Ho fatto abbastanza
fatica a scrivere questo capitolo: provateci voi ad immaginare Boris in certe
situazioni!! Va beh, poi capirete leggendo..! Impresa ardua, direi mission
impossible 3!
Comunque ho fatto una stima dei capitoli che dovrebbero rimanere: riassumendo al massimo, visto che altrimenti questa fiction finirebbe come la mia prima "Fratellino Kaky" (se non ricordate, è di ben 52 capitoli!!), ci sarebbero ancora 4 o 5 capitoli.. Però non anticipo niente! Saranno i così detti "capitoli di fine fiction", e saranno anche abbastanza intensivi! Quindi preparatevi, anche perchè è l'ultimo favore che vi chiedo prima che questa tortura finisca! ^^"
Intanto, sto già abbozzando le ultime idee
per "Illusion" e le primissime per "The Real
Revolution" e... una sorpresina, come dire... di
ambito moooolto globale! Capito niente vero!
Che vi importa, dovete ancora finire di
leggere questa, tesori!! ^____^
Grazie a tutti quelli che commentano, siete
fantastici!! Un bacione a tutti voi, anche perchè mi sopportate! **
Buona lettura! Commentini..? **
)o( Phoenix )o(
SPECIAL NIGHT
Io e Mailiya non ci sopportammo per diverso tempo,
all'inizio.
Litigavamo per qualsiasi cosa, ci trovavamo in disaccordo
anche su cose senza senso.
Una volta, durante una nostra litigata, arrivammo anche
alle mani. Non ricordo bene per quale motivo, ma credo che fosse stata una mia
perla di saggezza maschilista a farla esplodere: non ha mai sopportato certi
miei discorsi. Eravamo molto piccoli, ma ce le siamo date!
Da quel giorno, furono
davvero pochi i momenti in cui ci ritrovammo soli, un po' per nostro volere e
un po' per volere anche degli altri, che non volevano che un'altra nostra
litigata potesse degenerare ancora.
Nei primi momenti
pareva non importarmene niente di quella stupida bambina testarda, perché
credevo che anche a lei, per prima, non importasse niente di me. La vedevo così
ostile, e io, di conseguenza, assumevo lo stesso atteggiamento anche nei suoi
confronti. E' vero, ero stato io, all'inizio, a mostrarle astio, ma poi il mio
comportamento si ridusse ad una semplice ripicca... fino a diventare una vera
barriera, anche nei suoi confronti.
Non riuscivamo a legare, a lei sembrava non interessare.
Non so come, ma mi sembrava chiaramente di leggere nei suoi occhi che lei non
volesse cercare di legare con me, non le piacevo.
Io arrivai anche a starci un po' male, senza veramente
rendermene conto. Che motivo ce n'era? Tanti mi avevano rifiutato, eppure me ne
ero sempre altamente fregato. E invece con lei era diverso: mi dispiaceva.. ma
penso di non averlo mai ammesso nemmeno a me stesso. Cos'era questa novità? Mi
dispiaceva? Cominciavo a volerla davvero avvicinare? Perchè?
Fu il rifiuto interno
di simili idee a farmi distaccare ancora.
Per nervoso, per confusione dei miei pensieri, per il suo atteggiamento, la mai barriera si era intensificata per lei, fino a farmi credere che mi odiasse davvero. Avevo paura di potermi legare anche solo un po' a lei, perché questo non doveva succedere, la mia nuova etica non me lo permetteva: ogni cosa o persona al di fuori di te stesso è un'estranea, devi diffidarne, perché prima o poi ti potrebbe tradire, anche se ti sembra vicina. Ero già stato tradito, mi ero legato a due persone ingiuste.. non volevo ripetere la stessa esperienza. Allora il lato falso di me, quello creato per difesa, mi aveva ormai convinto che, se lei si comportava in quella maniera nei miei confronti, era perchè non voleva avere niente a che fare con me. Chiuso, punto! Non potevo allargare i miei orizzonti, non dal mio nuovo punto di vista!
Pensavo mi odiasse, quando si voltava verso di me,
sorrideva e socchiudeva gli occhi; stava in silenzio, ogni tanto, e poi mi
lanciava qualche battutina cinica. Oppure mi punzecchiava, aveva da ridire su
qualsiasi mia idea.
