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Autore: Imaginary82    08/04/2011    6 recensioni
Quando sollevo lo sguardo è come ricevere un pugno nello stomaco.
Quegli occhi...due occhi color cioccolato mi fissano curiosi. Sono grandi, limpidi, luminosi. Nel momento in cui riesco a mettere a fuoco tutto il resto, vorrei che qualcuno mi desse uno scossone per ridestarmi dal sogno.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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terzo capitolo Eccovi il terzo capitolo. Sono assolutamente lusingata per il numero di persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite, mi ripeto, lo so, ma la cosa mi fa immensamente piacere.
Spero che questo vi piaccia come gli altri.
Miki.



Capitolo terzo: The heart beating.



- ...quindici...sedici...diciassette... - conto lentamente, per darle il tempo di nascondersi e sorrido perché so bene dove andrà a ficcarsi.

- EJ! Rientra in casa, sta per arrivare tuo padre – la mamma mi chiama dalla finestra e, controvoglia, sollevo il viso. Non vorrei rientrare, ma devo.

- Bella! - continua lei, cobellinan un tono più dolce – Reneé mi ha chiesto di avvertire anche te. Se non rientri subito a casa, niente torta stasera.

Mi giro verso la buca delle lettere ed è proprio lì che si trova.

Pensa di essersi nascosta ed invece è perfettamente visibile.

- Hey...su, andiamo.

Fa finta di niente ma so che mi ha sentito.

- Beh io vado...poi tu rimani sola – dico mentre volto le spalle e faccio per andarmene. Dopo pochi secondi il rumore dei suoi passettini conferma che ha deciso di seguirmi. La accompagno davanti alla porta e, salutando anche la signora Swan, mi avvio verso casa.

- EJ!sorriso

Quando mi volto verso di lei, vedo il suo viso illuminato da uno splendido sorriso, un sorriso che mi fa sentire felice. Un sorriso spontaneo, uno sguardo limpido che non ha conosciuto la paura, il dolore...

- Ci vediamo domani – dice quasi urlando e agitando la manina.

Erano passati tre mesi da quando Bella e la sua famiglia si erano trasferiti accanto a noi. All'inizio ero stato gentile con lei solo perché la mamma me l'aveva chiesto. Ma poi, passare il tempo insieme era diventata una piacevole abitudine. Era una piccoletta curiosa ma non rompiscatole, mi seguiva con interesse pronta ad eseguire con attenzione qualsiasi cosa facessi. Quando inciampava e si sbucciava le ginocchia, e succedeva spesso, piangeva finché non la prendevo sulle spalle per portarla a casa. Lei sorrideva trionfante e si aggrappava ai capelli per reggersi.

- Da grande sposerò EJ – diceva sempre...

Dopo quel giorno non abbiamo più giocato insieme. Se la incontravo nel vialetto, la scansavo bruscamente e le dicevo di stare alla larga da me.

Quante volte l'ho fatta piangere?

Non avrei mai voluto....

-Hey? Mi senti? Allora, la assaggi o no?

Sbatto più volte le palpebre per mettere di nuovo a fuoco il suo volto.

I ricordi, che si sono affacciati solo guardandola, è come se avessero frapposto nuovamente i diciotto anni che sono passati dall'ultima volta che l'ho vista e, ritrovarmela davanti, mi provoca lo stesso identico brivido che ho avuto pochi minuti fa.

Mi scruta pensierosa e titubante, spostando la testa di lato, come per inquadrarmi meglio.

Forse anche lei ha capito...mi ha riconosciuto.

Sono io Bella...mi riconosci?

- Sei narcolettico per caso?

DUH! Complimenti Edward, bella figura da coglione!

- No, scusami. È che ho avuto la sensazione di conoscerti. Ci siamo visti da qualche parte prima di oggi?

Spalanca gli occhi prima di portarsi una mano alla bocca e...scoppiare a ridere!

- Che diav...perché stai ridendo? Che ho detto di così esilarante?

- Ok, ok...bel tentativo, devo dire proooprio originale – dice, trattenendosi dal continuare a ridere.

- M...ma...a cosa ti riferisci?

- Credi che sia stupida? È solo perché faccio la cameriera o c'è altro? - stavolta il tono è più seccato, ma, nonostante ciò, non riesco davvero a capire dove voglia arrivare.

- E' inutile che fai lo splendido, ricordo perfettamente dove e quando ci siamo visti. QUI! IERI! - dice alzando un po' la voce e posando in maniera decisa la caraffa sul tavolo - E hai detto che la mia torta non era buona. Quindi evita di atteggiarti a playboy dallo sguardo trasognato, come se fossi stato folgorato da una stella...o, piuttosto, sembra che il corpo celeste in questione ti abbia colpito in testa!

Wow, piccola Swan...che caratterino!

Distolgo lo sguardo da lei e sorseggio il caffè, vederla così risentita, combattiva e imbronciata è...è...non so com'è. È strano.

