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Autore: Eyown    23/01/2004    3 recensioni
Un'altra mia fic con i protagonisti di beyblade e le mie amiche lucrezia, Sara e Sil ^_^ ci sono anch'io ^_- "Era una mattina come tante, un giorno della settimana in cui i ragazzi dovevano andare a scuola; la ragazzina bionda era ancora tranquillamente sdraiata nel suo letto, con i capelli scompigliati che le ricoprivano il viso. Dalla stanza accanto qualcuno la chimava insistentemente, quasi volesse svegliarla ..."
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gianni, Hilary, Kei Hiwatari
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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AMARE SCOPERTE

  • Capitolo 5° -

 

Teneva gli occhi sbarrati incollati al vetro della finestra e le sue mani lascivano un’impronta ben visibile sullo stesso; la ragazza bionda che in quel momento, dopo la nascita del fratellino, si trovava nel giardino che circondava quella splendida villetta, non riusciva a credere ai propri occhi.

Roberta – non è p-possibile…. – sentiva un qualcosa in gola che le impediva di respirare, e si fece forza per impedire alle lacrime di traboccarle dagli occhi color del cielo.

Dentro la stanza, al di là del vetro, un ragazzo biondo si stava lasciando andare in tenere effusioni con una moretta, ad occhio e croce della sua stessa età, per partecipava attivamente.

Roberta si allontanò dalla finestra e stava quasi per andarsene senza dire una parola, era nel suo carattere non dare a vedere le sue delusioni e le sue sofferenze, ma una voce le risuonò in testa e cominciò a pruderle il palmo della mano. La voce la riconobbe subito, era quella che in quel momento odiava di più, la voce di Kei, che gli ripeteva sempre che quel giorno sarebbe presto arrivato.

Si raccolse i capelli in una coda di cavallo e si diresse a passo deciso verso il portone della villetta, poi invece di suonare il campanello, bussò con forza sopra il legno massiccio.

Sentì dall’altra parte delle voci soffocate, poi dei passi che si allontanavano, probabilmente la ragazza mora che si nascondeva da qualche parte, e altri che si avvicinavano alla porta. Quando questa si aprì, e la bionda vide apparire Gianni, fece di tutto per sembrare naturale.

Gianni – ciao Roby, sei venuta a trovarmi!!! Sono contento, non vedevo l’ora di rivederti, stavo morendo dalla voglia di baciarti. La prese per mano invitandola ad entrare dentro casa, ma a quel punto, lei la tolse instintivamente con disgusto.

Gianni – Roby, che hai… -

Lei lo guardò dritto negli occhi, mentre nella mente sentiva sempre le stesse parole…

Il ragazzo con i capelli violetti guardava il marciapiede e le proprie scarpe, qualuneu cosa pur di non alzare gli occhi sul viso di Lucrezia, mentre lei suonava al citofono di casa sua. Erano appena tornati dall’ospedale e Boris aveva riaccompagnato a casa la ragazza.

Lucrezia – grazie per avermi accompagnata Boris… -

Boris – non c’è di che, l’ho fatto con piacere…. – senza capirne il motivo sentiva che il sangue affluiva troppo abbondantemente alle guancie ed evitò ancora di guardarla negli occhi.

Lei si apprestò ad aprire il portone, ma prima di andare, gli si avvicinò lentamente e gli posò un lieve bacio sulla guancia. Il ragazzo la guardò sbalordito, cercando le parole giuste da dire, ma lei se ne andò prima che riuscisse ad aprire bocca.

Sil – oddio, dici sul serio? Sono contentissima per voi, scommetto che anche Mary sarà al settimo cielo!!! –

La ragazza giocherellava con una ciocca di capelli ricci rigirandoli tra le dita, mentre ascoltava dall'’ltro capo del telefono la sua amica Sara, che la stava mettendo al corrente della bella notizia.

Sil – è un maschietto? Wow, non vedo l’ora di vederlo!!!!! Avete già deciso il nome? –

Alla risposta che arrivò rimase un attimo senza parole… era troppo per essere una coincidenza.

Sil – Mary ha deciso di chiamarlo Kei? Sì…. Sì certo capisco…. Dille di riposarsi e dai un bacio di benvenuto al piccolo da parte mia… ok, a domani, ciao! –

Si buttò sul letto a pancia in su e si soffermò a guardare il soffitto.

Sil – Oh Kei, ma perché è così difficile dirti quello che provo per te? – sospirò chiudendo gli occhi e dopo essersi girata su un fianco raggomitolandosi sotto il lenzuolo, si adormentò in un sonno fatto di sogni.

Il biondino non si accorse neanche della mano che gli arrivava incontro e preso lo schiaffo in piena guancia. Si portò le mani là dove sentivà il bruciore e guardò la ragazza davanti a lui con un misto di rimprovero e spavento.

