>
<< Io sono spiritosa, cosa credi? E se la smettessi di dire bugie potremmo magari parlarne >>
<< É che siamo quasi arrivati >>
<< Lo so, hai paura di vedere tuo padre? >>
<< Non è paura >>
<< Ansia o quello che è... >>
<< Il problema è questo, non so come chiamarla. Io non mi sono mai sentito così >>
<< C'è sempre una prima volta caro Ben >>
<< Però so che devo farlo, devo chiarire questa situazione una volta per tutte >>
<< Sei un bravo ragazzo Ben, non voglio dirti una di quelle frasi fatte tipo “andrà tutto bene”, potresti prendere anche una sonora porta sulla faccia, o trovare qualcosa di spiacevole, ma qualunque cosa sarà sono certa che avrai la forza di affrontarlo, altrimenti non avresti mai deciso di partire >>.
Mi abbracciò. Io lasciai cadere il sacchetto che tenevo tra le mani. Non m'importava. Dovevo stargli vicino, sentivo di doverlo fare. Per la prima volta credetti davvero di esserne innamorata.
<< Andiamo >> gli sussurrai nell'orecchio.
Finimmo di mangiare e ripartimmo. L'Ohio ormai si trovava a due passi da noi.

§

La moto si spense di nuovo, questa volta non saremmo ripartiti per un bel po', a meno che le cose non fossero andate davvero male tanto da spingere Ben ad andarsene nel tempo di cinque minuti.
<< Ho avvisato mio fratello che dopo l'arresto è rimasto con lui qui a Cincinnati, sa del nostro arrivo, ma gli ho detto di non dir nulla a mio padre. Avevo paura che dicesse di non venire, ma a questo punto non so nemmeno più se ragiona o meno >>.
Qualunque mia parola sarebbe stata inutile. Gli presi la mano, poi avvicinai la sua testa sulla mia spalla. Mi promisi che qualunque cosa sarebbe successa, non avrei lasciato che si lasciasse andare alla disperazione. Mi disse “grazie” almeno un centinaio di volte, poi insieme ci avvicinammo all'ingresso della villetta a schiera.
<< Pronto? >>.
Sorrise per rassicurarmi, poi suonò il campanello. Pochi attimi dopo un ragazzo poco più grande di lui ma molto somigliante a Ben ci aprì.
<< Hei fratellino >>.
Si abbracciarono calorosamente. Nonostante mi avesse detto che tra lui e la sua famiglia non scorresse proprio buon sangue si vedeva chiaramente che si volevano bene, che erano davvero felici di essersi rivisti.
<< Phil, lei è Jennifer >>.
Allungai la mano verso il fratello di Ben, lui la strinse forte.
<< Philip, ma puoi chiamarmi Phil >>
<< Puoi chiamarmi Jen >> risposi io.
<< Prego entrate. Papà sta riposando, ma intanto posso offrirvi qualcosa da bere? >>
<< A me andrebbe benissimo anche solo sedermi su qualcosa che non sia una moto >>
<< Ah, se frequenti mio fratello dovrai iniziare ad abituartici >>
<< Ok, è stato un piacere conoscerti >> dissi scherzando rivolgendomi verso Ben.
Una volta seduti Philip tornò da noi con un vassoio e tre bicchieri con delle bibite e della birra.
<< Prendete pure quello che volete >>
<< Come sta? >> disse Ben senza perdere tempo.
<< È sempre molto stanco, sta prendendo dei farmaci ora e presto dovrà entrare in clinica, ma come suo solito vuole fare di testa sua e dice che se lo costringiamo ad andare lì dentro... Beh, forse è meglio non ripeterlo >>
<< Ora vuole fare anche il suicida? Se continua così morirà ancora prima di poterci vagamente pensare >>
<< Per questo spero che la tua presenza possa fargli cambiare idea >>
<< Phil cosa speri di ottenere da me? É già tanto se quando mi vedrà non mi urlerà dietro prendendomi a calci in culo >>
<< Non è detto, tu hai un forte impatto su di lui. Comunque oltre a questo a breve ci sarà un'udienza contro papà. Ho chiamato l'avvocato più bravo che conosca. Non vedo mia moglie e i miei figli da più di una settimana Ben, non posso davvero più occuparmi di lui a tempo pieno, ho il mio lavoro, la mia vita. Ho bisogno che questa volta funzioni, che vada in quella clinica e che delle persone che vengono pagate per farlo si prendano cura di lui >>.
Seguivo il discorso con molta attenzione. Sicuramente non mi sarei sognata di dire una parola, non erano certo cose che mi riguardavano, ma l'essere vicino a lui e potergli dare quella forza che da solo non riusciva a tirar fuori, mi riempiva di speranze. Forse saremmo andati via da lì sorridendo davvero.
<< Farò del mio meglio >>.
