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Autore: Nikkina Cullen    07/04/2011    1 recensioni
e se una famiglia come i Cullen vivesse vicino casa vostra?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Stavolta ero in piedi e procedevo al suo fianco mentre ci recavamo a casa sua. In realtà da conscia era la prima volta che facevo quella strada, perché del giorno prima non mi ricordavo quel passaggio. Ero svenuta. Mi ricordai. Prendemmo un vialetto fatto di pietre quadrate affiancate due alla volta che portavano ad una porta enorme di legno. Non busso. Aprì il pomello dorato e fummo dentro alla sua abitazione.

"Mamma … Cris?" una voce melodiosa rispose dal giardino opposto al punto dove eravamo noi. "Si, Gabriele sono qua!" "C'è una visita mam … Cris!" mentre mi trascinava verso la serra. Arrivati sulla soglia ci fermammo e una massa di capelli neri lunghi fino alle spalle si alzarono fino a superarmi nettamente. Era altissima. Salutò il figlio in modo affettuoso e poi si rivolse a me "Mi fa piacere che sia tornata nella mia umile dimora, anche se non vorrei provocarti turbamento ulteriore, mi fa piacere vedere che stai meglio. Seguitemi per favore" ci chiese educatamente. Loro stavano al mio passo e ci ritrovammo dopo qualche secondo in cucina, mi stupii di quel luogo più che umano, dato che sapevo che loro non avevano bisogno. Lui percepì il mio stupore "Dobbiamo tenere le apparenze! Gli hai dato la scusa per usare la cucina, non la usa mai" e mi sorrise ironico.

"Beh sinceramente ero sicura che mio figlio volesse farmi stare tranquilla portandoti a casa mia cosi avevo la prova sotto i miei occhi che stavi bene quindi ho preparato qualcosa per la mia ospite!" uscii una torta di mele dal forno che sembrava squisita in apparenza.

"Grazie non doveva prendere cosi tanto disturbo!" le dissi educatamente.

"No non è stato un disturbo purtroppo non sono certa del risultato quindi non ti posso assicurare che sia digeribile." e rise della sua stessa battuta.

"Oh lei sicuramente lo sarebbe!" una voce proveniente dall'esterno della cucina aveva interrotto il monologo ironico della donna.

"Roby comportati bene con la nostra ospite!"

"Si assolutamente non voglio essere messo a KO come il tipo di ieri pomeriggio, Ciao ragazzi."

Un ragazzo enorme che a scuola mi faceva persino paura era docile e affettuoso con la sua mamma adottiva. Era alto anche lui con gli stessi capelli neri della madre. Gli stessi occhi color oro del fratello e della madre e poi da sotto il suo braccio saltò fuori lei, May.

Mi cinse in un abbraccio che voleva essere rassicurante anche se mi percossero i brividi lungo la schiena e si sedette affianco a me.

"Tranquilla non ti farà del male Roby, lui scherza un po’ pesante su queste cose. Ma infondo è innocuo come tutti noi."

"Ci provo almeno!" rispose Roby con una battuta alla compagna sorella.

Dopo una linguaccia verso il compagno, May si girò di nuovo verso di me

"Quindi sai tutto su di noi?" mi chiese con i suoi occhi splendenti dorati che puntavano un essere misero come me. Ne sembrava sollevata di questa cosa non infastidita anche se io ebbi incertezza.

A quel punto a fatica distolsi lo sguardo dalla ragazza per un intesa verso Gabriele che acconsentì.

"Si so tutto quello che posso sapere!"

Una risata esplose da Roby "Beh in realtà tu non dovresti sapere niente di noi, solo che secondo mio padre tu non sei proprio umana!"

E sorrise di nuovo di quella ironia.

Molto più tranquilla May e meno spaccona del compagno mi spiegò

"Noi in realtà abbiamo delle leggi, non molte ma una deve essere assolutamente rispettata: non rilevare la nostra esistenza agli umani."

"Ah, quindi in questo caso lui ha violato questa legge."dedussi io.
"Per metà si, ma Andrea sostiene che tu sei insomma, non sei proprio umana quindi per metà non lo ha fatto. Vediamo il bicchiere mezzo pieno"

"Ma se questi giuristi esaminerebbero il caso lui avrebbe torto davanti a loro."
"I Volturi, Aro Marcus e Caius, sono i protettori delle nostre leggi. Ma Andrea a seguito lo stile di vita di uno che ha fatto parte di loro per poco tempo. Il suo nome è Carlisle."

May continuava a raccontare e a rispondere alla mia domande inconsciamente come se già sapeva che le avrei fatte.

