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Autore: Herm735    10/04/2011    6 recensioni
“Credo che sia il momento opportuno per parlare della profezia.” [...] "Il suo cuore è puro, incontaminato. Dovrà affrontare un lungo viaggio, e alla fine la metà del suo cuore sarà con lei per sempre.” Aveva scoperto che avevano due possibili ipotesi su cosa significasse quella frase.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Ginny Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'WANTED'
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salve a tutti ragazzi! Finalmente è domenica, così ho un po' di tempo per aggiornare. Ringrazio coloro che hanno commentato il capitolo precedente, GinevraRaconteur, angelina, luca76, SweetBlueNights e roxy_xyz (Roxy, grazie per l'aiuto nel prendere una decisione davanti ad un bivio difronte al quale non riuscivo a decidere...il tuo supporto è stato di immenso aiuto).

Buona lettura!




Il rumore



La testa le stava per esplodere.
Ne era quasi sicura, anche se era perfettamente consapevole del fatto che fosse impossibile.
Cercava di non usare la magia.
Sentiva che le energie stavano finendo.
Aver curato le costole ferite di Harry l'aveva lasciata senza più forza.
E ogni minuto che passava senza cibo né sonno la rendeva sempre più stanca.
Con le sue energie residue riuscì a forare l'angolo in basso a destra, anche se lo spiraglio non aveva che un misero mezzo centimetro di diametro, per il momento gli bastava per il ricambio d'aria.
Tentò di dormire, almeno qualche ora.
Doveva tentare di mantenere le forze intatte.
Nonostante fossero imprigionati in quella stanza da soli tre giorni le sue energie erano al limite.
Fare magie senza l'uso della bacchetta era molto impegnativo.
Respirò, ma non servì a molto.
L'aria satura di anidride carbonica e stantia, le ricordò solamente che non poteva avere ossigeno.
Eppure non poteva semplicemente morire.
Doveva soffrire, ma non poteva morire.
La fame era qualcosa che non esisteva, per lei.
Avrebbe dovuto guardare Harry morirne, però.
Sapeva che mancava poco.
Solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo, a quel punto.
Mentre lei avrebbe aspettato il mago.
Il mago incappucciato della sua visione.
Quella era la sua meta.
Sarebbe stata sconfitta, ma non senza lottare.
E sarebbe morta.
E, infondo, era quello che voleva. Era il modo in cui avrebbe fatto i conti con l'universo.
Avrebbe riso in faccia alla morte.
Si sarebbe fatta beffa della vita.
Come la vita si era molto divertita in quegli anni a farsi beffe di lei.
Guardò verso il mago steso a terra, a qualche metro da lei.
Non poteva fare niente.
Era, probabilmente, la strega con più poteri al mondo.
Possibile che fossero tutti inutili?
Forse ce n'era uno che non conosceva.
Forse ce n'era uno che li avrebbe salvati.
Ma lei non aveva la più pallida idea di come fare.

