Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: Goddess of Blasphemy    10/04/2011    3 recensioni
Amore. Amore in tutti i sensi, dall'amore che si rifiuta all'amore miele e sussurri. Dall'amore superficiale all'amore carnale e passionale. Dall'amore tradito all'amore sperato. Dall'amore deluso all'amore ritrovato. Dall'amore in una coppia all'amore in una famiglia. Dall'amore, al suo opposto. Tre ragazze, e la colonna sonora che le segue nelle loro vite.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Michelle
Verso le 8 Jimmy si alza mugolando e si riveste sotto il mio sguardo.
-la mia futura moglie passerà per le 9, devo correre a casa-
-si, lo capisco-
-quando ci rivediamo?
-tu parti stasera, giusto?
-già-
-allora vedo di liberarmi per il pranzo, così...cazzo, a pranzo no, c'è il menu del pranzo di nozze. A che ora hai il volo?
-andiamo in treno, comunque alle 7-
-allora temo di non riuscire a vederti di nuovo-
Si avvicina a me, ancora nuda sotto le coperte, con la camicia semiaperta.
-mi dispiace- sussurra, seguendo la figura del mio corpo con le dita e baciandomi le labbra per scendere gradualmente. Il mento, il collo, la clavicola, il seno, dove si sofferma più a lungo. Risale con le labbra umide, e si ferma sull'incavo tra collo e spalla.
-così ti ricorderai di me- dice guardando il succhiotto che ha lasciato. -e prima che sparisca io sarò tornato-
Sorrido. -ho sempre odiato i succhiotti, ma è un segno tangibile della tua presenza, e questo mi piace-
Mi scosta del tutto la coperta e mi prende per le spalle per farmi mettere seduta.
-Dio, quanto ti voglio...- mormora passando con le dita in ogni singolo punto del mio corpo.
-anche io ti voglio, ma se la tua donna ci scopre non ti vedrò più- commento laconica. -quindi vai, ci rivedremo tra qualche giorno-
Mi alzo e la sua mano non si stacca dal mio corpo, così sono io ad abbottonargli la camicia. Lui sorride resistendo alla tentazione di spogliarsi e tornare alla situazione di otto ore prima, glielo leggo negli occhi. Ci salutiamo di malavoglia e mi rivesto pigramente, per poi tornare in camera dalle mie amiche, che stanno ancora dormendo. Vedo Irene che dorme nel mio posto così mi butto nel suo letto, riaddormentandomi pochi minuti dopo.

Ci sveglia il telefono di Irene che suona. Mugolando la ragazza lo fa tacere, e si mette a sedere sul letto con una mano sulla fronte.
-Dio, ho un mal di testa incredibile...-
La ragazza al suo fianco sorride, voltata nella mia direzione, gli occhi ancora chiusi.
Irene sembra fare 2+2 e la scuote rabbiosamente.
-stronza! Quanto mi hai fatto bere?
Lei sorride dolcemente mentre si stiracchia. -abbastanza per fare quello che volevo-
-per una volta volevo parlarti seriamente e tu mi fai bere, grazie, davvero, grazie tante-
L'altra sorride. Sa che la mora non se la prenderà con lei per più di due minuti.
Non avendo voglia di muoverci, ordiniamo la colazione a letto e passiamo tutta la mattina ascoltando la musica e parlando del più e del meno. Recuperando la nostra dignità, ci vestiamo per scendere per il pranzo e nel pomeriggio sistemiamo il nostro bagaglio e riceviamo chiamate da Mika da ogni telefono presente nella stanza, ma non c'è verso di far parlare i due.
-sei sicura di voler andare comunque al concerto?- le chiediamo all'ennesima chiamata rifiutata.
-certo, perché non dovrei volerlo?
Irene scuote la testa e ci arrendiamo a parlare di lui.