"È Grazie a Carlisle se abbiamo scoperto un altro stile di vita. Mio padre gli era molto amico il periodo della loro permanenza a Volterra, anche se allora era ancora carnivoro per cosi dire. Fu dopo che capì quanto Carlisle avesse ragione, quando incontrò Cris e decisero di andarsene per i fatti loro, lontani dai Volturi. Non li rinneghiamo però. Non possiamo. Loro sono la nostra legge e d'altronde fanno anche del loro meglio per mantenere segrete le nostre esistenze cosi ci adoperiamo anche noi. Quando Andrea e Cris lasciarono Volterra erano stanchi del loro stile vita. Nessuno di loro aveva voluto essere quello che era e si ritrovarono a combattere con un istinto al quale non volevano soccombere. Andrea racconto di Carlisle a Cris. E Cris prese la decisione per entrambi. Avrebbero provato di tutto per non essere dei mostri proprio come faceva Carlisle. La prima volta che ci incontrammo eravamo in Francia e la gente soccombeva alla seconda guerra mondiale. Fu qualcosa di mostruoso. Dovevamo stare il più nascosti possibile per non suscitare sospetto alle guardie della Germania. Cosi ce ne andammo al sicuro in Svizzera. Io mi sentivo peggio di quei mostri che trattavano le persone come oggetti. In quel momento arrivò la mia ancora di salvataggio. Incontrai Cris e Andrea e dicesi di unirmi al loro stile di vita. Ma la Germania aveva invaso anche la Svizzera non tenendo conto della sua richiesta di neutralità. A quel punto vedemmo Roby. Si batteva per la libertà contro le SS ma fu colpito. Credevano di averlo ucciso del tutto o forse a loro nemmeno interessava. Aspettammo che evacuassero il campo per portare i feriti negli ospedali. Io, Cris e Andrea facevamo parte della croce rossa svizzera. Servivano braccia maschili che non erano impegnate al fronte e quindi non obbiettarono su Andrea. Quando ci trovammo per la prima volta su quel campo era uno sterminio tantissimi di noi chiedevano aiuto e molto troppi erano morti. Roby lo portarono all'obitorio credendo fosse morto, ma noi sentivamo che era ancora vivo e sarebbe morto dopo qualche ora. Io chiesi ad Andrea di trasformarlo per me perché lui aveva quel viso di chi non doveva morire in quel modo. Non so come spiegartelo. Mi aveva presa la sua espressione beata di chi a fatto di tutto per salvare la propria nazione. Volevo che lui fosse con noi da quel momento in poi. Andrea lo prese appena il tempo. Il destino ha voluto che lui fosse cosciente e sereno per la vita che avevamo scelto per lui. E da quel momento non ci siamo mai più separati."

Non voleva che avessi una cattiva idea sul suo compagno ecco perché May mi raccontava la sua storia.

In effetti le mie opinioni su Roby cambiarono dopo aver sentito quello che aveva passato. La sua durezza era solo una maschera per nascondere il dolore che lo avrebbe prevalso della sua esistenza umana finita in un modo orribile, ma iniziata di nuovo con la speranza di tranquillità.

Era difficile essere lì ed ascoltare le loro storie. Per me il loro mondo non esisteva, non doveva esistere.

Non mi accorsi nemmeno che si era fatto cosi tardi con il tempo. Me ne accorsi solo quando Andrea rientrò dal lavoro.

"Famiglia buonasera!"

"Buona sera Andrea abbiamo visite stasera!" disse Cris ancora felice della mia permanenza a casa sua.

"Ah chi ha avuto il coraggio di unirsi a noi?" disse nello stesso tono ironico che aveva usato Roby quando mi aveva scovato nella sua cucina.

"L'amica di Gabriele caro."
Non ci impiegò molto a passare dall'ingresso in cucina, infatti la risposta della compagna la ascoltò mentre già mi osservava.

"Buona sera signorina, mi fa piacere che stia meglio dopo ieri sera hai un po’ scosso la mia signora mi fa piacere che la state tranquillizzando."

E abbracciò affettuosamente Cris.

Io mi resi conto che dovevo andare a cena dalla mia famiglia anche se mi dispiaceva lasciare quello strano quadro che sembrava perfetto in ogni sua sfaccettatura piccolissima e imperfetta e la mia curiosità mi voleva seduta a quel tavolo ancora per un po’.

Con un bel sospiro che andava contro le mie volontà, annunciai che per me si era fatto tardi e con dispiacere dover lasciare quella casa tanto rassicurante.

Gabriele si offri di accompagnarmi per non farmi andare a casa da sola anche se poi aggiunse che nessuno avrebbe resistito al mio sguardo micidiale. Sembrava che io fossi diventata un argomento divertente per loro. La cosa non mi infastidì come era successo con il pettegolezzo delle mie compagne mortali. Sapevo che loro non cercavano pettegolezzi da scambiarsi con chissà chi.

 

 

   
 
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