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Autore: loonaty    07/04/2011    1 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO 21 – DI CHI è LA COLPA

Le pareti erano bianche.

Bianche le coperte.

Bianche le bende.

Bianche le tende.

Bianchi i camici delle infermiere.

Bianche le camelie appoggiate sul comodino bianco sotto la luce bianca dei neon.

Le mattonelle lucide. Le imposte della finestra. La sua mano che campeggiava sulle coperte.

Ogni dannato oggetto in quel posto era BIANCO!

Fuori pioveva.

Le gocce battevano contro il vetro.

Il cielo era spesso di nuvole grigie.

Sul tetto più basso, del palazzo lì accanto, un altro grigio risaltava più brillante degli altri sotto le gocce furiose.

Sentiva gli occhi bruciare mentre la mano pallida si arpionava al lenzuolo candido.

Le gambe sottili, magre, scivolano fuori con un fruscio deciso. L’ago della flebo si stacca. Le piume frusciano mentre le bende si raccolgono sul pavimento.

Due settimane sono anche troppo.

Sei giorni di incoscienza.

Era dimagrita ed infiacchita. Aveva bisogno di sgranchirsi i muscoli.

Quel grigio era stato sempre lì fuori.

Non un passo più vicino, non un soffio più lontano.

Ed era stato più facile per tutti e tre non vedersi.

Dimenticarsi delle responsabilità.

Chiudersi in casa a piangere sul letto.

A gettare la testa alla pioggia per il troppo orgoglio.

Rinchiusa tra pareti bianche, tu, che sei irrimediabilmente nera.


Ora basta.


La camiciola di carta si straccia le reti si tendono sul petto non ancora prosperoso, la tunica rossa le scivola addosso mentre il ventaglio degli Uchiha viene avvolto dalle bende che stringe intorno alla vita per facilitarsi i movimenti e rendere quel capo meno ingombrante. Le chiare gambe lunghe che scivolano una davanti all’altra mentre si avvicina alla finestra spalancandola.
 
-Baby, che fai piangi?- Il tono amaro e cantilenatorio che gli raggiunge le spalle attraverso alla cortina di vetro che si è costruito intorno.
Un suono sarcastico. –C’è un vantaggio nella pioggia no?- Le sue labbra si piegarono in una risata strana, sembrava stesse per urlare. Era rabbia, dolore, frustrazione.
Continuava a darle le spalle. Lei rimase in silenzio mentre l’acqua le appiccicava i capelli al volto.

-Come ti è venuto in mente di chiamarmi “baby”, eh cornacchia?-

La sua voce era tirata.

La falchessa scrollò le spalle. –Piangi proprio come un bambino Kakashi-kun-

Fu allora che lui si girò di scatto. Gli occhi che traboccavano di lacrime, la mascherina tesa allo spasimo per la bocca aperta e ringhiante. –NON DOVREI PIANGERE? ERO IO IL CAPITANO DANNAZIONE! E’ STATA TUTTA COLPA MIA!!!-

-Kakash … -

-ZITTA! COSA CREDI CHE DEBBA FARE? ERA IL MIO MIGLIORE AMICO!- Continuava ad urlare gesticolando nella sua direzione mentre lacrime e pioggia gli appannavano la vista. Le labbra della ragazza divennero una linea sottile.

- Kakashi … -

-NO! LO SAI ANCHE TU VERO? LO SAI CHE E’ COLPA MIA! ED ALLORA FERISCIMI, UCCIDIMI! SE NON FOSSE STATO PER IL MIO ORGOGLIO OBITO SAREBBE ANCORA VIVO!

-“No, Kakashi, questa non è stata colpa tua” – Disse la ragazza atona avvicinandosi a lui con le braccia rigide lungo i fianchi per la rabbia ed il freddo. –E’ questo che vuoi sentirti dire? Vuoi essere commiserato? Eh?!-
Si avvicinò a lui sollevandolo per l’imbracatura di cuoio come aveva fatto Obito in missione sputandogli in faccia il suo disprezzo. –“OH povero Kakashi, no, non ti disperare, nessuno ti incolpa!"  è questo che vuoi che ti dica?!- Gli diede una scrollata lasciandolo andare e lui scivolò a terra guardandola con gli occhi sgranati.

