Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Egle    29/01/2006    14 recensioni
Rimango immobile a pensare a cosa avrei potuto fare. Potuto o dovuto fare. A pensare alla mia vita perduta. Ai pochi, semplici istanti di felicità che ho vissuto. A quella baita abbandonata dove ci incontravamo di nascosto. Al di là degli schieramenti, degli ideali, della guerra. Al di là di questo mondo. Perché in questo mondo il nostro amore non sarebbe dovuto esistere. Non sarebbe dovuto accadere.Ma forse in un altro luogo e in un altro tempo…forse in un mondo diverso…
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia comincia quando di solito una storia giunge al termine

Empty spaces

 

 

 

Parte I : Draco

 

29 aprile 1999

 

Questa storia comincia quando di solito una storia giunge al termine.

Questa storia comincia con la mia morte.

Sto morendo.

Tecnicamente non è vero, tecnicamente non sto ancora morendo, il mio cuore batte regolarmente, i miei polmoni continuano ad inalare aria e a rilasciare anidride carbonica, il mio intestino…beh non sono affari vostri quello che sta facendo il mio intestino.

Mancano poche ore all’esecuzione. Me ne andò nel modo più dolce e indolore che la giustizia poteva offrirmi: mediante il bacio di un Dissennatore. Mi porteranno in una sala circolare e in presenza di testimoni, dove sarò giustiziato.

Imputazioni a mio carico: omicidio e traffico di sostanze illegali. Ah e sono stato anche accusato di essere un Death Eater. Ovviamente lo sono.

Cazzo, Al Capone è stato condannato per molto meno.

Intreccio le dita e vi appoggio sopra la fronte.

Non voglio morire.

Questa è la verità. Io non voglio morire. Ho ucciso un uomo, un Auror. Ma è stato solo per non farmi ammazzare. Era un duello, cazzo. Non l’ho colpito alle spalle, non gli ho messo una dose massiccia di veleno nel porridge. Lui cercava di uccidermi, ma io sono stato più veloce. O più abile. O solo più fortunato.

“Ma l’imputato ha usato una Maledizione senza Perdono”.

Sento risuonarmi nelle orecchie le obiezioni della pubblica accusa.

Ho guardato quell’uomo dritto negli occhi e ho pronunciato Avada Kedavra. L’ho fatto. Un lampo di luce verde e l’uomo cadeva a terra, distorcendo la bocca in un ultimo rantolo. Era la prima volta che ammazzavo qualcuno. Non credo di avere altre occasioni per ammazzare un altro essere umano nelle prossime due ore.

Un brivido di freddo mi scivola giù dalla spina dorsale.

Due ore all’esecuzione.

“Ha il Marchio. Molti testimoni lo hanno visto partecipare all’attacco ad Hogwarts del giugno 1997 e all’attacco alla Gringott del settembre 1997, in compagnia di Bellatrix e Rodolphus Lestrange.”

Colpevole. Ero presente in entrambe le occasioni. Zia Bella mi ha preso sotto la sua ala protettrice. Dice che da generazioni il rampollo della famiglia Black deve avere un mentore. Lei voleva essere il mio. Poco importa se di cognome faccio Malfoy. Ho comunque abbastanza sangue Black nelle vene, per essere degno della grande zia Bella. I coglioni…beh quelli in qualche modo ho dovuto tirarli fuori.

Uccidi o resta ucciso. È la legge della giungla, gente.

Ma riprendiamo con le mie imputazioni. Non mi piace lasciare un discorso in sospeso.

Diciamocelo, in mezzo a quel popò di imputazioni come essere un seguace dell’Oscuro Signore e l’omicidio, il traffico di sostanze illegali denota mancanza di classe. Avrebbero potuto tralasciare.

Le sostanze illegali che mi hanno trovato addosso non sono chili di polvere esplosiva o litri di veleno. Era una semplice e indegna bustina d’erba. Un po’ di ganjia, capito? Ma sul verbale non potevano mettere: ehi il figlio di Lucius Malfoy si fa le canne, così hanno scritto che stavo trasportando queste fantomatiche sostanze illegali.

E dulcis in fundo… Death Eater. Lo sono.

Potrei dire che non avevo scelta. Che sono stato costretto a diventarlo. Vero. Tutto tremendamente vero.

Ma è anche vero che volevo diventarlo.  Perché quando ti trovi davanti all’Oscuro Signore e guardi i suoi occhi rossi, lo senti. Senti che vuoi entrar a far parte della sua gloria. Lui mi ha offerto ciò che più bramavo: potere. E io l’ho accettato con tutta la mia anima. Con tutto il mio cuore. Con tutta la mia vita. quella via che anche ora gli sto offrendo.

Mi ha detto che poteva farmi diventare potente oltre ogni mia immaginazione. Temuto e riverito come il mio cognome merita. Più potente dell’odiato Potter.

