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Autore: Fransis94    06/04/2011    6 recensioni
Per i 2 fratelli Rufy ed Ace è arrivato il momento di innamorarsi... Ma chi saranno le fortunate?? Una storia avventurosa e al tempo stesso romantica che spero vi farà sognare ad occhi aperti come è successo a me!! Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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cap 25
Ed eccoci arrivati al venticinquesimo capitolo. Prima di tutto mi devo umilmente scusare con voi lettori per il ritardo!! Tra la scuola e il fatto che le ultime due settimane le ho passate in Galles, devo dire che non ho avuto davvero tempo per aggiornare. Comunque ora sono qua e mi auguro davvero che vi piaccia il capitolo. Kita avrà delle sorprese che la manderanno davvero in confusione. Vabbè vi lascio alla lettura del capitolo, ma prima passiamo ai rigraziamenti.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite:
-akemi_katy;
-charlie1995;
-chiaretta1992;
-Emy96;
-Itacina;
-Killy;
-Kisses;
-leonedifuoco;
-Namine23;
-niki 96;
-redflo66;
-Shiokaze;
-stellinatvb;
-tre 88.
Chi tra le ricordate:
-chiaretta1992;
-Eynys;
-Ice_DP;
-lady marion;
-ladylala;
-milan010;
-Nancy97;
-tre 88.

Chi tra le seguite:
-akemi_katy;
-Aki_Black_Fire;
-Auron_san;
-chiaretta1992;
-ghirigoro;
-hina_smack;
-Hoshimi;
-i4ever;
-Juliett_94;
-Kat Luna89;
-Kgm92;
-Killy;
-Kira_chan88;
-leonedifuoco;
-Lilith9;

-Miki Michaelis;
-milan010;
-milla96;
-Nancy97;
-Ramona37;
-redflor66;
-tre 88;
-Vale2910;
-_histerya_.
E infine chi mi ha messo tra gli autori preferiti:
-chiaretta1992;
-claymoreelen;
-Lilith9;
-Ramona37;
-tre 88.

Ma grazie anche a coloro che leggono e basta!! =)
Per ultimo ringrazio coloro che hanno recensito, a cui ho risposto con la nuova funzione di EFP:
-Emy96;
-redflor66;
-_histerya_;

-tre 88;
-Killy.
Ed ora buona lettura a tutti!! =)


25- Confusione

Dire che non mi aspettavo minimamente una spiegazione del genere era un eufemismo. Rimasi letteralmente allibita nello scoprire che quello che avevo sempre considerato come vero, era solo una copertura per far si che mio nonno non avesse dato la sua vita invano. Che grande uomo! Non avrei mai immaginato che avesse fatto un gesto tanto eroico. Lui aveva fatto una scelta: l'amore, la famiglia. Aveva lottato per i suoi ideali ed ha preferito morire per questi, piuttosto che vivere con un rimpianto. Nessuno poteva permettersi di criticare la sua decisione. Sfido chiunque a non comportarsi nello stesso modo in una situazione analoga. Anche se aveva lasciato mia nonna con un bambino in grembo, aveva supplicato il suo migliore amico di accompagnarla e prendersi cura della sua famiglia, anzichè lottare con lui. Aveva fatto tutto quello che poteva fare in una situazione del genere. E di certo non avrei mandato all'aria il sacrificio di mio nonno. Non lo avrei permesso a nessuno al mondo. Dovevo solo riuscire a diventare più forte, allenandomi duramente per migliorare i miei poteri. 

Ero sdraiata sul letto. Era notte fonda e quei pensieri erano tutto il giorno che mi ronzavano in testa. Non ne potevo più. Dovevo cercare di distrarmi un po'. Decisi che andare a fare una passeggiata sul ponte, mi avrebbe di certo rinfrescato le idee. Scesi dal letto cercando di fare il minimo rumore possibile per non svegliare mia sorella che dormiva beatamente. Era stata una giornata dura per entrambe.

Mi infilai i primi vestiti che mi capitarono tra le mani, senza badarci troppo. Uscii stando ben attenta a non sbattere troppo violentemente la porta. 

Una volta fuori mi incamminai in direzione del ponte con estrema calma. Vidi in lontananza che seduto sopra la ringhiera di legno c'era un'ombra maschile. 