Appena finì di parlare sentimmo una porta aprirsi e poi richiudersi subito dopo. Dei passi lenti venire verso il salotto dove ci trovavamo noi. Un attimo dopo comparve sulla soglia un uomo alto all'incirca come i due fratelli, con i capelli grigio scuro, gli occhi piccoli, ma incredibilmente azzurri e una stanchezza nel volto ricoperto di rughe che lasciavano trasparire fatiche e delusioni. Sicuramente dimostrava più anni di quanti ne avesse in realtà.
Strascicò i piedi fino al divano dove sedevamo noi. Ci alzammo lentamente mentre lui ci guardò con occhi curiosi senza dire nulla.
<< Papà, Ben è venuto a trovarti e ha portato un'amica >>
<< Perché non mi hai avvisato? >> chiese con voce roca.
<< Beh pensavamo che- >>
<< Mi sarei messo qualcosa di meglio >>
<< Papà >> fu l'unica cosa che riuscì a dire Ben.
Riuscii a leggere la sua tensione, cercò senza guardare la mia mano, come se d'incanto potessi dargli tutto il coraggio di cui aveva bisogno.
Suo padre, di cui ancora non sapevo il nome, gli si avvicinò e oltre ogni aspettativa, lo strinse a sé.
Ben rimase per un attimo impietrito, poi lasciò la mia mano e l'abbracciò forte. Se gli avessero detto che sarebbe successo tutto questo probabilmente non ci avrebbe comunque scommesso un centesimo, invece era lì, abbracciato a suo padre, come forse non aveva mai fatto.
Ci sedemmo di nuovo, il padre di Ben mi accennò un sorriso presentandosi e stringendomi la mano debolmente.
<< George, piacere. >>
Visto come mi era stata descritta la situazione, pensai che quel moto di gentilezza fosse l'effetto delle medicine, ma dall'espressione dei due fratelli lì accanto a me, capii che era semplicemente la rappresentazione di come il loro padre era sempre stato, almeno finché non aveva perso la sua sobrietá molti anni prima. Ora che si stava lentamente ripulendo, si riuscivano a notare dei barlumi di luciditá.
Nuovamente seduti sul divano, Ben non si perse in giri di parole, entrando subito nel vivo della discussione.
<< Papà perchè hai detto quelle cose? La clinica in cui andrai potrà solo farti bene. >>
<< Io sto già bene, non ne ho bisogno. >>
<< Sai che non è così, questo potrebbe essere un momento. Se non ti fidi di noi, dei tuoi figli, di chi altro potresti farlo? >>.
George rimase in silenzio diversi secondi, nessuno fiató. Si guardò le gambe che non smettevano di tremare, poi fissò Ben.
<< La sceglierai tu. >>
<< Che cosa? >> gli chiese lui preso completamente alla sprovvista.
<< Ho detto che dovrai sceglierla tu questa clinica, altrimenti non se ne fa nulla. >>
Non credevo ai miei occhi e neanche il resto dei presenti. Da come mi era stata descritta la situazione mi aspettavo piatti volare, imprecazioni, invece non successe nulla di tutto questo. Con nostro grande stupore, tutto si risolse in poco più di un'ora. La sola presenza di un figlio preoccupato che era rimasto lontano a lungo, aveva fatto cambiare idea a un padre testardo e consumato dai suoi sbagli. Questa era la prova che Ben faceva decisamente bene a chiunque gli fosse accanto.
Passò un'altra ora, George per lo piú rispondeva con poche flebili parole a qualche domanda, ma questa volta intervenni anche io perchè per lo più si discusse di argomenti che non riguardavano la sfera familiare e pian piano mi sentii piú rilassata di trovarmi lí, in quella situazione che una settimana prima non avrei neanche potuto immaginare.
Una volta che si fece l'ora di cena Phil si alzò in piedi.
<< Quando pensate di ripartire? >>
<< Anche questa notte >> rispose Ben.
<< Avete viaggiato per così tanto, perchè non vi fermate a dormire qui, domani una volta più
riposati e con più calma tornerete a Miami >>.
Ben mi guardò per cercare conferma.
<< A me va bene qualunque cosa >> risposi.
<< Allora è deciso, vi aiuto a portare su le cose >>.
La camera che ci diede Phil aveva un letto matrimoniale, purtroppo non c'era alternativa differente, ma non ci facemmo problemi visto le disposizioni e i posti penosi in cui ci eravamo ritrovati a dormire in quelle notti prima di arrivare.
Cenammo tranquilli, quando si fece tardi mi avvicinai alle scale per raggiungere la camera da letto, ma appena mi avvicinai al primo gradino sentii la voce di Phil parlarmi.
<< È davvero un bravissimo ragazzo, su questo non porti nessun dubbio >>.
Insieme ci voltammo per guardare in salotto Ben e suo padre che di nuovo si abbracciarono commossi. Riuscii a vedere piccole lacrime scendergli sulle guance, il mio cuore si strinse.
<< Lo so >>.

