“Tu
vieni via con me…”
Un momento prima eravamo a quella che con il mio solito spirito arguto
(bè? Qualche
commento?) avevo ribattezzato “Villa Follia” (un nome calzante come
pochi!) mentre quello dopo io
e Xelloss fluttuavamo a
diverse decine di metri dal suolo.
Sempre tenendomi stretta tra le braccia,
il mazoku tacque,
sorridendo nel suo solito modo enigmatico che tanto spesso trovavo irritante (e
talvolta anche inquietante), come aspettando una mossa da parte mia. Visto che ormai mi conosceva bene
doveva sapere che avrei tentato di strangolarlo, per quanto si possa
strangolare un mazoku.
Datemi atto che, anche se inutile, procurava una qualche soddisfazione un
po’ come strapazzare Gourry…
era un gesto antistress.
E una bellissima maga-genio come me ha
bisogno di una valvola di sfogo, ogni tanto!
Quando Xelloss mi era apparso alle spalle, Amelia aveva
urlato il mio nome e anche sul viso di Gourry
era apparsa un’espressione terrorizzata. Come dar loro torto? Dopotutto
il finto prete aveva già serenamente ammesso che se fosse stato necessario mi avrebbe uccisa e
questo non faceva proprio di lui un compagno ideale. Tantomeno se appariva di
soppiatto alle spalle della gente e la rapiva. La sua dichiarazione era
avvenuta durante la nostra avventura con Valgaav
e compagnia bella (e quando
mai abbiamo buona compagnia? Figurarsi!)e
io non avevo mai, neanche per una piccolissima volta, dubitato della
veridicità di quelle parole. Non avevo però paura di lui, non in
generale e neanche adesso…. Non fino a
che gli servivo. Sapevo bene, però, che il giorno in cui avesse ricevuto
l’ordine di uccidermi, solo uno di noi due sarebbe uscito vivo dalla
battaglia che avrebbe avuto luogo. E… non era detto che fossi io, anche
se questo non lo avrei mai ammesso davanti agli altri. Di base sono sempre
positiva, anche nella situazione più drammatica, ciò non
significa che sottovaluti le circostanze e le persone o che non mi renda conto
che uno come Xelloss
potenzialmente potrebbe spezzarmi come un grissino… senza neanche
stropicciarsi il mantello. Potenzialmente, eh? Non ho mai detto che accetterei
passivamente la cosa. Vendo cara la pelle, io.
In ogni modo in quel preciso momento non
mi sentivo in pericolo. Ero solo un po' seccata… per due motivi. Il
più futile era per il modo in cui mi teneva in braccio che mal tolleravo
fatto da Gourry, figurarsi
da Xelloss. Il più
serio era invece il fatto che gli dovessi un favore, e grosso, senza averglielo
minimamente chiesto. Non mi sarei certo fatta pugnalare da Marie senza tentare
almeno di reagire ma il suo ‘provvidenziale’ intervento mi aveva tolta da una situazione critica e
quindi ero… in debito. Non era la prima volta che il mazoku mi salvava la vita, anche se non amavo
ricordarlo. (E comunque mi
aveva anche tradita e colpita, a voler essere precisi.)
E a proposito, la ragione che aveva
permesso a Marie di materializzarsi alle mie spalle (ricordate? Io e Amelia eravamo praticamente spalmate contro il muro) iniziava pian
piano a farsi strada nella mia mente. Al momento non avevo formulato congetture
a causa dell’assurdità della situazione mentre adesso, per
associazione di idee, la
parola mazoku continuava
ripetersi nella mia mente…Però…
però, no. C’era qualcosa di sbagliato. Marie mi aveva dato
l’idea di essere attratta da Aleksander
e un demone non poteva provare simili sentimenti. O meglio, poteva essere
attirato da un essere umano ma non amarlo, non nella vera accezione del termine
‘amore’, in quello che coinvolgeva il cuore e i sentimenti. Certo,
un mazoku poteva
però fingere. Fingere amicizia, fingere
amore… perché no? Eppure… qualcosa stonava. E visto che aveva tentato di
pugnalarmi per Aleksander, era giusto che mi ponessi qualche
domanda… e ottenessi qualche risposta.
“Lina-san,”
Xelloss interruppe i miei
pensieri e io lo fissai, stringendo gli occhi, “hai addosso uno strano
odore…” Eh? Il mazoku arricciò il naso e
fece teatralmente il gesto di chi sente una puzza terribile. “Davvero
pestilenziale…” aggiunse, sventolando la mano.
Grrrrrrr… Ho subito la vendetta di un’elfa pazza, sono stata raggirata
da sua nipote, maltrattata da Gourry
drogato, umiliata da Amelia ubriaca, pugnalata dal cugino di Gourry, rimasta mezza
paralizzata, minacciata Marie con un pugnale… e adesso Xelloss mi ‘salva’ solo per il gusto di
insultarmi???
Lina, stai calma. Stai-calma.
Cal-ma.
Niente gesti avventati, Lina. Se inizi a
picchiarlo, cadrete entrambi ma solo tu potresti finire con lo schiantarti a
terra. Dei due sarai tu a farti male.
(Sì, potevo
levitare ma vista la mia fortuna, non sarei riuscita a castare l'incantesimo. Se
fossi riuscita sarei con
buona probabilità atterrata su una famiglia di cactus.)
Gli lanciai un’occhiata di fuoco.
“Innanzitutto mi piacerebbe sapere
perché diavolo ce ne stiamo
ancora qui per aria,” sibilai, “e poi…” presi fiato,
“CHE DIAVOLO VUOL DIRE CHE HO UNO STRANO ODORE?”
Xelloss (e anche
io, visto che ero ancora tra le sue braccia) sobbalzò e un
gocciolone gli scese sulla fronte.
“Lina-san, non sai davvero cosa sia la
riconoscenza.”
Uh, adesso usava anche un tono
rammaricato. Ma chi pensava
di prendere in giro?
In più ero davvero curiosa di sapere per quale oscura ragione fosse intervenuto a salvare le mie
preziose chiappette. Di certo non per beneficenza.
Con Xelloss non si poteva
mai sapere cosa ci fosse in ballo. E spesso non erano cose di mio gradimento.
“Xelloss… le tue sceneggiate sono un insulto
alla mia intelligenza.” Usai il tono più acido del mio repertorio.
D’accordo sfruttarci a vicenda ma sinceramente… NESSUNO si deve
permettere di offendere Lina Inverse, neanche come preludio ad altri discorsi.
Perché, dai, sinceramente… non poteva avermi portata via dalla
lama di un pugnale solo per
disquisire dei miei... presunti odori.
“Mi
rammarico di ciò, Lina-san. Non ti prenderei mai in giro.” Il mazoku per un attimo socchiuse gli occhi lasciandomi scorgere il colore
cangiante delle sue iridi.
“Perché sei qui, Xelloss?”
Tanto valeva arrivare al punto. E che non
dicesse che era un segreto…
“Lina-san, Lina-san…”
scosse l’indice, tipico segno che sarebbe arrivata quella frase.
“Xelloss,”
lo ammonii mentre tra le mie mani prendeva forma una piccola palla di fuoco.
D’accordo, non gli avrebbe fatto chissà che male… ma neppure
questo gran bene, soprattutto se lanciata ad
una distanza tanto ravvicinata. “Non stai per dirmi che è un
segreto, vero?” Gli rivolsi un ghigno malefico.
Xelloss ricambiò stiracchiando le labbra
in un sorrisetto storto, poi tornò a vestire la solita aria affabile.
“Diciamo che ho delle informazioni
che potrebbero essere di tuo interesse.” Uh?
Prestare orecchio a Xelloss aveva sempre
delle conseguenze. Conseguenze che potevano spaziare dal dover affrontare
demoni incazzati neri oppure draghi altrettanto di cattivo umore.
Nessuna delle due alternative mi sorrideva particolarmente, avendole
oltretutto sperimentate entrambe. Nonostante le premesse, se Xelloss si prendeva il disturbo
di ‘salvarmi’, doveva esserci davvero qualcosa. Qualcosa di interessante. E pericoloso.
Si trattava di qualcosa che mi doveva proprio far sapere. Magari senza
testimoni? In ogni modo…
“Potremmo anche scendere a terra, ti
pare?”
Lo so, sembra stupido ma mettetevi nei
miei panni. Non volevo stare tra le braccia di Xelloss un secondo di più… e lui
sembrava in qualche oscuro modo ‘godere’ nel prolungare il momento
a lungo. Che si stesse gustando il fastidio che provavo? Che si nutrisse del
fatto che mi trovassi a disagio? Era davvero così affamato da accontentarsi di quello? Ero quasi tentata
di chiederglielo ma decisi di soprassedere. Non ero interessata poi così tanto a scoprirlo.
“Allora?” il mio tono era
comunque scocciato. Non potevo certo dargli la soddisfazione di avermi intrigata con le sue parole
sibilline.
Il demone allargò il sorriso. “Non ancora, Lina-san. Quando tornerò a terra
dovrò sistemare un lavoretto… e a quel punto TU sarai già
lontano!” Ok, adesso invece mi stavo preoccupando. E voi sapete che la
preoccupazione si manifesta generalmente nel tratto predominante del mio
carattere…
“Xel-lo-ss!” Ruggii afferrandolo per il collo del dolcevita e strattonandolo
ripetutamente. La testa del demone ballonzolò a destra e a sinistra per
qualche minuto mentre Xelloss
piagnucolava, fintissimo
come sempre. Mi decisi a lasciarlo
andare. Mi doveva ancora delle spiegazioni, giusto?