Avvicinandomi alla figura e sempre più anche alla luce, notai con stupore che era Rufy, che immancabilmente stava addentando un cosciotto di pollo. Mi venne da sorridere nel notare quella scena, il tutto accompagnata da una stretta allo stomaco. Non bene, non andava affatto bene, provare quelle sensazioni al pensiero di stare da sola con lui. Mi avvicinai lentamente per non spaventarlo. Stava guardando il mare illuminato dal chiarore della luna, appollaiato sulla polena della nave. Lo scrosciare delle onde che si infrangevano sul legno della nave era un suono davvero rilassante. Era da quel pomeriggio che avevamo lasciato l'isola di Kites, per dirigerci alla successiva. I motivi erano ovvi. Non volevamo altri contrattempi con la marina e allo stesso tempo, portare in salvo il vecchio Philip. Quel vecchietto se la meritava un po' di sana tranquillità e di sicuro avrebbe fatto piacere alla sua famiglia che fosse tornato sano e salvo. Ci aveva infatti rivelato che la sua isola natale era proprio quella a cui eravamo diretti noi. Che coincidenza perfetta!

Arrivai finalmente alle spalle di Rufy. -Come mai in piedi a quest'ora?- Mi chiese Cappello di Paglia anticipandomi e prendendomi alla sprovvista. Non pensavo che mi avesse sentito e volevo spaventarlo, giusto per divertirmi un po'. -Non riuscivi a dormire?- Continuò con le domande, ma senza voltarsi.

-Sinceramente stavo ripensando a quello che ci aveva rivelato questo pomeriggio il vecchio Philip. Avevo troppi pensieri che mi ronzavano in testa, impedendomi di prendere sonno e quindi ho deciso di venire per prendere una boccata d'aria fresca. E' davvero un sollievo questa tranquillità!- Dissi tirando un sospiro di sollievo. Non si era ancora degnato di voltarsi, quindi decisi di sedermi sulla ringhiera del ponte.

-Tu invece? Com'è che sei qui?- Chiesi un po' fredda per la mancata considerazione da parte sua.

-Stesso motivo.- Rispose freddo e distaccato. Quella risposta mi lasciò un po' spiazzata. Non lo riconoscevo più. Non avrebbe mai risposto in quel modo, a meno che non ci fosse stato un motivo serio a spingerlo. Non era da lui. E' sempre stato un tipo solare, che non se la prende mai e cerca sempre di tirarti su di morale. Ma ora era l'esatto opposto. Doveva essere successo qualcosa di importante e, da brava amica, era mio compito scoprirlo.

-Sei sicuro di stare bene?- Gli chiesi un po' titubante anche per la risposta che avrei ricevuto. Non ho mai sopportato l'idea di veder soffrire i miei amici.

-Hai presente quando non puoi fare a meno di una persona? Quando faresti di tutto pur di vederla felice, anche lasciare che scelga qualcun'altro al posto tuo, ma allo stesso tempo la vorresti tu, vorresti che non si allontanasse mai da te, che non ti lasciasse mai solo, perchè ne hai bisogno, perchè non ne puoi fare a meno, perchè è diventata fondamentale per la tua felicità?- Continuava a fare quelle domande retoriche, alle quali non potevo far altro che rispondere annuendo, senza però aprire bocca. Non ce la facevo, non potevo vederlo in quel modo. Avevo un dolore fortissimo allo stomaco. Lui stava soffrendo e io non sapevo che fare per riuscire a farlo stare di nuovo bene. A fare ritornare il vecchio Rufy, quello che conoscevo fin da piccola, con il quale ho passato i più bei momenti della mia infanzia. -Beh, io provo queste cose, Kita. Non riesco più a smettere di pensarti, sei ormai parte di me. Io voglio che tu sia felice, ma allo stesso tempo non sopporto l'idea che tu possa scegliere Marco. Non riesco proprio a tollerarlo. Solo il pensiero che lui ti possa toccare, che riesca dove io ho fallito, mi fa saltare i nervi.- Disse deciso, senza però mai voltarsi. Non avevo mai sentito così tanta determinazione nella sua voce, dove però emergeva anche tanta sofferenza. 

Se prima non riuscivo a rispondere, adesso ero diventata una statua. Ogni mio muscolo si era immobilizzato non appena avesse rivelato che ero io la persona di cui stava parlando e per la quale stava così male. Non se lo meritava, lui non meritava così tanta sofferenza solo per me. 