-Ed invece no! Sì, è colpa tua! Tu eri il capitano! Dovevi occupartene tu! Se fossi andato subito con Obito tutto questo non sarebbe successo! Dici che era il tuo migliore amico, ma non è vero!- Kioko aveva un modo diverso di urlare. Non alzava la voce. Era il gelo ed il veleno che trapelavano dalle sue labbra e dai suoi occhi a far rabbrividire quelli che aveva davanti.

-OBITO ERA IL MIO MIGLIORE AMICO!- Si riprese Kakashi alzando di scatto la testa che era andata ad incassarsi tra le spalle ad ogni parola della ragazza.

-Ed allora perché l'hai lasciato morire?- il tono secco ed accusatorio lo fece crollare come un castello di carte.

-N-NON HO POTUTO SALVARLO ... -

-Potevi dargli retta fin dall'inizio!-

-NON SAPEVO CHE SAREBBE FINITA COSI'!-

- Dovevi prevederlo!-

-FORSE  TE NE SEI SCORDATA IO NON LEGGO NEL FUTURO!-

- Potevi riflettere!-

-NON CI HO PENSATO! NON E' STATA COLPA MIA è SUCCESSO E BASTA!-

Kioko lo guardò divertita mentre un singhiozzo gli spezzava la voce sulle ultime parole mentre si rendeva conto di cosa la ragazza gli avesse fatto dire.
-La prossima volta che decidi di fare la vittima vedi di starmi alla larga- Disse lei mentre la pioggia le bagnava il viso dai lineamenti angelici.
LE lacrime ripresero a scivolare più copiose di prima lungo le guancie del jonin.
-Baby ... - Kioko si morse il labbro inferiore notando le guance arrossate dal pianto e dalla crisi isterica di poco prima del ragazzo. Era giusto che anche lui si disperasse. Non poteva restare di ghiaccio per sempre.
- ... Non piangere ... perché quel nodo alla gola? Si sentiva soffocare. Lui distolse lo sguardo.
-N-Non piangere ... - Come glielo spiegava che invece lei lo aveva visto eccome il futuro? Un-momento ... La sua voce aveva tremato?
- Baby ... - Perchè era così roca? Perché sentiva la pioggia più calda sul volto?
Il ragazzo era in un accennato stato di trance. Accucciato a terra con le braccia lungo i fianchi, le mani che sfioravano le tegole gelide. Chissà da quanti giorni non aveva spiccicato parola ... Eppure non pensava che potesse fargli così male. Non pensava nemmeno che potesse fare così male a lei.
Quasi non se ne accorse quando le braccia della ragazza passarono attorno alla sua vita. Le gambe rannicchiate contro le sue. La fronte contro la sua spalla. Sotto l'uniforme poteva sentire i bozzi delle ossa. Deglutì. -Da quant'è che non mangi baka?- Il suono spezzato delle sue parole la fece sobbalzare. Fu come se si fosse risvegliato. Abbassò la testa verso di lei. Le sue labbra andarono a poggiarsi contro i suoi capelli corvini. La ragazza falco gli si teneva stretta e piangeva piano. Senza che le spalle avessero scossoni e senza emettere suoni. Solo se parlava si poteva capire che stesse piangendo.
Non poté fare altro che  passarle le braccia attorno alle spalle e stringerla a se sotto quella pioggia torrenziale. Perché andare in un posto asciutto sarebbe stato troppo umiliante per entrambi. Il frastuono dei tuoni e il rumore della pioggia coprivano i singhiozzi del ragazzo mentre le gocce si mescolavano alle lacrime sul volto della ragazza.
-Mi manca- Gli sfuggì dalle labbra.
LEi si limitò a scuotere la testa e ad affondargli le unghie nella schiena. Si alzò trascinandolo con se.
-Cosa fai ... - Mormorò seguendo il movimento fluido della ragazza.
-Devi mangiare qualcosa- Disse decisa.
-Parla quella che dovrebbe essere in ospedale ...- La sua voce era ancora bassa e scossa ma vi si poteva intuire il sarcasmo. Forse non sarebbero mai riusciti ad andare davvero d'accordo.
 Prese un bel respiro.
-Mi sono fratturata un ala. - Si voltò verso di lui alzando le sopracciglia dagli occhi arrossati. -Vedi ali forse?-