Non litigavamo più come un tempo, come i primi veri giorni
in cui stavamo imparando a conoscerci: la situazione era diversa. Lei mi
prendeva in giro, non appena ne aveva l'occasione.
La cosa che spesso mi chiedevo, era perché con Sergey e
soprattutto con Yuriy lei legasse senza problemi, mentre con me no.
Ovviamente, la risposta era già pronta: mi odiava, senza
poi una reale ragione, e io ne ero fermamente convinto, ormai.
-Non hai mai pensato che lei si comportasse così con te
perchè a sua volta ti vedeva distaccato?-
Olivier prese l'aria da saputello e il tono superiore. Non
ci sarebbe voluto un genio a capirlo!
-Beh, credo fosse un gioco: entrambi assumevamo un
atteggiamento a seconda di quello dell'altro.. Un circolo vizioso, ecco la
parola esatta.-
-Mi sembra un gioco da stupidi, però..- commentò subito il
francese, noncurante della reazione che avrebbe potuto avere Boris.
Non poteva dire di non sentirsi più inquieto, di fianco a
lui, né di sentirsi calmo giusto il necessario per dire tutto quello che gli
passava per la testa; il fatto era che non se ne rendeva totalmente conto.
Aveva capito, tra l'altro, che recitare come un bambino
impaurito non sarebbe servito a niente; aveva capito che in fondo Boris era un
ragazzo con una ragione solida dietro, nascosta, per essere quello che era.
Quella storia gli rimbombava nella testa e, tra una sua
parola e l'altra, balzava ancora alle sue orecchie, tanto lo aveva lasciato di
pietra! Ogni volta che la risentiva, nella sua mente, sopraffatta dalle nuove
parole del russo, i suoi occhi cominciavano a vedere quel ragazzo trasformarsi,
e diventare un essere infimo, solo, distrutto e lacerato, che tempo fa si era
sentito solo al mondo. Chissà che sensazione terribile si poteva provare, in
una situazione tale?
In un attimo, fissando quegli occhi verdi persi nei meandri
del passato, poteva sentire di capirlo; poteva sentirsi davvero di chiedergli
scusa e allo stesso tempo di perdonarlo.
Ogni cosa stava velocemente mutando: le sue emozioni, le
sue idee, le sue convinzioni... loro.
-Infatti, era un gioco da stupidi, ma d'altronde...-
Boris s'interruppe. Tirò su col naso e strinse i denti.
-... d'altronde tu cosa avresti fatto, se ti fossi
ritrovato nella mia situazione.. dall'inizio di tutto?-
Olivier aveva capito bene quello che Boris intendeva. Se
anche lui fosse stato abbandonato con un "ciao", se l'avessero
lasciato solo, in mezzo a degli apparenti sconosciuti.. Se anche a lui si fosse
lacerata l'anima, si fosse sentito tradito da chi lo aveva messo al mondo,
sarebbe davvero riuscito a legarsi ancora a qualcuno? Si sarebbe creata la
stessa barriera anche in lui? Sarebbe riuscito a vedere lucidamente ogni cosa
gli stesse intorno, senza prendere decisioni affrettate e fare giudizi
sbagliati?
-Non lo so..- fu la sola risposta che seppe dare.
-Io temo che avresti reagito anche peggio di me.-
Fece ancora una pausa, nel tentativo di trovare le parole
corrette per proseguire.
Tuttavia, Olivier non attese a lungo.
-Ammetto di essere un ragazzo molto forte.- proseguì il
russo. -La conseguenza del mio dolore è stata la creazione di un lato di me
stesso; la tua sarebbe stata più tragica, suppongo...-
Sapeva di non sbagliare. Ormai aveva capito che quel
ragazzino aveva gli artigli, anche se non li voleva mostrare; tuttavia era
convinto che quegli stessi artigli non sarebbero stati abbastanza forti da
riuscire a scalfire una situazione come la sua, per riuscire ad uscirne.
Come volevasi dimostrare, il francesino annuì, triste,
prima di sbuffare.
Boris lo stette a guardare mentre lo vedeva assorto nei
suoi pensieri, con lo sguardo ancora fisso su Mosca, e, quando si stancò,
decise di continuare.
Avevano ancora molte cose da dirsi, e non dovevano perdere
tempo.
Soprattutto, Boris non vedeva l'ora di finire, non essendo
mai stato un buon parlatore.