-Non devi però sentirti in colpa Kita. Qualunque cosa tu scelga di fare, sappi che io ci sarò sempre per te. Scegli indipendentemente da me. Voglio solo che tu sia felice.- Disse senza che io aprissi bocca per dargli una risposta. -Bene, credo proprio che me ne andrò a schiacciare un pisolino. E' stata una giornata dura per tutti.- Continuò poi e così dicendo si alzò di scatto e con un balzo scese sul ponte, tenendosi con una mano il cappello di paglia ben saldato in testa, per impedire che volasse via. Se lo abbassò sul volto, in modo da nascondere gli occhi. -Buonanotte!- Mi disse poi, passandomi accanto. Notai un luccichio sulla sua guancia, una lacrima che lentamente stava scendendo, solcando la pelle e bagnandola di acqua salata. Una cosa che pensavo di non vedere in vita mia. Rufy stava piangendo. E la cosa peggiore è che lo stava facendo per me. Quanto ero insensibile ed egoista. 

L'unica cosa che riuscii a fare fu tendere una mano verso di lui. Fu un tentativo tanto inutile quanto patetico. Come potevo pretendere che si voltasse, se nemmeno avevo aperto bocca? Non ce la facevo. Mi era impossibile proprio fisicamente. Il mio cervello non voleva inviare l'impulso ai muscoli di muoversi, per permettermi di parlare e quindi di mettere in chiaro le cose. Rimasi lì a guardarlo andarsene, allontanandosi da me. 

Mi sentivo veramente uno schifo. Dentro di me non c'era nulla. Solo vuoto. Inutile e odioso vuoto. Un vuoto che non poteva essere facilmente riempito, perchè causato da un dolore di un amico. Si era portato via tutto. Mi sentivo come un involucro, buttato in terra e lasciato da parte, a cui hanno portato via la parte importante. La parte significativa, quella senza la quale non puoi vivere. 

Che brutti scherzi gioca il destino. Ero uscita per prendere una boccata d'aria e per cercare di non pensare a niente di importante ed ero tornata peggio di prima. Anzi aveva ancora più pensieri in testa e mi sentivo veramente uno schifo, per aver deluso un amico, per aver ferito una delle persone più importanti della mia vita. Dovevo risolvere quella situazione. Marco e Rufy. Non era possibile che loro tenessero a me così tanto. Dovevo agire in qualche modo, ma come mi sarei dovuta comportare? Chi dovevo scegliere? Ma perchè mi spettava sempre la parte più difficile? Chiunque scegliessi, uno doveva soffrire per forza. Non potevo stare male solo io? Non chiedevo molto: volevo solamente evitare inutili dolori e sofferenze a persone che non se lo meritavano affatto.

Trascinando le gambe come uno zombie, mi diressi verso la cabina, quasi sicura che in qualunque posto mi trovassi, non sarebbe cambiato nulla. Sarei stata sempre male con i soliti pensieri che mi ronzano in testa. Aprii la porta, senza fare molta attenzione a non fare rumore, e mi buttai sul letto. Non mi preoccupai nemmeno di togliermi i vestiti. Non ne avevo la forza. Strinsi un cuscino con le braccia e iniziai a piangere a dirotto. Non so quanto tempo trascorsi in quelle condizioni, so solo che delle braccia fin troppo familiari e un profumo irriconoscibile mi avvolsero con dolcezza in un abbraccio tenerissimo. Una presa a cui era superiore solo quella di mia madre. Frensis si posizionò accanto a me e senza dire niente, aspettò pazientemente che finissi di sfogarmi inzuppando di acqua salata il suo pigiama, per poi ascoltare le frasi senza senso che uscirono spontaneamente dalla bocca. Le stesse parole che non pronunciai al momento giusto. Che tempismo perfetto. 

Era mattina. La luce calda del sole mi accarezzò la pelle, con un calore piacevolissimo. Mi voltai nel letto e notai che mi sorella Frensis era ancora accanto a me, mentre dormiva beatamente. Il ricordo della sera precedente a quella visione mi colpì in pieno come uno schiaffo. Solo per un momento mi ero illusa che potessi stare meglio, ma questo non sarebbe accaduto, almeno finchè non avrei chiarito tutto. Basta piangersi addosso, non sarebbe servito a niente. Era l'ora di rimboccarsi le maniche e darsi da fare.

