Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: sango_79    09/04/2011    3 recensioni
Un giovane Principe aspetta la morte.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Last Paradise'
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La storia e i personaggi, anche se pochi, sono tutti originali. L'ambientazione no: è quella di Vampire: The Masquerade, della White Wolf Publishing. O perlomeno è quella l'idea... Se trovate qualcosa di strano sappiate che è da attriubiere al fatto che ho appena iniziato a leggere il manuale ^_^
Un grazie come sempre a Saku per il prezioso lavoro di beta.
La storia partecipa al COW-T di Maridichallenge



L'ultima alba


Quel giorno Aleksey si era alzato presto. Talmente presto da riuscire a vedere l’alba.
Ci aveva pensato, durante la notte insonne, ma non era riuscito a ricordare se, nel corso della sua vita, lo avesse mai fatto. Certo, aveva già visto il sorgere del sole, più di una volta a dire il vero, ma era sempre capitato al ritorno da sfavillanti feste durate tutta la notte. Doveva ammettere che in quelle occasioni non aveva prestato particolare attenzione allo spettacolo offerto dalla natura, troppo distratto dai litri di alcool che aveva in corpo, o da qualche compiacente signora.
Quel giorno, però, era diverso e Aleksey voleva essere sicuro di poterla osservare per bene. Tanto bene da riuscire a ricordarsela in eterno.
Quella sarebbe stata la sua ultima alba.
Il Principe Aleksey Eristov sarebbe morto quel giorno. O quella notte, tutto stava nel capire chi sarebbe arrivato per primo a prenderlo.
Le notizie davano l’armata di rivoluzionari a non più di mezza giornata di cammino dalla cittadina in cui aveva trovato rifugio. Alla fine erano giunti perfino laggiù, nonostante tutti i chilometri che li separavano dalla capitale. A quell’ora lui avrebbe dovuto già essere in Francia, al sicuro, ma un non meglio precisato problema alla frontiera lo aveva costretto a fermarsi lì. Da solo. Aleksey era convinto che qualcuno lo avesse tradito, o si apprestasse a farlo, vendendolo all’Armata Rossa, ma non aveva modo di fuggire senza l’aiuto di chi lo aveva fatto arrivare fino a quel punto.
Non era mai stato un uomo molto credente, Aleksey, ma in quei giorni si era ritrovato spesso a pregare per la sorte dei suoi genitori e di suo fratello. Sperava che almeno loro fossero riusciti a mettersi in salvo. Lui era rimasto bloccato lì e, se i bolscevichi fossero davvero arrivati, la sua sorte sarebbe stata segnata. Se gli fosse andata bene, lo avrebbero fucilato subito. All’ipotesi peggiore si era rifiutato persino di pensare.
Se invece fosse riuscito ad arrivare vivo al tramonto, sarebbe morto comunque… ma di una morte molto diversa.
Aveva incontrato quell’uomo alcune sere prima, in una locanda. Avevano finito per sedere allo stesso tavolo e si erano ritrovati a parlare. Allora non era riuscito a capire perché gli avesse raccontato della sua vita, della sua famiglia e dei suoi progetti. Si erano incontrati tutte le sere, nei giorni successivi, sempre dopo il tramonto. Lui riusciva a trovarlo ogni volta, ovunque fosse. Avevano continuato a parlare, sera dopo sera, non avevano fatto praticamente altro. Anche se sarebbe stato più corretto dire che l’uomo faceva domande e lui rispondeva, parlando di cose di cui non era sicuro di voler parlare e svelando segreti che gli sarebbero potuti costare la vita.
Sapeva che la situazione non era normale, che c’era qualcosa di tremendamente strano, ma non riusciva a trovare la volontà per porvi fine. Poi, la notte prima, lui aveva bussato alla sua porta e, nella sicurezza della sua stanza, gli aveva fatto la sua proposta.
Lo avrebbe ucciso. Per salvarlo. E, ovviamente, anche per servirsi di lui.
Gli aveva dato un giorno intero per pensarci ed era sparito tra le ombre della notte. Non che ci fosse molto da pensare, in realtà. L’opzione alternativa prevedeva una morte permanente e potenzialmente molto dolorosa, e lui non era mai stato molto bravo a sopportare il dolore. Non era mai stato molto bravo nemmeno a sopportare la morte, soprattutto se si presumeva che dovesse essere la sua, ma la consapevolezza di una sorta di resurrezione rendeva tutto più accettabile.
Il sole che finalmente sorgeva al di là dei monti fece brillare la lacrima che solcava lenta la sua guancia.
Aleksey Eristov aveva ventidue anni, era un nobile Principe di Russia e la notte successiva sarebbe diventato un vampiro. In quel momento, di fronte all’ultima alba della sua vita, era solo un ragazzo terrorizzato a morte.
 
   
 
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