Improvvisamente sentì un rumore.
Come di un sassolino che cadeva su un sasso più grande.
Non c'erano rumori, nel luogo in cui si trovavano.
Eppure lo aveva sentito.
Svegliò Harry, scuotendo il suo braccio.
“Ho sentito un rumore.”
Lui si mise faticosamente a sedere.
“Non ci sono rumori. Non c'è niente.”
“No, ne sono sicura, Harry. Ascolta.”
Niente, neanche il minimo fruscio.
“Già. Lo sento” replicò lui sarcasticamente.
Hermione pensò di essersi immaginata tutto. Dopo tre giorni in quel posto, dopo tre giorni immersi nel bianco, qualsiasi cosa poteva essere possibile.
Ma poi lo sentì nuovamente.
Era piccolo, insignificante, quasi superfluo.
Ma era un rumore.
Pur sempre un segno di vita.
Forse di speranza.
Più probabilmente di morte.
Si alzò in piedi e si mise davanti ad Harry, cercando di raccogliere ogni grammo di energia ancora presente nel suo corpo.
Era lui.
Il mago della sua visione.
Erano finalmente alla resa dei conti.
Faccia a faccia l'uno con l'altra.
Di nuovo quel rumore, come qualcosa che si sgretolava.
Anche Harry si tirò indietro, ed Hermione indietreggiò, facendogli premere le spalle contro il muro, mentre lei premeva le sue contro il suo petto.
“Mi dispiace.”
Lei lo guardò confusa.
“Non è colpa tua, sono io che volevo prendere le provviste...”
“No, intendo mi dispiace. Per tutto. Per la guerra e per tutti i miei errori. Sai che se potessi rifare tutto da capo...”
“Faresti esattamente le stesse cose” rispose lei, con fin troppa sincerità.
Però sapeva di non sbagliarsi.
Aveva amato Harry per quello che era.
Anche se a volte le sue decisioni li avevano portati in situazioni come quella.
Non se ne pentiva. Di niente.
Non c'era una sola decisione che riusciva a rimpiangere in quel momento.
Eccetto, ovviamente, quella di andarsene e lasciare il campo.
Lasciare Harry.
“Probabilmente è vero. Rifarei tutto da capo. Sai come dicono, no? È meglio aver amato e perduto...” lasciò la frase in sospeso.
Ma Hermione in quel momento avrebbe preferito non aver mai amato.
Perché è facile per chi se ne va.
È chi continua a vivere che deve affrontare il dolore.
Si voltarono verso la parete di fronte a loro, quando sentirono un rumore più forte degli altri, provenire da quella direzione.
“Vorrei solo aver avuto più tempo.”
Hermione lo guardò negli occhi. “Come tutti.”
Si chiese perché. Perché la gente chiedesse sempre tempo. Più tempo.
Tutti sembravano avere bisogno di tempo, sempre di più, sempre qualcosa in più di quello che avevano già avuto.
Forse era troppo poca una vita sola.
O forse gli esseri umani tendono a gestirsela male.
“Ero stato io a rovinare il tuo saggio sugli Ippogrifi.”
“Cosa?” chiese Hermione confusa.
“Al sesto anno, con Piton. Tu hai dato la colpa a Ron, poi lo hai riscritto e consegnato. Ma ero stato io a rovinarlo. Lo stavo leggendo quando Ginny spalancò la porta facendomi sobbalzare e una boccetta di inchiostro ci finì sopra.”
“Perché non me lo hai detto?” chiese, ricordandosi quanto si era arrabbiata. Teneva davvero a quello stupido saggio.
“Perché avevo paura che avresti pensato che volevo copiarlo. Non era così. Volevo solo leggerlo e sapere se avevi scritto nel tema qualche accenno a quando avevamo volato insieme su Fierobecco, tutto qui.”
“E perché non me lo hai chiesto?”
“Pensavo che non saresti stata completamente sincera faccia a faccia con me.”
“E avrei dovuto esserlo con Piton? Harry, non potevo scriverlo nel tema, tecnicamente avevamo salvato un assassino dal bacio dei Dissennatori.”
“Presunto assassino, e sai benissimo che non lo è.”
“Non è questo il punto Harry. Aspetta” inspirò leggermente frustrata. “Perché me lo stai dicendo adesso?” gli chiese poi, ricordandosi di quanto assurda tutta quella discussione fosse.
“Perché è la prima cosa che mi è venuta in mente. Sai, di tutte le cose che non ti ho mai detto. Oh, e ricordi quella volta a casa dei Weasley, quando abbiamo giocato a Quidditch e tu hai segnato tutti quei punti perché Ron non riusciva a fare neanche una parata? Ecco, diciamo che forse potrebbe essermi scivolata una goccia di Felix Felicis dentro il tuo bicchiere, quella mattina.”
“Lo sapevo!” disse lei con enfasi, puntandogli l'indice contro il petto.
“E allora perché non hai detto niente?”
“Perché pensavo fosse sciocco anche solo pensare che avessi usato la Felix su di me. Per una partita con Ginny e Ron, poi, figuriamoci.”
“Volevo solo che fossi felice.”
Si guardarono per un momento.
“Per quanto ridicolo questo suoni, mi rese davvero felice vincere quella partita insieme a te.”
Non era mai stata brava a Quidditch. Oltre quel giorno, ovviamente.
“Sono stata io a finire il tuo tema su i Lupi Mannari, al terzo anno, quando ti sei addormentato prima di finire e pensavi di averlo scritto da sonnambulo.”
Harry rise sottovoce.
“No, non è vero. Sapevo che eri stata tu, solo che non sapevo come ringraziarti. Così inventai tutta quella storia del sonnambulismo.”
Lei lo colpì sulla spalla.
Stavano per morire.
E lui era ugualmente riuscito a farla sorridere.
Strano cosa ti passa per la testa in punto di morte, pensò Harry.
Poi un rumore forte e rimbombante li riportò alla realtà.
Era molto più forte degli altri, quasi assordante.
E, a quel punto, la parete davanti a loro iniziò a tremare.
Le loro mani, istintivamente, si trovarono e si unirono. Le loro dita intrecciate, come se non avessero dovuto essere separate mai più.
Dopo qualche attimo crollò, come se fosse fatta di polistirolo.
Le macerie non li sfiorarono neanche, ma si alzò un polverone terribile.
Erano già senza forze, ma quello li indebolì ancora di più.
Non riuscirono più a respirare, e iniziarono a tossire convulsamente.
In breve i fumi riempirono l'aria e le lacrime raggiunsero i loro occhi, tentando di ripulirli da tutta la polvere che avevano intorno.
Hermione rimase in piedi, mentre Harry cadeva nuovamente a terra, troppo stanco per resistere ulteriormente.
Fu in quel momento che, attraverso il fumo, vide una figura avvicinarsi.
La figura di un uomo.
Eccolo, era lui, il mago.
Cadde in ginocchio.
La figura nera, incappucciata, era solo a pochi metri da lei.
Era tutto esattamente come nella sua visione. E quello che le era sembrato essere fumo mistico, non era altro che polvere di macerie.
Non riusciva neanche più a combattere.
Le mancava il fiato e non vedeva che qualche ombra.
Fu allora che dal fumo emerse una seconda figura.
Una donna.
Anche lei indossava un mantello nero e sul suo viso era adagiato un cappuccio.
“Credo che siano svenuti. Aspettiamo che riprendano i sensi.”
La voce era vagamente familiare.
Le ricordò lontanamente qualcuno, che non riuscì a identificare.
Fu allora che, non riuscendo a evitarlo, perse i sensi.




So che il capitolo sembra solo un capitolo di passaggio, ma molte cose che sono state dette qui verranno riprese più avanti, quindi a suo modo è importante...Spero vi sia piaciuto. Dal prossimo capitolo si entra nel vivo dell'azione.

Recensire richiede solo un minuto del vostro tempo. Ringrazio chiunque di voi si prenderà la briga di scrivermi due righe e farmi sapere la sua opinione. Grazie a tutti per aver letto il capitolo e grazie a chi segue la storia.




  
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