Tornai sul tetto.
Non credevo non sarei più stato in grado di tornarci,ma il Decimo adorava mangiare lì,all'aperto.E anche Yamamoto.
Sembrava fossimo tornati a quando mi ero appena trasferito,quando non ci conoscevamo e lui sembrava uno di quei numerosi idioti fissati con lo sport,senonchè lui non mi sfiorava,evitava il mio sguardo e quando riuscivo a catturare i suoi occhi evitava di parlare.
Ha forse paura di dire qualcosa che possa ferirmi?
Lo aveva già fatto e con una certa facilità.
Tutti i giorni ci salutavamo,o quanto meno lui mi salutava con gioia impensabile e io grugnivo e voltavo lo sguardo in risposta;il solito di ogni mattina.
Probabilmente si preoccupa per il Decimo come me...
Non restavamo da soli per più di qualche minuto e per questo ringraziavo in preghiere silenziose,senza sapere bene chi ringraziassi ma certo che se fossimo rimaste insieme per anche solo 10 minuti non sarei stato capace di reggere quella tensione e sarei scoppiato in lacrime.
Percepivo l'atmosfera di falsità che si era creata e sembrava pesare però solo su di me;avevo voluto lasciarlo perchè riflettesse su quanto poco la nostra relazione sembrasse tale e invece mi aveva lasciato,costringendomi a guardarlo mentre andava avanti e io soffrivo...
Imparai il dolore dell'indifferenza e mentre passavo i pomeriggi a fissare il cielo e fumare,scoprii l'apatia che l'amore non corrisposto crea nelle persone come me.
Persi ogni interesse per ciò che faceva,smisi di cercare i suoi occhi che sempre più spesso mi fissavano con apprensione.
O forse era ribrezzo.
Ribrezzo...è così che si smette di amare?
Finii,senza accorgermi, per recarmi a quel parco dove mi si era dichiarato,vicino al laghetto però:non mi sarei mai avvicinato troppo al campo da baseball.
Mi accorsi di un ragazzo che restava a fissarmi tutto il tempo,seduto su un tronco abbattuto mentre leggeva un libro.
Quando si rese conto di essere stato scoperto,si avvicinò ed esordì:"Mi sembra inopportuno ma necessario al tempo stesso,sento il bisgono di presentarmi-fece un inchino-sono Haruka Kodoyachi"
Tese un mano con un abbozzato sorriso speranzoso;sembrava un tipo piuttosto schietto,perspicacie e decisamente invadente.
Strinsi quella mano.
Pensai fosse un buon modo per liberarmi dal viso di quell'idiota che giocava a baseball,che fluttuava persino nei miei sogni;volevo dimenticarne anche il nome.
Mi chiese se avessi voglia di un caffè,così cominciai a camminare senza rispondere davvero;sembrò capire che era meglio tacere.
Ci sedemmo al bar più vicino e pronunciai quelle che forse erano le parole più false che potessi concepire:"Mmm e così tu vorresti iniziare una relazione con me,immagino...-esordii facendolo arrossire dall'imbarazzo-Beh potrei anche concederti questa possibilità sai..."
Accennai un sorriso stanco e pensai di aver fatto una pessima scelta.