“Lina-san, lascia che ti spieghi
prima una piccola cosa.
L’odore che ti sento
addosso…” Oh, Ceiphied, ricomincia… “è
quello di una magia elfica di un qualche tipo.”
Sollevai il sopracciglio. Magia elfica. Elfica. Quanti elfi avevo
incontrato recentemente? E
soprattutto che diavolo di incantesimo
avevo addosso???
Eloise. ELOISE. Dei, salvatela dalla mia collera… quella piccola
vipera mi aveva lanciato una maledizione. Non Meliloon, si sarebbe vantata di averlo fatto, non sarebbe riuscita a tenere chiusa la
ciabatta quella vecchia pazza! Era stata certamente quella… quella…
aaaaaaaargh! Per la mente
mi passarono diverse immagini della mia piccola avventura a contatto della
mezza elfa, rendendomi
conto che poteva avermi lanciato il suo incantesimo in una mezza dozzina di
volte e…
No. Un momento. Non poteva essere stata Eloise! Eloise era solo una mezza elfa e notoriamente gli elfi non ‘puri’ erano in gran parte inermi
magicamente!C'era solo una categoria che poteva usare veramente la magia, anche
se mezzosangue... non solo forme 'positive'... Allora… era stata Meliloon? Però… Eloise non era completamente priva di magia. Aveva castato un incantesimo per
alleviarmi il mal di testa, uno per addormentare Amelia e aveva usato i poteri
della mente per poter
condividere con me i suoi ricordi. Certo, questi erano esempi di magia che
poteva corrispondere a bianca o sciamanica, cose che un elfo puro poteva
richiamare… e forse anche un mezzo-elfo con quale capacità
magica… ma… una maledizione, anche se minore? Se Xelloss mi sentiva addosso l’odore
della magia elfica, se Xelloss veniva a dirmelo, non
si doveva trattare di magia ‘positiva’. Su questo non si discuteva.
Girai il viso in modo fulmineo verso Xelloss e lo fissai con sguardo
truce, incrociando la
braccia.
“Perché, Xelloss, mi stai
dicendo tutto questo?”
“Ma per aiutarti, Lina-san!”
rispose con sguardo da agnellino innocente. Ma ceeeeerto!
“Dopotutto deve essere davvero seccante non riuscire più a
camminare, vero?”
Eh?
Era stato il pugnale di Aleksander a ridurmi in quella
maniera… era forse avvelenato ma non stregato. Cosa centrava la magia elf… oh. Già. Una bella maledizione che
convogliava la sfortuna, forse? Se esistevano per gli esseri umani di certo ce n’erano anche nella
magia di quel popolo. Era questo che il demone percepiva? Una sorta di magia
elfica… oscura? Era possibile? Sospirai e una gocciolona mi scese sulla testa. Dopotutto nel lasso di tempo in cui ero rimasta
svenuta dopo aver preso la botta in testa, Meliloon avrebbe davvero potuto farmi di tutto! E se
la maledizione avesse avuto effetti dapprima leggeri e poi via via sempre più pesanti,
non me ne sarei accorta subito. Appunto. Si fosse trattato di magia nera, magia umana insomma, magari avrei
potuto capire prima ma così…
Oh, ma nel momento in cui avessi messo le
mani su quella vecchia sclerotica…
Calma Lina, non vorrai far eccitare troppo
Xelloss!
Decisi di mettere un secondo da parte i
miei propositi di vendetta e ritornai a fronteggiare Xelloss, il cui viso era un muro impenetrabile di
finta simpatia. Quanto mi sarebbe piaciuto potergli tirare per davvero il
collo… quasi quasi mi
mancava la mazza chiodata di Filia…e
Filia. Cosa poteva esserci di meglio, per irritare Xelloss di Filia che lo chiamava ‘namagomi’? Il mazoku aveva un certo amor proprio e non amava
essere definito
‘spazzatura’… non gradiva che lo facessi io ma detto dalla
nostra amica sacerdotessa gli dava ancora più fastidio… quanto mi
sarei divertita con Filia
ancora tra di noi! Bè,
o forse no… ma non divaghiamo!
Xelloss mi stava aiutando, era ‘gentile’ e ‘carino’ ma per Ceiphied, era un demone e voleva
qualcosa da me. Ero certa che le informazioni di mio interesse, come le aveva chiamate lui, non si limitassero a rivelarmi che fossi
vittima di un sortilegio. Se si scomodava il suo capo, e me lo spediva in
braccio (o viceversa, vista la situazione), c’era dietro ben altro. Non
ero sicura fosse stato saggio ma… stavamo giocando, no? La prossima mossa
toccava a me.
“Va bene… e la parte delle
informazioni a cui accennavi
prima?”
“Oh, già!” Oh, già! E poi dicono che mi
arrabbio troppo in fretta… non ne ho forse tutte le ragioni?
Il mazoku
piegò la testa di lato abbagliandomi con un sorriso a trentadue denti.
“La Spada di Luce.”
La
spa… la Spada di Luce?
“Lina-san… volevo
informarti che la Spada di Luce è tornata nel nostro mondo. Ho immaginato gradissi saperlo.” E trovarla, completai mentalmente la
frase. Perché Xelloss e chi c’è dietro di lui
desidera che sia di nuovo nelle nostre mani? Ma soprattutto perché era di nuovo qui?
Xelloss non mentiva, questo era risaputo. Magari
non diceva tutte le cose ma
quello che ti faceva sapere era di base la verità… ed ecco
l’inghippo: se mi diceva che la spada di Gourry era sulla Terra, la spada di Gourry era effettivamente sulla
Terra. Il fatto che me lo venisse a raccontare però significava che se
fossimo andati a cercarla e l’avessimo trovata, questo avrebbe in qualche
modo che ancora ignoravo fatto comodo ai mazoku.
Non andava bene. Inutile però sondare il terreno con Xelloss… qualsiasi scopo ci fosse dietro, non
me lo avrebbe detto.
Incuriosito dal mio lungo e riflessivo
silenzio, Xelloss
tornò a parlarmi.
“Notizia fantastica, vero Lina-san? Mi risulta che Gourry-san sia al momento
sprovvisto di una spada decente.”
“Già,” controbattei subito, “davvero un
pensiero gentile il tuo. Comunque esistono
un sacco di spade interessanti… basta solo cercarle.” Tiè. Non mi piaceva che le mie azioni venissero guidate. Dai demoni in
particolar modo.
“Oh,
certo, Lina-san. Su questo non ci sono dubbi.” Maledetto bastardo. Sapeva che
l’idea della spada di Gourry
era una tentazione decisamente
forte. Quell’arma era davvero fantastica, oltre che leggendaria e dal
valore sul mercato di un sacco di monete d’oro… ok, non divaghiamo…
Gourry la avrebbe rivoluta? Si sarebbe imbracato in
un’avventura per poterla di nuovo utilizzare? Un momento, però…
“Come mai è di nuovo sulla
Terra?”
Xelloss ghignò, permettendo per un attimo
alla sua maschera di cadere. Un brivido mi attraversò la spina dorsale.
“C’è stato un piccolo incidente, in quel piano.”
“Di… che tipo?” Che
cos’altro poteva essere successo?
“Un viaggiatore l’ha
sottratta.” Eh?
“Che cosa intendi?” La storia
si faceva interessante… forse troppo visto
che mi rispose in quella maniera.
“Al momento… questo è
un segreto, Lina-san!”
Sapevo che lo avrebbe dettoooooooo!
Improvvisamente l’aria iniziò
a tremolare, come se si stesse surriscaldando. Cosa? Spalancai gli occhi e guardai Xelloss.
“E
ora…” aggiunse con la sua maledetta aria sorniona, “è
ora di partire!
A presto, Lina-san!”
Non stava per farlo davvero… vero???
E fu così che mi ‘lanciò’ nel piano
Astrale… come una dannata boccia, preciso anche nel gesto.
Lanciai uno strillo, più che altro
per dimostrare la mia dignità offesa e… volai.
Qualcosa come un secondo dopo mi materializzai in un luogo
sconosciuto, atterrando a peso morto contro un oggetto molto duro, sfondandolo
di schianto. La botta mi lasciò senza fiato e decisamente stordita, come se un gigante mi avesse
spiaccicata al suolo con la sua manona
ma quando riuscii di nuovo a respirare e a pensare… bè, fu a Xelloss che pensai. E non furono immagini gentili,
quelle che mi danzarono nella mente. La
prossima volta che mi appari
davanti ti faccio esorcizzare da Amelia!
Mi sollevai utilizzando la forza delle
braccia e, facendo attenzione a non infilzarmi con quello che una volta doveva
essere stato un tavolo, notai con un certo rammarico che la mia tunica
presentava un nuovo sbrego… grazie a quello stupido mazoku avevo rischiato di trasformarmi in un dannato
puntaspilli e come ciliegina sulla torta avrei dovuto accelerare il processo
riguardante il mio cambio di vestiario. Non sia mai che la grande maga-genio
Lina Inverse debba andare in giro come una stracciona.
Sollevai lo sguardo dalla mia tunica e mi
guardai in giro, cercando di capire dove lo stupido Xelloss mi avesse spedita. Di certo si trattava di casa disabitata, o
almeno, lo era in quel momento. Nel senso, se ti materializzi
all’improvviso in un qualsiasi luogo che non sia abbandonato, qualcuno prima o poi urla. E’ normale,
no?
Ero finita in una cucina, i cui muri
intonacati di bianco erano decorati da pentole in rame appese in ordine sparso.
