Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: La Signora in Rosso    04/04/2011    7 recensioni
"...senza quel dannato pomeriggio non sarebbe incominciato nulla."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutte. Eccoci qui con il tanto atteso primo appuntamento. Cosa succederà? :)
 Spero di non deludere nessuno e di non sembrare scontata. Non mi sembra poi un gran che, ma lascio decidere voi.
Grazie a tutte coloro che hanno commentato il capitolo precedente. Grazie di cuore. ^^
Vorrei anche scusarmi per la quantità abominevole di errori contenuta nel capitolo precedente. o.o Scusate veramente.
Vi raccomando di portare pazienza e di essere clementi. ^^
Un bacio.
Buona lettura ^^


I denti di un pettine in legno districavano con violenza i grossi nodi che si ammassavano nei capelli di Frank.

“Dovresti pensare seriamente di tagliarli, sai Frank. Ci metti un secolo per renderli decenti ogni volta che te li lavi… sono una cosa assurdamente assurda. “

Era vero. I suoi capelli erano assurdi. Stavano sempre come volevano loro, che fossero corti o lunghi, come in quel momento, e alla fine l’avevano sempre vinta loro.
E a lui toccava uscire ogni volta in condizioni assurde, per l’appunto.
Con un colpo secco, alla fine dell’opera quasi riuscita, lanciò il pettine nel lavandino e uscì dal bagno.
Mancavano cinque minuti allo scadere della mezz’ora prefissata e lui era ancora in mutande. Pulito, profumato e in ordine, ma in mutande, maledizione!
Sbuffando leggermente si accinse ad aprire le ante dell’armadio in camera sua, e con una sottile apprensione, a dirla tutta: correva il rischio di venir sommerso da una valanga di vestiti stropicciati e ammucchiati precariamente sulle mensole. Correva un grave pericolo.
Una mano era già alzata, pronta a proteggerlo da calzini e magliette varie, ma non successe nulla.
Era tutto così ben stipato all’interno, che niente si era mosso una volta aperte le ante.
Tutto un altro paio di maniche sarebbe stato, invece, tirare fuori qualcosa di utilizzabile.
Ma era sempre stato un bravo giocatore di Shangai.
Scelse una maglietta gialla, una delle sue preferite, che ad una prima occhiata sembrava la messa meglio, e una paio di blu jeans strappati alle ginocchia.
Almeno sarebbero sembrati spiegazzati apposta. Infilandoseli diede un’occhiata all’enorme sveglia che troneggiava sul comodino. Era in ritardo. Di cinque minuti. Ciò significava che anche Gerard era in ritardo.

“Abbiamo trovato un ritardatario cronico come te, Frankie. Che sia un buon segno? Che poi, non ci hai pensato che sei in ritardo anche per qualcos’altro? Non ti è minimamente passato per l’anticamera di quel cervellino che ti ritrovi che forse saresti dovuto andare….”

- Merda. Il lavoro. Cazzo. –

Impacciato dai pantaloni infilati a metà, Frank si catapultò a prendere il cellulare abbandonato sul letto e compose in fretta e furia il numero del suo titolare.

- Ti prego, ti prego, fa che mi dia un’altra giornata libera. Ti scongiuro…. Ehm, salve, sono Frank Iero… -

- Iero… ah sì. Sei forse il fattorino che la domenica dovrebbe essere qui alle 11 e mezza? Sì, mi sa che sei tu. E mi sa anche che puoi tenere il culo a casa anche oggi, sai. Sei licenziato. Ti arriverà per posta l’ultimo stipendio. –

- Io… -

Ma aveva già riattaccato.

- Cazzo. L’ho fatta grossa. –

“Eh sì, bellezza, ‘sta volta l’hai combinata proprio grossa. Ma senti… il campanello. Vediamo di non mandare tutto definitivamente a puttane. “

Effettivamente il campanello stava suonando.
Insistentemente.
Molto insistentemente.
Veloce si tirò su la cerniera dei jeans e si infilò la maglietta. A piedi nudi poi corse verso l’entrata ed aprì la porta.

- Ciao Frank! Scusa il disturbo, so che avrei dovuto chiamare, ma avevo voglia di vederti e sai… ero da queste parti… -

Frank la squadrò da capo a piedi.
Era una bella ragazza bionda, una misure 90-60-90, già abbronzata sebbene fosse appena primavera, unghie laccate in maniera impeccabile di una rosa barbie, minigonna e top, tacchi da 8 centimetri. Mmmh.