Like a broken dam you're empty
And all that's left are the sticks and stones
That were built by other people
And it really shows
And you aren't even listening
[Nature_1, Muse]



*Clover
Prendiamo un taxi fino alla stazione e saliamo nel treno diretto a Glasgow, dove Irene dorme per tutte le 4 ore e mezza.
Arriviamo in albergo per mezzanotte, e la mattina dopo ci stiamo vestendo quando bussano alla porta.
-si?- dice Irene, guardando me e Michelle con aria interrogativa.
Un ragazzo che avrà più o meno la nostra età, capelli biondi e pelle chiarissima, avanza con un mazzo di rose in mano.
-ehm...queste sono per...Airin?
Dopo un attimo di silenzio causato dall'incomprensione, il ragazzo si avvicina a me per mostrarmi il nome scritto sulla busta.
Sorrido. -oh, è Irene. È un nome italiano-
Lui ricambia imbarazzato il sorriso e mi porge il mazzo.
-è arrivato ieri- spiega, e dopo un breve ringraziamento si chiude la porta alle spalle.
-a quanto pare hai un ammiratore-
-uno stalker, direi- dice prendendo il mazzo e guardando la busta. Il suo nome e cognome sono scritti a mano con una scrittura ferma ed elegante. La apre, e c'è solo un biglietto con solo una lettera scritta sopra. F.
Irene sbarra gli occhi. -chi è?
Michelle ride. -è Fortuné, scema!
-no, non può essere lui, perché dovrebbe mandarmi delle rose ora? Insomma, ci vediamo dopodomani, ci siamo sentiti al telefono ieri, e poi io non gli piaccio-
-oh, che stupida che sono. Passare ore al telefono, uscire insieme e sorridere come un ebete a ogni segnale che dà l'altro non vuol dire che c'è un certo interesse, assolutamente no-
Lei sorride imbarazzata e posa le rose sul letto.
-mah, lo scoprirò. Andiamo a fare un giro?
Accettiamo la proposta e vaghiamo un po' sperdute per la città.

