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Autore: Fuuma    05/04/2011    1 recensioni
Una nuova mattina per New York, una nuova mattina per il duo Burke & Caffrey.
O almeno così credeva Peter che, pronto ad affrontare il solito sorrisetto sfacciato dell'ex truffatore, bussa alla porta dell'appartamento di June, completamente ignaro dell'orribile sorpresa che si cela all'interno.
[Crossover: White Collar + ?]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Family Reunion

Serie: White Collar + Chuck (Crossover)

Capitolo: 3/4

Rating: PG

Genre: General

Characters: Neal Caffrey, Peter Burke, Bryce Larkin

Pairing: PeterxNeal (pre-slash)

Conteggio Parole: 1044

Note: //

Disclaimers: La fic prende spunto dal capitolo Lovely Brothers del fanbook 2 Miles di Sashimi.

Tutti i personaggi qui inseriti appartengono agli aventi diritto.

 

[Family Reunion]

3°Capitolo - Bryce

 

Avvolto in un soprabito nero, con le scarpe che affondavano nel leggero strato di neve ed il respiro che si condensava in nuvole biancastre davanti al volto, stava ancora cercando di capire se “Usciamo a fare una passeggiata” fosse il gergo della CIA per dire “Ti porto in un vicolo lontano da testimoni e faccio sparire anche il tuo cadavere”.

Per quanto quel ragazzo fosse fisicamente uguale a Neal, la sua vista lo rendeva nervoso e si sentiva come se camminasse costantemente sul filo del rasoio. C'era qualcosa in lui che suggeriva al proprio istinto di agente di non lasciarsi ingannare dai modi affabili, dall'aspetto curato e dalla sua voce calma e suadente, diversamente da Neal, Bryce si portava dietro anche l'odore intenso del pericolo ed un retrogusto di morte che non gli piaceva proprio per niente.

Diversamente che con Neal, se si fosse trovato a dover sparare per un qualsiasi motivo contro Byrce, non avrebbe esitato, neppure per un secondo. Sarebbe stata una questione di sopravvivenza.

Era questo, forse, a spaventarlo, oltre ad un pensiero costante che aveva fatto il nido nella sua testa da quella mattina. E se Neal fosse diventato così?

«Sei il suo amante?»

Fu una domanda così improvvisa che a momenti Peter inciampò.

«Co-cosa?!» ruggì all'indirizzo della spia, sbarrando gli occhi, con il volto che aveva già iniziato a prendere una sfumatura rossastra.

«E' una domanda troppo difficile?»

«Ma si... si può sapere di che diavolo parli? E poi ti pare il caso di iniziare una conversazione in questo modo?»

Bryce fece spallucce.

«In effetti di solito le inizio con qualche sorriso, qualche moina o qualche minaccia sibillina, sai, mi piace prendere spunto dallo stile di Bond, ma con te ho pensato non funzionasse.»

«Non è quello che intendevo!» sbottò, proprio come quando si trovava davanti al truffatore e alle sue idiozie.

«Ah no?»

«...»

Forse, da qualche parte, per il modo irritante che aveva di mandare avanti la conversazione e riuscire a dire solo quel che voleva, infilandoci qualche frase ironica che si prendeva beffa del proprio interlocutore, era come parlare con Neal e questo servì, dopotutto, a rilassare Peter.

«Non hai intenzione di mettere nei guai Neal, giusto?» era stato il suo turno di buttare nell'aria gelida di New York la propria domanda spiazzante.

Bryce si fermò sul marciapiedi, voltandosi completamente verso di lui, affilando lo sguardo sino a renderlo due lame di azzurro ghiacciato che trapassarono da parte a parte il cranio di Peter. Fu come sentire la propria testa esplodere e avere l'impressione che ogni singolo pensiero -anche i più nascosti- venisse catturato dallo sguardo dell'agente della CIA ed intrappolato nei suoi occhi.

«Non so che idea ti sei fatto di me, Peter, ma gioco anche io per la squadra dei buoni.» soffiò alla fine, con una voce seria che si mischiò all'aria invernale, rendendola ancora più fredda.

