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Autore: secretdiary    06/04/2011    1 recensioni
Questa storia è ambientata prima della nascita di Harry Potter e della sua generazione.
Parla di lord Voldemort, e di come ha conosciuto Nagini, il suo fedele serpente.
Spero che vi piaccia!
Bisous.
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Mangiamorte, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Neela

La ragazza rimase immobile altri istanti, per accertarsi che i suoi inseguitori fossero lontani quel tanto che bastava per assicurarle la fuga.

Aveva ormai deciso dove sarebbe andata, ma prima di abbandonare l'India per sempre doveva recuperare la sua bacchetta.

Jamal, il suo servitore, avrebbe provveduto per lei; la giovane donna sapeva che poteva fidarsi di lui.

Quando era piccola giocavano insieme, erano felici.

Poi lei aveva capito cosa in realtà era, quale fosse il suo posto nel mondo, e sebbene avesse smesso di condividere con lui la sua merenda, Jamal le era sempre stato accanto.

La giovane tornò nella sua villa.

Le tende di seta erano state date alle fiamme, così come i preziosi mobili di legno.

Non v'erano più quadri e naturalmente l'argenteria era stata la prima cosa a scomparire.

Fanno i buonisti e poi sono i primi a rubare” si disse la giovane facendosi largo tra le macerie di quella che un tempo era la sua dimora.

«Jamal!» lo chiamò con la sua voce sabbiata senza ottenere risposta.

I suoi sensi si misero in allarme.

Dov'era finito il suo fedele servo?

Era un babbano, pertanto gli Auror non potevano fargli alcun male.

Non puoi farti prendere prima di avermi riportato la bacchetta, dannazione.

Poi potrai fare ciò che vuoi”.

Un gemito seguito da un tonfo sordo al piano superiore costrinse l'indiana ad alzare il capo.

Celermente salì i gradini, evitando le fiamme che le lambivano i pantaloni stretti alle caviglie.

Trovò Jamal imbavagliato, legato ad una sedia, che nel tentativo di liberarsi aveva fatto rovesciare.

Sospirando ella prese un tagliacarte dalla scrivania dello studio e segò le funi del servo, riportandolo alla libertà.

«La mia bacchetta» ordinò mostrandogli il palmo aperto.

Jamal tossì per rigettare il fumo che aveva respirato, e si diresse verso la stanza da letto della padrona.

Sapientemente spostò un'asse del pavimento di legno, mostrando un piccolo pertugio che fungeva da nascondiglio per monili e altri preziosi.

«Loro hanno preso il falso, sono riuscito a celare la vera stecca» rispose orgoglioso di sè.

Tale superbia lo spinse ad erigersi in tutta la sua statura, mostrando il suo reale fisico.

Egli era un giovane alto e filiforme.

Molto magro e dinoccolato, nonostante la sua innaturale altezza rimaneva comunque proporzionato nelle forme.

«Ben fatto Jamal» mormorò la giovane stringendo la sua bacchetta tra le dita.

Con quell'arma in suo possesso, gli Auror non sarebbero mai riusciti a prenderla.

«Hai preso i soldi?» domandò ancora ella puntando gli occhi grigi, che tuttavia illuminati dalle lingue di fuoco parevano verdi, sulle tasche degli ampi pantaloni di iuta del giovane, ritenendole troppo vuote per contenere i suoi risparmi.

Malauguratamente le sue supposizioni si rivelarono esatte.

«No, padrona Neela.

Hanno preso tutto».

La strega si strinse nelle spalle posando una mano sul braccio di Jamal, senza riuscire a trattenere un'espressione disgustata a causa di quel contatto.

«Poco male; lavorerai per mantenerci» concluse compiendo un volteggio aggraziato su se stessa e abbandonando l'India assieme al suo fedele servitore.

 

«Dove siamo?» chiese Jamal stringendo a sé la leggera camicia bianca senza decorazioni.

«A Londra, Jamal -rispose Neela guardandosi altezzosamente attorno- Più precisamente a Diagon Alley».

Il servo annuì, aggrottando le sopracciglia nere sugli altrettanto scuri occhi: non si sarebbe mai aspettato tanta confusione, tanto chiasso dalla comunità magica.

Era pur vero che egli aveva conosciuto solo Neela e la sua famiglia, ma loro erano sempre stati così eleganti ed alteri che pensava che tutti i membri di quella congrega fossero simili nell'alterigia.

Ciò che vide invece gli lasciò un senso di disappunto: maghi caciaroni ed urlanti lo rendevano insofferente.

Per la prima volta capì appieno ciò che Neela faceva, i suoi ideali, ciò che difendeva, e la appoggiava pienamente.

Era d'accordo con lei non più solo perché il suo ruolo glielo imponeva.

«Andiamo» ordinò la giovane facendosi largo tra la folla, seguita dal fedele Jamal.

Il giovane alzò il capo a leggere l'insegna del locale nel quale stavano entrando.

Il Paiolo Magico”.

Era meno caotico della strada, ma non meno lurido.

Neela si avvicinò a Tom, il barista, momentaneamente intento nella preparazione di una Burrobirra.

L'uomo notò subito nei tratti della giovane la sua provenienza.

«In visita dall'Oriente?» chiese con voce indaffarata.

«Voglio una stanza» rispose ella evitando deliberatamente di rispondere: non poteva certo fornirgli informazioni sul suo conto.

Non poteva sapere quanto gli Auror indiani ci avrebbero messo a rintracciarla.

«Quindici galeoni, tesoro» spiegò Tom inarcando un sopracciglio a causa della sorpresa provata nel non udire risposta.

«Ti pagherò domani».

Il barista diede in una lieve risata agitando una volta il capo.

«Pagamento anticipato» precisò porgendo una mano.

Neela sospirò infilando una mano nella tasca del vestito ed estraendo invece che i soldi una bacchetta.

Tom aggrottò le sopracciglia, ma non fece in tempo ad obiettare che l'incantesimo lo colpì.

«Imperio: mostraci la nostra stanza».

   
 
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