La sbornia mi era ormai passata. Mi sentivo osservato,mi voltai. Gli occhi di mio fratello erano
puntanti su di me. Mi guardava con quello sguardo severo. "Smettila
di piangerti addosso, non lo capisci che non ti serve a nulla comportarti
così!".disse mio fratello urlando con
rabbia. Non lo avevo mai visto così arrabbiato. Lui era sempre stato
quello che non perdeva mai la calma,di solito ero io a
perdere la calma. Quelle parole che aveva pronunciato erano vere,non mi serviva a nulla piangermi addosso come un bambino ma
non riuscivo ad andare avanti. Io non dissi niente,lo
guardai con indifferenza e lui uscì dalla stanza più arrabbiato
di prima. Lui non poteva campirmi,nessuno poteva
capire ciò che provavo. Mi avvicinaì
alla finestra,ormai si era fatta sera,il cielo si era
ormai fatto scuro e la luna splendeva alta nel cielo. Guardaì
il cielo pensieroso,mi ritornò in mente quel
giorno. Quel giorno che cambiò per sempre la mia vita.
Io stavo camminando per le strade,erano le 5 del
mattino,non c'era molta gente per le strade. Qualcuno mi chiamò,era un uomo sulla quarantina. Era il doppio di me e mi
puntò una pistola contro. Stava fermo davanti a me e mi
guardava con compassione. Sembrava quasi gli diaspiacesse
uccidermi. Io non fecì nulla visto che ero
disarmato,aspettavo solo il momento in cui si fosse
deciso a spararmi. All'inizio non ebbi paura ma quell' attesa stava iniziando a diventare insostenibile.
Non capivo se voleva amazzarmi perchè non lo
faceva subito?!. Invece di prolungare le mie
sofferenze. Purtroppo quando si decise a farlo non colpì me, ma una
ragazza che si era messa in mezzo. Mayko era finita
per terra e mi guardò per l'ultima volta. Il
suo corpo era coperto di sangue e il suo viso era divenuto bianco. Cercava di
dirmi qualcosa ma non riuscivo a capirla.La sua voce era molto flebile e confusa. Poi smise di
parlare,dalla sua bocca uscì molto sangue e i
suoi occhi si chiuserò. L'uomo che le aveva sparato era svanito nel nulla. Dopo aver ricordato
ciò che era successo,mi sdraiai sul letto e mi
misi a dormire. Il giorno seguente non fecì
nulla di speciale,stavo leggendo un articolo sul
giornale Tokyo Espress. Parlava di Keitawa,un politico che si era
candidato come nuovo presidente. Conoscevo bene quell'uomo,tutti credevano di conoscerlo ma io lo conoscevo veramente.
Ero appena uscita per andare a scuola,la mia
sorellastra Shizuko era già andata a scuola.
Mio padre o meglio il mio padre adottivo mi
offrì un passaggio. Aveva una macchina blu
molto grande e gli era costata tantissimo, ma per lui i soldi non erano un
problema ne aveva in grande quantità. Salì in macchina piuttosto
preoccupata,avevo paura delle sue intenzioni. Lui
seduto nel posto guida mi guardò malizioso,io guardaì da un' altra parte sedendomi nel posto
davanti che era accanto al suo. Accesè il
motore e iniziò a guidare. Durante i semaferi
e le fermate causate dal traffico, mi guardava io volgevo lo sguardo verso il
mio finestrino per non dover incrociare il suo sguardo, che mi
incuteva timore. Avevo paura di lui,da quando
aveva iniziato a provare un grande interesse verso il mio corpo. Quando sua
moglie tornava tardi per questioni di lavoro, ne approffittava per entrare nella mia stanza e violentarmi.
Non avevo mai avuto il coraggio di parlarne qualcuno,Rei
il mio ragazzo concui c'era stato solamente qualche
bacio era sempre molto impegnato. Giocava a basket insieme ai suoi amici,
quindi non ci vedevamo molto e quelle poche volte che ci vedevamo non trovavo
le parole per raccontargli quello che mi era accaduto. Le mie amiche Yuri e Yamiko non sapevo se mi
avrebbe capito e mi mancava il coraggio di raccontarlo a qualcuno. Se lui
avesse scoperto che io ne avessi parlato a qualcuno,
di sicuro mi avrebbe ucciso. Mi fece scendere dalla macchina, ed io scesì in fretta avendo paura che ci ripensasse. Ero
arrivata a scuola,la mia scuola era un istituto
privato per gente piena di soldi. Entrai a scuola.percorsi
il corridoio che era affollattissimo di ragazzi e
ragazze che ridevano fra di loro. Fui costretta a
dover spingere un bel pò di persone e poi
finalmente riuscì ad entrare nella mia classe. La prof non era ancora
arrivata,i miei compagni erano tutti alzati che
parlavano fra di loro. Rei smise di parlare con la sua
comitiva e si avvicinò a me. "Ciao Yoko!"disse
lui sorridendomi. "Ah,ciao..."dissi io.
"ma che hai?!lo sai, sei davvero strana.Ci sono giorni in cui spicchi felicità da tutti i
pori e giorni in cui sei di pessimo umore!mi disse lui. "tutti hanno dei
giorni neri e giorni in cui si sentono felici!".dissi io. "Rei,Rei!"lo chiamò uno dei miei compagni.
"Adesso devo andare"disse lui tagliando corto.