C a p i t o l o 3
Assemblea d'istituto
Io e Federico camminavamo lentamente lungo la strada che ci separava
dalle nostre case, solo sguardi furtivi tra di noi. Ad un tratto lui
mi prendeva la mano e mi guardava intensamente con i suoi magnetici
occhi castani, sorridendomi. Io facevo lo stesso.
Ci fermammo, uno davanti all'altro, ed io accompagnai la sua mano
sulla guancia in una carezza che mi fece rabbrividire. Si
avvicinò
d'un tratto a me e sentii il suo respiro caldo sulla pelle.
«Ho sbagliato a farti scappate così» mi
sussurrava a fior di
pelle.
Rabbrividii. Con il pollice disegnò il mio profilo.
«Posso baciarti?» domandò con fare
sensuale.
Non risposi, arricciai solamente le labbra pronto a baciarlo, il mio
primo bacio, un bacio del tutto inaspettato e quasi deludente, peloso
e bavoso. Aprii gli occhi, ritrovandomi la mia gattona sul cuscino
che mi leccava.
«Milky!» esclamai, nascondendo la testa sotto il
cuscino.
Non potevo nemmeno fantasticare in santa pace. Mi stavo davvero
emozionando e convincendo che lo stavo baciando realmente.
Sì , lo
so, sono masochista. Chi me lo faceva fare di immaginarmi una
splendida storia d'amore con un ragazzo che probabilmente mi avrebbe
vista sempre e solo come un'amica? Era peggio che prendere una
martellata negli zebedei! Anche se io non ho mai provato un calcio
nei gioielli di famiglia, pare che faccia molto male.
Sbattei più volte le palpebre osservando con interesse il
mio
soffitto, sospirando sonoramente. Federico aveva monopolizzato i miei
sogni. Ci ero uscita solo una volta e già mi immaginavo una
storia
romantica con lui. Ma era più forte di me, avevo la
convinzione che
lui sarebbe stato il mio primo ragazzo. Espirai l'aria dal naso
rumorosamente, girandomi su un fianco a guardare la parete. Avevo
pensato lo stesso di Alessio, il migliore amico di mio fratello che
mi aveva rivolto solo uno stupido sorriso; avevo creduto lo stesso di
Giorgio, uno dei numerosi amici, di Benedetta che avevo conosciuto
durante un'uscita al centro commerciale. Avevamo parlato tutto il
pomeriggio e la sera stessa lo avevo sognato, eravamo fidanzati ed io
avevo dato il mio primo bacio. Questa mia stupida convinzione fu
distrutta il giorno dopo da Germa che mi rivelò che Giorgio
aveva
una ragazza. Quel giorno lo passai deprimendomi davanti alla tv e
mangiando un intero pacco di patatine giganti. Per cui non saprei
dire perchè anche in quel momento mi tormentavo immaginando
scene
romantiche tra me e Federico, fantasticando sulla mia prima storia
d'amore. Forse per il suo atteggiamento ambiguo che non faceva altro
che peggiorare la situazione.
Sospirai affranta, girandomi nel letto e tornando a guardare il
soffitto, mentre la mia gatta miagolava e continuava a leccarmi.
Alice, smettila di vivere nel tuo mondo e torna sulla terra! mi
ripeteva costantemente il mio subconscio, ma io, invece che
ascoltarlo, lo zittivo stupidamente. Chiusi gli occhi cercando di
prendere sonno con la speranza di non sognare più Federico.
Ma,
sfortunatamente, non accadde.
Il risveglio fu traumatico e non solo perchè a chiamarmi fu
Raffaele
con la sua finezza da elefante incattivito, ma soprattutto
perchè
aveva messo fine al matrimonio tra me e e il mio futuro fidanzato.
Per giunta c'era anche Davide che urlava, disperato, “Io
mi
oppongo!” Meglio di così cosa potevo chiedere!
«Sbrigati!» mi incitò Smell, mentre io,
con gli occhi ancora
chiusi, mi rigiravo nel letto, cercando la forza per alzarmi. Era una
tortura sbucare fuori dal caldo piumone in pieno Gennaio con -10
gradi. Mi aiutò Raffaele, che rientrò nella mia
stanza come una
furia, strattonando il piumone e scoprendomi.
«Pigrona! Devi andare a scuola!» mi urlò
contro.
