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Autore: Jaly Chan    30/01/2006    2 recensioni
Cosa si nasconde al di là dell'orgoglio di due persone? L'amore consapevole ma non detto di un uomo e una donna abituati a nascondere i sentimenti dietro uno strato di ghiaccio e una maschera di indifferenza. Il passato, il presente e il futuro. La loro storia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap uno

Saaaalve a tutti!!! ^o^ Quanto tempo che non ci si sente…saranno sei mesi, giorno più giorno meno…<.<

Non stupitevi, voi che non mi conoscete ancora bene…io sono veramente mooolto famosa per i miei incredibili ritardi…ma stavolta giuro che non è colpa mia! OO Avevo già scritto più della metà del capitolo quanto….quell’ignobile caffettiera del mio vecchio computer è partita! ç.ç Caput, zero, nisba, nada, completamente andato…ho dovuto farmi in 4 per recuperare tutti i miei preziosissimi dati…mettendoci un secolo fra l’altro perché poi naturalmente s’è messa di mezzo la scuola…

Croce e delizia di ogni scrittore di fan che si rispetti…la scuola (per chi l’ha frequentata e chi la frequenta) ha creato sempre problemi…-.-“

Al rogo!!!!! *.*

Comunque, ritornando ad argomenti più importarti, in questo cap vedremo finalmente l’inizio della fic…dando il via ad una serie di eventi che andranno sempre più a complicarsi man mano che si va avanti con la storia…Oo e chissà che capiterà a Tokio e a quel simpaticone di Saito? ^.-

Ok, vi lascio andare prima che mi tiriate addosso quei carinissimi mortaretti…a dopo! ^O^

Piccola nota: i dialoghi scritti in corsivo sono in lingua straniera…le spiegazioni a dopo…

Bye ^.^

 

Cap uno

 

5° anno dell’era Meiji (1872) Porto di Tokyo

 

Alzò lo sguardo al cielo limpido e sereno mentre la brezza marina le scompigliava i capelli, i richiami dei gabbiani si confondevano con le grida dei bambini e i richiami dei marinai, tutto poteva sfociare in una bellissima giornata...ma per il suo umore poteva benissimo diluviare.

Strinse il parapetto della nave con rabbia mentre gli occhi azzurro ghiaccio si riducevano a due fessure...perché era dovuta venire li?

Perché non era potuta tornare in Europa?

Strinse e le mani finche le nocche non le diventarono bianche. Quel posto dimenticato da Dio non era la sua casa e non lo sarebbe mai stata!

I suoi pensieri furono interrotti da un tocco gentile alla spalla e si girò incontrando il dolce sorriso del capitano della nave, Bernard Mason, un distinto signore di mezza età amico dei suoi genitori.

- Tokio...vieni, ti accompagno a terra...-

La ragazza chiuse gli occhi sospirando – Perché non sono potuta tornare a Parigi, signor Mason? I genitori di mia madre mi volevano li...-

- Questa è stata l’ultima volontà dei tuoi genitori – sospirò lui tristemente – Il Giappone era la terra natia di tuo padre, e lui voleva che tu crescessi qui -

- Io no – replicò secca – Se voleva che crescessi in questo posto, perché non mi ha lasciato a Shangai? Lì almeno avevo una vita -

- Il Giappone ti piacerà Tokio...dovrai solo abituarti all’idea...- tentò di rabbonirla il capitano ma con scarsi risultati

- Ho i miei fondati dubbi – replicò la ragazza infastidita mentre il capitano la scortava a terra, seguiti da dei marinai con le sue valigie.

- I tuoi zii sono persone veramente gentili...tuo padre non ti avrebbe lasciato a loro altrimenti – tentò di consolarla l’uomo

- Anche ma tante Chouzette lo è – sibilò la ragazza riferendosi alla sua adorata zia francese residente a Parigi

- A questo non posso proprio rispondere...- sospirò il capitano

- Tsk -

Mason la guardò tristemente – Non fare così...il credo c’insegna che dopo che dopo la morte c’è una vita migliore in cielo, e...-

- Si, forse – replicò la ragazza secca interrompendolo

L’uomo scosse la testa sospirando, non c’era niente da fare, quella ragazza aveva la testaccia dura di suo padre, parlare con un muro avrebbe dato più risultati...