Gianni – Roby, perché mi hai colpito, che ti è preso? –

Roberta – ti fa male? Perché non chiedi alla tua ragazza di farti passare la bua? –

Sentendo il tono sarcastico nelle parole della ragazza, nel volto di Gianni affiorò la comprensione… "Mi ha scoperto, oddio, adesso lo sa"

Roberta – cosa c’è? Adesso vuoi venirmi a dire che mi sto sognando tutto? Vuoi prendermi per deficiente? Bè, sai, ci stavi anche riuscendo, non so come ho fatto a non accorgermene prima. –

Disse, poi si girò e si incamminò a passo sicuro fuori dal guardino, scomparendo dalla vista del ragazzo prima che lui potesse dirle o fare qualcosa.

Appena girato un angolo, sicura che lui non potesse più vederla, si mise a correre e le lacrime abbero finalmente modo di uscire, bagnandole le guancie rosse e accaldate per la corsa; si fermò un attimo rendendosi conto di essere nei pressi della scuola e si ricordò che sua sorella la stava ancora aspettando all’ospedale… prese il cellulare e compose il numero.

Roberta – ciao Sara… no, sto bene…. Sì senti, tornerò più tardi del previsto…. Sì, ho solo bisogno di stare da sola… no, non è successo niente…. Se hai bisogno comunque sono a scuola… ah… non dirlo a Kei, d’accordo? – insieme all’ultima parola le sfuggì un singhiozzo e chiuse la comunizazione di scatto sentendo la voce preoccupata della sorella nell’apparecchio.

Si avviò verso il giardino della porta, trovando il giardino aperto, dato che a quell’ora si svolgevano le riunioni dei consigli di classe; si rifugiò nel suo angolino segreto, che solo lei e sua sorella conoscevano: dietro ad un cespuglio sul retro della scuola, loro due avevano posizionato due scatole di legno, e a volte passavano interi intervalli lì sedute a chicchierare e nessuno veniva mai a disturbarle.

Si sedette su una di queste e con la testa appoggiata alle gambe, diede libero sfogo alle lacrime calde e salate che non vedevano l’ora di cadere.

Sara schiacciò il tasto del fine chimata sospirando malinconica; sua sorella le era parsa molto strana, senza contare il fatto che alla fine della conversazione l’aveva sentita chiaramente piangere… sapeva che era andata da Gianni e questo poteva significare una cosa sola. Guardò in direzione del ragazzo con i capelli grigio-azzurrini e prese la sua decisione; sapeva benissimo di aver promesso a roberta di non dire nulla a Kei, ma lui sembrava la persona più adatta per… bè, non sapeva neanche per che cosa.

Sara – Kei…. –

Il ragazzo la guardò con i suoi occhi porpora e le venne quasi la voglia di non dirgli niente, ma poi si fece coraggio e parlò.

Sara – mi ha telefonato Roberta, mi è sembrata strana, penso che sia successo qualcosa con Gianni… -

Kei si alzò in piedi e le mise le mani sulle spalle guardandola dritta negli occhi

Kei – ti ha detto dove andava? –

Sara – sì, a scuola… se la conosco bene la troverai sul retro dell’edificio, abbiamo un posto tutto nostro dove ci ritroviamo quando abbiamo qualcosa da raccontarci in segreto… -

Non le lasciò finire la frase che già era corso via… non sapeva neanche perché si sentiva così preoccupato, così strano per quella ragazza che non faceva altro che prendere in giro da mattina a sera, quasi fosse una ragione di vita.

Arrivò a scuola con un inizio di fiatone e si diresse senza far rumore dove aveva detto Sara… Sentì dei singhiozzi provenire da dietro un cespuglio e facendosi forza lo scalcò agilmente con un salto, ritrovandosi davanti i due grandi occhi azzurri di Roberta, arrossati e gonfi di pianto. Lei balzò in piedi vedendolo e si asciugò le lacrime con la manica della felpa;

Roberta: avevo detto a sara di non dirti niente…. Cosa sei venuto a fare, a prendermi un po’ in giro? Ad infierire? Bene, puoi farlo tranquillamente, tanto avevi ragione tu, dovresti essere contento…-

Kei – roby io…. Mi spiace… -

Lei si sentì montare una rabbia e una vergogna cocente dentro lo stomaco; gli andò contro e cominciò a prenderlo a pugni sul torace, prima forte, poi via via sempre più debolmente.

Roberta – ma perché, perché devi sempre avere ragione tu? Adesso me lo devi spiegare…. – e continuava a piangere, finchè il ragazzo non la strinse forte tra le braccia e lei poco a poco si calmò…

Kei – shhh, ci sono qui io adesso… non avrei voluto avere ragione stavolta, lo giuro… -

E le accarezzò delicatamente i capelli, per poi asciugarle le lacrime con un fazzoletto.

 

  
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