Mi rannicchiai, in cerca di tepore. Ma Smell aveva sempre il piano di
riserva per svegliarmi, si avvicinò al mio orecchio e sentii
subito
il suo alito flatulento mattutino. Già quello bastava anche
per
resuscitare un morto. Come se non bastasse, mi urlò
nell'orecchio,
facendomi sobbalzare e alzare di scatto, sbattendo contro la sua
testa dura e rasata.
«Stupido fratello!» esclamai massaggiandomi la
fronte mentre lui
rideva. Possibile che non avesse accusato il colpo?
Sbuffai, trascinandomi assonata e svogliata in bagno. Guardai la mia
immagine riflessa nello specchio, gli occhi socchiusi, i capelli
scarmigliati che mi facevano sembrare un leone e il viso cadente. Mi
sembrava di vedere la Carla e non Alice. Infilai lo spazzolino in
bocca e mentre sfregavo con forza ripensavo alla notte. Ero proprio
disperata se sognavo addirittura di arrivare a sposare Federico.
Eravamo solo amici ed io già volevo diventare la signora
Abbate. Ero
proprio una sfigata!
Finii di prepararmi e raggiunsi la cucina dove mia madre,
già pronta
per andare al lavoro – agguerrito avvocato divorzista
fortemente
femminista, felicemente separata da mio padre – trafficava
con
ciotole e cereali. Ogni volta che la osservavo mi chiedevo
perchè il
destino fosse stato così crudele con me. Perchè
non potevo essere
meravigliosamente bella come mia madre? Era quasi eterea e
sì, ero
gelosa di mia madre perchè avevo preso da mio padre, un
orribile
troll che, con una botta di fortuna, era riuscito a sposarsi con mia
mamma. Non che non volessi bene a mio padre, ci mancherebbe, ma era
brutto. Stupida genetica!
«Buongiorno» mi disse con un sorriso.
Rantolai una specie di saluto e mangiai i miei amati Nesquik. Mia
madre smise di trafficare in cucina, diede una pacca sulla spalla a
mio fratello e un bacio tra i capelli a me e, dopo le solite
raccomandazioni, uscì.
«Chi è Federico?» mi domandò
Raffaele curioso.
Un cereale mi si conficcò in gola e tossii per cercare di
non
soffocare.
«Fe-fe-de-ri-co?!» balbettai con le lacrime agli
occhi. In quel
momento avevo visto la mia vita passarmi davanti agli occhi. Tutta!
Due secondi bastavano per riassumerla tutta.
«Stanotte lo chiamavi ardentemente»
spiegò lui «Federico,
Federico!» disse in tono orgasmico, abbracciandosi e fingendo
di
limonare con qualcuno. Raffaele scoppiò a ridere e lo
fulminai.
Lasciai cadere il cucchiaino e mi alzai. Era la prima volta che
desideravo andare a scuola. Tutto pur di stare lontana da lui.
Ovviamente, chi fu la prima ad essere interrogata in filosofia? La
sottoscritta. Ma grazie alla mia raffinata tecnica di supercazzola,
perfezionata con il tempo, e occhi dolci riuscii a strappare al
tirchio Ghida un bellissimo sette e mezzo. Record personale,
come avrebbe detto un ragazzo di mia conoscenza. Ero abbastanza
soddisfatta del mio operato, a parte per il fatto che Cristina
Cariati, grazie alla sua super scollatura da danzatrice di lap dance
aveva preso un otto e mezzo, ma anche, e soprattutto, per Federico
che mi vagava nella testa calpestandomi i pensieri. Avrei potuto
anche pensare ai koala drogati di eucalipto abbracciati a pantere
bianche che partivano per un viaggio disperato in Madagascar, quindi
qualcosa che lo esulava a priori, ma lui mi tormentava.
FedericoFedericoFedericoFederico.
Quel nome era come un martello pneumatico nel cervello.
«Tutto bene Ali?» mi domandò Claudia,
seduta a gambe incrociate di
fianco a me sul muretto.
«No» piagnucolai abbassando il viso che venne
invaso dai miei
capelli stopposi.
«Che c'è?» chiese Germa, appoggiandomi
una mano sulla spalla.
«Problemi di ragazzi, immagino» ipotizzò
Claudia con sguardo di
soddisfazione.