Tokio fece vagare lo sguardo in giro mentre passavano in mezzo alla gente...da un momento all’altro si aspettava di vedere le sagome dei suoi genitori salutarla in mezzo alla folla; suo padre...il fisico statuario del tipico praticante di arti marziali ma l’aria distinta e colta dello studioso. Lo rivedeva passarsi una mano fra i capelli nerissimi leggermente lunghi e tenuti dietro la nuca da un codino quando pensava, o grattarsi una guancia dalla carnagione scura quando era imbarazzato...lui e suoi modi bruschi, uomo solitario e di poche parole...ma Kojiro Hyoga sapeva come farsi amare...

E sua madre...angelo biondo dai luminosi occhi azzurri e dalle fattezze incantevoli...dietro le quali nascondeva un carattere orgoglioso, forte, indipendente e...una lingua tagliente come una spada. Rania de Auguste, non avrebbe mai permesso che un uomo le mettesse i piedi in testa, nemmeno suo marito...sua madre non era il classico esempio do donna docile e sottomessa di quell’epoca; come lei del resto.

Sorrise tristemente, le mancavano i continui battibecchi dei suoi genitori, punzecchiarsi a vicenda era il loro passatempo preferito...l’altro era viaggiare; all’età di 18 anni aveva girato mezzo mondo seguendo il continuo peregrinare di suo padre...Parigi, Londra, Madrid, Barcellona, Roma, Il Cairo, Luxor, Edimburgo, Berlino, Mosca, Atene, New York, Hon Kong, Pechino e...Shangai...la città maledetta, sinonimo di corruzione e perdizione...l’ultima città che i suoi genitori avevano visto, dove entrambi erano passati a miglior vita...

Chiuse gli occhi per un momento dandosi della stupida, doveva finirla di piangersi addosso, era patetica...

La mano gentile del capitano le sfiorò la spalla richiamando la sua attenzione; si voltò a guardarlo infastidita per l’interruzione del filo dei suoi pensieri – Si? –

- Eccoli – l’uomo indicò un uomo e una donna in tipici vestiti giapponesi. Erano fermi, evidentemente in loro attesa, e parlavano fra loro a bassa voce.

Con un sospiro di rassegnazione Tokio, scortata dal capitano e i suoi uomini, si diresse verso di loro con la felice espressione di un condannato a morte diretto verso il patibolo.

- Signori Hyoga – li salutò il capitano levandosi il cappello – Non ci sono parole per descrivere il dolore della vostra perdita, Kojiro era mio amico e la sua improvvisa scomparsa mia a sconvolto, comprendo il vostro dolore -

- La ringrazio signor Mason – replicò suo zio chinando leggermente la testa

Mason fece un profondo sospiro – Vorrei presentarvi vostra nipote...- si scosto in modo da rendere la visuale libera su di lei -...Tokio Hyoga...-

Tutti gli occhi furono puntati sulla ragazza che desiderava ardentemente sparire nelle viscere della terra. Si costrinse a distogliere lo sguardo dalla particella d’aria che stava fissando, e alzò lo sguardo fissandoli cortesemente annoiata – Salve – disse atona

Il capitano passò nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro – Tokio...- sibilò lui all’angolo della bocca, in inglese – Cerca di essere un po’ più gentile –

- Perché? Io non sono felice né di vederli né di essere qui, quindi non vedo il motivo per cui debba mostrarmi felice – ribatté lei in lingua

- Te ne prego...-

La ragazza sorrise ironica – Beh, allora potrei fingermi una brava ragazza per poi divertimi dopo...senza spettatori...-