§

Quando Ben entrò in camera io ero ancora seduta sul letto a cercare qualcosa da mettermi per la notte. Richiuse la porta alle sue spalle con un sorriso sul viso.
<< Jen, volevo ringraziarti >>
<< Credo sia la millesima volta, potrei persino arrabbiarmi ora >> dissi scherzando.
<< Dico sul serio, senza di te, sembra retorico forse, non credo avrei fatto quello che ho fatto. Non pensavo davvero sarebbe andata a finire così, invece è successo. Ti devo molto >>
<< Non mi devi niente >> dissi alzandomi.
Si avvicinò a passi veloci, mi prese a sé e mi baciò. Lo stesso feci io, misi le mie mani sul suo collo e lo strinsi a me, lui mi prese in braccio e mi ritrovai con la schiena contro il muro a pochi passi da terra. Le sue mani mi sorreggevano, ma ormai non mi rendevo più conto di nulla, lo baciavo e basta, avevo voglia di sentire le sue labbra, il suo calore, le sue braccia avvolgermi, lui e nient'altro.
Mi lasciò tornare con i piedi per terra, ma senza staccarsi da me, giusto il tempo di sfilarmi la maglietta che indossavo. Le sue mani calde sul mio corpo, ormai nessun freno, nessun pensiero ci avrebbe fermati. Lo spogliai a mia volta, mi prese di nuovo in braccio e mi appoggiò sul letto. Non era amore dolce e spensierato, era amore carico di passione, trattenuto per forse troppo tempo, ora finalmente sfociava in ogni carezza, ogni bacio. Si staccò dalle mie labbra, mi guardò negli occhi, poi prese a baciarmi il collo fino a scendere sempre più giù, prima sulla mia scollatura, poi sulla mia pancia. Avevo voglia di lui, avevo voglia di sentirlo mio, avevo voglia di amarlo come non ero mai riuscita a fare prima.
Sentii le sue mani sfilarmi gli ultimi indumenti che indossavo, poi il suo piacere entrare in me e avvolgermi. Ogni movimento, ogni sospiro, ogni carezza e bacio rendevano il momento perfetto. Mi sentii travolgere da un piacere ignorato da tempo, un piacere che con lui mi sembrò di non aver provato mai.
Quella notte, su quel letto, in quella città, in quel mondo, esistevamo solo io e lui.
Nulla avrebbe potuto interrompere quel momento, solo un messaggio, sul mio telefono che avrei letto il mattino seguente.
“É meglio che torni il prima possibile, non ti piacerà quello che vedrai, Jo”.


Sono finalmente riuscita ad aggiornare. Erano mesi che volevo postare questo capitolo, ma non riuscivo nemmeno ad iniziarlo. Spero vi sia piaciuto. Scusate se sono di poche parole, ma ho mille e più cose da fare, quindi non mi trattengo. Ringrazio di cuore chi continua a recensire, chi legge, e chi segue questa storia, non vi ringrazierò mai abbastanza. Sperando vi sia piaciuto =) Un bacione, alla prossima.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Johnny Depp / Vai alla pagina dell'autore: Vale__91