«Sì» soffiai, tornando a guardare
davanti a me.
«Edo?» domandò Benedetta.
Era come una sorta di partita a ping pong tra le due mie amiche ed io
ero la rete. Quelle continue domande mi avrebbero fatto impazzire,
soprattutto perchè non potevo di certo dir loro di Federico.
«È ambiguo» risposi, riferendomi
però ad Abbate. Quel ragazzo mi
avrebbe fatto vivere il resto della mia vita in una camera
d'isolamento con una camicia di forza.
«E...» incalzò Benedetta, con occhi
curiosi.
«A me lui piace» deglutii.
Lo avevo detto veramente? Colpo di fulmine o voglia di non essere
diversa?
«Ma non riesco a capire se sono ricambiata» ripresi
con le mani tra
i capelli «È dolce, mi dice cose carine, mi
abbraccia e mi fa
credere che gli piaccio anche io. Poi se ne esce dicendo Ti
voglio
bene, Sei la mia migliore amica» pompai la voce per
renderla
maschile.
«Quindi è il tuo migliore amico»
Benedetta mi guardò accigliata
«Ieri mi avevi detto che lo avevi conosciuto alla fermata
dell'autobus» incrociò le braccia sotto il seno
quel giorno stretto
in un push up che la rendeva una tettona. Dedussi che sarebbe andata
in palestra a cuccare la sua nuova preda.
Sbarrai gli occhi e risi nervosamente, muovendo le mani da una parte
all'altra, senza riuscire a dire nulla di senso compiuto.
«Bè, sì, l'ho conosciuto alla fermata
dell'autobus tanto tempo fa
e siamo diventati amici, solo da poco abbiamo iniziato ad
uscire»
annuii convinta.
Ben continuava a fissarmi con quell'aria dubbiosa, poi si
aprì in un
sorriso. Respirai a fondo chiudendo gli occhi. Fortunatamente l'avevo
scampata.
«Secondo me è solo timido» intervenne
Claudia «Dagli tempo,
vedrai che si confesserà prima o poi»
Quel prima o poi mi preoccupava. Soprattutto il poi. Avrei dovuto
aspettare altri cinque anni prima che Federico, semmai gli piacevo,
si dichiarasse?!
«Tu invece?» mi rivolsi a Benedetta, cambiando
argomento e
indicandogli le tette gonfie «Palestra?»
Lei mi guardò con un enorme sorriso e i suoi occhi castani
luccicavano come non gli aveva mai visto fare prima d'ora. Doveva
essersi presa una bella cotta per il palestrato.
Quasi quasi
mi veniva voglia di conoscerlo.
«Sì!» cinguettò, battendo i
piedi per terra e prendendosi le
guance rosse tra le mani «Oggi dovrebbe venire per fare
potenziamento»
«Ma ci parli almeno?» sogghignò Claudia.
«Certo!» rispose indignata Benedetta «Ho
anche il suo numero» le
fece la linguaccia «Tu come va invece sul fronte
maschile?»
«Io mi sto vedendo con uno» rispose la rossa
pulendosi l'angolo
dell'occhio «Ma penso che lo lascerò
andare» continuò avvicinando
l'indice al pollice a indicare una misura di circa 2 centimetri.
La guardai confusa mentre rideva insieme a Benedetta. Che cosa stava
a significare? Cosa c'era i tanto divertente in un indice e un
pollice? Risi anche io, per non sentirmi esclusa da quel momento di
felicità.
«È bello che tu finalmente ti sei aperta
così con noi!» Benedetta
tornò a guardarmi dopo aver ridacchiato.
«Già!» esclamò anche Claudia
«Facciamo parte anche noi del tuo
mondo, in fondo. Siamo le tue migliori amiche!»
Sorrisi nervosamente. Se avessero scoperto realmente che il mio mondo
non era quello delle meraviglie che raccontavo loro, avrebbero
sicuramente smesso di ridere.
