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Autore: _Nalushka_    09/04/2011    3 recensioni
'Con estrema cura passò il pennino sul contorno delle labbra morbide, poi dentro, riempiendo di rosso la bocca, dolcemente arrendevole al suo tocco.
Se prima si sentiva eternamente sospesa sul filo del rasoio, ora si sentiva completa.'
Cosa vedrà nello specchio, Morgana?
Dopo aver abbracciato la via della vendetta, lo smarrimento è costantemente vicino e la paura gioca brutti scherzi, soprattutto quando lo specchio non cela le verità nascoste.
Morgana saprà accettare ciò che è diventata?
Piccola One shot su momenti rubati prima di una serata di corte.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Morgana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Never was a girl with a wicked mind

I could belong to the night

 

 

 

 

 

 

"Never was a girl with a wicked mind.

 

But everything looks better when the sun goes down.”

 

-Make me wanna die

The Pretty Reckless-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La seducente piega delle labbra – le sue labbra- ammiccava allo specchio, invitandola a proseguire, a comprendere fino in fondo ciò che ancora, ignoto, turbava il suo cuore confuso.

Era un invito canzonatorio, una sfida sfacciata a cui non sapeva come rispondere.

 

Cosa sto cercando?

 

Il sorriso era ancora lì, pallidamente privo di trucco o inganno, scopriva appena i denti perfetti e bianchi davanti alla provocazione divertita e, assurdamente, cosciente, dell’altra lei.

In qualche modo il suo riflesso comprendeva meglio di lei ciò che stava cercando, con i battiti del cuore che risuonavano penosi nel silenzio della camera in penombra.

 

Cosa?

 

Disperata, si mise le mani ai capelli, torcendo le lunghe ciocche scure delicatamente ondulate ed emise un gemito soffocato vedendo come il sorriso era mutato improvvisamente in ghigno spaventoso, selvaggio e ferino, pronto a saltarle alla gola al primo momento di debolezza.

Sussultò inorridita e il sorriso tornò ad essere solo quello, un semplice e tranquillo sorriso.

Inspirò profondamente l’aria profumata della sua stanza, cercando di calmarsi e di riprendere il filo del pensiero che si era spezzato nell’ombra di un momento di smarrimento.

Ripreso possesso del tempo e dello spazio, tornata con la mente a vagare su più miti sentieri, passò le mani bianche e perfettamente curate sulla fronte, seguendo la linea netta ed elegante delle sopracciglia nere, sfiorando la pelle in cerca di qualche traccia che la potesse consolare, capacitare di quella turbolenza interiore che l’aveva trasformata in una donna che non avrebbe mai potuto credere di essere.

Diversa lo era, senza alcun dubbio, capace di poteri tanto forti da scuoterle le viscere, scrigno di ombre tanto profonde da temere di annegarvi, senza più via di uscita.

Sentiva a volte di soffocare, tempestata dalle regole di un gioco proibito in cui si era gettata senza riflettere, cercando di prendere una decisione, una volta per tutte, in grado di soddisfare l’inquietante voglia di rivincita che borbottava indolente nelle vene brucianti di un sentimento brutale, primitivo, assolutamente delizioso.

Per questo, nonostante i momenti in cui le mancava il respiro, quel gioco non l’aveva ancora stancata.

 

Le dita scesero con accurata lentezza, sfiorando gli angoli esterni degli occhi chiari, trasparenti.

Le increspature nervose che avvertiva dentro di sé non intaccavano la bellezza serena delle iridi cristalline, che continuavano apparentemente a guardare il mondo senza incertezze o tentennamenti, sicura e determinata come era sempre stata.

Represse una risatina divertita a come la parola ‘apparentemente’ desse un sapore decisamente aspro al pensiero vagante nella mente stranita.

 

Apparentemente lei era giusta, era buona.

Apparentemente lei era la dolce, per quanto caparbia, pupilla del Re.

 

Apparentemente, infatti.

 

I polpastrelli svolazzarono verso le labbra carnose, che stentavano a mantenersi ferme, irresistibilmente partecipi dei suoi percorsi mentali privi di meta.

Si osservò per qualche altro secondo, poi la rabbia le lanciò uno spillo avvelenato conficcandolo con spietata crudeltà nel petto, incendiando gli occhi di cristallo.

Lo specchio si frantumò sotto il peso della magia recalcitrante che non sempre riusciva a tenere a bada, maldestra conduttrice di antichi saperi da tempo perduti che in lei trovavano nuovo e vitale sfogo.

 

Chinò il capo di lato, come un uccellino perplesso e la risata, questa volta, non riuscì proprio a frenarla.

La sua faccia ricambiava il suo divertimento in milioni di piccole copie frammentate, divise le une dalle altre da crepe profonde che trovava bellissime, piene di poesia.

La risata si spezzò e gli occhi si ingrandirono di terrore quando, tra le tante sé ridenti, ne colse una che ghignava sguaiatamente fuori coro.