Dopo un paio d'ore entriamo in un bar e, seduto a un tavolo, vediamo un ragazzo già visto.
-non è quello dell'albergo che ti ha dato i fiori?
-ah si, è lui-
Irene si avvicina e noi la seguiamo.
-ehm...ehi-
Lui alza lo sguardo e riconoscendoci sorride. -oh, le italiane delle rose! Sedetevi pure- dice indicandoci delle sedie. Ci sediamo intorno al tavolo, mentre io mi chiedo perchè un ragazzo dovrebbe andare al bar da solo. Dopo le debite presentazioni, Joel si offre di accompagnarci a fare un giro per la città, che accettiamo volentieri.
Essendo nostra guida un uomo, non passiamo nelle vie composte esclusivamente da negozi d'abbigliamento, dove Irene avrebbe voluto fermarsi, ma per la gioia di tutte ci fermiamo dentro a vari negozi di musica.
-beh, che ci fate qui in Gran Bretagna?- mi chiede passando in rassegna la categoria punk/rock del negozio di turno, mentre Irene e Michelle sono perse in qualche altra area.
-facciamo un tour, o meglio, lo seguiamo-
-pedinate un gruppo in giro per il Regno Unito?
Rido. -Veramente per l'Europa. È un cantante-
-wow. E chi è la grande star?
-Mika-
-Quello gay?
Rido nuovamente. -non è gay, te lo posso assicurare-
Lui mi guarda divertito. -e come lo sai?
-ho le mie fonti-
-e sarebbe? Ci sai andata a letto?
Dopo qualche istante di silenzio mi limito a fare una faccia indecrifrabile.
-mai dire mai-
Lui ride non capendo. -beh, spero che tu prima o poi possa finire nel suo letto. Comunque, non è male come musica-
-già-
-beh, prendo questo- dice afferrando un cd dal fondo.
-Foxboro Hot Tubs, bella scelta, non tutti li conoscono-
-già. E li preferisco sicuramente ai...
-the Network- concludo la frase al suo posto mentre ci avviciniamo alla cassa. Mi sorride.
-che fai stasera?
Cazzo.
Usciamo dal negozio dopo aver chiamato le mie amiche. Dopo un paio d'ore di giro turistico, Irene convince Joel a portarla in un centro commerciale, così lui e Michelle parlano tra loro mentre io aspetto la mora fuori dal camerino dove si sta provando una quantità immensa di vestiti.
-ehi, hai visto?- mi dice, indicando l'ipotetica direzione di Joel con la testa.
-cos'è che ho visto?
-gli piaci!
-se fosse vero, questo sarebbe un problema. Fortuna che non gli piaccio-
-ma è ovvio che gli piaci! Non ti accorgi di come ti parla?
-guarda che tra noi tre tu sei quella bella e dolce, Michelle è quella bella e stronza. Io non sono esattamente il genere di persona che piace, se non l'avevi notato-
-no, non l'avevo notato, forse le tue 360 storie l'anno mi hanno tratto in inganno-
-eddai. Quelle sono cose che si fanno così per fare-
-e tu intanto le fai-
-già-
-in qualsiasi caso, cosa vuoi fare? Tagliare i ponti anche con Joel?
-ma no, magari ci faccio qualcosa. Perché no? Sono single e tra pochi giorni ce ne andiamo.
-ehi, no, non puoi fartelo e poi andare via facendolo stare male senza dare spiegazioni. C'è già un certo cantante libano-americano che ha questo problema-
-lui non ha questo problema-
-si che ce l'ha! Gli piaci, sai di piacergli ma smetti di accorgerti della sua esistenza di punto in bianco! So perché lo fai, ma almeno dovresti dargli una spiegazione, o addirittura, addirittura, provare a dare amore costantemente alla stessa persona! L'amore non morde, non è un brachiosauro che sta per attaccarti. Puoi fidarti di Mika. Sul serio.
-ti sta bene questa maglia, sai? Ti fa risaltare gli occhi. E poi è in saldo, fossi in te la prenderei. E comunque, a quanto mi risulta il brachiosauro è erbivoro, e io non sono un'erba.
-e cosa me ne frega. Perché non vuoi parlarne?
-non voglio una storia perché non me la sento. Non mi fido. Non voglio fidarmi. Non vedo perché fidarmi. E perché parlarne mi fa stare male- dico concludendo finalmente il discorso.
Lei sospira e mi guarda, ma lo sguardo che le ricambio le fa capire che non ho più niente da dire, perché effettivamente è così. Lancio una gonna ad Irene.
-prova questa, con questa maglia ci starebbe. Con i tuoi stivaletti neri, però anche con delle calze di un colore acceso, tipo rosso o blu-
Lei annuisce e sparisce dietro ad una tendina per provare l'abbinamento che le ho suggerito. Convinta, decide di comprare quello che sta provando e andiamo alle casse, vedendo avvicinarsi a noi Michelle e Joel.
Michelle mi guarda. -puoi accompagnarmi un attimo in bagno?
-certo-
Cerchiamo il bagno del negozio, lasciando i due da soli, e oltrepassata la porta la guardo.
-cosa c'è?
-mi che chiesto se ci sono possibilità che lui ti piaccia-
-cos'hai risposto?
-poche-
-e lui?
-ha chiesto cosa può fare per piacerti-
-cos'hai detto?
-di non starti addosso e non insistere, ma gli ho assicurato che non avrebbe comunque più di una botta e via-
-ed è per questo che tu sei mia amica. Grazie mille-
Usciamo dal bagno e torniamo rapidamente dai due, e vediamo Irene, con una faccia che prospetta una crisi di pianto, che fissa lo schermo del telefono.
-cosa c'è?- chiedo praticamente al telefono, più che a un qualsiasi soggetto in grado di parlare. Mi avvicino al cellulare e leggo l'sms appena ricevuto. Fausto. Cazzo.
Hai ricevuto il regalo?
Irene si applica un finto sorriso che tiene sempre in tasca per queste occasioni e ci guarda, mentre Joel non nasconde la sua totale incomprensione, ma fortunatamente tace.
-come vedete non era Fortuné. Ora sappiamo chi è stato-
Michelle, avvicinatasi a sua volta per leggere il messaggio, la guarda comprensiva.
-questo non vuol dire che non gli piaci-
-si, ma...niente. Non importa- Il falso sorriso torna sulle sue labbra. -andrà come andrà, no?
Realizzo che l'aria sperduta di Joel è data fondamentalmente dal nostro parlare in italiano, così mi sento un minimo in dovere di spiegargli la situazione a grandi linee.
-Joel, non preoccuparti, è solo...una sorpresa inaspettata. Tutto qui-
Lui annuisce, poco convinto, e ci riporta in albergo. Chiedendo le chiavi della camera la ragazza della reception ci ferma.
-scusate, camera 103...è arrivata una cosa per voi qualche ora fa. Arrivo subito-
Entra in una stanza dalla quale esce qualche secondo dopo, con una scatolina in mano.
-ecco a voi- dice porgendocelo.
Sulla parte inferiore della scatola c'è scritto il nome e cognome di Irene. Lei lo apre, dubbiosa, e c'è un pupazzetto che rasenta lo squallore più profondo. Lo guarda quasi schifata, senza riuscire ad indossare il suo sorriso, e si accorge che dalla scatola è caduto un bigliettino.
Sei il mio orsetto bella <3 Fausto
Stavolta il sorriso della mia amica è sincero ed entusiasta.
-quindi...le rose con la F potrebbero essere da un altro signor F?
Irene sorride. -chissà-