Quel pomeriggio non sarei andata in biblioteca, il nostro
appuntamento quotidiano da quasi due settimane. Quei giorni erano
passati veloci, sempre all'insegna della sua stupida
ambiguità. Non
sapeva che facendo così mi uccideva! Mi piaceva, ecco lo
avevo
ammesso. E anche tanto, da quando era solo uno sfigato di terza media
con l'asma. Fino a quel momento avevo represso quel sentimento nei
suoi confronti, ma ormai non potevo più fare a meno di
pensare che
se mi fossi dichiarata prima ora non mi sarei trovata in quella
situazione, seduta scompostamente su un divano a guardare La vita in
diretta. Avrei voluto essere fortunata come Benedetta, affascinante,
con tutti quegli uomini ai piedi, così sicura di se stessa,
talmente
tanto che era convinta che presto la sua nuova preda sarebbe caduta
nella sua rete.
Le immagini scivolavano senza senso davanti a me, quando il
campanello suonò aspettai qualche minuto, in attesa che
andasse
Raffaele ad aprire. Ma poiché dalla sua stanza non
provenivano segni
di vita se non una musica assordante, mi alzai scocciata con i
capelli scompigliati.
«Fede!» esclamai quando me lo trovai davanti a me
in tutta la sua
bellezza. Per fortuna, quel giorno, non avevo indossato la tuta
sformata.
«Il portone era aperto» sorrise.
Lo abbracciai e lui mi sollevò da terra stringendomi forte.
«Cosa ci fai qui?» domandai facendomi da parte per
farlo entrare.
Lui appoggiò il borsone che si portava dietro ai piedi del
divano e
si sedette accanto a me.
«Visto che non venivi in biblioteca oggi, ho deciso di venire
io da
te»
«Non era necessario che ti disturbassi a venire»
dissi flebilmente.
«Abito dall'altra parte della strada» sorrise.
Poi mi prese la mano e la baciò delicatamente facendomi
ribollire il
sangue nelle vene. Perfino le orecchie erano incandescenti.
«E anche se abitavo in Messico sarei venuto
comunque» mormorò.
«Fede» lo guardai dubbiosa, con le labbra
arricciate «Ci siamo
visti ieri e sentiti questo pomeriggio. Intendevo dire questo»
«Ma io volevo vederti, ecco!» obiettò
con voce da bambino,
mettendo il broncio e stringendosi nelle spalle.
«Perchè mai?» domandai con il cuore che
sussultava.
«Sto bene in tua compagnia, mi diverto con te. E poi
sei...»
«La tua migliore amica» conclusi per lui la frase.
Se il sangue prima ribolliva per l'imbarazzo, ora lo faceva per la
rabbia. Perchè continuava imperterrito con quella stupida
storia
degli amici? Mi era venuta voglia di affogarlo nella piscina in cui
nuotava. L'unica cosa che mi distolse da quel pensiero era che sarei
annegata prima io dato che riuscivo a nuotare solo ed esclusivamente
con una ciambella o i braccioli.
«Bene, mi hai vista ora ciao» dissi dura,
scivolando lungo lo
schienale e tornando a guardare il programma.
«Che acida!» commentò Federico
infastidito.
«Non sono acida» ribattei.
«Mi hai appena cacciato di casa! Perchè?»
«Non voglio stare con una specie di schizofrenico»
risposi.
«Io sarei lo schizofrenico?!» ripetè
indignato indicandosi.
«Stai insinuando che quella matta sarei io?!»
tornai a sedermi
compostamente, guardandolo, per la prima volta, dritto negli occhi.
«Non sono io quello che ha gli sbalzi di umore!» mi
imbeccò.
«E non sono io quella che illude le persone!»
Uscì di getto quella frase, un vomito di parole
incontrollate. Mi
morsi subito il labbro inferiore, tornando a guardare il televisore
perchè il suo sguardo era diventato insostenibile.
«Cosa intendi?» il suo tono si era ammorbidito.
Mi ero ammutolita e paralizzata, mi sentivo ingessata dalla testa ai
piedi. Lo guardavo sottecchi ma non riuscivo né a dire
né a fare
nulla. Federico si passò una mano tra i capelli e
scivolò verso di
me abbracciandomi. Ancora. Cercai di divincolarmi,
ma lui era
troppo forte. Sentii le sue labbra poggiarsi sulla mia fronte,
facendole scendere verso l'orecchio.
«Io non illudo mai le persone» mormorò
mandandomi in estasi.
Mi voltai lentamente trovandomi il suo viso ad una distanza troppo
ridotta per i miei gusti. Meidei, meidei! SOS, qualcuno mi
aiuti!
