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Autore: Selene Silver    08/04/2011    1 recensioni
Izzy Stradlin, nome d'arte di Jeffrey Dean Isbell (Lafayette, 8 aprile 1962), è un chitarrista e cantante statunitense, famoso per aver suonato nei Guns N' Roses dal 1985 al 1991.
Quarantanove anni e sei ancora il sogno proibito dell'adolescente allupata qui presente! Tanti auguri, IzzyBell; per il tuo compleanno ti ho regalato Axl!
(Tre capitoli scritti in tre momenti diversi della vita di Izzy: diciannove anni, a Lafayette, ventinove in tour con i Guns e adesso... aspettatevi delle belle e recensite! =D)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1991

C'era qualcosa di fottutamente sbagliato in tutta quella storia. E se lo diceva lui, era vero.
Che cazzo ti sta succedendo, Axl? Lui non poteva percepire i suoi pensieri, e non si girò a guardarlo. Continuò ad ordinare l'ennesima bottiglia di Jack, mentre il fumo, l'alcol e le groupies praticamente lo soffocavano.
Izzy si alzò dal divanetto del pub e sgattaiolò via; solo Duff lo notò, ed i suoi occhi - nocciola, per una volta: aveva rinunciato alle lenti a contatto, quella notte - lo seguirono finché non lo videro sparire nella mischia.
Una volta nel parcheggio, il moro riprese a respirare. Certo, l'aria attorno al Roxy non era proprio quella che si poteva dire pulita, ma di sicuro lo era più che all'interno. Un paio di ragazze lo guardarono e parlottarono fra di loro, forse decidendo se andare a parlargli, ma lui voltò le spalle, sperando che capissero il messaggio: bottega chiusa, per stasera. Andate tutti a cagare.
Era ormai il 7 aprile. Quella sera avrebbero tenuto un concerto; e poi sarebbe stato il suo compleanno. Negli anni, l'odio di Jeff per le feste non era svanito, semmai era aumentato. I ventotto li aveva festeggiati con la felicità chimica dell'eroina nelle vene, i ventisette in coma etilico. I ventisei erano stati bellissimi, ma in quel momento gli faceva male ripensarci; rivedere il buio ed il viso dei ragazzo dai lunghi capelli rossi illuminato dal basso dalla candela, il suo sorriso grande ed aperto, gli occhi brillanti. Da quanto tempo non gli vedeva quell'espressione in viso? Da quanto tempo non stavano più insieme come un tempo? Da quanto tempo non vedeva Bill?
Si accese una sigaretta e prese nervosamente il primo tiro. Gli pareva che stesse andando tutto in pezzi. Ormai Axl stava distruggendo la band, ed il povero William si faceva vivo troppo raramente per rimettere le cose a posto.
Lanciò via la Camel e vide la punta di brace volteggiare nella notte, come l'occhio di un vorace demone sorto apposta dall'inferno per tormentarlo. Piantala di pensare stronzate, Isbell. Ma era vero, era fin troppo vero. Scosse la testa, ficcò le mani in tasca e si avviò per tornare a piedi in albergo. Era lontano, non aveva la scorta ed il manager aveva proibito a tutti loro di andarsene a bighellonare senza qualcuno della sicurezza. Ma lui era stanco di quella storia, incazzato con Axl e gli mancava Bill. Se ne sbatteva del manager, insomma.