-Poi accadde che, in una sera, tutte le mie convinzioni
caddero..-
Arrivò l'inverno, il mio primo inverno al monastero, il mio
primo inverno senza i miei genitori.
Ho sempre odiato la stagione fredda: accresceva il mio
dolore, facendolo spesso scappare dalle redini del mio autocontrollo, e allo
stesso tempo rinforzava l'altro lato di me stesso.
Ricordo chiaramente che i giornali dissero che fu l'inverno
più gelido degli ultimi cinquant'anni, per tutti il più terribile, dopo tanto
tempo; per me, in definitiva, non fu poi tanto male.
Tuttavia, l'iniziai in maniera pessima. Borkov prese
l'occasione di quel gelo polare per farci affrontare il clima, per renderci più
forti e resistenti anche alle temperature più fredde. Fu così che decise di
farci allenare sempre all'esterno.
Rimanevamo in mezzo alla neve per ore e ore, senza sosta,
anche quando il vento si alzava facendoci temere una bufera. A lui non
importava...
Io gelavo, gelavo nelle ossa, fino alle punta delle dita,
fino a quando non diventavo un ghiacciolo e perdevo persino la sensibilità
negli arti, sulla pelle.
Presto, dopo una sola settimana di quella tortura gelida,
mi ammalai, come tanti altri ragazzi. Borkov ci minacciò di cacciarci dal
monastero, perché in quel modo avevamo dimostrato di essere deboli. Io mi
spaventai a morte, dietro al mio sguardo gelido che non lo diede mai a vedere,
perché non avrei avuto altro posto in cui andare.. se non in un maledettissimo
orfanotrofio, dove chissà se avrei avuto un futuro. Al monastero, almeno,
impegnandomi al massimo e sottostando a Borkov, sarei potuto diventare un vero
blader, di livello nazionale. Lì uno scopo potevo ancora averlo.
Insomma, tornando a noi, mi ritrovai a letto, con la febbre altissima. Mi picchiava costantemente come un martello, in testa; i muscoli erano indolenziti; le ossa facevano male. Come se non fosse bastato, mi presi una tosse degna da broncopolmonite.
Quasi nessuno entrava mai nella mia stanza, se non il
solito monaco che, a ore prestabilite, mi portava il pranzo e le medicine.
Pranzo... diciamo un qualcosa, giusto per non farmi morire di fame.
Mi sentivo debole, stanco di ogni cosa, isolato da tutto e
da tutti. La notte deliravo nel sonno, facevo incubi angoscianti, mi prendevano
delle crisi, spesso. Mi maledicevo, desideravo essere morto... tanto nessuno ci
avrebbe sofferto.
Ogni tanto alzavo la testa dal cuscino giusto quanto mi
bastava per osservare la porta: inconsciamente, continuavo
a sperare che Sergey, Yuriy, oppure anche magari quella rompi scatole
impicciona venissero a chiedermi come stessi, o anche solo a vedermi. La
guardavo un po', ed essa rimaneva sempre chiusa. Allora ritornavo a chiudere
gli occhi, ridendo delle mie illusioni stupide e odiandomi per quelle speranze
che non sarebbero più dovute esistere in me.
Mi sbagliavo... proprio quando perdi le speranze, compare
qualcosa che vuole a tutti i costi fartele riacquistare.
Accadde tutto in una sera.
Era notte fonda e io, tanto per cambiare, non riuscivo a
prendere sonno. Rimanevo a fissare il soffitto, con rabbia, con profondo astio
per me stesso, senza però pensare a niente realmente.
La febbre mi si stava già abbassando, ed erano passati solo
quasi due giorni da quando mi era arrivata; tuttavia, non si poteva dire fosse
ad un livello di guarigione.
Improvvisamente, vidi un fascio di luce fioca che arrivava
dalla mia destra. Incuriosito, la guardai, e notai che la porta era stata
aperta, giusto quanto bastava per permettere ad una testolina dai capelli
abbastanza lunghi di introdursi furtiva nella stanza.
La riconobbi subito, e lei lo capì al volo. Quando si
accorse che la stavo fissando, sorrise ed entrò velocemente, chiudendosi
delicatamente poi la porta alle spalle.
Si avvicinò al mio letto, con passo felpato, e vi si
sedette sopra. Mi guardò, mi mise una mano sulla fronte e fece una smorfia.
-Scotti ancora..- disse, per poi toglierla.
