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Autore: Betta_cha    08/04/2011    1 recensioni
Primo capitolo di una storia tra Yamamoto e Gokudera (8059).Come d'abitudine, i due hanno problemi di vita di coppia,lasciandoci con l'amaro in bocca mentre litigano e si feriscono l'un l'altro.
Narrazione in prima persona!
I hope you'll like it! :3
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove

Sembrava una sciocchezza pensarlo in quel momento.

Non ci posso credere,sta davvero piovendo!

Non riuscivo davvero a focalizzare:Gokudera mi aveva appena lasciato e io evidentemente non sapevo farmene una ragione.

Iniziai a camminare sotto la pioggia,con i rivoli di gocce dolci che andavano unendosi a quelli delle mie lacrime salate,nate improvvisamente.Un riflesso incondizionato,sicuramente.Non poteva essere dolore,quando ancora non avevo capito.

Camminavo a zonzo,ma finii per arrivare al parco,a quel campo di baseball dove avevo trovato il coraggio di dichiararmi;mi sedetti sotto un grosso cipresso e lì stetti ad ascoltare la pioggia che piangeva per me.

Le sue parole cominciarono a ronzarmi in testa,improvvisamente chiare e acuminate,menando fendenti alle orecchie che avevano commesso il delitto di ascoltare:"Non credo ci sia una ragione precisa per cui dovremmo frequentarci ancora.Facciamo finta di nulla ok?Io ho i miei impegni e tu i tuoi,non complichiamo le cose...E poi,era solo sesso no?"

Se si aspettava un conferma a quell'ultima domanda,doveva essere meno intelligente di quanto pensasse:non era palese che lo amavao?

Voleva fare finta di nulla?Era stato un peso quella storia per lui?Una complicazione?

Era vero,erano impegnati,si erano visti di rado,gli allenamenti di baseball erano frequenti e si rendeva conto di averlo trascurato ma...

Ho messo lo sport al primo posto,davvero non merito le sue attenzioni!

Capii quanto lo avevo ferito,quanto doveva amarmi e che sapeva di essere amato,ma non poteva,a buon ragione,sopportare di essere bistrattato così...

Non doveva accettarlo no!

Puntualizzai a me stesso.

Continuai a rimuginare su quanti modi e in quanti momenti lo avevo ferito,con leggerezza e incoscienza,tipiche di un idiota come me.

Pensadoci bene quali impegni ha lui?A parte le lezioni di matematica con Tsuna,non frequenta sport nè altri gruppi scolastici...Restava solo in casa...Forse aspettava che mi facessi sentire...

Quanto dolore?Era quantificabile?E poi,volevo davvero saperlo?

La mattina dopo non andai a scuola,gli avvenimenti del pomeriggio prima erano come foschia nella mia testa,seppure la rottura bruciasse come metallo appena temprato.

Presi una decisione,in quelle ore.La più brutale ma intelligente che potessi prendere.

Andai a scuola,quel pomeriggio.

C'erano i corsi pomeridiani,ero sicuro che Gokudera sarebbe stato in classe,come se nulla fosse successo.

Gli inviai un sms,chiedendogli di vederci sul tetto,sperando che non avrebbe rifiutato ma sicuro che lo avrebbe fatto.

Sorprendentemente si presentò.

"Idiota,come mai non eri a scuola sta--" prese a canzonarmi,ma si fermò non appena inquadrò la mia espressione.

Mi accostai a lui e mi misi in ginocchio.

"Volevo solo...scusarmi-esalai- Non avrei mai dovuto usarti come ho fatto!" abbassai lo sguardo ancora di più,non volevo leggesse quella bugia sulle mie labbra tremanti."Sono stato egoista.Probabilmente cercavi una relazione più seria,non del semplice sesso.Scusa."

Mi alzai in fretta,senza lasciarlo replicare e me ne andai;non mi importava quanto il mio dolore si stesse acuendo,gli dovevo delle scuse.

Sapevo avrebbe sofferto anche lui,avevo letto ancora amore nei suoi occhi quando aveva varcato la porta che dava sul tetto;speravo che così mi avrebbe dimenticato più in fretta,magari avrebbe cercato consolazione e forse l'avrebbe trovata.

Il cuore ebbe un sussulto quando realizzai che qualcun altro lo avrebbe abbracciato,sollevato il suo viso delicato e baciato teneramente su quelle labbra dolci,anche dopo la sua abituale sigaretta.Qualcuno che non ero io.

Decisi di zittirlo e mentre camminavo verso casa, maturai una nuova singolare indifferenza...

   
 
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