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Autore: HermyLily89    08/04/2011    1 recensioni
La storia è ambientata in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban e la protagonista è Ann Black, figlia di Sirius, una Corvonero modello, ma innamorata di Harry Potter.
Non vi dico altro, perchè se no vi rovinerei tutto il gusto di leggerla.
Ci tengo a ringraziare tutto il mio GDR per aver sopportato di leggere, almeno fino ad ora, i capitoli di tale FF e la carissima Claudia, per tutti i magnifici consigli e la pazienza.
Il personaggio di Ann Black è autobiografico e molti altri, a parte quelli della Rowling che ho cercato di mantenere fedeli al libro, sono tratti da persone realmente esistenti.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Non fece parola con nessuno del suo colloquio con il professor Lupin, nemmeno con Julie. Non perché non si fidasse di lei, ma riteneva che si trattasse di qualcosa che riguardava lei, solo lei.

Ripensò a lungo nei giorni seguenti alle parole del suo docente, cercando di comprenderle davvero. Suo padre era innocente, almeno così le era stato detto.

Ma allora chi aveva commesso quell’efferato pluriomicidio? E perché c’erano testimoni che avevano giurato di aver visto Sirius Black puntare la bacchetta contro innocenti?

Sempre più domande le affollavano la mente e il fatto di non poter ottenere risposte soddisfacenti la rendeva sempre più irritabile e di cattivo umore.

Ann! Ehi, ti si è annodata la bacchetta? Come mai non hai toccato cibo?” chiese Julie mentre pranzavano prima della lezione di Difesa contro le arti oscure.

Ann che non mangiava era effettivamente qualcosa di molto strano; di solito era quella che nel tavolo di Corvonero si serviva di più di pietanze, facendo concorrenza solo a Ron Weasley, che però era insuperabile.

No, niente Julie…tranquilla!” si sforzò di sorridere. Non voleva preoccupare la sua amica, soprattutto ora che la sua storia con George sembrava andare a gonfie vele.

“Sarà un Gorgosprizzo…” affermò una voce sognante da dietro una copia de “Il Cavillo” che raffigurava in copertina quello che Ann aveva imparato a chiamare “Ricciocorno Schiattoso”.

“Un che?” chiesero in coro le due ragazze.

Luna scostò appena la rivista per guardarle. Aveva una sorta di occhiali sul naso dalla forma bizzarra che le conferivano l’espressione di un gufo multi colorato.

“Ma un Gorgosprizzo, ovviamente! E’ un essere che ti entra nelle orecchie e ti confonde il cervello…”

Le due amiche si trattenerono dallo scoppiare a ridere.

Quindi, immagino, che quei…cosi…servano per vederli, giusto?”

“Sì, sono degli Spettroccoli, me li ha mandati papà.” Si avvicinò e prese a parlare sottovoce: “Sapete, devo testarli, per accertarmi che funzionino! Mica possiamo vendere oggetti scadenti! Questo è un prototipo…volete provare?”

Reclinarono gentilmente l’offerta, ma Ann mentalmente ringraziò Luna che, come sempre e senza rendersene conto, riusciva a sollevarla di morale come nessuno.

Avrebbe dovuto smetterla di rimuginare sui suoi problemi, lo sapeva. Avrebbe dovuto pensare a quanto bene stava con Luna e Julie, e loro erano magnifiche a sopportarla e ad apprezzarla per com’era.

Si voltò a raccogliere la borsa con i libri quando il suo sguardo incontrò quello di Trevor. Era da quel loro incontro in Guferia che non si rivolgevano la parola ed entrambi erano imbarazzatissimi.

Trevor, ascolta…io non volevo..” iniziò Ann.

Non ti preoccupare Ann…ho…ho capito. Lo vedo nei tuoi occhi e, in fondo, l’ho sempre saputo. Ti piace quel Potter, vero?”

Prima Malfoy, adesso lui. Cavoli, tutti si accorgevano della sua cotta per Harry. Ma ce l’aveva scritto in fronte?

Decise di non mentirgli, d’altra parte era stato fin troppo comprensivo con lei, glielo doveva.

Sì, ebbene sì…mi piace.” Disse a bassa voce, avvampando di colpo.