C’era un camino acceso, dove bruciavano erbe aromatiche. Deglutii. Per un
pelo non c’ero finita dritta dentro. Maledetto Xellosssssss! A parte il tavolo spezzato, dove
ancora sedevo (non potendo alzarmi) e un paio di sedie con la seduta di paglia,
la cucina era decisamente
spoglia.
Però… il tavolo rotto sul quale ero appoggiata
aveva una strana inclinazione… e… oh! Un piede nudo sbucava da un lato.
…
Ok.
Bene. Avevo appena ammazzato qualcuno.
“Levitation.” Sussurrai. Magari l’avevo
solo stordito… un bel Recovery
e amici come prima? Mi avvicinai lentamente al piede quando un flebile lamento
venne dal resto della persona sepolta dal tavolo. Fiuuuu… mi detersi la fronte con il dorso della
mano guantata.
Sollevai lentamente il tavolo e…
Oh, no. No, no, no! NO!
Un viso leggermente tumefatto, con lunghi
capelli aggrovigliati emerse dalle macerie.
La spallina dell’invisibile
sottoveste scivolò sulla sua spalla, mentre nulla veniva lasciato alla fantasia.
Un gemito. E non solo di dolore.
Era… era…
EMMA!!!
Per la sorpresa (sgradita) rilasciai il Levitation e mi accasciai sul
pavimento.
La maniaca mi guardò sbattendo le
ciglia, leggermente imbambolata e poi, con una prontezza davvero impensabile
per una appena rimasta schiacciata da un tavolo in legno massiccio… mi si gettò addosso.
In un secondo netto mi trovai sotto ad
Emma, soffocata e ammutolita dal suo enorme… enorme seno mentre
lei… lei… mi si strusciava addosso!
“Bom… Mmmmmmpf!
Bomb…. Mmmmmpf!!!”
Mi divincolai furiosamente in un primo
momento, con sempre minor forza poi mentre iniziavo a vedere vistosi puntini neri e gialli. Avete già
capito, vero? Che fine ingloriosa per la maga che sconfisse Shabranigdu! Soffocata a morte dalle enormi tette di
una maniaca!
Quando tutto sembrava perduto (non commentate,
grazie) riuscii ad estrarre
un braccio e piazzai una mano sotto al mento di Emma. Dopo un paio di tentativi
riuscii ad alzarle il viso e gridai, con tutto il fiato (pochissimo, ve lo
assicuro) che avevo in corpo…
“Bomb de Wind!”
Emma volò fuori dalla stanza
attraverso il muro come se fosse stata scaraventata dalla mano di un gigante.
Sì, lo stesso che aveva gettato me contro il tavolo. E se commentate la
mia scarsa attitudine alle similitudini
verrete puniti.
La sagoma di Emma creava adesso una nuova alternativa porta sul muro. Sono o
non sono un’artista? A questo punto poco mi importava se si fosse spaccata la testa,
sinceramente. Anzi, quasi mi avrebbe fatto piacere. No, non ho grande simpatia
per lei, soffocamento a parte. Fosse per me la cospargerei di miele e la
butterei in un formicaio. Che c’è? Non hanno forse anche le
formichine diritto a vivere???
In quel preciso momento, mentre rimiravo
la mia ‘arte’, alle mie spalle si aprì una porta (una porta
vera, non come la Emma-porta) e una figura fece il
suo ingresso nella cucina. Vidi solo la sua sagoma perché la luce
abbagliante dell’esterno mi accecò momentaneamente.
“Che… che succede?!”
Sentii il tonfo della porta che si
chiudeva e, mentre i miei occhi tornavano a vedere, passando da una
tonalità verdina ai colori originali, una magra ragazzina bionda si inginocchiava di fronte a me
spostando lo sguardo alternativamente dal buco nel muro e alla sottoscritta e
viceversa.
Per un momento credetti
di aver riconosciuto Eloise
ma no, non era la piccoletta. Questa era un’adolescente e anche
abbastanza alta.
“Oh, sei tu.” Uh? Ci conosciamo?
La osservai con attenzione. Assomigliava davvero ad Eloise
ma era impossibile che fosse lei, la crescita di elfi e mezzi elfi era lenta
per definizione. Se una settimana prima Eloise
sembrava una bambina di sei anni, adesso al massimo avrebbe potuto sembrare una di sei e mezzo, se
proprio fosse cresciuta. Sarebbe stato troppo repentino, un cambiamento del
genere. Non era naturale. Eppure…
‘oh, sei tu.’
Non si dice ad uno sconosciuto e questa ragazza, altezza e forme a parte, mi
ricordava moltissimo Eloise.
Che potevo dire? Nel dubbio…
“Eloise? Sei tu?”
La ragazza mi squadrò un attimo, stringendo le labbra, mentre
un lampo di qualcosa che non riuscii ad identificare le passò sul viso.
“No, no, non sono io.” Mi
rispose sventolando le mani per poi darmi le spalle. Si alzò di scatto e
cercò di attraversare la cucina.
Mi lanciai in avanti e le afferrai la
caviglia, stringendo con forza. La bionda si fermò, rigida. Mi
lanciò un’occhiataccia da sopra alla spalla. “Che
vuoi?”
“Tu sei Eloise.”
Non era più una domanda.
“No,
ti sbagli. Non
sono io e non conosco neanche nessuna Eloise.” Si spinse indietro la
frangetta, come avevo visto fare spesso alla piccola mezza elfa.
Sarai anche brava a recitare, carina, ma sei inequivocabilmente Eloise. Non so come, non so ancora perché, ma tu sei Eloise.
“Guarda che ti ho riconosciuta.” Sottolineai il verbo con una stretta alla caviglia.
La ragazza sbuffò, alzando gli
occhi. “E va bene, sono Eloise. Contenta? Adesso
mi lasci?” Col cavolo che ti
lascio, stupida mezza elfa!!!
“No
che non ti lascio!
Per caso… solo per caso, dico, non è che tu o la tua nonnina mi avete lanciato una qualche
maledizione elfica? Così, giusto per
chiedere, eh?” Iniziavo a sentire caldo. Molto caldo. E non
era un bene.
“Ah, sono successe tante cose, non
credo di ricordare tutto con precisione.” Rispose in tono acido.
Saltarle al collo e strangolarla era buona
idea ma prima mi doveva togliere la maledizione o quel cavolo che lei o sua
nonna mi avevano buttato
addosso. Adesso si spiegava perché nel giro di un paio di settimane me
ne fossero capitate di tutti i colori… va bene attirare guai ma la
sequela di eventi sfortunati sempre più gravi che mi avevano afflitto
non erano casuali!
Nel frattempo Eloise si era accucciata a poca distanza da me. La
distanza consentita dal mio braccio. Facendo girare un anello dalla pietra
color giada che portava sull’indice destro, davvero notevole per altro,
avvicinò il naso al mio. “Sai,”
disse in tono sgradevole,
“quando hai fatto esplodere la casa della nonna mi è
piombato in testa mezzo tetto. Non è
stato molto piacevole.”
“Bè, tua nonna stava cercando di ammazzarmi e
la tua amica di portarsi a letto Gourry.
Il fine giustifica i mezzi.”
“Ah, sì? Bè, penso la stessa cosa.” Mi rivolse
un sorrisetto maligno. “Adesso, se
permetti, vado a rimettere insieme Emma. Credo che il passaggio
attraverso il muro non le abbia fatto tanto bene.”
Mollando repentinamente la caviglia, le
agguantai il braccio, facendola sbilanciare. “Non abbiamo ancora finito! Ho bisogno che mi
fai levare la-dannata-maledizione!”
“Sai
che quando ti arrabbi sputacchi? Fossi in te
ci starei attenta.” Mi rimbeccò in tono sarcastico.
Forse non si rendeva conto che nessuno
usciva illeso dopo avermi insultata.
E lei mi stava insultando. Calma, Lina. Se la uccidi la magia elfica non si dissiperà, non
è come coi mazoku. O
forse sì? No, meglio non cedere alla tentazione.
“Forse il tuo ragazzo si stuferà di essere inondato di bava e ti
lascerà.” Adesso la ammazzo!!!
Respirando profondamente, lasciai defluire
la rabbia, tenendola da parte per un secondo momento e le ripetei gentilmente la mia richiesta. Vi
assicuro che stavo cercando di usare un tono più civile possibile e,
datemene atto, ci voleva una forza di volontà ferrea.
“Devi aiutarmi! So per certo che ho
addosso una maledizione elfica e…”
Sollevò un sopracciglio.
“Spiacente, non so di cosa parli.”
Ok, la mia pazienza era ufficialmente
finita. “E-lo-i-se”
sibilai, “non mi
costringere a passare alle maniere forti perché altrimenti…”
“Altrimenti
cosa?” strillò lei, la voce resa acuta dalla rabbia, “cosa
mi vuoi fare? E’ meglio che non mi provochi, altrimenti
non sai cosa posso farti io!” ansimò volgendo la testa verso il
muro, poi il suo sguardo tornò di nuovo a posarsi su di me.
“Io… ti ho aiutata alla fine, no? Sei tornata a casa sana e
salva col tuo uomo, giusto? Che altro vuoi
da me?”Si strappò la mia mano dal braccio, alzandosi
frettolosamente. La riacchiappai al volo. Non se ne parlava che
le permettessi di scappare.