Scesi dal letto silenziosamente, per non svegliare Frensis. Dopo ieri sera si meritava tutto il riposo possibile. Era stata tutta la notte a consolarmi. Non c'era nemmeno bisogno che mi vestissi: ieri sera non mi ero nemmeno messa il pigiama. Feci una piccola tappa in bagno per darmi una sistemata e lavarmi. Mi guardai bene allo specchio: ero davvero ridotta molto male. Le occhiaie, residui della notte precedente, mi segnavano gli occhi con delle macchie violacee. I capelli erano un groviglio di nodi, e districarli sarebbe stata davvero un'impresa ardua. Impugnai la spazzola e la affondai nella massa voluminosa. Quando mi accorsi che non avevo risolto molto, decisi di infilarmi sotto la doccia. Di sicuro lo shampoo e il balsamo non avrebbero fatto del male ai miei capelli, se ancora potevo chiamarli così. Fu davvero una buona idea. Non solo i miei capelli erano ora privi di nodi, ma mi sentivo davvero meglio. Proprio per questo uscii dal bagno in fretta, senza nemmeno asciugarmi i capelli. Faceva caldo e non ce ne sarebbe stato bisogno.

Mi diressi verso il ponte, prima di entrare in mensa dove mi aspettava la colazione, e mi godetti il calore dei raggi del sole che era alto nel cielo. Il mare di mattina era il mio preferito. Mi dava una serenità inimmaginabile, tanto che quasi mi dimenticai l'accaduto che mi aveva così turbato. 

Dopo una decina di minuti decisi che era giunto il momento per andare a fare colazione, anche perchè il mio stomaco si stava lamentando. Entrai nella mensa, già popolata di risatine e chiacchiere mattutine dove il profumo di cornetti caldi e cappuccino arrivò a solleticarmi il naso. Scrutai attentamente che non ci fossero in giro Marco o Rufy: non ero pronta per affrontare uno dei due o nella peggio delle situazioni, entrambi. Non vedendo nessuno dei due in giro, mi affrettai a mettere qualcosa sotto i denti. Afferrai le prime cose che mi capitarono sotto tiro e mi voltai per scappare con il mio bottino in mano, quando mi scontrai con un petto maschile, facendomi cadere insieme alla mia colazione. 

-Dove andiamo così di fretta?- Mi chiese una voce che conoscevo bene, prendendosi gioco di me. Non ci volevo credere. Davanti a me c'era Marco che mi offriva una mano per aiutarmi mentre sghignazzava. 

-Che hai da ridere?- Gli chiesi afferrando la sua mano e alzandomi in piedi.

-Beh devo dire che la colazione ti fa sembrare più giovane!- Mi prese in giro. Solo allora mi accorsi di avere pezzetti di cornetti e biscotti attaccati in ogni dove. Velocemente mi scrollai via tutto, cercando di darmi una ripulita alla meglio.

-Ecco ora va meglio.- Mi disse Marco. -Dormito poco stanotte? Mi sembri stanca. Forse qualche brutto sogno?- Mi domandò.

-Ehm, non proprio un incubo. Più che altro non ho sognato niente. Ed è stato proprio quel niente che mi faceva paura.- Dissi abbassando la testa. Notai un avvicinamento verso di me, da parte dell'ex comandante della prima divisione di Barbabianca. -Ma niente di che. Non c'è da preoccuparsi.- Affermai allontanandomi un po'. Non volevo che accadesse la stessa situazione della sera precedente. Non lo avrei sopportato. Dovevo darmi una mossa a scegliere. Non era giusto. Non dovevo farli aspettare troppo. Ero come una bambina viziata che non sapeva quale giocattolo scegliere. Solo che non erano dei giocattoli, ma persone vere e per di più miei amici. E inevitabilmente avrei ferito uno dei due. Ma non era giusto!

Mi allontanai senza nemmeno salutare Marco. Di sicuro ci era rimasto male e ci sarei passata come maleducata, ma non potevo rimanere lì. Dovevo stare da sola e schiarirmi le idee. Ma come potevo isolarmi da tutto e da tutti in una nave, e quindi in un luogo limitato? Decisi allora di andare in cerca del posto perfetto, là dove nessuno avrebbe potuto disturbare lo scorrere dei miei pensieri.