*Irene
24 ore passano rapidamente e l'arrivo di Mika con la sua truppa porta sentimenti contrastanti. Michelle è felice di vedere Jimmy, e ce lo ha dimostrato sparendo nuovamente in un'altra stanza dell'albergo. La mia amica è fredda con il cantante, ma pare meno incattivita. Mi chiedo se domani sera, dopo il concerto al quale assisteremo da dietro le quinte, tornerà ad essere la sua groupie, ma non penso che lui avrà il coraggio di chiederglielo. È lei che comanda il gioco, e lui l'ha capito bene. Fortuné per telefono non mi ha mai parlato dei fiori, e ora che siamo finalmente io e lui da soli aspetto disperatamente un singolo accenno a quel regalo. Siamo a cena in un ristorante che mi ha suggerito Joel, e mi sta parlando di un progetto che deve fare per l'università.
-ed ecco tutto, quindi sono senza idee. Ma senti un po'- la sua voce si fa improvvisamente timida. -tu per caso hai...ricevuto nulla in questi giorni?
Il mio cuore manca un battito.
-si, sei...sei stato tu?
Non so chi sia più imbarazzato tra i due.
-io...si, sono stato io. Pensavo che...ecco, che ti avrebbe fatto piacere, ero...-
Lo interrompo mettendogli una mano sulla sua, chiusa a pugno dal nervosismo.
-è stato un pensiero bellissimo. Grazie mille- dico avvicinando le mie labbra al suo viso, ma all'ultimo secondo non ce la faccio. Mi limito a baciarlo sulla guancia per poi allontanarmi sorridendo timidamente.
-sei sicura? Io...non so perché l'ho fat...-
-ehi. Guarda-
Lascio la mano che ancora teneva la sua e prendo la mia borsa, dalla quale estraggo un maxi portamonete (o mini trousse che dir si voglia) regalatomi dalle mie amiche in un nostro precedente incontro. Lo apro davanti ai suoi occhi incuriositi e prendo un petalo secco che avevo preso da quello splendido mazzo e risposto con cura lì dentro, accompagnato solo da delle piccole fototessere delle persone a me più care e un braccialetto dell'amicizia fatto da una mia amica all'asilo.
-qui tengo i miei ricordi più importanti dai quali non voglio separarmi. E questo petalo, preso da quello splendido mazzo di rose, è ciò che mi ricorda te-
Lui sorride, imbarazzatissimo, e arrossisce leggermente. Mi prende la mano, muovendosi così delicatamente che temo mi abbia confuso per una statua di vetro soffiato, e non so chi dei due baci l'altro. So solo che è splendido, e dura per un tempo così lungo che non sento neanche il bisogno di dover fermare quest'attimo in una foto, perché in questo preciso istante sento che durerà per sempre.

Un sole che splende per me soltanto,
come un diamante in mezzo al cuore.
tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo!
[Almeno tu nell'universo, Mia Martini]
Usciamo dal ristorante e decidiamo di andare in albergo, per stare in un tranquillo divanetto del lounge.
-dov'è tuo fratello?
-sempre a preoccuparti per gli altri?- dice sorridendomi.
-si, nel suo caso si-
-beh, ha accompagnato qui me e Jimmy, ma non mi pare che sia tornato indietro. Jimmy e Michelle non si vedono ma sappiamo dove sono, mancano solo loro due.
-chissà che siano insieme...
-ma perché non vuole stare con lui?
-è una storia lunga e abbastanza privata, che anche io non so del tutto. Lascia stare-
-come vuoi- dice sorridendo e tornando a baciarmi.












≈ Premetto che la mia addetta al suono non ha apprezzato la scelta di Mia Martini, ma l'ho fatto per Irene. Mi dispiace che questo capitolo abbia le scene troppo collegate al capitolo scorso e al prossimo, perché magari nessuno si ricorda più quello che stava succedendo alla fine dello scorso capitolo, ma ho avuto dei problemi nella divisione dei capitoli, e per lo meno questo capitolo ha una lunghezza decente. Giusto per la cronaca, Irene non è e mai sarà così coraggiosa da arrivare a prendere la mano a Fortuné per frenare il suo sproloquio, ma era una necessità stilistica.
Vorrei ringraziare Vigilans che mi recensiona sempre e è sempre dolce e gentile ♥
A domenica prossima.

~Goddess
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Goddess of Blasphemy