“Me ne devo andare.” Disse
più a sé stessa
che a me ma io non ci stavo. Proprio per niente. Ognuno era libero di avere le
paturnie che meglio preferiva
ma se Xelloss diceva che la
magia elfica c’entrava con tutto quello che mi era successo, allora era
così. Al momento non mi importava
se me lo avesse detto per potermi in qualche modo ‘sfruttare’
dopo… mi interessava solo liberarmene.
Ecco cosa sapevo: gli elfi possono
annullare la magia e le maledizioni di altri elfi. Verso chiunque, esseri umani
ed elfi, indistintamente. I mezzi elfi sono generalmente senza poteri ma in
parecchi casi possono utilizzare delle forme incomplete o particolari di magia.
Alcuni mezzi elfi, detti ‘dotati’ hanno la
capacità di usare la magia a più livelli e con discreto successo.
E’ comunque davvero singolare conoscere un mezzo elfo di quel genere. Quindi era probabile che Eloise fosse capace di usare
alcuni semplici tipi di magia, come i corrispondenti del Recovery e dello Sleeping ma nella maniera
più assoluta non creare una maledizione. Era davvero quasi incredibile
incontrare un vero elfo dotato. Io non
potevo essere stata così sfortunata. Doveva quindi trattarsi di Meliloon. Doveva! Dopotutto,
quando mi avevano colpito alla testa, ero rimasta a lungo incosciente. In quei
momenti poteva essere successo di tutto. Se fosse stata Meliloon a scagliare la maledizione poteva spezzarla
lei o anche un qualsiasi altro elfo che fosse stato in grado di riconoscere il
tipo di magia. Se per caso sfortunato fosse stata Eloise, bè,
era qui. Poteva tranquillamente liberarmene lei. Anche se sembrava poco
propensa, incredibilmente. Perché non aiutarmi? Tra noi non
c’erano più rancori (ahem,
va bene, qualche piccolo rancore ma niente di
insormontabile, no?)
Mentre ero presa dalle mie riflessioni, Eloise diede uno strattone,
cercando di liberarsi.
E basta!
“Laphas Seed!”
Una corda luminosa avvolse il corpo della non-più-così-piccola
mezza elfa e ad un mio movimento delle mani la
strinse come un salame, facendola cadere a terra. Quando il suo corpo
colpì il pavimento la
mezza elfa emise un suono
soffocato, poi mi lanciò un’occhiata torva dalla sua posizione e
io la ricambiai.
D’accordo, il mio Burst Rondo forse non doveva esserle piaciuto, visto che
alla fine mi aveva aiutata e
mi aveva donato dei ricordi molto… dolci… ecco, quindi…
però era stata davvero una reazione istintiva alla situazione. E poi
avevo dato una mano per portarle (sì, anche Meliloon) fuori dalle macerie… e avevo castato un Recovery su tutte e tre. Insomma, non avevo fatto esplodere la casa ed ero
fuggita. Non aveva motivo di avercela con me. Ma non vedete i miei occhi da agnellino? Come poteva
LEI avercela con me?
“Perché non mi aiuti a
togliere la fattura? Eloise?
Toglimela e io me ne vado.
Non mi rivedrai più. Se non sei stata tu, aiutami a liberarmene.”
Strizzò gli occhi e scosse la
testa. “Non so di cosa parli.”
Ahhhhhhhgh! Ancora?
Volevo davvero, davvero picchiarla.
E allora, altro giro, altra corsa, signori
e signori…
“Eloise, so per certo che una maledizione elfica mi
affligge. E le uniche rappresentanti di quel popolo che ho incontrato sulla mia
strada siete state tu e tua nonna.”
Eloise sollevò le sopracciglia. “Ma davvero? No, dico, ma sei sicura?” Mi rivolse un sorrisetto
storto. “Se non sbaglio non avevi capito che IO fossi una mezza elfa. Se non ricordo male pensavi fossi la figlia del
tuo amichetto. Se non ricordo male ad
un certo punto eri decisamente ubriaca.”
Quella piccola…
Va bene, avrei cambiato strategia. Dovevo.
Altrimenti la ammazzavo.
“Eloise?” mi giocavo la carta della
pietà. Sì, me la giocavo. Tanto non c’era nessuno che
avrebbe potuto farmi sentire in imbarazzo tranne forse il ricordo… e
questo lo avrei messo a tacere.
“A causa di quello che mi hai fatto non posso più
camminare.” Non sapevo se fosse vero… ma era probabile che fosse vero in maniera indiretta. Se non
mi fosse stata scagliata contro la maledizione, il pugnale non mi avrebbe centrata oppure non avremmo neanche
incontrato Aleksander…
La mezza elfa battè
le palpebre. “Non ti credo.”
“Mi hai mai vista alzarmi?”
Eloise strinse la bocca. “Non ti ho inseguita quando cercavi di
scappare… ho usato da magia rimanendo seduta qui dove mi hai
trovata.”
La mezza elfa chiuse gli occhi e tacque. I secondi passavano
in modo molto lento. Strinsi le mani a pugno per evitare di tamburellarmi le
dita sulle cosce e innervosirmi ancora di più.
“I
mezzi elfi non hanno poteri, non possono usare la magia. Solo cosette semplici. Devi chiedere a mia nonna.” Mi rispose con un filo di
voce, fissandomi gli stivali.
La risposta era plausibile. Eppure
mentiva. Mentiva. Si era rifiutata di guardarmi mentre rispondeva, solo i
bugiardi evitano lo sguardo. Perché Eloise, una abituata
a recitare, metteva in scena una recita così penosa? Voleva farmi capire
che mentiva senza doverlo dire? Qualcuno la stava controllando? Stavo
diventando paranoica come Zel?
“I mezzi elfi spesso non possono. Quasi sempre. Ma tu puoi. Tu puoi, vero? E’ così?” Strinsi la mascella fino a sentire
male ai denti. Ero mezza paralizzata. Ero mezza paralizzata a
causa della sua maledizione e ancora non voleva togliermela. Non mi stava bene.
“Guardami in faccia, Eloise! Guardami negli occhi e
dimmi che non sei stata tu!”
Avevo preso con filosofia il mio piccolo problema, confidando che come
sempre sarei riuscita a risolverlo. Magia,
forza di volontà, entrambe le cose. Invece eccola qui, la
causa delle mie sofferenze. Odiavo non riuscire a camminare. Non poter correre.
Dover svolazzare come un’idiota e
consumare un sacco di energia raywingandomi in giro. Stare a letto. Essere oggetto di
preoccupazione. Perché quella… stronza,
ecco, lo avevo detto, perché quella maledetta Eloise faceva tanto la difficile? Sentivo di avere
le guance in fiamme e la mia voglia di stringerle le mani al collo era tanto
intensa da farmi provare fisicamente la sensazione della sua trachea compressa
dai miei pollici. Ceiphied, sarebbe stata solo classificabile
come autodifesa. La mia sanità mentale contro la sua vita.
Chiusi gli occhi e ripresi a respirare
lentamente. Molto lentamente. Mooooooolto
lentamente.
Eloise emise un lungo sospiro.
“Smettila…” Scosse la testa una volta –sentii il
fruscio dei suoi lunghi capelli- poi una seconda.
“Senti… facciamo così… recupera Emma e curala, vuoi? Poi… poi parliamo.”
La guardai e la sua espressione era
triste, talmente triste che avrei potuto
essere mossa da pietà e liberarla. Certo, come no. Come se Lina Inverse
fosse nata ieri. E non fossi stata sul punto di accopparla appena dieci secondi
prima. Una cosa era certa, grazie alla magia che era in grado di utilizzare, se
ne avesse avuto
l’opportunità si sarebbe liberata. I casi erano due, o mi
sbagliavo completamente e lei la magia non era in grado utilizzarla, oppure ne
era capace e non poteva. Non c’erano altre ragioni plausibili per cui
rimanere legata come un salame.
Castai un Levitation
e mi misi in posizione eretta. Fluttuai attraverso il buco nel muro fino ad Emma che giaceva semi
accasciata, reggendosi la testa e mugolando di dolore e le lanciai il Recovery. Dopo poco smise di
lamentarsi e il suo sguardo, da annebbiato, tornò limpido. Per sicurezza
ripetei il Recovery
indirizzandolo qui e lì sul resto del corpo e quando ebbi finito notai
con un certo disgusto che Emma mi stava lanciando occhiate lascive. Ma avevo
promesso ad Eloise che avrei portato la sua
amica in camera… me la caricai quindi in braccio e grazie al Raywing raggiunsi la sua stanza.
“Ecco qui,” affermai poggiandola sul letto,
“adesso riposat…”
Gwaaaaaaah!
In meno di un secondo mi trovai anche io sul letto, stretta
nell’abbraccio di Emma che, mentre con una mano mi strizzava un seno, mi
sussurrava nell’orecchio: “Mi hai sempre ispirato più del
biondino, sai?”
“Sleeping!” gridai ed Emma si
afflosciò immediatamente, iniziando a russare.
Mi si erano letteralmente rizzati i
capelli dallo spavento. No, dico, provate ad
immaginare la scena… volai giù per le scale con ancora il cuore in
gola e un’estesa pelle d’oca sulle braccia.
Al mio arrivo trovai Eloise nella stessa posizione in cui l’avevo
lasciata. Le misi una mano sulla spalla e la girai verso di me, poi rilasciai
il mio incantesimo e mi trovai ancora una volta sul pavimento.
“Perché?”
Eloise battè
gli occhi. “Una domanda un po’ generica,” rispose con ritrovata verve,
“però ti risponderò lo stesso.” Mi rivolse un debole
sorriso. “Non posso aiutarti perché se lo facessi perderei tutto.”