Era il suo compleanno e nessuno se l'era ricordato. Meglio così. Steve e Slash erano così fatti che dubitava ricordassero il loro stesso nome. Duff si era imboscato da qualche parte con la sua fiamma del momento, una certa Maeve White. E…
Lui non se l'era ricordato. Izzy si strinse nelle spalle; un gesto che poteva voler dire noncuranza, ma anche "mi hanno piantato un coltello nelle scapole". Era da quando erano ragazzi che lo supplicava di non fargli gli auguri né di regalargli niente; e da ormai tre anni - tre anni oggi - sembrava che avesse recepito il messaggio.
Si caricò la chitarra sulle spalle e si nascose fra i rodies quando un nutrito gruppo di groupies corse strillando verso i camerini. Be', di sicuro Steve e Slash e Axl non se ne sarebbero lamentati… anche se in effetti non vedeva il cantante dalla fine del concerto. Era semplicemente sparito dietro le quinte, con quei suoi pantaloni di pelle viola attillatissimi, che non lasciavano quasi niente all'immaginazione, luccicanti nei riflettori.
Meglio così. Non avrebbe sopportato guardarlo in faccia, vedere Axl, ricordare Bill e sorridere, dicendo "gran spettacolo!" e poi farsi una groupie qualsiasi. Non poteva sopportarlo. Gli sembrava che negli ultimi mesi i suoi pensieri si fossero ridotti a quelle tre parole. Aspettò che anche l'ultima fan fosse passata e poi si avviò, una sigaretta fra le labbra, occhiali da sole a celare gli occhi e cappello calcato in testa, verso la limousine che l'avrebbe riportato al sicuro nella sua camera d'albergo.

Izzy aprì la porta facendo attenzione a non far sbattere per nulla al mondo la chitarra. Se la richiuse alle spalle e prima di tutto la posò contro il muro senza neanche accendere la luce. Fu allora che, dalla zona in ombra dove gli pareva ci fosse la poltrona, una voce bassa e morbida iniziò a cantare.
«Happy birthday to you…» Jeff sentì il cuore balzargli in petto.
«Happy birthday to you…» La lampada sul comodino si accese. Seduto sulla chezlong, con le gambe fasciate di pelle accavallate ed i capelli rossi liberi sulle spalle, stava un giovane uomo che lui conosceva bene. «Happy birthday dear Jeffrey… Happy birthday to you.»
Aveva ancora una leggera traccia di sudore sul viso, il trucco leggero sciolto attorno agli occhi brillanti, quel sorriso sulle labbra. «Axl, che…?» mormorò.
Lui scosse la testa. «Stasera sono Bill. E tu sei Jeff. Come ai vecchi tempi. Tanti auguri, Isbell.»
Il moro si guardò attorno. L'atmosfera era dolce ed intima. «Come diavolo hai fatto ad entrare qua dentro?»
«Ho corrotto Karen» rispose lui, con un sorriso smagliante.
«E chi è Karen?»
«La portinaia, che domande.» Bill lo osservò ed improvvisamente i suoi occhi si fecero tristi. «Perché sei così teso, Jeff? Volevo farti una sorpresa per il tuo compleanno.»
Lui spostò il peso da un piede all'altro. «Pensavo che Axl Rose…»
«Quella troietta stasera non c'è. Ci sono solo io, Bill Bailey, il tuo migliore amico.»
Jeff alzò le sopracciglia. «E quando mai Bill Bailey è stato solo mio amico?»
«Be'… diciamo che non ero sicuro che volessi ancora qualcosa di più, dopo tutto questo tempo.» Il rosso era quasi timido, mentre parlava.
Il chitarrista sentì una scossa dentro. Era lui. Era davvero Bill. Gli andò vicino, rimanendo in piedi. Si chinò sul suo viso e lo prese fra le mani, accarezzandogli gli zigomi. Sì, quello era proprio William, il suo Will. «Non importa quanto tempo può passare. Io voglio sempre te.»
Negli occhi del cantante si accese una scintilla. «Allora dimostramelo, Isbell, perché mi sei mancato molto più di quanto tu non possa immaginare.» Gli afferrò la nuca e lo baciò con la lingua, con ferocia. Jeff chiuse gli occhi e respirò il suo odore, coca e Jack e sudore ed eccitazione da palcoscenico. Gli cadde sopra e finirono lunghi distesi sulla chezlong, con le mani che s'infilavano dappertutto ed i respiri affannosi e quella fame terribile che non veniva appagata da troppo tempo. Sì, avevano scopato in quei tre anni, ma per meglio dirlo erano stati Axl e Izzy, non Bill e Jeff.
Il moro gli strappò la maglietta di dosso e gli leccò il petto, soffermandosi sul pearcing al capezzolo sinistro e giocherellandoci con la lingua. L'altro gemette e gl'infilò le mani nei pantaloni, rompendogli la zip dei jeans con un colpo secco. Scalciarono le scarpe e si ritrovarono a cadere per terra con un tonfo che li fece fermare per ridere.
Si fissarono con occhi brillanti ed un gran sorriso. «Mi sei mancato, Bill» mormorò il moro, baciandolo piano.
«Mi sei mancato, Jeff» disse di rimando Bailey, accarezzandogli i capelli. Poi sorrise, diabolico. «E se permetti, vorrei proprio rifarmi.»
«Oh, non so, magari non ne ho voglia» ribatté lui, pensieroso. Poi lo rovesciò sotto di sé e gli morse il collo. Bill lanciò una specie di grido misto ad un ansito, mentre le mani dell'altro si muovevano pesantemente sul suo corpo fino ad arrivare alla cintura sui pantaloni. Gliela tolse con un movimento brusco ed allo stesso modo gli liberò le gambe. Come una vera rockstar, Bill sotto non portava nemmeno una pudica foglia di fico.
Jeff glielo baciò lentamente, percorrendolo in tutta la lunghezza con la lingua, mentre Bill ansimava… per poi lasciarlo perdere di colpo e tornare ad occuparsi dei suoi capezzoli.
Il rosso emise un grugnito frustrato. «Non ti ricordavo così stronzo.»
«Axl mi ha fatto diventare stronzo.»
«Per quanto lo odi, devo ammettere che ha fatta un ottimo lavoro.»
Bill lo rovesciò di nuovo sotto di sé e lo spogliò con mani frenetiche, finché non si ritrovarono nudi ed abbracciati sul tappeto di una camera d'albergo.
Il rosso gli avvolse una gamba intorno alla vita e gli fece un succhiotto sul collo. Poi scese verso il basso e glielo prese in bocca, con un piccolo gemito. Fece dei cerchi intorno al glande con la lingua e succhiò finché lo sperma non gl'inondò la bocca. Solo allora lo lasciò e risalì verso l'alto, fino a baciarlo sulle labbra.
Jeff gl'infilò una mano fra i capelli e gli accarezzò la schiena, con dolcezza. Una luce malefica gli balenò negli occhi, quando si staccò da lui e lo rovesciò prono, stendendosi sulla sua schiena. Gli baciò la nuca, mentre il suo pene gli scivolava fra i glutei. Bill lanciò un gemito di pura aspettativa. Solo a quel punto Jeff lo penetrò, con forza.