Impedì l’urlo afferrandosi la bocca con la mano, ma quando cercò di nuovo quella faccia stravolta dalla perversione, non trovò nulla.

Si ricompose sulla sedia, anche se il sudore di quegli attimi le aveva inumidito la piccola curva del collo, appena sotto l’attaccatura dei capelli.

 

Afferrò tremante la spazzola, decisa ad acconciarsi le ciocche ondulate alte sulla nuca e intanto, a combattere il turbamento che le faceva battere furiosamente il cuore.

Spazzola, fermaglio, di nuovo spazzola e piccole gemme incastonate tra i fili sottili dei capelli, l’acconciatura risultò decisamente perfetta sotto le accurate movenze delle dita esperte.

 

Polvere di perle sul viso candido, illuminava l’incarnato prezioso rendendolo più simile a morbido velluto senza violare il rosa candito delle guance fresche.

 

Nero carbone a sottolineare gli occhi, allungando lo sguardo di pura malizia, infittendo le ciglia scure attorno alle iridi trasparenti.

 

La precisione di quei gesti le portarono via un po’ di ansia e fu con soddisfazione immensa che prese l’ultimo, finissimo pennino.

 

La donna che qualche minuto prima aveva visto allo specchio era la donna che aveva imparato a conoscere con pazienza nei giovani anni della sua vita.

Nonostante gli equilibri si fossero ribaltati e la voragine della solitudine si fosse aperta nel suo petto, inghiottendola come un burattino inerme, niente del suo viso grazioso era cambiato, non una piega, non un inutile neo.

Tutto era uguale a prima, anche se niente lo era più.

Adesso invece, col trucco quasi completo, riusciva a percepire nell’aria frizzante che la circondava l’elettricità della soddisfazione di essere riuscita ad arrivare sin lì senza troppi intoppi, riusciva a vedere il Cambiamento.

 

Con estrema cura passò il pennino sul contorno delle labbra morbide, poi dentro, riempiendo di rosso la bocca, dolcemente arrendevole al suo tocco.

Se prima si sentiva eternamente sospesa sul filo del rasoio, ora si sentiva completa.

 

Ecco cosa stavo cercando.

 

- Mia signora, siete pronta? Avete bisogno di qualcosa prima di scendere?-

Gwen si affacciò dalla porta, socchiudendola appena dietro di sé.

- No grazie, Gwen. Sono pronta.-

La ragazza osservò distrattamente la stanza con occhio critico, poi posò l’attenzione  sullo specchio della toeletta.

- Cosa è successo allo specchio? Vi siete per caso ferita?- esclamò lei, accorciando lo spazio fra loro e sfiorando la lucida lastra infranta.

- Oh, no. È stato un semplice incidente. Tranquilla, sto benissimo.- rispose, con un sorriso candido.

Gwen la squadrò, perplessa, poi sorrise di rimando.

- Non preoccupatevi, ve ne farò avere uno nuovo domani mattina. Andiamo? Il Re è ansioso di presentarvi ai suoi amici stasera, e il ballo si prospetta divertente. Farete faville col vostro nuovo abito.-

L’angolo della bocca si alzò, delineando un altro sorriso.

- Lo vedremo Gwen cara, lo vedremo,- disse, accompagnandola leggiadramente verso la porta.

Prima di uscire, si voltò con occhi brillanti di divertimento.

Lo specchio rovinato rimandava la sua figura snella immersa in nuvole di seta rossa, diabolicamente moltiplicata in piccole principesse dall’aria divertita.

Quando afferrò in un secondo il ghigno che tanto temeva, non tremò.

Il sorriso si ampliò e quel ghigno divenne il suo.

 

Accetto la sfida.

 

La porta si chiuse con un tonfo sordo sulla nuova se stessa e alla giovane Morgana, libera dalle crepe, non rimase altro che continuare a ridere nello specchio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO DALL’AUTRICE:

 

 

Ciao a tutti ^^!

Benvenuti alla mia prima one shot su Morgana, figura di grande fascino per me.

Qui ho cercato di tratteggiare il suo personaggio nel momento in cui accetta la persona che è diventata dopo l’incontro con la sorellastra e la partecipazione al piano per eliminare Uther.

Come spero si sia intuito, è un momento critico, pieno di lati in ombra, paure e ansie. Ma anche incredibilmente ricco di eccitazione, soddisfazione e delizioso divertimento.

L’instabilità la fa un po’ da padrona, ma alla fine l’accettazione di ciò che è diventata la porta su un nuovo livello di coscienza e padronanza di sé, una liberazione per lei.

Spero che la lettura vi sia piaciuta, nel caso sarei felice di vedere i vostri commenti, come sempre!!!

La canzone da cui è tratto il titolo della fic e le prime due frasi scritte come introduzione, è stata di grande ispirazione, perciò ve ne consiglio l’ascolto.

Per ora è tutto, mi raccomando, fatevi sentire!!!

Alla prossima.

La vostra incredibilmente sfinita ma contenta

_Nalushka_

   
 
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