Io, nei primi istanti, non parlai. Mi sembrava così strano averla lì... Proprio lei! Sicuramente stavo ancora delirando. Tuttavia, quando sentì la sua mano sulla mia fronte, dovetti ricredermi.
-Che ci fai qui, Mailiya?- le chiesi, in un sussurro, quasi
non volessi rovinare il silenzio che c'era intorno a noi.
Lei alzò le spalle, come se la risposta fosse la più ovvia
di questo mondo.
-Sono venuta a vedere come stavi!-
Certo, fin lì ci sarei potuto arrivare anche io; non
intendevo esattamente quello. O pensava di fare la gnorri con me, oppure
davvero la sua testolina non riusciva ad arrivarci.
-Borkov ci impedisce di andare a trovare i malati, per
questo non siamo mai venuti; però io volevo vederti..-
Forse si sarebbe aspettata un ringraziamento, che però non
arrivò.
Lentamente, nel silenzio tombale che seguì la sua frase, la
mia mente cominciò a connettere. Era notte fonda; le guardie sorvegliavano i
corridoi per controllare che nessuno uscisse dalle proprie stanze. Lei quindi
era venuta da me sapendo di poter rischiare grosso.. E in ogni caso, sapevo
bene che lei ogni notte la passasse nella stanza di Yuriy: avevano fatto fatica
ad ammetterlo, per paura che io e Sergey facessimo le spie, ma quando
impararono a conoscerci lo confessarono. Mailiya rischiava ogni notte quindi,
certo, ma era pronta a farlo per Yuriy, che era suo grande amico, a quanto
avevo potuto constatare! Lei lo faceva per lui, perché lui era importante... io
chi ero? perché rischiava per me? E perché quella notte aveva preferito venire
da me, piuttosto che andare da Yuriy? Il fatto che fossi malato non cambiava le
carte in tavola, secondo il mio punto di vista, considerato che a lei,
apparentemente, non importava nulla di me...
Non capivo, e lo sforzo di pensare mi fece anche venire il mal di testa.
-E Yuriy?- mi limitai a chiederle, in risposta a tutti i
miei pensieri.
-Yuriy..? Beh, diciamo che..- arrossì un poco, e poi
sorridendo riprese: -Diciamo che ha fatto il gelosone per un po', ma poi ha
capito..-
Rise, probabilmente pensando a quello che era successo
pochi attimi prima che corresse da me.
Ancora una volta, tuttavia, non aveva risposto alla reale
domanda a cui avrei desiderato rispondesse. Ma d'altronde, come poteva leggermi
nella mente?
Quando vide il mio sguardo curioso, pensò che volessi
sapere di più riguardo a quello che aveva detto.
-In mensa, a cena, gli ho detto che stanotte sarei venuta a
trovarti. Ci è rimasto un po' male! Mi ha detto, col suo solito tono: "Si
si, vai pure!"- e nel dirlo, imitò la voce superiore che a volte Yuriy
prendeva, da piccolo.. e anche adesso.
-Poi non mi ha più parlato, fino a quando sono arrivata
davanti alla mia stanza!-
Nonostante il buio, vedevo i suoi occhi luccicare, per poi
tornare a sorridere.
-Allora gli ho detto che doveva capire.. non doveva fare il
gelosone con tutti, non è giusto! In fondo, lui è il mio migliore amico, e
anche tu però sei mio amico... è normale che voglia vederti! Per fortuna, poi
ha capito..!-
Io...
-... tuo amico?!- ribattei, d'istinto, più stupito che mai.
Mailiya allora mi fissò, senza capire subito. Fece un cenno
timido affermativo con la testa, per poi concludere con un:
-Sì, mio amico.. mi sbaglio?-
Non risposi, continuai solo a fissarla con gli occhi
sbarrati. Ma che stava dicendo?
-Io mi considero un'amica per te...- disse in tono lascivo,
facendo ricomparire i suoi occhi lucidi.
Non disse altro, nell'attesa che fossi io a ribattere
qualcosa. A dirla tutta, ero abbastanza stravolto per quello che aveva detto,
non ci capivo più niente! Che serata!
-Mailiya.. Io non so perché tu sia qui con me, né tanto
meno perché mi dica queste fesserie!- sibilai.
Lei si portò una mano alla bocca.
-So che mi odi...- dissi, e mi voltai su un fianco, dandole
le spalle. -... e non c'è bisogno di illudermi.. sei solo.. una grandissima
stupida!-
Sarei scoppiato a piangere, ma qualcosa me lo impediva.