Tutto… addirittura? Inarcai le
sopracciglia con fare interrogativo.
Annuì. “Tutto questo.”
Fece cenno al suo corpo con il mento.
“Perderesti il tuo aspetto?”
La incalzai.
“In un certo senso.”
Piegò leggermente le labbra.“La
mia crescita non è stata naturale. Ci sarebbero voluti
ancora molti anni per diventare così come sono senza aiuti.” Mi rivolse uno sguardo
intenso. “Troppi.” Emise una risatina gracchiante.
Non commentai.
Che la sua crescita non fosse stata ‘giusta’ era stato ovvio fin
dall’inizio. Certo, non avevo collegato la sua nuova forma al fatto che
non potesse aiutarmi nel sciogliere la maledizione che mi affliggeva. Come
avrei potuto? D’altra parte… ero stata ingenua a non collegarlo.
Era sospetto che Eloise
fosse cresciuta in quella maniera e che mi rifiutasse un aiuto che in
circostanze normali non le sarebbe costato niente.
“Parti dall’inizio…
magari da quando mi hai lanciato la fattura. Perché me l’hai
lanciata tu, sì?”
Eloise si soffiò il ciuffo via dagli
occhi. Mi venne la tentazione di liberarla ma tutto sommato forse era meglio che rimanesse legata.
Per precauzione.
“Sì, sono stata io. E’
raro che un mezzo elfo abbia poteri come i miei ma io sono l’eccezione
che conferma la regola.”
E ti pareva… “Mio padre era un elfo, mia madre una maga piuttosto
dotata ed ecco spiegata la mia capacità di usare la magia.” Mi
fissò con sguardo penetrante. “I
mezzi elfi sono disprezzati dagli elfi. Soprattutto se poi osano
addirittura essere ‘dotati’. E anche dagli
umani. Mia madre non mi ha voluta
o forse sì, non lo saprò mai perché non ho idea di chi sia
e non c’è nessuno più che me lo possa o me lo voglia dire.
Mio padre non mi ha mai davvero accettata
e insomma, l’unica a tenere a me, nel suo modo un po’ contorto
è stata mia nonna. A lei devo molte cose. Anche troppe.”
Se il tono che aveva usato, quando
l’avevo incontrata, per parlare di Meliloon
era pieno d’affetto, adesso sembrava amaro. Il tono di chi ha fatto una
brutta scoperta. Di chi… si è sentito tradito?
“Cosa intendi?” Non ero sicura di aver afferrato
il nesso tra la maledizione e il suo racconto ma di certo c’era lo
zampino di Meliloon. Ed ero
quasi sicura che neanche a me sarebbe
piaciuto quello che Eloise
avrebbe raccontato.
“Diciamo
che la nonna ha scoperto qualcosa. E io e
lei abbiamo fatto un piccolo patto. Peccato che le clausole del contratto
fossero scritte in piccolo e
io non le abbia lette.” Emise una risatina che mi fece rabbrividire.
“Eloise, se tu spezzassi l’incantesimo che mi
hai lanciato, cosa ti succederebbe
esattamente?”
“Se usassi la magia elfica…
morirei.”
“Cosa???” Le rivolsi uno sguardo esterrefatto.
Questa volta non mentiva. Non mentiva proprio.
L’ex piccola
mezza elfa mi fissò
con sguardo serio. “Quando avevo deciso di aiutare mia nonna, lei mi
aveva chiesto di lanciarti una maledizione attira-sfortuna. Non è difficile, sai?”
Storse le labbra e io non
potei fare a meno di ricambiare la smorfia. “Comunque, con tutto il
macello che è successo poi… mi sono dimenticata. Mi sono davvero
dimenticata di averlo fatto.”
Alzai la mano. “Come hai fatto a
lanciarmela senza che me ne accorgessi?”
E dai, sono Lina Inverse, non sono una
poppante. Non è così facile, no?
Nel momento in cui aprì bocca capii esattamente quando me l’aveva scagliata.
“Bè, diciamo che non eri molto in te…
credo che in quel momento nelle tue vene circolasse più alcool che
sangue, cara la mia maga-genio.” Ridacchiò per
un momento, poi tornò il suo sguardo tornò a perdersi in lontananza, nel ricordo.
“Quando te ne sei andata… mi è venuto in mente. Ho iniziato
a preparare uno zainetto per seguirti quando la nonna si è accorta di
quello che stavo facendo e mi ha chiesto se per caso non stessi tentando di
venire da te.”
“Si è accorta che non me lo
avevi tolto.”
Eloise annuì. “Non è difficile per un elfo riconoscere il marchio di
un altro… per mia nonna non è stato difficile vedere il mio.
Sono cresciuta con lei, mi conosce come le sue tasche… e poi sapeva che
ti avevo lanciato quell’incantesimo, no?”
Sospirai. Davvero, solo io posso avere a
che fare con gente del genere. “Già.”
“La nonna mi ha proposto un
patto… infondo la magia attira-sfortuna
in genere non è granchè
brutta, non è simpatica ma non ha gravi conseguenze. O almeno,
così pensavo. Non l’avevo mai usata,” ottimo!
Avevo fatto da cavia ad Eloise, “in
realtà volevo togliertela ma la nonna mi ha sventolato sotto il naso la
possibilità di crescere… ed io non resistito. Ho anche pensato che
avrei comunque potuto aiutarti in un secondo momento.”
Emise una risatina stridula che mi fece
rabbrividire. A quel punto mi venne freddo, un freddo inspiegabile e
paralizzante che mi gelò fino alle ossa. Mi sfregai le braccia prima
lentamente poi con più vigore man mano che la pelle d’oca
aumentava. Non avevo idea del perché stessi avendo una reazione simile. Eloise continuò a
raccontare e allora capii la ragione dei miei brividi.
“L’anello che indosso e che veicola il mio cambiamento è
stato attivato tramite un rituale con il mio sangue… mi ha permesso di
crescere, sigillando la mia magia. Ma
non in modo definitivo. Volendo posso usare incantesimi… Ti spiego:
quando ho indossato questo gioiello, il mio corpo ha iniziato a tirare ed allungarsi. E’ stato molto
doloroso e ancora adesso alcuni movimenti mi risultano piuttosto penosi. Se io usassi la magia,
spezzerei l’anello e il sigillo e…” deglutì in modo
evidente, “non tornerei alla mia forma di prima. O meglio, il mio corpo
cercherebbe ma… per farlo le mie ossa si spezzerebbero e lacererebbero la
pelle, che invece tornerebbe alla sua forma di prima. Capisci? Il mio corpo
esternamente si restringerebbe ma internamente no… Peccato che la nonna
non me lo abbia esattamente detto prima di attivare il tutto. Insomma, è
mia nonna, no? Forse è pazza ma io mi fidavo di lei. Non credevo sarebbe
arrivata a far del male a me per arrivare a te…”
Deglutii. Sembrava una maledizione.
Un’orribile e macabra maledizione. E con
sulle spalle una cosa simile, Eloise non avrebbe potuto aiutarmi.
Era molto, molto peggio di quello che
avevo pensato.
“Il
rituale è stato fatto con il tuo sangue e tua nonna ha pronunciato
l’incantesimo? La sua magia elfica
combinata al tuo sangue di mezzo elfo dotato ha prodotto… anello e
sigillo?” Non sapevo che pensare. Meliloon ragazzina era un mucchietto di ossa inerme. Per fare quello che
aveva fatto… aveva
stretto un qualche patto con un Mazoku?
Altrimenti i conti non mi tornavano…
“Sembra
ingenuo, eh? Ma ero convinta che l’aver il
sigillo sulla magia fosse un prezzo adeguato alla mia crescita. Credevo… credevo che le conseguenze, se mai
avessi usato la magia, sarebbero state più… lievi…”
Sospirò. “Che scema, eh?” Aveva gli occhi
lucidi.
“Quindi,” iniziai, “per liberarmi dalla fattura
dovresti usare la magia ma se la usassi… bè, ti succederebbe quello che mi hai
raccontato. E… non c’è modo di spezzare l’anello e
liberarti da questa maledizione?”
Eloise fece il gesto di stringersi nelle spalle.
“Potrei chiedere a mia nonna.
Se solo sapessi dove si trova. Non sono poi in molti a sapere come funzionano
le cose con i mezzi elfi… dotati. Per la razza elfica quelli come me non
esistono neanche… Credo che mia nonna abbia avuto tempo e modo di
studiarsela bene, questa cosa.”
Ero disgustata. Meliloon era la nonna di questa ragazza, era
l’unico affetto che avesse avuto durante la crescita… e quella elfa le faceva una cosa del genere? Lo aveva fatto
solo per punire me, alla fine. Non era certo per aiutare Eloise che le aveva dato l’anello. Non con
quelle leggerissime controindicazioni.
Aveva sfruttato la sua giovane età e i suoi sentimenti per metterla in
una soluzione senza via d’uscita e poi… se l’era battuta.
“L’unico modo di spezzare
l’incantesimo di un mezzo elfo è che sia lo stesso mezzo elfo che
ha lanciato la magia a spezzarla… nessuno può farlo al posto suo,
neanche un altro mezzo elfo. E’ come se nella magia prodotta da chi ha
questo sangue misto fosse presente una specie di ‘sigillo’ diverso
per forma e dimensioni e che per rimuoverlo ci volesse solo la mano del suo
creatore. Quello o la morte del mezzo elfo.
Non è necessario che sia chi ha contratto la maledizione a
ucciderlo… basta che il mezzo elfo schiatti.