Eccitante?

Quando mi accorgo che con la mano afferra il piattino, per portar via la torta, faccio appena in tempo ad afferrarle il polso, per fermarla.

La mia pelle è a contatto con la sua ed è come se quella stella mi colpisca in pieno, proprio come ha detto lei. O forse è come essere travolti da uno tsunami? O folgorati da un fulmine? Investiti da un tir, sotterrati da una valanga...

Cazzo Edward!

Dalle mie dita, una sensazione di calore travolgente si diffonde in tutto il corpo, andandosi a concentrare inaspettatamente tra le gambe.

L'ennesima imprecazione mentale mi distoglie dall'ennesimo stato di trance.

- Lasciala. Non ho detto che non era buona – la voce esce bassa, roca e il rossore che le imporpora il viso mi fa perdere un battito.

Mi schiarisco la gola, cercando di riacquisire un po' di dignità, e continuo – non è come pensi. Ho avuto l'impressione di averti già vista...in passato – e non sa quanto mi sforzi pronunciare quelle parole. Non sa il dolore che provo anche solo ad ammettere di averlo avuto un passato.

Il suo viso da corrucciato diventa perplesso, mentre la presa delle sue dita si allenta.

Cosa che dovresti fare anche tu...lasciarle il polso! Hai presente quella cosa sottile, candida e fragile che stai stringendo da diversi secondi?

Ecco...si è rincoglionito pure il mio subconscio!

Interrompere il contatto è come essere investito da una doccia fredda.

Quando allontana il braccio, è lei stessa ad avvolgere il polso con la sua mano. E per un attimo sono sul punto di chiederle se ha sentito le stesse sensazioni che ho sentito io.

Per fortuna stavolta riesco a fermarmi!

- Probabilmente ti ho scambiata per un'altra persona – dico, pentendomene quasi subito.

D'altronde perché dovrebbe ricordarsi di me? Non aveva nemmeno cinque anni.

E che senso avrebbe dirle chi sono?

Chi sono io?

Chi è Edward Masen?

Il solo pensiero mi causa un senso di nausea.

E lei è così bella, sembra così ignara dello schifo della vita che non potrei mai coinvolgerla in tutto questo.

-Scusami allora – sussurra mortificata – è che lavorando qui ho fatto l'abitudine a certi metodi.

È assurdo...

E' fastidio quello che sento. No, è rabbia.

Chi ha osato avvicinarla?

Chi le ha parlato?

Chi l'ha sfiorata?

È normale reagire così?

No che non lo è!

Certo che lo è...il mio è...senso di protezione sì.

La conosco da quando era bambina...solo questo.

- Lo fai spesso?

- Eh?

- Estraniarti!

EJ- Uh...ehm..no. No, è che in questi ultimi giorni ho avuto un po' di pensieri. Ricordi più che altro.

Non posso fare a meno di osservare ogni sua reazione. Non è mai quella che ci si aspetterebbe. Anche in questo momento la tristezza che le leggo negli occhi è del tutto ingiustificata. D'altronde non sa di conoscermi.

Non ti conosce!

- Ah. Spero non troppo spiacevoli – dice aprendosi in un sorriso dolcissimo. Un sorriso che ha la forza di scavarmi dentro, come mai niente e nessuno era riuscito a fare.

- Non tutti – rispondo – non tutti.

-Allora? Me lo dai un parere sulla torta? - il tono che assume pronunciando questa semplice richiesta è tra il supplichevole e l'infantile e l'unica cosa che riesco a pensare è quanto sia dannatamente attraente.

Muore dalla curiosità di sapere, ma sono convinto del fatto che abbia cambiato repentinamente argomento apposta.

Piccola Swan, sei davvero così sensibile?

Riesci a leggermi dentro così bene?

O è perché davanti a te cade ogni muro che ho eretto negli anni?

Senza staccare gli occhi dal suo viso, avvicino una mano alla forchetta, afferrandola.

La consistenza è la stessa di ieri. La sfoglia è leggermente croccante in superficie, ma superato questo primo strato, i rebbi affondano in un cuore morbido.

Lei mi guarda e un'espressione di ansia le si dipinge sul volto. La bocca è leggermente dischiusa e quando porto il boccone vicino alle labbra, deglutisce e si morde il suo di labbro, quello inferiore, quello leggermente più pieno...un'asimmetria deliziosa!

Faccio appena in tempo ad estrarre la forchetta dalla bocca che lei mi chiede – Com'è?

Così intento ad immaginare di assaporarla, di passare la lingua laddove i sui denti hanno lasciato il segno, mi faccio cogliere alla sprovvista dalla sua domanda, tanto da farmi andare di traverso la torta.

Comincio a tossire convulsamente mentre lei prende a darmi pacche vigorose sulla schiena.

Vigorose secondo lei...non scalfirebbe nessuno con quei suoi inutili polsi.

Inutili ma stupendi.

