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Autore: slice    07/04/2011    3 recensioni
Ipotizzando che tornare al proprio villaggio - anche se si gioca a carte scoperte, a quel punto - significhi rinunciare a molte libertà, si deve anche mettere in conto eventuali modi per aggirare le costrizioni e vivere più serenamente. No? Beh, più serenamente e anche in modo meno composto, probabilmente. ù.ù
Voglio dedicare questa cavolata a wari, per tre ottimi (?) motivi: perché i suoi deliri stuzzicano la mia vena idiota e grafomane, perché vive nella contraddizione di essere intelligente e mia amica allo stesso tempo e perché mi va. XP Mi sembrano motivi più che validi, sì.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Shikamaru Nara
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Là, dove il sole fa ombra'
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Vento





La cosa sconvolgente di quei giorni è la sensazione di benessere che prova quando si corica la sera, nonostante a volte duri più fatica di quando lavora.

Shikamaru osserva l'armadio con attenzione, correndo con lo sguardo sullo stile semplice per arrivare a considerare che la presa non sarà semplice. Gli gira intorno, chiedendosi distrattamente come possa non averlo notato quando è entrato, e si ferma su un lato del mobile mentre Itachi esce dalla cucina.
“C'è qualcosa che non va?” chiede lui, toccandosi la maglia ancora umida in alcuni punti.
Shikamaru si avvicina all'armadio, lo spinge leggermente verso destra per avere una vaga idea del possibile peso.
“Pensavo fosse più grande e quindi più pesante,” dice soltanto.
Itachi si muove fino ad arrivare al lato opposto al suo, dall'altra parte del mobile di legno, si china leggermente aspettando che lo faccia anche lui e, quando Shikamaru esegue, lo tirano su di peso.
“Non ho bisogno...” dice, con lo sforzo che traspare dalle lettere trattenute, “di molto spazio.”
Shikamaru è tentato di fargli notare che non è solo, però lo spigolo dell'armadio gli entra nel fianco e si trova davvero troppo impegnato per riuscire a vedere dove sia il suo errore di calcolo. Quando, arrivati in cima alle scale Itachi poggia a terra l'ingombro, però, ha come l'impressione che qualcosa di ovvio gli stia sfuggendo.
“No, scusa, o è ancora troppo presto per i miei neuroni oppure ho perso un passaggio importante: Sas'ke dove mette le sue cose?” chiede, ansimando lievemente, mentre si appoggia con un gomito alla balaustra.
Itachi, che riprende fiato contro l'armadio, lo guarda inarcando le sopracciglia.
“Sas'ke ha il suo,” dice, chinandosi per riprendere il lavoro, “abbiamo stanze separate,” conclude, guardandosi indietro per non sbattere in qualcosa.
Shikamaru spalanca gli occhi come un pesce lesso, mugolando leggermente quando issa il mobile di riflesso ai movimenti dell'altro, con nessuna coscienza motoria.
Non ci aveva pensato. È una cosa scema, così ovvia che anche la logica sembra ridere, eppure lui non ci aveva neanche pensato.
In fondo è normale che due persone praticamente adulte necessitino dei loro spazi, sarebbe stato innaturale il contrario, piuttosto. Oltretutto, parlando di quei due soggetti in particolare, il fatto di vivere sotto lo stesso mal messo tetto è già sufficientemente strano, e mettere altra carne al fuoco porterebbe ad un vero e proprio disagio. Un aspetto che adesso gli brilla sotto gli occhi, ma che poco prima non aveva minimamente considerato, è quello delle compagnie, di eventuali affaracci propri che entrambi possono voler intrattenere, ognuno nella propria stanza. Insomma, lui non ha capito se Sasuke preferisca l'azzurro o il verde, o se li voglia entrambi, ma di sicuro non c'è motivo alcuno per cui il fratello debba conoscere tutti i minimi e fisici dettagli. E lo stesso vale per Itachi...
A questa consapevolezza si aggiunge una leggera inquietudine quando realizza di essere appena entrato nella sua camera, ma alzando gli occhi sul viso dell'altro non vi legge che concentrazione per le azioni che sta compiendo. Distoglie lo sguardo deciso a fare altrettanto, concentrandosi sul tatami in cui Itachi sembra voler lasciare andare il mobile e si allinea di conseguenza.
“Grazie dell'aiuto, non sarei riuscito a portarlo su da solo,” dice il padrone di casa, allontanandosi dal mobile per chinarsi vicino al futon, “il letto arriverà la prossima settimana,” avverte, prendendo da una borsa una maglia pulita.
“Ok,” annuisce Shikamaru, “comunque sono sicuro che se non ci fossi stato io ti avrebbe aiutato tuo fratello,” dice, voltandosi quando si trova ad osservare uno sfregio considerevole sulla pelle nuda del fianco dell'altro, a pochi metri da lui.
Ode dei fruscii e si concentra sul giardino, guardando verso la finestra, ed è in quel momento che si accorge che la luce proviene da vari piccoli punti, sparsi ovunque sulla parete.