Ero già abbastanza spaesata da quel pomeriggio con le rivelazioni del vecchio Philip. Mia sorella Kita in crisi non ci voleva proprio. Avevo sentito che era uscita furtivamente dalla stanza, di sicuro per non svegliarmi, ma non mi aspettavo di vederla tornare in catalessi. Non riuscivo a capire cosa era successo. Il suo volto era una maschera di cera. Solo il pianto interrotto che sgorgava dai suoi occhi, mi ha fatto capire che si trattava di una questione di cuore. E quale rimedio migliore, se non un abbraccio caloroso e una spalla su cui piangere? Trascorsi tutta la notte ascoltando, senza proferire parole, lo scorrere senza freno di frasi insensate, come: -No, Rufy. Tu non capisci. Anche io provo le stesse cose.- Oppure: -Non piangere, ti prego. Tu non meriti di soffrire. Solo io devo stare male.- 

Non riuscivo a dare un nesso logico a quelle parole. Avevo solo capito che aveva parlato con Rufy, ma non era riuscita a mettere in chiaro le cose. Come potevo aiutarla io? Mi limitai solamente ad accarezzarla e ascoltare instancabilmente. Solo all'alba riuscì ad addormentarsi, stremata da una notte insonne e segnata da profonde e nitide occhiaie violacee. 

Quella mattina, quando mi svegliai, il suo letto era vuoto. Pensai che si era alzata presto, forse anche per evitare di incontrare Rufy o Marco. Ora di certo si sarà isolata in un angolo della nave per pensare e schiarirsi le idee. Ero troppo in sintonia con lei. Nonostante potessi leggerle nel pensiero grazie ai miei poteri, non volli invadere la sua privacy. Sapere che una persona può accedere a tutti i tuoi pensieri e segreti, mi da dava davvero fastidio e proprio per questo cercavo di ricorrere a questo mio potere solo in casi di emergenza, come in battaglia o in situazioni di pericolo. 

Ma i miei problemi non finivano qui. Tutto quel trambusto del vecchio Philip e la preoccupazione per mia sorella mi avevano fatto dimenticare la cosa più importante di tutte: io ed Ace. Mio dio, non riuscivo a crederci!! Ace si era dichiarato e mi aveva baciato e grazie a lui mi era tornata la memoria! L'unica cosa è che non ero riuscita a parlarci dopo quella sera. Il pomeriggio precedente lo avevo trascorso parlando con Philip e cercando di sapere più cose possibili. Ero come una bambina che scopriva il mondo per la prima volta: avevo sete di informazioni e, in quel momento, era la mia unica preoccupazione. 

Decisi che era arrivato il momento di alzarsi da letto per cercare di combinare qualcosa di utile e non oziare sotto le coperte. Andai in bagno e mi vestii alla svelta, pronta per andare a riempirmi lo stomaco brontolante. Aprii la porta della cabina, quando mi bloccai nel vedere una figura di fronte a me, con la mano a pugno pronta per bussare. Era Ace, che in tutta la sua semplicità, mi guardava sorpreso. 

-Hei, buongiorno! Che tempismo perfetto eh?- Mi chiese sfoggiando uno dei suoi sorrisi che mi tolse il fiato. Ma perchè doveva sempre farmi quell'effetto?

-Buongiorno anche a te! Stavo proprio per venire a svegliarti, ma mi hai anticipato a quanto pare.- Risposi anche io sorridendo e cercando di mantenere il respiro regolare.

-Eh si. Ma non ti ci abituare. Comunque ancora dormivi? E' davvero tardi e tutti hanno già fatto colazione, ma da bravo ragazzo quale sono, sono riuscito a recuperare qualcosina per te!- E così dicendo, mostrò la mano che fino ad allora teneva nascosta dietro la schiena e proponendomi un piatto colmo di cornetti e delizie varie. Non sapevo cosa rispondere. Nessuno aveva mai fatto una cosa così gentile per me.

-Che carino! Ma non ti dovevi disturbare. Stanotte mia sorella era in crisi e ho dovuto darle il mio sostegno da sorellona. Non potevo lasciarla da sola. E' per questo che non ho dormito un gran che.- Non feci in tempo a finire la frase, che uno sbadiglio mi colse alla sprovvista. 