Mi accarezzò la guancia sorridendomi. 1 battito
perso. La sua
mano sgusciò poi verso i mie capelli e sentivo le sue dita a
contatto con la nuca che mi spingevano verso di lui. 2
battiti
persi. L'altra sua mano libera si posizionò sulla
mia coscia. 5
battiti persi. Il suo viso si avvicinava inesorabile al mio e
sentivo il suo respiro caldo misto ad uno squisito profumo fruttato.
Stavo per dare il mio primo bacio. A Federico Abbate, impossibile!
3567845 battiti persi.
Defibrillatore, stiamo perdendo la paziente!
Dischiusi le labbra pronta a quella nuova esperienza. Mi sentivo
eccitata, scombussolata, impaurita, tremante e qualsiasi altra cosa.
Eravamo a pochi millimetri di distanza, un momento che non avrei mai
voluto dimenticare. Anzi, meglio di sì.
«Che cosa succede qui?»
La voce scocciante di Raffaele si insinuò nelle mie orecchie
interrompendo il mio primo stupidissimo bacio. Federico
appoggiò la
fronte alla mia sorridendo.
«Direi di rimandare» mormorò.
Smell mi scansò violentemente sedendosi tra me e Federico
con una
mega ciotola di popcorn che appoggiò sul suo pancione
gravido,
impossessandosi anche del telecomando finendo su uno stupido show
comico, di quelli che lo facevano sbellicare dalle risate e spargere
pezzettini di patatine bavosi ovunque. Non lo sopportavo.
«Tu chi sei?» domandò d'un tratto,
squadrando Abbate con uno
sguardo assassino da fratello maggiore geloso.
«Federico» rispose timidamente.
Raffaele mi lanciò un'occhiata maliziosa, lanciandomi
bacini. Ancora
si ricordava quello stupido sogno in cui chiamavo Abbate. Lo
odiavo, punto.
«Sei il suo ragazzo?» gli domandò poi.
Federico deglutì e con gli occhi cercava il mio sguardo.
Sorrise
scuotendo la testa. Raffaele appoggiò la sua ciotola sulle
mie
gambe, alzandosi a guardarlo. Seduto era più alto di mio
fratello.
«Sicuro?» chiese ancora.
«Penso proprio di sì» rispose con le
sopracciglia aggrottate.
Raffaele socchiuse gli occhi trafiggendolo con lo sguardo.
«Sono stato sedicenne prima di te e so cosa vuoi fare con mia
sorella. Se la fai soffrire te la vedrai con la mia mazza da
baseball» lo minacciò puntandogli un dito ciccione.
«Da quando fai il fratello geloso?!» sbottai io.
«Tu non ti intromettere» mi indicò con
due wusteroni che dovevano
essere il medio e l'indice, tornando poi a guardare Federico.
«Ci vuoi solo far sesso, vero?! Sono stato quindicenne prima
di te!»
Nascosi il volto paonazzo tra le mani. Perchè mio fratello
era così
stupido?!
«Partendo dal fatto che ho diciotto anni» sorrise,
visibilmente in
soggezione Federico «Credo di non essere quel tipo di
ragazzo»
Si alzò dal divano prendendo la sua borsa e rivolgendomi un
sorriso
prima di avvicinarsi alla porta. Scattai in piedi anche io.
«Vengo con te!» esclamai.
Sarei andata perfino nel fango piuttosto che rimanere con Smell dopo
quel momento iper imbarazzante. Presi la giacca dall'appendiabiti
vicino la porta e lo raggiunsi sul pianerottolo, sotto lo sguardo
intimidatorio di Raffaele. Si era accorto di essere mio fratello
maggiore proprio nel momento sbagliato.
«Sei uno scemo» gli dissi mentre camminavamo verso
la palestra dove
si allenava il mercoledì.
«Perchè?» mi guardò dubbioso.
«Cavoli, sembri uno Yeti e hai paura del mio grasso e basso
fratello?!» sbottai.
Federico scoppiò a ridere e mi prese per mano. Ogni piccolo
contatto
con lui mi faceva avvampare, anche solo il tocco dei suoi
polpastrelli. Deglutii, cercando di mantenere il self-control, anche
se era molto più semplice pensarlo che farlo.
«Non conosci l'ira dei fratelli maggiori»
bisbigliò ridacchiando
«Una volta il fratello di una mia ex mi ha sorpresa in camera
con
lei senza maglietta. Mi ha cacciato fuori rincorrendomi con una
sedia!»