- Non lo faresti – sibilò l’uomo fra i denti, sorridendo nervosamente ai due che li guardavano incuriositi

- No? Lei crede? Sono un’ottima attrice...- mormorò lei giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli neri

- Va bene, va bene; ti credo sulla parola...- ribatté lui perdendo le speranze

- Bene...- replicò lei tranquilla e sorridendo leggermente. Tokio vs Adulti imbecilli. Uno a zero per lei. Ci mancava solamente che cominciasse ad eseguire gli ordini di qualcuno ed era a posto! Figurarsi, non aveva mai obbedito ai suoi genitori, perché mai avrebbe dovuto obbedire a loro? Tsè! Erano in anticipo di 1000 anni sul suo calendario...

- Ehm…- la donna che avevano classificato come sua “zia” fece un passo incerto verso di lei – Siamo molto felici di averti qui…nonostante la tristezza della situazione -

Tokio alzò un sopracciglio – Vorrei dire lo stesso; peccato che mi hanno praticamente costretto a venire qua – replicò lei a denti stretti nel suo francese migliore

- Ah…che…io, io non ho capito…- mormorò la donna con voce che sfumava rivolta al capitano

- Eh? Che cosa? No lei…cioè…lei…- balbettò colto di sprovvista, il suo francese era un po’ arrugginito – ehm…lei…lei…ha detto…di non aver capito bene – rispose in fretta, nervoso

- Davvero? – domandò la ragazza ironica

- Sì e ti conviene stare al gioco, capito? -

- Oui – sospirò annoiata facendo roteare gli occhi. Ma tu guarda cosa le doveva capitare…

Un uomo in divisa si avvicinò al capitano mormorandogli qualcosa all’orecchio; il capitano si schiarì la voce rivolgendosi ai due giapponesi di fronte a lui – Bene, scusatemi ma ho degli impegni urgenti richiamano la mia attenzione sulla nave – scattò al saluto militare – Signori – si girò verso Tokio – Fai la brava bambina, e non ti mettere nei guai – le fece un elegante baciamano mentre la ragazza tratteneva fra i denti una risposta poco ortodossa

- Oui, mon capitaine – replicò invece quasi mordendo le parole

Rimase per qualche istante a guardare la schiena dell’uomo che rappresentava l’ultimo suo contatto con la vita civile allontanarsi. La sua mente la supplicò di corrergli dietro e di imbarcarsi per la prima nave per l’Europa che avrebbe trovato ma…si girò vero i suoi zii che la guardavano in silenzio…semplicemente non poteva…

- Vieni pure cara, da questa parte – sua zia le prese gentilmente il braccio conducendola verso la strada – La carrozza è da questa parte -

Tokio scostò bruscamente il braccio; non le piaceva essere toccata, soprattutto da estranei con cui non voleva niente a che fare.

Sua zia non sembrò accorgersi del rifiuto della ragazza e continuò a parlare – Il mio nome è Tsukino Hyoga e sono sposata con tuo zio, Ryuji, da quasi 20 anni purtroppo il cielo non ci ha benedetto con dei figli –

- Quel dommage – mormorò ironicamente la giovane camminando fra la folla

- Come? -

- Rien…-

- Eh? -

- Niente – scandì la ragazza sospirando – Mi dimentico che non sapete parlare in lingua -

- Oh – esclamò la donna non cogliendo il tono ironico della giovane – Parlavi così con i tuoi genitori? -

- Si…sia mio padre che mi madre sapevano parlare più lingue…e il fatto di avere vissuto in molti luoghi differenti ha agevolato il mio apprendimento di queste -

- E il giapponese? – domandò suo zio all’improvviso

Tokio lo guardò un attimo in silenzio - Me lo insegnò mio padre…- mormorò lentamente – Anche se all’inizio non voleva…-

- Perché mai? –

- Per lo stesso motivo per cui se ne andato dal Giappone – rispose tranquilla e sorridendo ironica

L’uomo rimase in silenzio mentre Tokio alzava gli occhi al cielo. Colpito e affondato.