E io gli ho creduto. Ho creduto a ogni parola, a ogni minimo cenno d’incoraggiamento, sentendomi importante. Sentendomi un uomo.

Rimpiango quello che ho fatto?

Sì. Considerando che sto aspettando di essere giustiziato, direi di sì. Rimpiango di essermi fatto marchiare. Rimpiango di essere diventato un Death Eater.

Ma ormai quello che fatto è fatto. Non posso tornare indietro e cambiare le cose.

Dumbledore è morto.

L’Oscuro Signore è morto.

Il professor Snape…indovinate un po’? Morto.

Zia Bella e zio Rod, morti anche loro.

Mio padre è stato giustiziato la settimana scorsa. Non mi hanno permesso di assistere alla sua esecuzione.

Mi ha mandato una lettera, piena di frasi arzigogolate e di paroloni, vergata dalla sua grafia austera.

Mi dice che mi vuole bene, in un modo tutto suo.

Mi dice che è orgoglioso di me, che sono il figlio migliore che potesse capitargli.

E mi chiede perdono. Questa parte è molto breve, molto…molto sintetica, ridotta a una sola parola. Perdonami.

E in quel perdonami rivedo le punizioni, le mortificazioni, le costrizioni. Rivedo tutto, ma so che non hanno più importanza. In quella parola rivedo mio padre.

Il nobile ed elegante Lucius Malfoy. L’uomo che ho ammirato nella mia vita, più di chiunque altro. Più dell’Oscuro Signore. Volevo solo essere all’altezza di mio padre.

Ho pianto per lui, aspettando la sua morte con un’angoscia infinita.

Mi copro la faccia con le mani, trattenendo un singhiozzo.

Mio padre è morto.

E tra poco toccherà a me. E’ questa la giustizia? Hanno annientato l’Oscuro Signore per questo?

Il cigolio della porta mi spinge a voltarmi.

“Cinque minuti” dice la guardia in tono burbero. Non voglio un altro dannato prete. Non ho più niente da confessare e no, non ho bisogno del conforto della fede in questo momento.

Ma sulla porta scorgo un profilo dolorosamente familiare.

Capelli lunghi rossi. Lentiggini. Un mantello di seconda scelta.

Weasley” sussurro appena, mentre lei entra e la porta si richiude alle sue spalle con un tonfo secco.

Ha gli occhi avvolti dalle lacrime. Le guance pallide e scavate. Le mani che continuano a tormentarsi, tremando violentemente. Registro tutto questo in un secondo, il tempo che mi è necessario per alzarmi e avvolgerla tra le braccia.

“Ho cercato di portarti una passaporta” mi dice con voce rotta. Le lacrime iniziano a scorrerle sulle guance, mentre le sposto dolcemente i capelli all’indietro e le accarezzo il viso con entrambe le mani.

“L’avevo cucita all’interno della fodera del mantello. Era solo un piccolo sassolino ma l’hanno trovato lo stesso. Mi dispiace. Mi dispiace”.

Continua a ripetere mi dispiace, mentre l’abbraccio di nuovo, stringendola a me così forte da farle male. Le sue dita affondano nei muscoli della mia schiena e le sue lacrime mi bagnano il collo.

Non credevo di poterla rivedere ancora. Non credevo di poterla ancora abbracciare, lasciandomi accarezzare dal profumo dolce della sua pelle.

Devo deglutire più volte, prima di riuscire a parlare normalmente. La scosto leggermente, guardandola negli occhi.

Cazzo, è la cosa più bella e meravigliosa che io abbia mai visto in vita mia. Proprio qui. Proprio in questo momento. Con gli abiti logori, gli occhi arrossati, i capelli scarmigliati.

“Non importa” sussurro appena.

Lei scuote la testa, ricambiando il mio sguardo pieno di disperazione. Sta tremando così forte che se la lasciassi andare probabilmente crollerebbe a terra.

“Mi dispiace” mormora. Le poso un dito sulle labbra, accarezzandole piano. Sono felice. Credo sia questo il momento più felice della mia vita. ora. Proprio ora. In questa sudicia cella, con l’ombra della morte che mi penetra nelle ossa, come un vento freddo, e con la ragazza che amo tra le braccia per l’ultima volta.

“Non importa” ripeto. “E’ la fine. Non c’è niente che tu…”

Lei scoppia in singhiozzi, aggrappandosi ancora a me.

“no, no, no, no” continua a dire, immergendo il viso nel mio petto. Appoggio il mento sulla sua testa, chiudendo gli occhi. Sì che lo è.

E’ la fine. Non ne sono mai stato consapevole come in questo momento.

Nulla può più salvarmi.

Faccio scorrere le dita tra i capelli di Ginny, massaggiandole piano la schiena. Mi abbasso, curvando leggermente la schiena, per guardarla in viso.