Gli prese una mano ma lui non reagì.
-Non ho fame- Mugugnò.
-è da quando mi sono svegliata che ti vedo lì fuori, stai forse cercando di suicidarti?-
Il ragazzo ebbe un fremito come se l'avesse attraversato una scossa ed alzò di scatto la testa.
-NO!- Esclamò. LA ragazza aggrottò la fronte. Cosa aveva dett - Oh! Ah ... Suo padre ...
Il sorriso di Kioko si addolcì. Intrecciò le dita alle sue tirandolo quasi con delicatezza verso le scale.
-Andiamo a chiamare Rin ... Poi prendiamo tutti assieme del ramen ... Compriamo dei fiori e passiamo a quella cavolo di lapide che mette tanto un senso di depressione ... Non so se ad Obito sarebbe piaciuta, avrebbe di certo preferito qualcosa come festoni e ghirlande ed una festa in suo onore con tanto di striscione e carri e sfilate ... -
Non era nello stile dell'Uchiha parlare. Parlare a vanvera come stava facendo ora. Però era efficacie contro le lacrime. Continuò a chiacchierare fino a casa di Rin, salì personalmente in camera sua dopo che la madre li fece entrare con un sorriso triste e compassionevole. Afferrò l'amica per le spalle, le diede una scrollata. L'afferrò per una mano come aveva fatto con Kakashi e la portò fuori. LE sembrava di essere una bambinaia. Quando finì le parole, ed accadde molto presto perché non le era mai capitato di dover intrattenere un discorso più lungo di qualche lettera, cominciò a canticchiare a labbra chiuse. Era sempre la canzone delle sue visioni, ma meglio di niente. Una volta arrivati al chiosco del ramen ordinò tre porzioni e si gettò sulla sua. Poi, dopo aver puntellato il gomito sul ripiano del bancone, ci appoggiò una guancia e fissò prima Rin che ingurgitava il cibo in silenzio. E poi Kakashi, che non aveva intenzione di muoversi. Kioko sospirò portandosi accanto a lui. Gli prese il manto tra le dita costringendolo a voltarsi. A guardare solo lei. Con l'altra mano afferrò il bordo della mascherina e fece per scoprirgli il volto. Abbassò il bordino blu di qualche centimetro prima che lui le bloccasse il polso con un gesto di stizza. -Cosa fai?-
-Se non mangi tu ti caccio le ciotola in gola- Disse lei liberandosi dalla sua presa.
Il ragazzo parve tutto ad un tratto stanco. Si coprì il volto con le mani.
-Ti prego Kioko ... Smettila ... Non ho fame ... Non ... Non sto bene -
Rin si voltò verso il compagno con espressione preoccupata. Gli sfiorò una spalla e scostandogli un poco una mano ed il coprifronte le sue dita gli toccarono una tempia. -Hai la febbre Kakashi ... Ti conviene andare a casa ... Però ... Kioko ha ragione, mangia qualcosa ... - Il ragazzino sospirò lasciando scivolare la mano fin sulla bocca coperta. Gli occhi socchiusi ed il viso arrossato.
Kioko alternava lo sguardo tra lui e Rin. Poi si decise. A ripensarci poi le sarebbe venuto da ridere, per gli sguardi che le lanciò l'amica e il suddetto interessato quando con un gesto fulmineo gli liberò il volto infilandogli fra le labbra candide le bacchette con gli spaghetti arrotolati.
-Io te l'avevo detto che ti avrei cacciato la ciotola giù per la gola.- Ghignò.
Forse fu la sua espressione sadica.
Forse quella sconvolta di Kakashi oppure l'euforia nell'aver finalmente visto per intero il viso del ragazzo.
Rin , per la prima volta dalla morte di Obito scoppiò a ridere. Dapprima un ridacchiare delicato, poi sempre più forte trascinandosi dietro Kioko e poi anche Kakashi che quasi non soffocò con il brodo. Qualche lacrima, le ultime, sfuggirono dalle loro ciglia. Però ora, più o meno, stavano bene.
Più o meno ora.
Avrebbero trovato la forza per continuare.
 
   
 
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