Vecchiaia, malattia, suicidio, assassinio. Va bene tutto. Quindi… o te la tolgo io… o mi uccidi.” Tirò
su con il naso. “Per gli elfi
è diverso… sono come i maghi. Qualsiasi mago,
qualsiasi elfo, se ha la conoscenza e il potere giusto può disfare quello che ha fatto un
altro… noi mezzi elfi che abbiamo la capacità di usare la
magia… siamo un caso a parte.”
Rilasciai l’incantesimo ed Eloise si mise a sedere
lentamente, strofinandosi le braccia. Teneva lo sguardo basso. Rimanemmo in
silenzio per un tempo indefinito. Se volevo spezzare l’incantesimo c’era una sola maniera, recarmi in
una gilda abbastanza grande da avere dei testi sulla magia elfica,
innanzitutto. Inutile cercare Meliloon,
non mi avrebbe aiutata di
certo… e poteva davvero esserci di mezzo un mazoku. Nessun mago, nessun elfo poteva produrre un sigillo che contenente
una maledizione tale a quella che la vecchia elfa aveva così gentilmente creato per sua
nipote.
Ero sicura che ci fossero volumi
specializzati, non esattamente ufficiali, che avrebbero potuto darmi delle
indicazioni su come togliere la maledizione a Eloise, senza per forza arrivare ad ucciderla.
Doveva esserci una soluzione. Doveva per
forza.
A quel punto avevo anche io fretta di recarmi a Saillune. Capitale della Magia Bianca, non aveva di
sicuro molto a che spartire con maledizioni e magia oscura ma qualcosa si
poteva rimediare lo stesso… e se non lì, altrove. Non avrei
lasciato che la magia attira-sfortuna
mi lasciasse paralizzata o
peggio. Non avrei lasciato che quella pazza di Meliloon facesse il bello e il cattivo tempo con me
e con sua nipote. Ok, lo ammetto, mi sentivo confusa. Troppe cose, in una volta sola, troppe incognite.
Dovevamo cercare di procedere con in
modo logico e con ordine...
Emisi uno sbuffo molto rumoroso, aprendo e
chiudendo i pugni. Dovevamo iniziare con Saillune,
che era originariamente la nostra tappa principale. “Eloise, voglio che tu venga con me a Saillune.” Visto e
considerato tutto volevo
averla sott’occhio sempre, non doverla rincorrere qua e là come
un’idiota.
Stranamente Eloise acconsentì senza lamentarsi troppo a
patto che portassimo con noi Emma. Immaginate la mia felicità…
Quando la mezza elfa ebbe
portato al piano terra la sua amica e trasportato me e lei all’esterno,
partimmo. No, non svegliai Emma. Preferivo portarla modello sacco di patate che
sentire ancora quella voce miagolante, per non parlare del resto.
“Levitation!”
Presi per mano Eloise da una parte mentre dall’altra tenevo
l’ancora addormentata e afflosciata Emma. Mi sollevai in aria e tirai su
anche le due ragazze.
Il cielo, che nel frattempo si era
riempito di nubi, non mi permise di scrutare in lontananza… comunque Mahen non sembrava lontana. Da
quella prospettiva. In realtà sapevo che Mahen non era poi così vicina… Sospirai
mentalmente. Il Raywing
porta via molte energie a viaggiare da soli, figurarsi con due persone che non
potevano contribuire al volo. Due zavorre, insomma, una delle quali avrei
volentieri lasciato cadere nel bosco, in pasto ai lupi e quanto all’altra…
bè, dovevo
risparmiarla. Per il mio buon cuore ovviamente (zit-ti!) e perché
maledizione… mi aiutasse a liberarmi della maledizione!
“Raywing!”
Schizzai in avanti all’improvviso,
facendo lanciare un urletto
ad Eloise. Mi beai per circa mezzo secondo della sua
paura. Una piccola, miserrima soddisfazione, davvero, una cosa talmente sciocca
e infantile che mi sarei vergognata, in altre occasioni ma in questa… bè, una piccola vendetta
è meglio di nessuna vendetta,
no? Alla fine non potevo neanche più prendermela con lei. Seriamente,
che razza di mostro sarei
stata a puntare il dito su Eloise?
Comunque… potevamo arrivare in tempi brevi a Mahen per raggiungere gli altri solo volando.
Che si godesse il viaggio, quindi.
Mentre sfrecciavamo sopra alla foresta e
ci avvicinavamo alla nostra destinazione
iniziai a vedere delle cose che non mi piacevano. All’inizio furono dei
piccoli bagliori che punteggiavano in modo sporadico il cielo. Poi aumentarono di intensità e di frequenza.
Sembravano fulmini ma non lo erano, quello che stava succedendo non si poteva
imputare alle condizioni atmosferiche.
Alla fine apparvero dei fili di fumo nero,
prima sottili e poi sempre più grossi…
Mahen era in fiamme.
Aumentai la velocità, stringendo i
denti contro la stanchezza immane che incominciava a mordermi le ossa. La magia
che avevo attiva mi stava prosciugando e
io avevo percorso una grossa distanza con due persone a carico. Era il caso di
scendere. Non potevo trasportarle oltre.
Atterrai malamente, facendo ruzzolare a
terra Eloise e perdendo la
presa su Emma. Battei con violenza il fianco e la spalla destri sul terreno
sassoso e avvertii distintamente la pelle della coscia lacerarsi…
maledetta maledizione! Diedi
un’occhiata alla gamba e vidi il calzone strappato mentre
grosse perle di sangue affioravano dalla ferita che mi ero procurata. Intorno a
noi, un principio di incendio.
Strinsi le labbra e, asciugandomi il
sudore della fronte col polso, recitai:
“Ext Ball!”
Ah, se ci fossero stati almeno Amelia
e Zel al
mio fianco… il fuoco si spense, per poi riaccendersi qualche metro
più il là, le sterpaglie probabilmente attizzate da qualche
scintilla. Decisi che avrei pensato dopo a quello, dovevo prima curarmi la
gamba. La ferita non era grave ma sanguinava con impressionante costanza.
Morire dissanguata non faceva parte dei miei programmi per la serata.
No, non sto facendo la tragica. La magia attira-sfortuna aveva dato
sfoggio della sua potenza già una volta… non volevo ripetere
l’esperienza.
“Rec…” un fischio fortissimo
lacerò l’aria. Lasciai perdere
l’incantesimo: se la cosa che aveva prodotto quel rumore mi avesse
centrata avrei avuto di peggio da pensare che una sbucciatura sulla coscia. Mi
spalmai a terra, sperando che le mie compagne d’avventura avessero avuto
il medesimo pensiero. Diedi
un’occhiata al cielo sopra alla mia testa e un secondo dopo
apparvero Xelloss e Marie,
intrecciati in una danza mortale, che se le suonavano per poi sparire
nell’aria, null’altro che le mie orecchie doloranti a testimoniare
il loro passaggio.
Rimasi sdraiata fino a quando il mio campo
visivo venne occupato da Eloise, che boccheggiava,
sventolandomi l’indice sotto al naso. No, non boccheggiava davvero. Stava
parlando? Ero sorda? Ero sorda.
Fantastico. Paralitica e pure sorda.
Alla faccia dell’incantesimo-che-tanto-non-è-granchè,
eh, Eloise?
No, non vi preoccupate. Ero solo momentaneamente stata assordata dal
rumore prodotto da Xelloss
e Marie che lottavano a due millimetri dalle mie orecchie… iniziavo
già a recuperare l’uso dell’udito. Lasciate che vi dica che
sarebbe stato meglio essere rimasta sorda ancora un pochino perché potei
festeggiare il ritrovato uso dell’udito con queste tenere parole:
“…razza di
demente! Volevi farmi
ammazzare? Così finalmente saresti riuscita a risolvere i tuoi problemi!”
Ecco. Vedete? Vedete perché poi mi viene affibbiata la fama di una dal
brutto carattere? Ora, ditemi sinceramente perché non dovrei tirarle il
collo. Se mi date una buona ragione
le risparmierò la vita per i prossimi cinque minuti.
“SMETTILA! COSA DOVEVO FARE? CI SONO DEGLI INCENDI, NON
SO SE VEDI… LASCIO BRUCIARE TUTTO? LASCIO CHE TUTTI VADANO ARROSTO E
BUONA NOTTE? GUARDA CHE NON SONO MICA IL
TUO MEZZO DI TRASPORTO PERSONALE, EH?” Razza di piccola vipera.
Eloise strinse gli occhi, mettendo le mani sui
fianchi.
“E non gridarmi addosso!”
“NON STO GRIDANDO!”
“Invece sì!”
“INVECE NO!”
Oh, bè,
forse gridavo davvero. E allora? E’ così che fanno le persone
sorde. Gridano!
“Linaaa!”
Ancora mezza sorda non riuscii immediatamente a riconoscere la voce che mi
stava chiamando. Quando, con una smorfia, mi misi girai verso la voce, davanti a me c’era Gourry, un po’
bruciacchiato ma incolume. Si inginocchiò
e avvolse tra le sue braccia e per un attimo, un attimo solo, mi abbandonai a
lui, ricambiando la stretta. Affondai il viso nel suo petto e respirai il suo
odore, un misto di sudore maschile e dell'olio che solitamente usava per lucidare
la spada. C’era anche un che di bruciato, sulla sua maglietta, dovuto al fumo degli incendi che ci circondavano qua e là. Avrei voluto rimanere lì,
stretta a lui, per sempre. Il mio punto fermo, la mia luce, Gourry.