Trevor si passò una mano tra i capelli per scompigliarli e le fece l’occhiolino: “Beh…amici, che ne pensi?”

Quel ragazzo era davvero straordinario! Se non fosse che all’apparenza, per voce e portamento sembrasse un maschio, avrebbe giurato che era una ragazza, sotto l’effetto della Polisucco, a giudicare dalla razionalità e la diplomazia che sfoggiava.

Ann gli sorrise e rispose con un “amici!”. Sì, doveva pensare alle cose belle che le capitavano, sarebbe arrivato prima o poi il momento di affrontare le difficoltà.

“Beh, direi che è ora di andare a lezione! Se fossi in te mi sbrigherei a finire la crostata, perché è già tardi! In più con quelle gambette corte dovrai correre per arrivare entro l’ora!” la punzecchiò il ragazzo.

Con tutta la dignità che si può avere con una fetta intera di dolce in bocca, Ann lo guardò con sfida e gli disse: “Faffamo a ga-a a chi a-iva p-imo!” che, tradotto, sarebbe stato un “facciamo a gara a chi arriva primo”, e una volta ingoiato l’ultimo pezzetto, prese la borsa e sfrecciò verso il quarto piano.

Ma non è giusto, Ann! Sei partita prima!” la rincorreva il ragazzo ridendo.

Julie aveva assistito alla scena completamente sbigottita, mentre Luna canticchiava qualcosa muovendo le gambe a tempo e schioccando la lingua di tanto in tanto, a ritmo.

Ciao Luna, vado anche io!” la salutò la Tonks alzandosi dalla panca e si diresse verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, lasciando una Luna intenta a leggere “Il Cavillo” al contrario e a cantare imperterrita quella che assomigliava ad una canzoncina infantile, molto simile a “La vecchia fattoria” babbana, ma arricchita di Plimpi, Ricciocorni Schiattosi e Nargilli.

Intanto, Ann e Trevor erano arrivati a destinazione e si reggevano allo stipite della porta, tenendosi un fianco, per la gran corsa.

Ovviamente, Ann, ti ho fatto vincere!” rispose respirando profondamente il ragazzo.

Lei cercò di riprendere fiato: “Ma stai zitto, va! Ammetti che hai perso!” e gli fece una linguaccia.

Per tutta risposta, lui le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia e le sussurrò: “Tappetta, non posso ammettere cose non vere, non credi?” e con un occhiolino entrò in aula insieme ai suoi amici.

Pazzesco. Non c’erano altre parole.

Ma dove era finito il Trevor timido ed impacciato? In quell’ultimo mese, dopo quella chiacchierata famosa della Guferia, qualcosa doveva essersi sbloccato in lui.

Julie emerse dalla scalinata che portava all’aula e guardò la sua amica con aria rassegnata.

Ma imparerai mai a comportarti per l’età che hai?” rideva. No, non era una vera sgridata, anche se a volte la sua migliore amica tendeva ad assumere un cipiglio da “mamma”.

“Ma è stato lui! Mi ha presa in giro!” si giustificò.

Ann…non cambierai mai!” le sorrise.

Insieme entrarono in aula, dove uno stanco e disordinato Lupin li attendeva per iniziare la lezione.

Buon pomeriggio, ragazzi.” Li salutò mentre tutti gli studenti prendevano posto “Oggi tratteremo dei Mollicci, che sono delle creature mutaforma, ossia non hanno un corpo ben definito, ma si “adattano” a seconda della situazione. In particolare, si trasformano in ciò che noi temiamo di più. Chi sa dirmi qual è l’incantesimo che si usa contro i Mollicci?”

Per una volta da tre anni, Ann si trattenne dall’alzare la mano. Non aveva voglia di parlare con Lupin e nemmeno aveva voglia di guardarlo. Per fortuna, un ragazzo di Tassorosso, un certo Ernie Macmillian, prese la parola quasi subito, salvando la ragazza dalle occhiate interrogative dei suoi compagni di casa.

Esatto Macmillian! 10 punti a Tassorosso. Si tratta dell’incantesimo “Riddikulus” che trasforma il Molloccio in qualcosa di divertente. E’ bene avere in mente in cosa vogliamo che venga mutato.