“Ascoltami” le dico, intrecciando il mio sguardo con il suo “Non piangere, okay?”

Che frase di merda. Sto cercando di qualcosa di intelligente, qualcosa che possa placare il suo dolore, qualcosa che valga la pena di ricordare quando sarà vecchia e rugosa e penserà a quel ragazzo che per uno strano scherzo del destino aveva scoperto di amarla.

La bacio piano. Le sue labbra conservano il sapore salato delle lacrime.

“ti amo” sussurro appena, chiudendo gli occhi. I suoi singhiozzi rimbalzano tra le pareti di pietra, perforandomi le orecchie. Perché? Perché devo lasciarla? Perché? Perché? Perché?

“Tempo scaduto, Romeo e Giulietta”

La voce della guardia mi fa trasalire. Accosto la bocca all’orecchio di Ginny e le dico quanto l’amo. Le dico che le appartengo. Per sempre. Per sempre.

Ci baciamo un’ultima volta. E’ un bacio che ha il cupo sapore della disperazione.

Mi grida che mi ama mentre la portano via, lontano da me.

Non voglio lasciarla andare. Mi precipito verso la porta ma un’altra guardia mi da uno spintone, rigettandomi in cella. Ginny lotta con tutte le sue forze per tornare da me, urlando il mio nome. Ancora e ancora.

Mi lancio di nuovo verso la porta, ma la guardia di prima mi blocca.

“Ginny” grido. Ho paura, vorrei dire. Non portatela via da me, vi prego. Ho capito che ho sbaglio. Ho capito che no sarei dovuto diventare un Death Eater. E mi dispiace. Mi dispiace. Vi prego, lasciatemi andare e l’amerò per il resto della mia vita. Desidero solo questo.

“Così è peggio, ragazzo” mi bisbiglia la guardia all’orecchio, impedendomi di correre da Ginny, mentre la trascinano fuori.

“Lasciala andare”.

E’ peggio. Non potrebbe salvarmi comunque. Non potrebbe fare nulla. Solo vedermi morire.

E improvvisamente smetto di lottare. Mi limito a guardarla, con le guance solcate dalle lacrime e i capelli rossi che le ricadono sul viso, finchè non scompare dalla mia vista.

Abbasso lo sguardo. Non voglio morire.

“C’è qualcosa che posso fare per te, ragazzo?”

Scuoto la testa, abbandonandomi sulla branda. Il viso tra le mani, per nascondere le lacrime che ormai non posso più trattenere. La porta si richiude. Sono solo.

E l’orologio fa tic tac. Tic tac, Draco, stai per morire.

Tic tac, Draco. Tic tac.

Rimango immobile a pensare a cosa avrei potuto fare. Potuto o dovuto fare. A pensare alla mia vita perduta. Ai pochi, semplici istanti di felicità che ho vissuto. A quella baita abbandonata dove ci incontravamo di nascosto. Al di là degli schieramenti, degli ideali, della guerra. Al di là di questo mondo.

Perché in questo mondo il nostro amore non sarebbe dovuto esistere. Non sarebbe dovuto accadere.

Ma forse in un altro luogo e in un altro tempo…forse in un mondo diverso…chissà…

Penso a come sia strana la vita. A quanto male devo aver fatto alle persone che amo.

A mio padre, che è morto sapendo che presto sarebbe toccato al suo unico figlio.

A mia madre, perduta nel mondo lontano da questo carcere. Sola ormai.

Al professor Snape, che mi ha sempre difeso, che è sempre stato al mio fianco, vegliando su di me come un padre.

E a Ginny. A Ginny, che conserverà sempre il rimorso di non aver salvato questo stupido ragazzo con il suo folle piano di una passaporta cucita nei vestiti.

La porta si riapre. E questa volta, per l’ultima volta.

Mi alzo con una dignità e una nobiltà che poche altre casate possono vantare. Non mi mettono le manette. Non mi guardano con odio. Non più.

“sei pronto?” mi chiede qualcuno.

Abbozzo un cenno affermativo con la testa.

Non voglio morire. E’ l’ultimo pensiero che formulo, prima che mi conducano verso la sala dove sarò giustiziato.

 

 

Continua…

 

 

Oh siamo arrivati alla fine della prima parte. Beh, che ve ne pare?

Ho cercato con questa storia di trovare una trama originale, di dare un nuovo spessore ai personaggi, di cambiare un po’ lo stile di scrittura. Soprattutto Draco, mi sono un po’ stufata del “Draco” canonico, tenebroso, sicuro di sì, tremendamente figo, che non risponde mai ai ti amo di Ginny.

Ho tentato di vederlo sotto una luce diversa, in un contesto diverso…spero di esserci riuscita!

Beh questa non era che la prima parte, ce ne sono ancora due…non vi anticipo la fine, ma sarà un po’ particolare^^

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Un bacione

A presto

Egle

 

   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Egle