-Non è un disturbo e comunque se sono andate così le cose, hai bisogno di riposo allora. Ma prima devi mangiare!- Mi disse premuroso.

Presi il piatto che mi stavo offrendo e mi diressi verso il letto. Avevo bisogno di mettermi comoda. Mi sedetti e notai che Ace era ancora sulla porta che mi guardava. 

-Mi aiuti a finire questa roba? E' troppa per me.- Gli dissi con una voce un po' da vittima. Vidi lui avvicinarsi e sedersi accanto a me, con un sorriso stampato in faccia.

Iniziammo a mangiare in silenzio. Non sapevo davvero cosa dire. Mi sentivo in imbarazzo. Il silenzio mi dava troppo fastidio. Finimmo nel giro di qualche minuto. Io mangiai solo un cornetto, mentre Ace spazzolò via tutto il resto. 

-Bene e adesso dormi!- Mi disse Pugno di Fuoco come un ordine. 

-E perchè? Io non ho sonno! E poi non mi va di stare sola in camera.- Mi lamentai, quasi piagnucolando.

-Vorrà dire che rimarrò con te.- Mi disse prendendomi alla sprovvista. 

-D'accordo. Se è così che preferisci passare il tuo tempo!- Lo stuzzicai. In realtà ero felicissima di passare del tempo con lui. Ci posizionammo distesi sopra il letto ed Ace mi passò un braccio dietro il collo. Era davvero bello stare in sua compagnia. Non avrei scambiato quel momento con nessuno al mondo.

-Sei davvero fantastica, Frensis. Mi piaci molto!- Mi disse senza però guardarmi in faccia. Meglio così perchè il mio colorito passò da rosa carne a rosso porpora. Mio dio quanto era imbarazzata.

-Grazie, Ace. Non mi merito tutti questi complimenti! Anche tu mi piaci davvero tanto.- Gli dissi voltandomi verso di lui in cerca delle sue labbra. Volevo sentire il suo profumo in bocca. Volevo inebriarmi con il suo calore, che emanava sempre.

Quando le nostre bocche erano a pochi centimetri di distanza, un peso mi venne addosso, togliendomi il respiro. Aprii gli occhi per vedere cosa fosse successo. Era Ace, che con la sua narcolessia, aveva avuto un colpo di sonno finendomi addosso. Cercai di spostarlo e dopo un po' di fatica ce la feci. 

Mi posizionai accanto a lui, appoggiando delicatamente la testa sul suo petto. -Tu e il tempismo andate a braccietto.- Dissi sarcastica, ma non ero arrabbiata. Come potevo prendermela con Ace? Non ce la facevo proprio. Mi strinsi più forte a lui, addormentandomi nel giro di pochi minuti, tra le braccia dell'amore della mia vita.

Era stato davvero difficile trovare un posto dove nessuno mi avrebbe disturbato, ma alla fine ce l'avevo fatta. Quale posto migliore poteva rispondere alle mie esigenze, se non la stiva? Là, ora che era stata riempita con i viveri necessari per arrivare alla prossima isola, nessuno ci andava a meno che non era ora di cena. Ma visto che era tarda mattina, era deserta. 

Avevo il fiatone per aver corso in cerca di quel posto. Mi accasciai in terra, appoggiando la schiena ad un enorme sacco di patate. Era una posizione scomoda ma non avevo nè la voglia nè la forza per spostarmi. Dovevo decidere. Finchè non avessi preso una decisione non sarei uscita da là. A costo di starci rinchiusa per il resto del viaggio: non era una prospettiva così spiacevole, ma mi sarei comportata da codarda scappando alle prime difficoltà. Tirai un sospiro e cercai di mettere un po' di ordine, là dove regnava la confusione.

C'era qualcosa che mi stava annusando la mano, facendomi il solletico. Aprii gli occhi di scatto e notai che era un topolino, che stava curiosando nei dintorni. Mi sfregai gli occhi, ma era tutto inutile. Era tutto buio laggiù. Dovevo essermi addormentata. Gli altri si saranno preoccupati di sicuro. Mi precipitai fuori dalla stiva, all'aria aperta. Quel sogno. Mi aveva fatto capire tante cose. Dovevo trovarlo e parlargli. Dovevo riuscire a dirgli che avevo scelto LUI!

CONTINUA



  
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