Un incantesimo non riesce se pensiamo solo alla formula da dire, senza concentrarsi.”

Anche Lupin tendeva a non guardare Ann, ma non era facile. D’altronde si trovava nei banchi centrali e non poteva ignorarli.

Bene ragazzi! Mettete via i libri e fuori le bacchette. In questo armadio c’è un Molliccio. Ora a turno cercherete di affrontarlo. Mettetevi in fila e mi raccomando, massima concentrazione!”

I ragazzi erano tutti eccitatissimi all’idea di mettersi alla prova e tra loro parlottavano cercando consigli su come rendere mostri e bashee divertenti.

Ann fissava l’armadio, che era scosso da violenti spinte interne, come se il Molliccio cercasse di abbatterlo per uscire. Lei di cosa aveva paura?

In realtà, non ci aveva mai pensato. Di una cosa era certa, non aveva paura di cose materiali, di teschi o manticore.

Poi, improvvisamente, mentre vedeva gli altri affrontare il Molliccio, le venne in mente. “Io ho paura di rimanere da sola, senza nessuno che mi voglia bene”.

E come si rende divertente la solitudine? E il Molliccio come avrebbe fatto a trasformarsi in una cosa così astratta?

Mentre pensava, fu il turno di Julie. Non appena si posizionò davanti alla Banshee senza voce scaturita dalla fantasia di Hannah Abbott, questa si tramutò in Ninfadora morta.

Riddikulus!”ruggì la ragazza e subito vide sua sorella riaprire gli occhi e farle una linguaccia.

Era il turno di Ann, che ancora non aveva idea di come avrebbe affrontato il suo Molliccio.

Ma non ci fu bisogno di pensare molto, perché Lupin si parò davanti e la sorella di Julie si tramutò in una sfera bianca perlacea che dopo un sonoro “Riddikulus!” schizzò via, come se fosse un palloncino sgonfio.

La lezione è finita, ragazzi! Potete andare!” li salutò il professore.

Gli studenti, tutti entusiasti per la lezione, di cui avevano in precedenza sentito parlare dai loro amici di Grifondoro e Serpeverde, presero le loro borse e uscirono dalla stanza. Tutti, tranne Ann, che rimase immobile a guardare l’armadio.

“Non mi crede adatta ad affrontare un Molliccio?” chiese dopo che tutti furono usciti, cercando di rimanere calma.

Lupin la guardò e sospirò: “Anche tu, come Harry, mi poni davanti a questo quesito. No, Ann, non c’entra con il fatto che io creda o meno che tu sia in grado di fronteggiare un Molliccio.”

“Non la seguo, professore…” iniziava ad irritarsi.

“Temevo si sarebbe trasformato  in Voldemort” concluse “Ma dalla tua espressione devo dedurre di essermi sbagliato. Vedi, il male che  Voldemort ha fatto alla tua famiglia è quasi paragonabile a ciò che ha fatto alla famiglia di Harry.”

Sono stata più fortunata di Harry…”

“No, Ann. Hai vissuto da sola, senza una madre, né un padre che ti volessero bene. E ora a causa di tuo padre sei vista con diffidenza dagli altri. No, Ann, non sei stata più fortunata.”

La ragazza, senza che riuscisse a spiegarselo, scoppiò in lacrime. Tutta la tensione e i dubbi dell’ultimo periodo le si riversarono addosso, come un pesante fardello che si portava dietro.

La maschera di gioia che si era cucita accuratamente per evitare che i suoi amici si preoccupassero per lei si sgretolò. Era pur sempre una ragazzina, per quanto cercasse di solito di essere dura e adulta, e aveva bisogno di qualcuno che le volesse bene…come un genitore.

E come se le avesse letto nel pensiero, Lupin si avvicinò e la abbracciò accarezzandole i capelli.

Ann singhiozzava, appoggiata al professore, liberandosi di tutto il male che provava dentro di sé.

Non temere, Ann…non sei sola! E vedrai, arriverà il giorno in cui potrai riabbracciare tuo padre…”

Non seppe quanto rimasero così, ma quello che è certo è che per la prima volta Ann si sentì voluta bene, esattamente come un padre ama sua figlia.

   
 
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