«Si sarebbe frantumata su di te» commentai
«Il fatto è che tu sei
un fifone!»
«Vero! Però anche tu avresti fatto lo stesso se ti
minacciavano con
una mazza. Quella fa male! Chissà quanti fidanzati ha
cacciato con
quell'arnese!»
«Non mi ha mai...beccata» tentennai.
«Cosa hai intenzione di fare con me in palestra?»
chiese dubbioso.
Già, non avevo messo in conto il piccolo enorme problema
della noia.
Di fare una corsa sul tapis roulant non ne avevo la minima voglia, di
ciclette non ne volevo vedere e di aerobica non se ne parlava.
«Se vuoi c'è un bar. Puoi bere qualcosa
lì. Ti posso presentare
anche qualche amica, così stai con loro» propose.
La parola amiche, associata a quel ben di Dio che
era
Federico, non mi piaceva affatto e mi faceva ingelosire, anche
troppo.
«C'è una ragazza che ti piacerà
sicuramente! È davvero
divertente!» esclamò aprendo la porta della
palestra e facendomi
entrare «Il bar è lì in
fondo» continuò indicando una serie di
tavoli e un bancone in stile americano «Aspettami
qui» e mi diede
un bacio sulla guancia.
Raggiunsi i tavoli di metallo e mi guardai intorno. No, quello non
era per nulla il luogo adatto a me. Donne toniche e magre, uomini con
muscoli da wrestler, schiamazzi. Mi sentivo spaesata e quegli sguardi
dubbiosi rivolti a me non mi piacevano affatto. Quegli occhi
sconosciuti si stavano sicuramente chiedendo che cosa ci facesse un
bradipo in una palestra.
Unii le mani dietro la schiena dondolandomi avanti e indietro sui
piedi guardando dritto davanti a me speranzosa di vedere arrivare
Federico con la sua amica. Mi illuminai quando lo vidi avvicinarsi
insieme ad una ragazza molto più bassa di lui con i capelli
neri
raccolti in una coda alta, un top rosa che mostrava la pancia piatta e
un paio di leggins grigi. Spalancai gli occhi e la bocca quando
furono abbastanza vicini da distinguere i lineamenti inconfondibili
della moretta.
«Alice!» disse sorpresa «Cosa ci fai in
palestra?!» ridacchiò.
«Ben» dissi sbalordita. Non dissi nient'altro, le
parole mi erano
morte in bocca.
«Vi conoscete?» esitò stranito Federico.
«È la mia migliore amica» rispose Germa
abbracciandomi.
Mi lasciai trasportare dall'ondeggiare della mia amica, ero
paralizzata da quella sconvolgente scoperta.
«Come è piccolo il mondo!»
osservò divertito lui.
«Un buco direi» commentai a denti stretti.
«Io vi lascio qui. Sono già in ritardo
di» prolungò quella
monosillaba «cinque minuti e sto seriamente rischiando la
vita e domenica ho una gara.»
Abbracciò Benedetta e sentivo un istinto omicida in me
crescere a
dismisura. Se il tavolo non fosse stato troppo pesante per le mie
braccia flosce lo avrei scagliato contro quei due. Appena Federico si
girò verso di me, sorrisi falsamente e credo che era anche
visibile,
dato che sembrava il sorriso di una con il volto di plastica. Si
avvicinò a me stringendomi per i fianchi. Mi
passò una mano tra i
capelli e sfregò il suo naso contro il mio. Mi strinse le
mani
dandomi un bacio sulla fronte e iniziavo a sentirmi come un gelato
abbandonato in un deserto.
«Ci vediamo dopo» sussurrò.
«Credo che questo ad Edoardo non piacerà
affatto»
La voce tagliente di Benedetta fece mutare lo sguardo dolce di
Federico in uno dubbioso e leggermente accigliato.
«Edoardo?!» ripetè indignato
«Chi sarebbe?!»
«Rischi la vita!» gli ricordai in una cantilena
spingendolo per
farlo allontanare da me.
Perchè Germa aveva la lingua più veloce del
cervello? Glielo avevo
sempre detto di collegare le due cose prima di parlare, ma ancora non
aveva imparato.
«Rispondi alla domanda. Chi è Edoardo?!»
riprese con tono duro.