Quando finalmente riesco ad inspirare profondamente, deglutisco e mi lascio andare sullo schienale.

Da quanto non mi sentivo così leggero?

-Tutto ok? - sembra come impaurita, probabilmente pensa che mi possa essere arrabbiato – scusami, davvero, non volevo.

Non potrei mai...

Decido di alimentare i suoi sensi di colpa e, guardandola accigliato, prendo un altro pezzetto di torta. Comincio a masticare e vedendo le sue labbra schiudersi le lancio uno sguardo truce. Spalanca gli occhi e, arrossendo, si porta il pollice e l'indice vicino alle labbra mimando il gesto di chiudere una zip.

Come ieri il sapore è squisito, la consistenza perfetta...ma...manca qualcosa.

- Mi dispiace – dico con un tono solenne, degno del miglior critico gastronomico – è ottima. Ma non è la migliore che io abbia mai mangiato.

Piccola Swan, non sai quanto sia terribilmente doloroso tutto questo.

Non sai quanto sia inspiegabilmente piacevole starti vicino.

Alle mie parole Bella sbuffa alquanto platealmente e si lascia andare sul divanetto di fronte al mio.

-Io non capisco – dice stizzita – ho fatto tutto quello che c'era da fare. Mi sono alzata all'alba per andare al mercato della frutta e scegliere le mele migliori. Anni e anni di prove per arrivare a questo risultato, partendo da zero, e ora arrivi tu e mandi tutto all'aria!

- Ma...io...scusa. Non avrei dovuto – vederla così scossa...per una torta! È assurdo.

- No, scusa tu. Hai fatto bene – dice abbassando il viso – non puoi capire – continua in un soffio.

E questa affermazione mi toglie il fiato.

Quando poi afferra la forchetta, la mia forchetta, e si porta un po' di torta alle labbra, penso che potrei svenire. La sua bocca, la sua lingua...sulla stessa forchetta che ho utilizzato io...fatemi morire ora...

Quel maledetto campanello ci riporta entrambi alla realtà.

'fanculo.

Non è possibile...non adesso.

In men che non si dica il locale si riempie e Bella scatta in piedi pronta a compiere il suo dovere.

- Torno subito.

Afferra la caraffa con il caffè oramai freddo e si allontana.

È angoscia quella che sento. Un senso di vuoto.

Panico.

Non adesso per favore...non adesso.

Quando torna e versa la bevanda, fumante stavolta, nella tazza, mi sfiora una spalla con la sua e mi sembra quasi di vederle le scintille che il contatto sprigiona.

Hai gli occhi a cuore come quei cazzo di cartoni giapponesi.

Devo andare via. Allontanarmi da lei...perché è così difficile?

Faccio un profondo respiro.

- Mi porti il conto mentre finisco la torta?

È un lampo di tristezza quello che è passato nei suoi occhi?

- No, ma figurati. Offre la casa.

Il sorriso ha abbandonato il suo volto e, nonostante sia ugualmente splendida, mi si stringe il cuore a vederla così.

È cordiale con le persone e anche molto efficiente, svelta. Dall'esterno sembrerebbe serietà, o stanchezza magari. Ma io so che è mortificata e che la sua testolina sta passando in rassegna, a ripetizione, ogni singola azione che ha compiuto durante la preparazione del dolce.

Mi alzo e infilo le braccia nelle maniche del cappotto.

Raggiungo il bancone. Lei è intenta a ripulirne la superficie dalle briciole.

- A domani – dico senza sapere assolutamente perché e maledicendomi all'istante.

- Ok – risponde senza nemmeno alzare lo sguardo.

-Hey – le afferro delicatamente il mento con le dita, sollevandole il viso e cercando di dissimulare l'emozione che esso mi provoca – sorridi!

Non si scansa al mio tocco.

- Mh...no! - dice capricciosa, sbattendo le palpebre.

Potrei annegare nella profondità dei suoi occhi...

- Avanti sorridi – ripeto facendolo a mia volta.

- Non ho niente per cui sorridere adesso.

- Bene! Tra circa venti secondi lo farai!

L'espressione che fa sarebbe da immortalare, ma non ce n'è bisogno, non potrei mai scordarla.

Mi avvio all'uscita e, afferrata la maniglia della porta a vetri, mi giro. Lei è ancora lì che mi guarda stupita.

- A presto piccola Swan – dico velocemente – non si dimentica così il proprio promesso!

A passo svelejto esco dal locale ed entro in macchina, metto in moto e molto lentamente mi allontano.

Venti secondi.

smile

Guardo nello specchietto retrovisore e la vedo, sul marciapiede, le mani strette davanti al petto e le labbra tirate in un grande sorriso.


Non puoi sentirlo, vero Bella? Il mio cuore che ha ripreso a battere....




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L'ultima scena è ispirata, EVIDENTEMENTE, a Notting Hill.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima.
Miki.
   
 
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