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Autore: PONYORULES    08/04/2011    1 recensioni
Piccole e perfette, mille perle sanguigne affollavano la sua fronte, rotolando su morbide ciglia di velluto nero. Aveva bisogno di aiuto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Honeycutt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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31 Marzo

31 Marzo

Ho sempre sognato di tenere un diario: molti, infatti, sono i libri autobiografici che ho letto, fantastiche le vite che ho osservato comodamente sdraiato sul mio letto dalle lenzuola tappezzate di astronauti dalle favolose tute blu e rosse. Allora oggi ho deciso di cominciare a tenere appuntati i miei ricordi più profondi.

Non scrivo bene, faccio un sacco di errori grammaticali, perciò ho deciso di tenere un diario più che speciale: nella mia testa.

Sono le 8.36 di mattina e ciò che mi aspetta una volta uscito dalla porta di casa è un terribile cielo plumbeo e minaccioso. Porterà sicuramente tempesta.

Con passo spedito raggiungo il mio banco in tempo per il suono della campanella. Non mi sono mai piaciute le regole riguardo al proprio stile di vita, il rispettare il solito orario: ma ho il carattere mite e tranquillo e sono troppo vigliacco per cambiare ciò che non mi sta bene.

Seguo il solito ciclo di lezioni senza avere intenzione di ascoltare: nella mente di un bambino super carico come me, ci riesce a stare solo un sentimento alla volta (sì, lo ammetto, mi sento molto una fata) e in questo momento non riesco a pensare ad altro che ai miei ricordi scritti con l'ausilio di una penna d'oca e inchiostro sanguigno sulle pareti del mio cranio. Come se il mio cervello fosse prigioniero della mia volontà e stesse scontando una pena; la sua cella: la mia scatola cranica.

Sorrido sognante, mi sento dannatamente bravo a parole. Vorrei poter far capire quanto io sia speciale sia ai miei genitori sia alle persone che in questo istante mi stanno tirando per il cappuccio, strozzandomi. Le stesse che mi prendono per la mia vita stretta e mi trascinano di peso dietro alla scuola, scappando sempre agli occhi vigili dei professori. Le stesse che mi spogliano del mio zainetto con le finiture rosa – di cui vado tanto fiero – e mi buttano per terra tirando un calcio alla schiena. Sono maledettamente debole e non riesco a reagire perché la paura mi blocca ogni arto e la lingua mi si incolla al palato.

L'unica cosa che rimane immutata sono i miei pensieri che, folli, vomitano dalla mia testa e attraversano tutto il mio corpo martoriato dalle scarpe da ginnastica di questi stronzi che mi chiamano frocio, che mi augurano le peggiori cose.

Mi copro con le mani già sanguinanti la testa, ho paura che mi possano fermare il pensiero, la capacità di parlare. Il mio corpo trema.

-Ehi! Lasciatelo stare!- una voce di bambino, più acuta della mia, mi ferisce i timpani da quanto è forte.

Con le poche forze che mi rimangono, alzo di poco il capo per cercare il volto del mio salvatore ma la vista è appannata da lacrime mischiate a sangue.

Riconosco solamente la perfezione dei suoi lineamenti prima di crollare di nuovo con la testa sul cemento freddo.

Sento solamente un rumore brusco, di nocche contro ossa e capisco che ha tirato un pugno in piena faccia ad uno dei miei aggressori. Gli altri, atterriti, si danno alla fuga.

Mi tende una mano, scheggiata per il pugno appena inflitto. Gliela prendo e la stringo forte, mi aggrappo a lui con entrambe le mani, in un tacito ringraziamento.

-Non ti preoccupare Emmett, ci sono qui io adesso- la voce del ragazzo più popolare della città, Brian Kinney, arriva alle mie orecchie prima di perdere conoscenza.

 

 

Dedico ogni singola parola a tutti coloro che hanno dovuto subire in silenzio la violenza di persone che non accettano la loro diversità; che hanno dovuto vivere questo incubo; che hanno dovuto nascondere per tutto questo tempo la loro natura.

A queste persone dedico tutto il mio affetto e la mia stima per il loro coraggio.

Nuwanda

 

  
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