Alcune ore dopo si trovarono nel letto del moro, dopo svariati round di sesso sfrenato. I loro respiri si erano calmati da poco e stavano entrambi per sprofondare nel sonno. Erano abbracciati. Per la prima volta da molto tempo, Jeff si sentiva bene con sé stesso, e sicuro che sarebbe andato tutto a posto.
Bill era ancora con lui, anche se sapeva che, quando fosse uscito da quella stanza, sarebbe tornato ad essere Axl. Per adesso non riusciva a preoccuparsene. Lo baciò sulle labbra e sentì il sapore del rosso mescolato al suo. «Bill…»
«Mmh?»
Jeff esitò un attimo, poi scosse la testa. «No, niente.»
Bill sorrise. «Anch'io ti amo.»
Il moro s'irrigidì. «Come?»
«Ti amo. Io. Axl. Non importa. Ti amo.»
Lo strinse forte. «Sì, anch'io.»
Il rosso annuì ed un attimo dopo sprofondò nel sonno. 



Scritta sotto gli occhi delle mie zie cattolicissime-antiabortiste-antigay, 'cause they must to open their eyes, oh yes!
Maeve White. Ti dice niente, WhoKilledBambi?? *_* Sì, mi ringrazierai poi.
Purtroppo la terza dovrà aspettare domani, il chip genitoriale suggerisce a mia madre di mandarmi a letto perché è tardi -.-
Buonanotte! *-*
  
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