Come si permetteva di giocare con me in quel modo?! Il suo atteggiamento,
sempre avuto nei miei confronti, parlava chiaro! Pensavo che lei provasse solo
piacere a torturarmi, crearmi illusioni.. perché mi odiava.
Per qualche secondo, che parve un'eternità, la detestai
come non avevo mai fatto.
-Boris, come puoi pensare che io..?-
La sentì alzarsi dal
letto di scatto e battere un piede a terra, come una bambina viziata a cui
avevano tolto la sua bambola preferita.
-E' così che mi ringrazi per essere corsa da te, correndo
il rischio di venire scoperta dalle guardie, per preoccuparmi di te?! Sei tu lo
stupido, Boris, più stupido di quanto avessi potuto immaginare!!-
Si zittì. Poi lentamente la sentì cominciare a
singhiozzare. Spalancai gli occhi, a quei suoni interrotti che giungevano
flebili alle mie orecchie, e mi voltai.
-Se non vuoi essere mio amico, basta che me lo dici! Ma io
voglio essere un'amica per te, razza di uno scemo!!-
Stava piangendo come una mocciosetta, con le mani strette
in due pugni di rabbia. Evitava di guardarmi, e penso che in quel preciso
istante mi odiasse davvero.
Io... beh, io non ero mai stato più confuso e allibito in
vita mia. Cosa significavano i suoi comportamenti..
-Non capisco..- ammisi.
Lei mi prendeva in giro, facendomi battutine poco gradite e
stronze, mi guardava cinica, aveva sempre da ridire su ogni cosa che fosse
opera mia. Lei.. mi odiava.. come poteva essere più chiaro di così?
-Certo, tu non capisci mai un accidente!-
Si asciugò le lacrime con una mano, coperta dalla manica
del suo maglione azzurro. Tirò su col naso e, con calma, si sedette ancora sul
mio letto. Poteva una bambina essere così lunatica?
Si sforzò di sorridermi quando vide con più chiarezza i
miei occhi probabilmente sgranati, segno evidente che non avevo affatto mentito
quando le avevo detto che non capivo.
-Tu mi odi...- sibilai, convinto.
Annuì col capo e sbuffò.
-Ma certo, era ovvio che la pensassi così! Come ho fatto a
non capirlo prima? Ho sbagliato ogni tipo di approccio!- esclamò, ironica.
Sorrideva ancora; cercava di essere divertente, ma non ci
stava riuscendo. In quelle parole si sentiva un profondo senso di colpa.
-Vengo da te, cerco di farti parlare, e tu mi vieni a dire
che ti odio!-
-Non è esattamente quello che hai fatto per tutto questo
tempo...-
Lei aprì la bocca ma rimase in silenzio: sapeva che avevo
fatto centro.
-Io ho sempre scherzato, cercavo solo di farti aprire con
le mie battut..- rispose poi, delusa.
-Complimenti per i metodi, allora!-
Ero abbastanza irritato, e la febbre cominciava ancora a
bruciare. Ancora una volta, non capivo se mi stesse prendendo in giro o meno.
Se così fosse stato, allora era davvero una brava attrice.
Ormai non sapevo più che aspettarmi da lei, tutto era
lecito.
-Come avrei potuto fare??!- gridò.
Scattai nel letto.
-Non mi hai mai dato la possibilità di conoscerti meglio,
l'unico lato di te che mi hai sempre mostrato è stato quello a me avverso! Con
me sei sempre stato cattivo e stronzo, come potevo fare per avvicinarmi a te,
se non giocando sulla tua stessa linea d'onda?!-
Rimasi un po' perplesso, senza capire davvero le sue
parole.
Allora Mailiya sospirò e alzò le spalle: com'ero difficile
di comprendonio!
-Non sapevo come prenderti... E allora, ho pensato che, per
un tipo così, fosse necessario giocare allo stesso gioco: tu ti sei presentato
subito contro di me, e l'unico modo per fare sì che cominciassimo a legare era quello di essere divertente con
te.. ma con ironia.. il tuo stesso gioco...-
Prese fiato, e continuò:
-Ti ho sempre preso in giro, ma senza cattiveria.. Io
volevo solo farti parlare con me! Come avrei potuto fare, altrimenti? Tu
sembravi rifiutare ogni dialogo civile, mi hai sempre considerato una
stupida..! L'unica possibilità che mi si è aperta davanti è stata quella di
rispondere con una specie di cattiveria divertente..-
Cominciavo a capire, dopo tutto quel discorso. Lei mi aveva
visto distante da lei, chiuso in me stesso, e si era vista distruggere ogni
possibilità di conoscermi come tutti gli altri. Allora, aveva pensato bene di
contrattaccarmi alla stessa maniera, per farmi smuovere, ma con un tantino di
scherzo..