“E questa da dove spunta fuori????”

- ….. ehm, sono Janet, ti ricordi? –

“Janet??? Ah, sabato di due settimane fa. Un’amica di una compagna di scuola. Un drink e le hai infilato la lingua in bocca. Non siete arrivati al secondo che l’hai portata a casa. Dieci minuti calcolati di puro sesso. Niente di speciale. “

- Ah, sì… eccome se mi ricordo! Caspita, solo che… ehm… mi arrivi in un momento un po’ così, sai, stavo per uscire… -

E poi una sagoma scura era comparsa sul pianerottolo.
Con una mano si stava scostando i capelli corvini dal viso accaldato, gli occhi verdi che, speranzosi, cercavano la porta giusta e che poi si posavano con lentezza sulle gambe della ragazza, per poi salire e fermarsi sul volto impietrito di Frank.
Un mezzo sorriso che se spegneva.
La mano che inerme riscendeva sul fianco.
Il respiro che si bloccava. Ad entrambi.

- Ecco, vedi… è già arrivato. Come vedi non ho tempo per te. La prossima volta ti converrebbe chiamare, sì. Ciao Janet, ciao. Entra Gerard, vieni dentro. –

E con un gesto tremante della mano invitò il ragazzo ad entrare.
Janet era sconvolta. Allibita. Nessuno l’aveva mai rifiutata. Non quando era vestita così.

- Scusa, Janet. Ecco, è stato un piacere conoscerti. –

Gerard era un galantuomo, lo era sempre stato.
E sebbene in quel momento una delusione atroce gli stava riempiendo il cuore, le buone maniere non le aveva di certo perse.
E appoggiandole delicatamente una mano su un gomito la superò per entrare in casa di Frank, che prontamente gli richiuse la porta alle spalle.
Si sentì un “vaffanculo” da fuori, poi il ticchettio dei tacchi che furenti si allontanavano, e poi nulla.

Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare per primo.
Nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l’altro negli occhi: Gerard ammirava la parete di cd infondo alla stanza e Frank si ammirava i piedi. Nudi.
Stava velocemente affogando in un sentimento molto simile alla vergogna, le guance ne erano la prova.
Poi anche Gerard si accorse di avere davanti il ragazzo scalzo, e sorridendo dolcemente come si fa con i bambini guardò negli occhi Frank.
E Frank guardò lui, le guance ancora più infiammate.

- …. Io…. Vado a mettermi un paio di… ecco…. Scarpe. Sì. Arrivo. Accomodati intanto ma, ma non ci metterò molto. Comunque, sì… fai…. Fai come se fossi a casa tua. –

E scomparve.
Gerard mosse qualche passo in avanti, timido, e si avvicinò alla collezione musicale che Frank aveva pazientemente raccolto fino a quel momento. Era infinita.
Inclinò la testa di lato per poter leggere gli artisti ed i nomi degli album… ordinati in ordine alfabetico e cronologico ci poteva trovare qualsiasi cosa.
Era una specie di isoletta ordinata in mezzo ad un disastro di appartamento. Ma gli piaceva. Sapeva maledettamente di Frank.
E il suddetto ragazzo aveva nel frattempo tirato fuori un vecchio paio di Converse nere un po’ slavate ed era ricomparso in salotto, senza dire una parola.
Era rimasto affascinato dall’immagine di Gerard che, con una mezza linguetta fuori, rimirava estasiato la parete di cd a tal punto che non aveva avuto la forza di dire o fare nulla se non starsene lì a guardarlo. Mosse solo di poco la testa, in modo da vederlo meglio, ed un osso scricchiò.
Gerard si voltò di scatto, imbarazzato.

- Ehm, caspita, complimenti, non sapevo che ti piacesse così tanto la musica. Io… mi piace… cioè… anche a me piacciono questi gruppi… -

E poi abbassò lo sguardo, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

“Gli piace… sottolineo, gli piace qualcosa di te…”

Frank non sapeva cosa pensare. Ne tantomeno cosa fare.
Gli si avvicinò e prese in mano uno dei suoi dischi.

- Questo è il mio preferito…. Non so…. Io li adoro…. Tu… -

Era un album degli Iron Maiden, Powerslave.