Avrei fatto meglio a fingere di svenire, ma in quel momento non ci
riuscii. Annaspavo e basta, in preda ad una specie di crisi di
panico.
«Sei geloso?!» gli domandò d'un tratto
Benedetta, cingendomi una
spalla.
«Non sono geloso!» ribattè
istantaneamente Federico, rosso in
volto.
«Allora che ti importa di chi è
Edoardo?» continuò Germa ignara
del caos che stava creando in quel momento. Caos generato dalla mia
stupidissima bugia.
«Semplice curiosità» tentennò.
«Il suo quasi ragazzo» tagliò corto
Benedetta con un sorriso.
Federico si passò una mano sul mento, rabbuiandosi.
«Io vado» disse poi in tono basso lasciandoci a
passo svelto.
Avrei voluto fermarlo, ma ero congelata nella stretta di Germa, le
gambe erano diventate un tutt'uno con il pavimento. Senza rendermene
conto mi sedetti ad un tavolo insieme alla mia amica. Aveva rovinato
tutto, ma non potevo darle la colpa. Se qualcuno aveva sbagliato
quella ero io. Se non avessi detto a nessuno di Edoardo ora non mi
ritroverei in quella situazione, ma tra le braccia di Federico a
limonare con lui.
«Non si flirta in questo modo alle spalle del proprio
ragazzo» mi
rimproverò seria Benedetta «Soprattutto con il
ragazzo che piace
alla tua migliore amica»
Mi risvegliai d'improvviso quando sentii quelle parole.
«Co-come?» balbettai attonita.
«Ti ricordi il ragazzo tenerissimo e bello da
paura?» mi guardò
maliziosa.
«Federico?» chiesi, anche se la risposta era
abbastanza ovvia. E
dolorosa.
Benedetta annuì felice, stringendomi le mani sopra il tavolo.
«Non sapevo che lo conoscevi!» cinguettò
«A saperlo ti avrei
chiesto di aiutarmi a conquistarlo!»
Sorrisi non convinta. Non solo Edoardo mi stava rovinando la
giornata, ma Bendetta, la mia migliore amica, era innamorata persa
del ragazzo che piaceva anche a me e che era assolutamente incavolato
con me. Poteva esserci qualcosa di peggiore, oltre, ovviamente, a mio
fratello?! No, non credo proprio.
«Visto che è un tuo amico, che ne diresti di
mettere una buona
parola su di me?» mi fece l'occhiolino.
La mia faccia, contrita in una smorfia incredula e disperata allo
stesso tempo, si mosse al ritmo di un sì. In quel momento
capii che
ero sorprendentemente ed inevitabilmente scema.
«Grazie, grazie, grazie!» esclamò,
gettandosi sul tavolo e
abbracciandomi all'altezza del collo. Se stringeva di più e
mi
strangolava sarebbe stato meglio.
«Quanto è bello, vero?!»
«Sì» risposi flebilmente.
Bello, dolce, sensibile, simpatico e questo bellissimo pacchetto all
inclusive poteva essere mio. Mi maledissi mentalmente ogni secondo.
Non rimasi nemmeno venti minuti in quel bar perchè me ne
andai
prima, salutando senza entusiasmo Benedetta e lasciandola da sola al
suo allenamento visivo a squadrare Federico.
«Ieri mi ha riaccompagnata a casa!»
esclamò soddisfatta Benedetta
a Cristina. Come poteva andare d'accordo con quella civetta?
Io, purtroppo, mi trovavo in mezzo a quei due fuochi che non facevano
altro che parlare di ragazzi e di Federico. Il mio Federico.
Nemmeno quando l'inutile assemblea d'istituto iniziò, le due
non
smisero di ciarlare neanche un secondo. Con tutta la buona
volontà
che ci mettevo, non riuscivo a non ascoltare i loro discorsi, in
cerca di qualche particolare su Federico, semmai l'avesse baciata,
corteggiata o chessò io. Gelosa non era il termine adatto
per
descrivermi in quel momento. Ero più che gelosa! Mi imposi
di
ascoltare i rappresentanti di istituto che disquisivano sui problemi
della scuola, dalla carta igienica mancante nel bagno delle ragazze
ai preservativi disseminati in quelli maschili.
