I'll find another way
Of saying....
All the time we have for life,
Thinking 'bout the lives we had
Together....
Whatever gets you through today'
Le cinque. Fra
un’ora e
mezza dovrò essere in ospedale e non ho ancora chiuso
occhio. Vorrei poter dire
che è colpa di Lucy, che non mi lascia dormire
perché non può fare a meno di
saltarmi addosso, ma sto parlando tra me e me quindi posso essere
sincero.
Riposa – russa
–
tranquilla al mio fianco. Come darle torto?
Probabilmente capita solo
a me, di sognare, svegliarmi nel cuore della notte e poi non riuscire
più a
riaddormentarmi causa macigno irremovibile sullo stomaco. Non ho
nemmeno la
scusa dell’incubo terribile – ne avrei, da fare
– perché il sogno che ho fatto
era quasi piacevole.
Stavo con una bionda.
Cosa potrebbe esserci di
meglio? Lucy è bionda. Poteva anche essere lei. Nei sogni
non sei mai sicuro,
tutti i contorni sono sfocati.
Ma, dato che non riesco
più a chiudere gli occhi, che guardo fisso il soffitto della
mia roulotte –
dannato Dr. Strana more, poteva anche ripararlo questo catorcio, prima
di
lasciarmelo – non posso fare altro che ammettere
l’evidenza.
Era Izzie. Io che mi
faccio allegramente la donna della mia vita. Che mi ha distrutto, e
ricomposto
e poi distrutto di nuovo.
Mi sto alzando – devo
alzarmi -, sposto le coperte quel tanto che basta per sgattaiolare
fuori dal
letto, senza svegliare la donna che ancora dorme dall’altra
parte del letto. Ma
come faccio a cominciare una nuova relazione se sto già
pensando ad un’altra? O
meglio, se non ho mai smesso di pensare ad un’altra?
Alex, Alex, Alex,
ripigliati. Me lo dico allo specchio, nemmeno fossi DeNiro in Taxi
Driver, per
poco non mi tiro anche uno schiaffone, giusto per togliermi gli ultimi
boccoli
biondi dalla mente, ancora mi ondeggiano davanti, ne sento quasi il
profumo.
E uno schiaffo me lo do.
Tieni, dottor Karev, assaggia i primi sintomi di demenza senile
precoce.
Esco dal minuscolo bagno
in pvc con la faccia rossa e la barba sfatta e i miei occhi incrociano
quelli
di Lucy. E’ sveglia e dall’aspetto sembra non
essersi mai addormentata. Fresca
come una rosa, anche senza trucco, riccioli sciolti sulle spalle.
« Se mi dicevi che la tua
tecnica di risveglio erano quattro schiaffi ben assestati, ti avrei
aiutato
volentieri » Sorride, un po’ sorniona,
e vorrei davvero risponderle a tono.
Apro la bocca per farlo, mi sto quasi lanciando sul letto per farle
provare un
po’ di Alexander Mattutino, quando suona la sveglia, precisa
e crudele.
« In pausa pranzo ti
faccio vedere io, saputella » Lei scoppia a
ridere, prima di chiudersi alle
spalle la porta del bagno, lasciandomi solo davanti al lavello di
acciaio.
Ottima interpretazione Karev, ottima. Perdo il sorriso, guardo la tazza
di
latte che mi sono riempito nel frattempo, quasi vomito, la
butto nel lavello.
Per quel giorno non le
avrei comunque fatto vedere niente.
« Yang, Grey voi due siete
di turno in ambulatorio oggi. Sapete com’è la
primavera, temperature gradevoli,
amore nell’aria e un sacco di pazzi in bicicletta che
decidono di sfidare la
dura vita della città. Preparatevi a ricucire ferite,
qualche trauma cranico,
distorsioni. Adoro la primavera »
Io e Cristina alziamo gli occhi nello stesso momento, verso il soffitto. La Bailey sembra amare tutti i momenti dell’anno, dal Natale al ringraziamento, dall’inverno alla primavera. Forse perché le persone di norma sono stupide tutto l’anno e fanno cose altrettanto stupide 365 giorni su 365 giorni. Mi affianco a lei, mentre le due Gemelline della chirurgia si allontanano insieme, scattando di malavoglia verso il poliambulatorio.
La guardo dall’alto
in basso, con la migliore aria da cucciolo
che riesco a sfoderare dal mio repertorio.
« Io sono libero oggi, se ha bisogno di me dottoressa Bailey. Stark si è prenotato la sua fidanzat.. ehm volevo dire, la dottoressa Kepner » Mi volto, continuando a camminare, lanciando un’occhiata divertita al viso rosso-pomodoro di April - a volte credo mi viene da pensare che finga. Nessuna donna al mondo può essere così pudica -, che vorrebbe dire qualcosa, ma richiude la bocca subito dopo, quando anche Jackson scoppia a ridere. E al suono della sua risata, la Bailey si ferma di colpo, in mezzo al corridoio.
Guarda me, ma si
zittiscono tutti, nemmeno fossero entrati in chiesa.
« No Karev. Oggi ti tocca
il dottor Sloan. Ho deciso di non lasciarlo da solo con il dottor Avery
soltanto per avere un morto in meno sulla coscienza
»
Quella che si sta
divertendo adesso è lei. Lancio un’occhiata
significativa anche al Dottorino,
che per spupazzarsi Lexie oggi mi costringerà a lavoro
doppio. Con Sloan è
sempre così, figurarsi adesso che è perso dietro
alla minuscola bambina che
Callie ha dato alla luce. Un’altra storia, quella, che ha
dell’incredibile.
La Bailey se ne va,
seguita dagli altri due che poi si dividono, sparendo in corridoi
opposti. E
adesso mi tocca andare a cercare il mio carnefice, sperando che abbia
qualcosa
di più interessante dell’ingrandimento di un paio
di tette.
Prendo la cartella giusta,
mi appoggio al bancone delle infermiere con il fianco.
La apro, per leggere il
nome della paziente di Sloan e la camera in cui l’hanno
sistemata. Faccio
giusto in tempo a capire che ha 22 anni, più giovane di me,
ormai, quando quei
boccoli biondi tornano nel mio campo visivo.
Ed è strano,
perché non
sto dormendo, non adesso, non con tre caffè in meno di due
ore.
Sollevo lo sguardo sbattendo le palpebre per far andare via quel colore e mi rendo conto che in parte è provocato dai capelli di Lucy. Mi si è avvicinata e nemmeno me ne ero accorto. « Ehi. Sei scappato questa mattina, ho finito di lavarmi i denti ed eri già sparito. Tra l'altro, credo di aver finito tutta l'acqua.. che ne dici se stasera ci fermiamo da me? »
Ma la sto ascoltando? Per
un istante mi volto verso di lei, anche se le mie orecchie hanno
sentito solo
fino alla parola 'lavarmi', poi ho perso tutto. La guardo , non tanto
per la
velata allusione che sta facendo sul fermarsi a casa sua dopo il turno,
perchè
Lucy è accanto a me, mi parla, ma io continuo a vedere
biondo altrove.
Sto per farmela addosso.
Il calore che sento alla vescica non preannuncia niente di buono.
Non la bacio. Scusami Lucy, devo scappare. E scappo, corro, metto il turbo nascondendomi dietro il primo angolo come un bambino.
Sono sveglio, perfettamente
sveglio. E se quella oltre l'ingresso, nel parcheggio delle ambulanze,
che parla con la dottoressa Robbins, non è Isobel Katherine
Stevens - non più 'in' Karev - allora mi aspetta
psichiatria.