Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Maatkara    05/04/2011    1 recensioni
Due donne arrabbiate e sole, e una terza, perduta;un giovane artista che ha trovato per caso l'ispirazione e una storia da scoprire, legata dal nodo di seta di un nastro per capelli.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IL NASTRO BIANCO


Ciao a tutti! Questa è la prima volta che pubblico una mia storia... Questo racconto è nato come un compito di Storia dell'Arte, poi mi ha preso la mano, ed eccoci qua! Dovrebbe trattarsi di 3 - 5 capitoli in tutto. So che è egoista chiederlo, da parte mia (perchè io, per pigrizia, non lo faccio quasi mai), ma mi piacerebbero tanto un commentino o due... Grazie mille e buona lettura!
Maatkara

IL QUADRO GIALLO


 

Aprile 1910
Era andata via. Non era certo di quanto tempo fosse passato, doveva finire prima che il colore seccasse. Un’ora, forse di più; la porta era ancora aperta.
Lanciò uno sguardo al tavolo dove aveva posato i vestiti, spogliandosi : i soldi erano ancora lì, insieme ad un nastro bianco.
ll nastro… era la prima cosa che aveva notato di lei. In mezzo ai pizzi volgari ed ai colori sgargianti da zingara, un punto chiaro, un fiocco quasi da bambina, fuori moda.
Guardandolo, aveva desiderato dipingerla.
 
«Io… ecco... Io… sono un pittore, signorina… vorrei… per caso…  poserebbe per me?»
Rispose con indifferenza, senza distogliere lo sguardo dalle mani. «Basta che paghi»
«Pagherò!»
 
Era arrivata di pomeriggio, la luce di mezzogiorno filtrava ancora  tra le tende tirate. Non era bella, con una massa di capelli bruni arruffati e sporchi. Aveva il viso scavato, triangolare, gli occhi cerchiati, la pelle chiarissima; stringeva le braccia magre con aria spaurita, ma lo sguardo era risoluto e rassegnato.
Si era voltata verso di lui, squadrandolo con un disprezzo che l’aveva quasi fatto indietreggiare.  Per un istante lo aveva fatto sentire infinitamente piccolo e misero, lui, che si sentiva tanto profondo e sensibile, lui che capiva l’arte, la bellezza… per un istante, gli era sembrato di nutrirsi solo di forma e superficie.
D’istinto, aveva aperto le finestre, facendo esplodere le luce gialla nella stanza. Lei aveva stretto gli occhi, riparandosi con una mano; il suo stomaco aveva brontolato. Imbarazzato e impacciato, lui le aveva offerto qualcosa da mangiare, ma lei aveva risposto, con disprezzo ancora maggiore, che non aveva bisogno della sua elemosina. Poi aveva cominciato a spogliarsi, guardandolo con aria di sfida, piegando i suoi abiti da povera con la cura di una ricca. Aveva alzato le braccia per sciogliere il fiocco bianco…
«No, tienilo, quello.»
 
Aveva cominciato a dipingere, notando come il giallo si riflettesse sulla sua pelle così pallida da sembrare opalescente. La sua posizione non era affatto languida o seducente come quella delle modelle dei grandi pittori; sedeva rigida, imbarazzata, cercando di coprirsi in un sussulto di pudore. Lui non sapeva se stupirsene, o esserne intenerito. Entrambe le cose l’avrebbero fatto sentire estremamente borghese.
La ragazza poteva avere al massimo sedici anni. Teneva gli occhi fissi su di lui, mentre si soffermava ad osservare il petto magro, le ginocchia ossute. Si era domandato quale fosse il suo nome.
«Marcella» aveva risposto lei, più dolcemente di quanto si sarebbe aspettato. Ovviamente, non si era nemmeno accorto di aver parlato ad alta voce. Aveva sollevato lo sguardo su di lei, per la prima volta guardandola come una persona. Marcella. Non un’immagine, un simbolo, non un’opera d’arte; ma una persona. Aveva notato che le sue labbra erano carnose, e rosse.
Aveva lavorato preso dal fervore, il pennello, non più impacciato, aveva percorso sicuro la tela, e più disperatamente aveva cercato di raffigurare l’individuo che gli era balenato per un istante davanti agli occhi, più familiare gli era sembrata la figura, finchè il suo contorno non gli era stato noto come la strada di casa.
Entrambi trattenendo il respiro – così almeno gli era sembrato -, l’aveva guardata finchè lei non si era alzata, quasi con grazia, l’aveva baciato sulla fronte e aveva cominciato a rivestirsi.
Lui aveva indugiato, incapace di decidere se seguirla e dirle chissà che o dedicarsi alla tela, che stava già asciugandosi.
 
Si domandò di nuovo quanto tempo fosse passato. Era certo che quando Marcella era uscita, in cielo ci fosse ancora luce. Guardò fuori dalla finestra, e vide che il cielo andava scurendosi.
Non l’aveva nemmeno notata sfilarsi il fiocco. Che razza di idiota. Si pentì di non averla seguita… poi guardò il quadro, e in brivido di trionfo lo attraversò: aveva ottenuto esattamente ciò che voleva.
Il volto incorniciato di giallo non era quello di una donna, quello di una ragazza o di una prostituta; era Marcella.


Spazio Autrice:
Ciao, e grazie infinite per essere arrivati in fondo alla pagina!
Sebbene mi piacerebbe molto, questo quadro non l'ho fatto io: si tratta di Marcella, di Ernst Ludwig Kirchner, 1910.
Il protagonista della mia storia non è Kirchner, perchè la sua vita non coincideva con quello che ho in mente di fargli fare.
Alla prossima!
 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Maatkara