Dopo un'ora di questi discorsi, Camilla Scaramella, una ragazza del
quinto con i capelli paglierini, gli occhiali spessi e qualche chilo
di troppo prese la parola attirando su di sé l'attenzione
con un
sonoro Ehi! Il brusio che fino a quel tempo regnava
si smorzò
e anche Cristina e Benedetta smisero di parlare. Finalmente.
«Quest'anno abbiamo introdotto una novità per i
ragazzi del
terzo-quarto-quinto anno» esordì soddisfatta
«Una cosa molto
american-style»
Quel termine mi inquietò.
«Tra poco è San Valentino, giusto?!»
Un sì si levò alto
nell'auditorium all'udire quella festa da
me mai festeggiata e che quindi ritenevo assolutamente inutile, una
trovata per spillare soldi a dei poveri fessi.
«Abbiamo deciso di organizzare una festa di San Valentino,
qui a
scuola. Saranno ammesse solo ed esclusivamente le coppie! Chi
sarà
da solo non potrà partecipare!»
Erano tutti entusiasti di quella notizia. Quale ragazza, vedendo i
telefilm o i film made in USA, non aveva sognato di partecipare ad un
romantico ballo scolastico? Perfino io mi ero immaginata in una
situazione del genere insieme a Davide. Ma era ovvio che io non
potevo partecipare e la cosa non mi dispiaceva nemmeno molto. Inutile
mentire. Mi rattristava e tanto. Per prima cosa partecipare ad un
ballo sarebbe stata una bella esperienza, poi festeggiare almeno una
volta San Valentino mi sarebbe piaciuto. Perchè,
sì, la critico, ma
anche io faccio parte dei fessi. L'unica cosa è che non ho
mai avuto
l'occasione di spendere soldi.
«Un ballo!» cinguettò felice Benedetta.
«Oddio che idea fantastica!» esclamò
Cristina elettrizzata.
«Così potrò conoscere
Edoardo!» disse Germa assecondata dallo
sguardo furbo della Cariati.
«Penso proprio che non verrò» sorrisi
flebilmente. Avevo ben altri
problemi per la testa, in realtà solo uno: chiarire con
Federico.
«No!» urlò perentoria Benedetta
«Tu vieni, punto e basta»
«No davvero, non mi va e non mi sento bene» mentii.
«San Valentino è tra due settimane. Già
sai che starai male?!»
ribattè la mia amica nervosa.
«Ciclo» risposi.
«Non cercare di prendermi per i fondelli con la scusa delle
mestruazioni» si portò le mani sui fianchi
«Io e te abbiamo quasi
lo stesso ciclo. A fine mese!»
Troppo attenta ai particolari per i miei gusti.
«Forse Edoardo non può venire»
miagolò Cristina con finti occhi
dolci «Come può un principe uscire da una favola?
Non è Come
d'incanto» si stava chiaramente prendendo gioco di
me.
«Alice» Benedetta mi guardò seria,
penetrante, arrabbiata «Edoardo
esiste, vero?» sembrava quasi una supplica.
Inspirai ed espirai più volte.
«Certo che esiste!» esclamai indignata.
Subito un sorriso si disegnò sulle labbra di Benedetta e lo
sguardo
furbo di Cristina si spense. Che soddisfazione.
Il guaio era che avevo creato un bel pasticcio da cui non sapevo come
uscire.
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Buona domenica a tutti!
Capitolo di svolta! Troppo
veloce? Forse, ma non volevo perdere troppo tempo su Alice e
Federico e i loro pomeriggi in biblioteca. Penso magari che
farò qualche missing moments per questi due ragazzotti. Nel
prossimo capitolo, se non ho fatto male i conti, dovrebbe arrivare
Edoardo, finalmente. Già c'è un bel casino per
Alice: ha "litigato" con Federico e dovrà andare ad una
festa degli innamorati nonostante non abbia un fidanzato.
Vi starete chiedendo che
fine ha fatto Davide. Tornerà, anche lui avrà la
sua bella parte nella storia u.u
I soliti ringraziementi
a tutti quelli che hanno inserito la storia tra le
preferite/seguite/ricordate, a nes_sie per la recensione e a tutti
quelli che leggono solo.
Vi ricordo, come sempre,
che le foto e gli spoiler della storia li troverete sul mio profilo di
Facebook.
Ho fatto una gif su Alice *-*
Un bacio ♥