Fu Gourry
a scostarsi da me, afferrandomi le braccia con una certa urgenza. Iniziò
a parlarmi velocemente ma il mio udito era ancora debole e le sue parole,
pronunciate con normale tono di voce, mi giungevano ovattate. In mia assenza
non dovevano essersela passata bene, a Mahen.
Sotto lo sguardo ansioso di Gourry mi presi la testa tra le
mani e, appoggiandole sulle orecchie, recitai la formula del Recovery. Quando
l’incantesimo ebbe fatto effetto, il mondo tornò ai suoi meravigliosi
suoni. Lo spadaccino mi mise una mano sul braccio. Le sue dita erano fredde,
nonostante l’aria
surriscaldata.
“Lina, tutto bene?” Il suo
viso era segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione.
“Tutto bene, davvero.” Non
volevo che Gourry si
angosciasse per nulla. Qualche piccolo inconveniente era all’ordine del
giorno nella vita di una maga errante. Lo sapevo io e lo sapeva anche lui. Immaginavo però che tutto
quello che ci era capitato
negli ultimi giorni lo avesse in un certo senso segnato.
Lo spadaccino mi fissò
intensamente, come avere la conferma che fossi tutta intera, poi spostò
lo sguardo su Eloise e il
suo ‘carico’. Le rivolse un’occhiata pensosa alla quale lei
rispose con una specie di cenno di saluto, alzando la mano destra. Strano ma
vero era stata zitta durante
il piccolo ‘momento’ tra e me e Gourry. Si era resa del tutto invisibile nonostante fino ad un secondo prima
ci stessimo quasi scannando.
“Lina…” sussultai, a
sentire il mio nome. Lo spadaccino scosse la testa, come per riordinare i
pensieri.
“Lina-san, è successo un disastro.” Non
era stato però Gourry
a parlare, era sopraggiunta Amelia. La principessa fu colta da un brutto
attacco di tosse, causato dal fumo denso che doveva aver respirato. Una volta
ripreso fiato,
strabuzzò gli occhi. “Ma…
ma….”
Volsi la testa per vedere che, nel
frattempo Eloise con sulla schiena Emma stesa a
pelle di leone, si era avvicinata ed era alle mie spalle.
“Dobbiamo allontanarci,” Gourry mi sollevò e iniziò a correre.
Lo lasciai fare senza protestare, se avessi castato anche un solo incantesimo sarei morta. Ero stanca.
Mi girai lentamente per vedere Amelia che,
seguita da Eloise, trottava
dietro di noi. Mi chiesi dove
fossero Zel, Aleksander e Doliev. Quanto a Xelloss e Marie iniziavo ad avere una certa idea. Il
primo indizio era il fuoco. Il secondo era stata
l’immagine di Xelloss
che combatteva contro Gaav.
Che Xelloss avesse preso l’occasione di parlarmi
per attaccare Marie? Oppure il contrario?
“Gourry… dove sono gli altri?”
Amelia, che doveva avermi sentito,
accelerò il passo e rispose ancora una volta per lo spadaccino. Era
buffo vedere come, in mia assenza, funzionavano all’unisono,
perfettamente coordinati ed
affiatati.“Lina-san,” tossì ancora,
“non sapevamo che fine avessi fatto! Appena Xelloss-san è riapparso, senza di te,
è scoppiato l’inferno!”
Ci fermammo in una piccola radura, non
lontana dall’albergo dove
avevo passato la convalescenza. Lì era ancora tutto abbastanza
tranquillo… quantomeno non stava andando a fuoco. Xelloss e Marie riapparvero in lontananza, seguiti
da un nuovo scoppio.
Eloise alzò la mano, in segno di saluto,
verso Amelia che la ricambiò perplessa. Gourry fissava la sempre dormiente Emma, che stava
sbavando copiosamente.
“Lina-san,”
riprese Amelia, “vorrei davvero sapere se queste persone sono quelle che
penso e la ragione per la quale sono qui ma… non c’è
tempo…”
“Cosa è successo, Amelia?” la incalzai.
La principessa annuì. “Quando
Xelloss-san è
ritornato nella sala di Aleksander-san
senza di te, non abbiamo neanche fatto in tempo a chiedergli dov’eri che
si è avventato su Marie-san…
e la sala è esplosa.”
Mi girai verso Gourry. “Tuo cugino?”
Lo spadaccino scosse la testa. “Io mi sono ritrovato a volare insieme a
detriti vari e sono atterrato sul prato. Un secondo dopo mi
è piombato in braccio Zel…”
Nel dirlo si massaggiò lo stomaco… impattare contro Zelgadiss non era mai
un’esperienza piacevole, “ e quando ci siamo rialzati ci ha raggiunti Amelia… ma di Sasha e
il suo protettore nessun segno.”
Osservai bene Gourry e Amelia per vedere se erano feriti ma,
qualsiasi cosa fosse successa, la principessa e Zel dovevano aver usato il Recovery. Non doveva essere stata
un’esplosione molto forte, a giudicare dal loro stato. Sembravano abbastanza
in forma.
“Zel dov’è?”
La principessa si torse le mani. “Non lo so. Siamo andati via
insieme da là ma una volta giunti vicini al centro… hanno iniziato
a svilupparsi diversi incendi. Io e Zelgadiss-san
ci siamo prodigati a spegnerli ma ad
un certo punto, tra il fumo e tutto ci siamo separati…” Si
guardò brevemente alle spalle, come se sperasse di veder arrivare lo
sciamano da un momento all’altro. “In pratica è Marie-san a crearli… ogni
volta che tenta di colpire Xelloss-san appicca un nuovo incendio… o
almeno, questo è quello che sono riuscita a capire vedendo le loro
fugaci apparizioni…”
“Ricorda la lotta tra Xelloss e Val… Val-qualcosa.”
Intervenne Gourry.
Bè, non potevo che dargli ragione. E
poi… loro non sapevano ancora la storia della Spada di Luce. Dovevo
dirglielo? Dovevo dire a Gourry
quel che sapevo? E poi… chi era Marie? Aveva a che fare qualcosa con noi?
E con la Spada? Perché viveva nella città dei campioni di spade e
stava appiccicata ad Aleksander,
che apparteneva alla famiglia dei possessori della Spada di Luce? Era un caso? E quando mai una cosa del
genere era un caso?
“Attente!” Non mi resi neanche
conto di quello che stava succedendo. Un secondo primo ero seduta a riflettere, quello dopo il corpo di Gourry mi schiacciava al suolo
mentre un boato tremendo faceva tremare il suolo. Povere le mie orecchie!
Quando Gourry si sollevò da me, scrutandomi in
volto, preoccupato, mi resi conto che il botto era stato prodotto
dall’esplosione del palazzo adiacente alla locanda dove c’era la mia camera/camera di Kira, che iniziava ad essere
avvolto dalle fiamme. Questo fece scattare tutti i campanelli
d’allarme… perché in quella camera… c’era il mio
libro degli incantesimi! Lo portavo sempre con me, scrivevo appunti sulla magia
che utilizzavo o vedevo utilizzare… se fosse bruciato sarebbero andati persi anni di lavoro. Anche
se tutto era immagazzinato nella mia memoria… non potevo permetterlo!
Mi innalzai di scatto, con la magia,
scostando in modo involontariamente brusco Gourry.
“State qui!”
“Dove… Lina, no!” Mentre
Gourry cercava di fermarmi,
la principessa con un balzo felino mi afferrò il mantello, rischiando
seriamente di strangolarmi. Sapevo che non era un’ottima idea infilarmi
in un palazzo in fiamme ma sapevo anche che ero in grado di badare a me stessa.
Se le cose si fossero messe davvero molto male, avrei lasciato perdere. Ci tenevo abbastanza alla pellaccia
per non fare sciocchezze.
“Amelia!Ragazzi!” Al suono della voce
di Zel, Amelia
allentò un poco la presa.
E bravo Zel, che tempismo!
Gli avrei schioccato un bel bacio in fronte per quell’entrata
perfettamente sincronizzata! Approfittai della distrazione della principessa per
partire alla volta della mia camera, che nel frattempo
era ancora più vicina alle fiamme. Se mi avessero lasciata andare subito non sarebbe stato così!
Mentre schizzavo verso l’ingresso udii vagamente delle voci
chiamarmi… e le ignorai. Mezzo secondo dopo avevo Gourry
alle calcagna.
“Gourry, torna indietro! Ci metto
un secondo!”
“Lina,” ansimò lui mentre mi inseguiva,
“con la fortuna che hai ultimamente se non ti vengo dietro mi finisci
arrosto!”
Bè, non che avesse tutti i torti…
Entrammo nella locanda e salimmo le scale.
L’incendio non si era ancora propagato completamente anche se la camera di Kira iniziava ad essere
decisamente troppo calda. Rivoletti di sudore iniziarono a colarmi negli occhi
e sulla schiena. Si bolliva. “Lina…” Il tono di Gourry conteneva una certa e ben
giustificata urgenza. Mi avventai sulla scrivania ed estrassi il libro. Fu in
quel momento che un’orribile pensiero
mi colpì. Kira
trafficava con ingredienti e pozioni e lo faceva in camera. Molte pozioni erano
innocue a temperatura ambiente ma portate ad
ebollizione…
Ebbi appena il tempo di pensarlo.
Lo scoppio mi proiettò
all’indietro contro il muro. Questo è quanto ricordo di quel primo
momento. Il resto sono una
serie di immagini e suoni slegati…un discreto bruciore alla schiena e al
braccio destro, seguiti da un orrendo puzzo di pollo bruciato. Fiamme
arancioni. Una voce di cui afferrai solo: “…..naaaaaaa!”