- Anche io li adoro. È il mio preferito in assoluto tra i loro… ecco… –

Gerard aveva risposto con foga, come se volesse far vedere che era bravo, come fanno i bambini.
E intanto, tutto preso dal suo discorso, si era avvicinato ancora di più a Frank, guardando il cd tra le sue mani, non alzando mai gli occhi, sempre più vicino.
E si fermava ad ogni parola, imbarazzato e insieme teso per la situazione, ma aveva così tante cose da dire, così tanto da dimostrare. Voleva piacere a Frank.
Ma Frank non lo ascoltava minimamente.
Lo osservava, invece, avvicinarsi a lui, e tremava all’idea di un contatto tra le loro mani, ma erano così vicini….
Osservava la pelle chiara del viso di Gerard, per metà coperto da un ciuffo ribelle di capelli nerissimi che rubavano una sfumatura particolare alla luce.
Ammirava in silenzio quello stesso ciuffo ribelle che la sera prima lo aveva così dolcemente accarezzato in volto.
E poi osservava le mani di Gerard, lisce e curate e all’apparenza morbide. E si ricordò dell’effetto di quelle dita affusolate sulla sua pelle, sulle sue labbra.
I due ragazzi erano sempre più vicini, le loro spalle si sfioravano appena e Gerard continuava a parlare e a parlare ininterrottamente, un fiume di parole che scendeva impetuoso dalla sua bocca.
Ma che non trovava pace nella testa di Frank, così occupato ad ascoltare il suo cuore battere direttamente in gola, così forte che temeva che l’altro lo sentisse.
E poi, con un gesto delicato, Gerard mosse una mano in direzione dell’altro per indicargli un punto sulla copertina del cd.

- Sì, vedi… eccolo qui. È proprio qui… -

E in quel momento le loro mani si sfiorarono.
Il respiro di Frank si mozzò, riportato così ferocemente alla realtà, e alzò lo sguardo per guardare Gerard in viso, la bocca leggermente aperta.
Dal canto suo, Gerard era rimasto stupito dalla scarica elettrica che aveva sentito scorrergli nelle vene nell’istante esatto in cui la sua mano aveva incontrato quella del ragazzo.
Così alzo lo sguardo anche lui, per guardare Frank, per controllare che lui non avesse sentito quel maledetto brivido che aveva seguito la scossa.
La prima, ma non l’ultima di quella giornata.
I loro sguardi si scontrarono e si fusero in un unico abbraccio, le loro mani si unirono nuovamente in una presa più salda, le parole si rintanarono in un angolo lasciando la bocca vuota, inutile, il loro cervello smise di impartire ordini all’intero corpo, cosicché l’unica cosa che in quel momento funzionava a dovere fu il loro cuore, che irradiava ogni singola cellula di un energia nuova, un calore nuovo. Quello che seguì fu un gesto automatico.
Gli sguardi erano rotolati giù, giù fino alle labbra dell’altro e poi si erano oscurati, le palpebre che calavano rendendo buio quel mondo che il quel momento era fatto solo di sentimenti, sensi, suoni ed odori. E poi il tocco delicato di due bocche sottili ed inesperte.
Fu appena un attimo, un fulmine rombante che li investì senza preoccupazioni, senza se, senza ma.

Quello fu il loro primo bacio.
Non era passionale, non bramavano il contatto dei loro corpi, no, non ancora.
Era stato un riflesso di un bacio.
Ma forse anche quello che poteva avvicinarsi di più alla purezza di un amore non ancora iniziato, non ancora consumato, leggero come un cappello rapito dal vento, quasi un amore bambino, che si affaccia per la prima volta sul mondo.
E si sentirono giusti, perfetti così com’erano, coi loro difetti e con il loro amore appena nato, anche se era diverso, diverso da tutto quello che avevano provato fino a quel momento, ma non era sbagliato. Non poteva essere più lontano dal sembrare sbagliato di così.
Era un universo nuovo, un oceano movimentato nel quale affondavano assieme, un continente non ancora scoperto nel quale stavano sbarcando per mano, la loro America, la loro nuvola rosa dove se ne stavano ritirati a guardare il resto del mondo girare senza sosta, con e senza di loro al contempo.
Era tutto ed era niente.
Erano loro, uniti per un secondo che durò un anno.
Erano insieme.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: La Signora in Rosso