-Non mi dire che tu non l'hai mai capito.- sibilò,
fissandomi.
Rimasi zitto, tutto quello che seppi fare.
Lei rise e strizzò gli occhi.
-Ma come? Il genio del cinismo non ha mai capito il suo
stesso gioco?!-
Mi sentì uno stupido, ancora di più che spaesato.
Lei rise ancora per un po', sotto un mio sguardo nuovo per
tutti, fino a che mi mise una mano sulla spalla.
Rimasi un tantino spiazzato, e per un istante mi ritrassi.
Tua sorella, tuttavia, non mollò la presa, consapevole che sarebbe successo.
-Se non hai mai capito la mia ironia, vuol dire che nei
miei scherzi hai visto solo cattiveria, e hai sempre pensato che ti odiassi...
Ho detto cose che potevano risultare cattive, per uno che non capiva, e lo
so..-
Meno male che se n'era resa conto.
-Mi dispiace...- sussurrò.
Chiuse gli occhi e si portò la mano libera sulle palpebre,
facendo un po' pressione. Inspirò profondamente,e poi ammise:
-Sono una stupida, ti ho fatto sentire odiato per tutto
questo tempo. Mi perdonerai?-
Ancora silenzio; quasi mi girava la testa. Quella sera
doveva essere solo frutto della mia immaginazione: mai avrei pensato che
arrivasse a dire tanto.
Non sentendo alcuna risposta da parte mia, riaprì gli occhi
e tornò a fissarmi, con un mezzo sorriso sulle labbra. Fremetti: non mi aveva
mai guardato così.
-Spero che lo farai, perché ti ho fatto davvero male e ora,
scoprendo tutte queste cose, ne sto facendo anche me... Non volevo, Boris, mi
dispiace tantissimo, in fondo io...-
Ecco, era tornata a parlare come una mocciosetta!
Emisi un suono confuso, penso molto simile ad un grugnito.
Mi aveva ferito ogni giorno di più, da quando l'avevo conosciuta, ma non ero
così moribondo da non capire che non era il momento di ammetterlo.
Ero da sempre stato così convinto del suo odio per me che
tutte quelle frasi messe insieme mi sembravano senza significato e non avevo
mai capito il reale senso delle sue frecciatine.
Mai me la sarei immaginata venire da me una notte, di
nascosto, per vedere come stavo e dirmi di volermi essere amica! Non era una
cosa per me comprensibile.
Al limite della confusione, chiusi gli occhi.
Passarono solamente pochi secondi: mi sentì qualcosa di
pesante addosso, e subito dopo due braccia circondarmi il collo.
Sobbalzai notevolmente: ma cosa stava succedendo?!
Nervosamente, la fissai, per quanto mi riuscì. Il suo viso
era sprofondato nel mio cuscino, tra il collo e la spalla, mentre la sue
braccia stringevano sempre più forte.
-Boris?-
Lanciai un ennesimo grugnito, tremante.
-Razza di un idiota maschilista, ti voglio bene!-
Si schiarì la voce e si voltò verso la sua città. Era
improvvisamente diventato parecchio nervoso.
-Ti voglio bene?- esclamò divertito il francese.
-Si beh, che c'è di strano?!-
Olivier sorrise nel vedere un ragazzo prepotente e freddo
come Boris imbarazzarsi.
-Niente niente..-
-Vorrei ben vedere, parigino!!-
L'aria si faceva sempre più gelida, senza pietà. Pungeva
sulla pelle bianca del giovane francese, che tra non molto si sarebbe
stritolato con le sue stesse braccia, nella giacca di Yuriy; pungeva anche
sulla pelle resistente del russo dagli occhi verdi, che faceva di tutto per non
darlo a vedere.
-Boris, che ne diresti di..-
-Non sono mai riuscito a dirle la stessa cosa, nonostante
tutta la mia volontà.-
Olivier si ammutolì: aveva capito che Boris non lo aveva
nemmeno sentito, preso com'era dalla sua narrazione e dai suoi pensieri.