La finestra è aperta, l'aria circolerebbe in ogni caso, ma intorno alla finestra e adesso anche all'armadio sono stati praticati fori di varie, ridotte dimensioni. I contorni sono scheggiati e irregolari e danno l'idea del buco fatto con qualcosa di contundente. Mentre osserva la parete nella sua interezza, facendo anche un passo indietro per avere una visuale migliore, la voce di Itachi lo coglie di sorpresa, portandolo a voltarsi di scatto.
“Non sono sicuro di volergli chiedere qualcosa, qualsiasi cosa...” dice, tenendo la maglia sporca tra le mani, “non sono affatto sicuro di voler chiedere.”
Shikamaru sbuffa, tornando a scrutare la parete.
“Cos'è successo alla tua camera?” chiede, ignorandolo.
Itachi abbassa la testa sulla maglia.
“Anche quella di Sas'ke è così. Abbiamo il coprifuoco e gli ANBU sono incaricati di sbarrare porte e finestre, dalle dieci di sera fino alle sette del mattino; questo per sei mesi, che significa per altri quattro mesi e sedici giorni,” dice, senza perdere tempo, tornando sul suo profilo, “dal momento che siamo in primavera abbiamo pensato di areare a modo nostro per la notte,” rimane in silenzio poi, dirigendosi verso la porta per andare a posare in bagno l'indumento sporco.
“Non sarei altrettanto felice se non me ne parlassi, però non voglio sentire queste cose tanto quanto non vorrei che tu le pensassi,” comunica Shikamaru, girandosi finalmente verso di lui, “non c'è motivo per cui tu non debba chiedere, se hai bisogno, e credo che Sasuke ci resterebbe peggio a conoscere questo tuo blocco piuttosto che sapere di dover trascinare dieci armadi su per le scale da solo.”
“Sas'keeeee!”
La voce di Naruto irrompe nell'aria, forte nonostante non sia ancora entrato in casa.
“Non c'è.”
Shikamaru scuote la testa, coprendosi gli occhi all'udire la risposta di Sasuke, la cui voce è chiara perché è seduto sull'engawa, sotto la finestra della camera d'Itachi, ad imprecare contro i pezzi del tostapane che hanno avuto l'arroganza di avanzare, dopo che lui lo ha aggiustato.
“Itachi,” lo chiama Shikamaru, quando lo vede uscire dalla stanza, andandogli dietro, “senti, sono certo che non sia così facile, ma, ti prego, promettimi che gli chiederai tutto quello che vuoi!”
Lui, che si è fermato per ascoltarlo, si volta e lo osserva per un momento, in silenzio, poi sospira, perché è tutto incredibilmente più pesante di quel maledetto armadio.
“Non ho chiaro cosa dovrei chiedere, a volte penso che vorrei solo che sorridesse,” sussurra Itachi, guardando altrove mentre la corrente d'aria gli smuove i ciuffi neri, sfuggiti alla coda.
A pensare che quell'uomo, quel ninja, quel fratello, si faccia tali paturnie viene male allo stomaco. Shikamaru è sicuro che se c'è qualcuno che può permettersi di pulirsi le parti intime con il vessillo recante lo stemma del fuoco, oppure con la tunica dell'Hokage, per dirne una, è proprio quello stesso uomo che non riconosce i suoi più basilari diritti. E fa tanta, troppa rabbia.
“Allora dovresti dirglielo.”
Itachi appoggia le spalle allo stipite e butta la testa indietro. Shikamaru per un momento lo vede così stanco che ha paura cada, ma non fisicamente, e questo a volte lo spaventa al punto da non riuscire a dormire. Tuttavia ha fiducia in lui e lo stima tanto da non riuscire a formulare ipotesi stupide su eventuali comportamenti stupidi, perciò tutto quello che fa è andare avanti così, mostrandogli che c'è e ha intenzione di esserci ancora per molto.
“Va bene che deve comunque essere ristrutturata, ma non posso credere che hai bucherellato la casa,” dice, aggrottando la fronte mentre prende un'ultima panoramica della parete.
“Solo le camere,” precisa l'altro, a sua difesa, omettendo volutamente quanto si sia divertito Sasuke con il piccone.
Shikamaru alza gli occhi al cielo, chiedendosi vagamente a che punto l'intelligenza possa essere chiamata follia, poi si ricorda di come lo ha trovato quella mattina ed è lì che decide di soprassedere.
“Forza, i canali...” gli ricorda invece, sorpassandolo, mentre le parole dell'altro lo fanno sorridere così spontaneamente e istintivamente che neanche si sorprende.
“Che seccatura!” sospira Itachi, teatralmente tediato.











Ecco inserito il famoso Sasuke seduto per terra a litigare con un elettrodomestico random, Tessa! Basta chiedere, come vedi. XD
Non cercate di dare sensi logici alle trovate di Itachi perché lui non è solo intelligente, ma è anche libero da stupide e limitative convenzioni sociali, quindi è ragionevole credere che ci possa mostrare un mondo tutto nuovo ogni volta che fa qualcosa. Anche, mi suggeriscono dalla regia, mentre fa pipì, sì.

Ah, nel capitolo che si chiama Vento chi potrebbe saltare fuori? Ma Naruto, ovviamente. Mh. Essì, sono talmente velate che non me le ricordo nemmeno io. -.-



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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