Probabilmente Gourry che
urlava il mio nome. E poi…
Sipario.
Quando riaprii gli occhi stavo tossendo. Tossendo ma non respirando
mentre le lacrime mi inondavano
le guance. Vicino al mio viso uno stivale di Gourry. E la gamba di Gourry. E la voce di Gourry. “… farmi morire di crepacuore, Lina! Sinceramente…”
Quello che per me era un secondo dopo, venivo portata sulla schiena da Gourry mentre la mia, di schiena,
sembrava andare a fuoco. E poi…
Sipario parte due.
Quando potei finalmente dire di essere
sveglia e cosciente mi trovavo in una foresta ed era notte. Sentivo il frinire
dei grilli ed ero girata su un fianco. Alle mie spalle avvertivo la fresca mano
del Recovery che mi
accarezzava nuca e schiena mentre davanti a me c’era Eloise a gambe incrociate.
“Ciao, bella addormentata.” Mi apostrofò.
“Come stai?”
Volevo risponderle ma avevo la gola
irritata. Dovevo aver respirato troppo fumo. E comunque era colpa della sua maledizione se la camera di Kira era esplosa quando
c’ero appena entrata. Allungai il braccio destro, la cui pelle tirava decisamente, per castarmi un Recovery alla gola.
“Ferma, Lina.” La voce di Zel. “Certo che hai scelto il
momento migliore per svegliarti, eh?” Il suo tono era vagamente irritato
e… sollevato.
“Lina-san!” l’intensità del Recovery crebbe. “Grazie al
cielo…”
Tossicchiai cercando di schiarirmi la
gola. Eloise abbassò
lo sguardo fino a me. “Certo che sei una bella idiota…” Che… cosa???
“Eloise-san, lascia stare Lina-san… credo che il suo atto incosciente
sia stato punito a sufficienza.” Riuscivo a percepire che la principessa
stava annuendo. Ci sarebbe stato da precisare che io ero stata punita dalla
maledizione, più che da qualsiasi altra cosa… e poi qualche
bruciatura e una brutta botta in testa si potevano curare semplicemente con un Rec… ehi! Improvvisamente
fui conscia di una cosa. I capelli. I miei capelli! Perché…
perché pendevano in corte ciocche sulla mia guancia???
“Lina!”
“Lina-san!”
Mi ero alzata di scatto, incurante del Recovery e del dolore/sollievo
alla schiena. Spostai la mano sinistra sulla mia testa… e accarezzai dei
capelli corti. Molto corti. Molto, molto corti.
In un attimo Amelia mi si mise davanti, in
ginocchio. “Lina-san,” non avevo mai avuto i capelli alla paggetto, “si sono
bruciati… non abbiamo potuto fare altro,” mi arrivavano appena sotto alle orecchie! “Ho provato a
salvarli, davvero ma… guarda! Guarda Lina-san! Il tuo libro è salvo! Lina-san?”
Il resto del discorso di Amelia non lo
registrai. Ero scioccata. E va bene, erano solo capelli… ma… ci
avevo messo una vita a farli crescere! E poi i capelli corti non mi stavano
bene… In quel momento mi sovvenne che non avevo ancora visto Gourry.
“…Gourry?” gracchiai con la mia nuova voce roca.
Amelia smise di giustificarsi e
indicò col capo la foresta. “E’
andato a lavarsi… ma non si è fatto niente! Ti sei
fatta male solo tu!” aggiunse, vedendo il mio sguardo farsi allarmato.
“Per adesso abbiamo finito... cerca
di non agitarti troppo, eh?” aggiunse Zel in quel momento, dandomi una piccola pacca sulla
spalla. “Forza, Amelia. Vai tu al fiumiciattolo… sto qui io di
guardia.”
Amelia annuì e si allontanò,
lanciandomi occhiate ansiose. Anche Eloise
si mise in piedi, con un movimento fluido davvero notevole. “Amelia,
aspettami!”
Al campo eravamo rimasti solo io e Zel (ed Emma che a giudicare
dalla posizione a fagotto era ancora immersa nello Sleeping, sia ringraziato Ceiphied). Dopo aver acceso un
piccolo fuoco, lo sciamano era ora seduto su un albero sradicato e beveva una
tazza di tè aromatico. La sua gradevole fragranza arrivava fino a me,
invitandomi a gustarne una tazza. Non avevo però alcuna sete, piuttosto
mi sentivo stanca. La sola idea di quello ci aspettava mi rendeva ancora
più stanca, credetemi.
Gourry era via da un pezzo e anche le ragazze
non erano ancora tornate. Non avevo voglia di fare conversazione e anche Zel taceva ma il silenzio tra noi non era sgradevole.
Fu lo sciamano a romperlo per primo, dopo
aver sorbito a fondo la sua bevanda.“Lina…”
mi rivolse un’occhiata penetrante, “cosa è successo con Xelloss?”
“Zel, vorrei che ci foste tutti per parlarne. A voi ha detto qualcosa?” Amelia mi aveva riferito che appena
comparso, il mazoku e Marie avevano iniziato ad affrontarsi ma potevano essersi detti
qualcosa che alle sue orecchie di chimera non era sfuggito.
Almeno, lo speravo.
“Hai
ragione… immagino si tratti di qualcosa di grosso… vero, Lina? Quando c’è di mezzo quel maledetto le cose non sono mai
facili.” Lo sciamano strinse con forza il manico della tazza. “A noi non ha detto niente.
E’ apparso e si è avventato sulla ragazza. O lei su di lui. La
dinamica non mi è chiara perché la sala è letteralmente
saltata in aria.” Zelgadiss scosse la testa al
ricordo, poi tornò a guardarmi.
“La ragazzina verrà con noi a
Saillune, dice. Non mi fido completamente di lei, è stata piuttosto vaga e
Amelia mi ha raccontato un po' della vostra avventura... ho il sospetto che ci
farà cacciare in altri guai.”
Alzando le spalle annuii.
“Verrà con noi... Era
la piccola mezza elfa di Ehltarien… ma tu non hai
avuto modo di conoscerla, vero?”
Al solo nominare quella città, lo
sciamano si era irrigidito in modo visibile. Non persi tempo e iniziai a
punzecchiarlo… dopotutto quel giorno era riapparso sconvolto e con gli abiti stracciati e non aveva voluto raccontarci
nulla della sua avventura… sentii le mie labbra aprirsi in un ghigno.
“Che è successo ad Ehltarien, Zel?”
Lo sciamano sussultò arrossendo.
Arrossendo? Ah-ha, Zelly… che cosa hai combinato?
In quel momento Zel si alzò. “E’ tornato Gourry e io… vado a lavarmi. Ciao.” Sollevai il sopracciglio
mentre lo sciamano afferrava in tutta fretta le sue cose e spariva nel folto
degli alberi, in direzione opposta a quella in cui avevo visto andare le
ragazze. Un secondo dopo tornò indietro, borbottando e infilando la
direzione giusta.
Una mano calda sulla mia spalla. Una mano
grande e callosa. Rassicurante.
“Come stai… Lina?”
Chiusi gli occhi, respirando l’odore
pulito del sapone. La sua mano salì sulla cima della mia testa e poi
scese ad accarezzarmi i capelli corti. “Ti stanno bene.” La sua
voce un basso sussurro.
Lo sentii muoversi e posizionarsi davanti a me. Eravamo soli. Aprii gli
occhi e…
Gwaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!
“Gourry! I tuoi… i tuoi
capelli!”
I capelli di Gourry erano corti quanto i miei. “Si
sono… si sono bruciati?” Non sembrava essersi ustionato come me ma
i suoi capelli erano stati tagliati…
Lo spadaccino mi sorrise, mettendosi una
mano dietro alla testa. “Ecco… no… li ho tagliati io.”
“Li… hai…?”
Gourry annuì. “So quanto ci tenevi ai tuoi capelli e hanno dovuto
tagliarteli perché erano tutti bruciati… così… ho
pensato di tagliare anche i miei. Cresceranno insieme, i miei e i tuoi…”
Non lo lasciai finire, mi gettai contro di
lui. “Stupido… stupido…” gli
sussurrano con voce soffocata, il volto premuto contro il suo petto. Avevo gli
occhi umidi ero… commossa. Qualcosa di caldo si agitava nel mio cuore
pensando al suo gesto, così dolce, nei miei confronti. Aveva tagliato i
suoi lunghissimi capelli per me..
Per
me.
Le sue braccia mi avvolsero e presero ad
accarezzarmi delicatamente la schiena. Quando mi sentii pronta a guardarlo
ancora negli occhi, quando fui sicura di non mettermi a frignare, mi staccai da
lui.
La sua mano fu sulla mia guancia. "Piangi, Lina?" Non-stavo-piangendo. Avevo solo
gli occhi umidi. Molto umidi. Era stata una giornataccia, una ragazza non aveva il diritto di sentirsi un po' sconvolta dopo una lunga serie di sfortunati eventi??? Lo spadaccino vestiva un’espressione
dolcissima che non mi sembrava di avergli mai visto eppure al contempo mi
pareva di ricordare. "Il fumo mi ha irritato gli occhi." risposi con
voce nasale. Mi sorrise e io
ricambiai, poi avvicinai il viso al suo e per la prima volta… ci
baciammo. Quella notte fu l'inizio di qualcosa di nuovo tra me e Gourry, un passo avanti nel
rapporto sempre più stretto che ci legava. Quella notte, per la prima
volta, espressi in modo diretto tutto quello che tenevo nascosto nel cuore.