Decise di lasciarlo fare: voleva sapere, era quello il suo
scopo; per questo non avrebbe dovuto interromperlo.
-Avevo capito che era stata sincera, voleva essere mia
amica e ci aveva provato a modo suo e.. mio! Mi ci sono affezionato, col
passare del tempo. E' diventata.. come dire..-
Ancora, non riusciva a dirlo...
-... importante?- suggerì in un soffio il ragazzino.
-Esattamente..- e sorrise. -Tuttavia, mai sono riuscito a
dirglielo a parole.. come qualsiasi altro vero apprezzamento per tutto quello
che aveva fatto, o più semplicemente per dirle quello che pensavo. Sai com'è:
mi ci vedresti a dire certe cose?- tentò di ironizzare.
-Bah, sinceramente..-
-Ci siamo capiti, vedo. Anche se la questione è un po' più
complicata. E' brutto sentire che devi dire qualcosa, che comunque vuoi dire
ma.. non ci riesci, e non ne capisci il motivo.-
Fece una pausa, ma subito riprese, infiammato ormai dal
discorso.
-E lei ti viene a dire che non importa, perché tanto lei sa
quello che pensi! Ok, non lo metto in dubbio, però ormai sono convinto che si
meriterebbe di sentirmi dire certe cose! Chi altri, se no?!-
Olivier deglutì: aveva avuto uno scatto e si stava scaldando un po' troppo per i suoi
gusti.
-Se non riesco a dirlo a lei, vuol dire che non mi sono mai
meritato niente! Ma ci credi che io mi innervosisco al solo pensiero?!-
-Vedo...- sussurrò un poco spaventato il francese.
-E vaffanculo anche a
'sto freddo, mi sta facendo crepare!- concluse, prima di buttare fuori tutta
l'aria che aveva nei polmoni e incrociare le braccia al petto.
Stettero in silenzio per un po', senza guardarsi, finché
Olivier sorrise, attirando su di sé i due occhi smeraldo che aveva di fronte.
-Ora sono chiare molte più cose.- asserì, quasi felice di
quello che aveva scoperto.
Boris alzò un sopracciglio.
-Bah, ne sono contento.- rispose, ritornando al suo solito
fare strafottente.
-Sì, ho sentito abbastanza!-
-Vuoi dire che tutto il resto..?-
Il francese scosse il capo e lo guardò con i suoi occhioni
azzurro-lilla.
-Oh no, non ti sprecare: tutto il lato dell'Organizzazione
e bla bla bla mi è stato spiegato da Yuriy.-
Il russo tirò un sospiro di sollievo: per fortuna, ogni
tanto quel rosso faceva qualcosa di sensato! Lo aveva appena tolto dalla
condanna di dover parlare ancora per chissà quanto tempo, con davanti un
ragazzino pronto a fare mille domande su tutto e a guardarti con occhi
indagatori.
-Ah beh, se è così..!-
Dopo quelle parole, Olivier annuì e si incamminò verso la
stessa porta dalla quale erano usciti, indifferente, ma piuttosto sollevato.
Venire a conoscenza di certi fatti lo aveva un po' rasserenato, in quella
situazione disastrosa. Boris era stato sincero, lo sapeva: nonostante fosse un
tipo abbastanza distaccato, aveva potuto intuire benissimo le sue sensazioni;
era un mago in questo ramo.
-Ma dove vai?!- esordì proprio l'oggetto dei suoi pensieri,
con la sua voce ora tornata gracida.
-Dentro: qua fa freddo. E.. voglio tornare da mia
sorella..-
Senza dire una parola, il suo interlocutore pensò che fosse
davvero una bella idea: lì fuori la temperatura cominciava a diventare davvero
insostenibile, persino per lui.
-In ogni caso, Boris...-
Questi si fermò di scatto a pochi passi dietro al francese.
-In ogni caso, grazie per avermi svelato questo, diciamo..
piccolo grande particolare!-
-Bah..-
-E grazie di volerle bene..- concluse, facendo seguire un
silenzio senza risposta.
-Bene!- riprese, -Vedo che non dici più "Bah..";
è già un buon inizio..- ed entrò, lasciando Boris sulla balconata completamente
spiazzato con la sua sfacciataggine improvvisa.