«Con l'unica differenza che io lo faccio legalmente.» commentò Peter, arricciando le labbra e socchiudendo l'occhio destro, in un'espressione di sfida.

«Tou-chez.»

«Comunque non hai risposto alla mia domanda.»

«Non sono qui per Neal, ma rimango suo fratello e voglio assicurarmi che sia al sicuro.»

Peter annuì, lentamente, senza perdere il contatto visivo con il più giovane, ma questo non significò che gli credesse del tutto. C'era qualcosa nel comportamento di Bryce -o forse era solo la sua somiglianza con Neal- che metteva in allarme il proprio istinto e gli suggeriva che ci fosse dell'altro, molto altro e che, presto o tardi, sarebbe saltato fuori.

«Ora che ne dici di rispondere tu alla mia domanda?»

Non riuscì a cogliere subito quello che aveva voluto dire, affilò lo sguardo, arricciando le labbra in una smorfia perplessa e si limitò ad aspettare che Bryce si spiegasse meglio.

«La storia dell'essere sotto la tua custodia» iniziò a spiegarsi, roteando lo sguardo azzurro al cielo per poi riportarlo sull'agente, più malizioso ed insinuante che mai «Serve a coprire una vostra relazione?»

Peter sbiancò, arrossì, tossì a causa della saliva che gli era andata per traverso e poi strinse i pugni tremanti per lo sforzo di non svenire davanti all'assurda sfacciataggine della Spia e, contemporaneamente, non saltargli con le mani al collo.

«Non... non dire sciocchezze, io sono sposato e Neal è un uomo, esattamente come me!» sbottò, all'apice dell'irritazione.

«Però è un bell'uomo.»

«E che c'entra questo?!»

Bryce fece spallucce.

«Vuoi dire che non è vero?»

«Neal!»

«Bryce.» Lo corresse pacato e per i sette o addirittura otto secondi a venire, Peter lo guardo stranito, imbarazzato forse, serrando infine la mascella e distogliendo lo sguardo, osservando con cipiglio oltre le spalle della Spia.

«Sì, Bryce.» ringhiò tra i denti stretti, per poi optare per un meno confidenziale: «Larkin.»

Il più giovane sorrise, con una mezzaluna che lasciava intravedere luci ed ombre del suo carattere misterioso.

«Allora direi che non abbiamo altro da dirci. Abbi cura di Neal.» scoccò la lingua contro il palato «Se dovesse succedergli qualcosa, la prossima volta che mi vedrai non ti starò piantando una pallottola tra gli occhi, Agente Burke.» soffiò, ammiccando.

Infilò le mani nelle tasche dell'elegante giacca e, col portamento fiero di un principe, superò l'uomo, avviandosi per la propria strada, pronto a scomparire nuovamente dalla vita di suo fratello con la velocità con cui era riapparso.

«Tutto qui?» lo richiamò Peter.

Bryce si voltò in mezzo alla via, senza perdere quell'attenzione per i dettagli che lo portavano ad avere i sensi sempre all'erta, pronto a captare qualsiasi cambiamento negativo in quel che gli accadeva intorno. Era questo che lo aveva aiutato a sopravvivere nel proprio lavoro. Questo, la sua fortuna, la sua bellezza e la sua maledetta bravura in ciò che faceva.

Sorrise di nuovo a Peter, un sorriso di quelli che significavano tutto, che sottintendevano ancora di più e che, diamine!, rapivano l'anima.

«Non è questo il mio posto, ero passato solo per salutare Neal. Quindi sì, tutto qui.» confermò e, detto questo, riprese a camminare, sparendo presto nell'oscurità, come se fosse quello il luogo in cui era nato.

Peter lo guardò per tutto il tempo, fino a che non si rese conto che Bryce se n'era andato davvero.

Forse, per la prima volta, il proprio istinto aveva sbagliato.

Mentre tornava verso l'appartamento di June, sospirò e pregò che fosse così.

 

.3° CAPITOLO - END.

   
 
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