Che noia! Nemmeno reagivano! Almeno i suoi genitori, il senso dell’umorismo ce l’avevano…e poi le discussione con suo padre, o per meglio dire le loro “bizzarre” conversazioni, si sprecavano…

Si scostò i capelli da una spalla sospirando, la convivenza si preannunciava lunga e difficile…ma non era un problema, se avesse strinto i denti per…due anni, se ne sarebbe potuta tornare in Europa…

Il problema era solo sapere quanto avrebbe potuto resistere; non era nella sua indole essere troppo paziente, cosa che le aveva procurato non pochi problemi fin da quando ne aveva memoria, ma vivere con quelle due mummie si preannunciava difficile fin da ora, quanto avrebbe retto?

Lasciò che il suo sguardo vagasse attorno a se mentre veniva scortata alla carrozza che l’avrebbe portata alla sua nuova “casa”; si scoprì ad apprezzare i brillanti colori dei kimono delle donne più o meno giovani di passaggio, ognuno di essi aveva un disegno diverso dall’altro e la luce rifletteva ogni colore facendo apparire magnifico anche il più discreto. Ogni motivo sembrava raccontare una storia diversa, affascinando ogni persona di passaggio…

Fece un piccolo sorriso, qualcosa che le piaceva lo aveva trovato almeno…anche se cominciava ad irritarsi per i vari occhi puntati costantemente su di lei…

Si girò infastidita intercettando lo sguardo di un’anziana signora che, accortasi della sua contrarietà, si affrettò ad abbassare gli occhi.

- Immagino…di sembrare una sorta di strano animale esotico – mormorò a nessuno in particolare

- Oh no, mia cara…- intervenne subito Tsukino – Forse sono solo…i tuoi vestiti…- disse incerta guardando la lunga blusa nera di tipica foggia cinese che le arrivava fino alle caviglie, corredata da vaporosi pantaloni di seta bianca che si intravedevano dai profondi spacchi laterali.

Tokio accarezzò il tessuto sentendo i finissimi disegni in rilievo sotto le sue dita – Capisco…-

Campagnoli...

- Appena arrivati a casa, provvederò subito a darti degli abiti adeguati -

- Si...- sospirò trattenendosi dal protestare un po’ troppo vivacemente

- Eccoci...- la voce di suo zio interruppe il magnifico interludio fra le due donne fermandosi davanti ad una carrozza

La giovane ragazza guardò la semplice carrozza nera e mentre i marinai caricavano gli ultimi bagagli, un brivido di consapevolezza le serpeggiava lungo la schiena.

Stava abbandonando la sua vecchia vita...

Ok, stava ritornando ad essere patetica...cosa che ultimamente le stava accadendo un po’ troppo spesso, doveva darsi un contegno perdinci!

Con un sospiro si guardò attorno un ultima volta prima di accettare la mano che le porgeva il suo parente, solo in quel momento si accorse di molto uomini in divisa che giravano per il porto.

- Chi sono quelli? – domandò mentre suo zio saliva per ultimo sulla carrozza e il cocchiere chiudeva lo sportello dietro di lui

- Chi? -

Con un cenno del capo indicò un uomo con la divisa passare lì di fianco

- Poliziotti -

- Ah...come mai così tanti? -

- A quanto pare la polizia a scoperto un fiorente commercio d’oppio...sta cercando di bloccarlo – spiegò mentre uno scossone li informava che stavano partendo

- Con successo? -

- Non molto per il momento...-

- Beh, questo è uguale dappertutto...-

- Come? -

Sorrise serafica - Spero facciano un buon lavoro -

Suo zio la guardò con occhi socchiusi – Lo spero anche io...-

Ammiccò in direzione del suo parente per poi concentrarsi al paesaggio in movimento oltre il finestrino lasciandosi scivolare addosso le parole della loro conversazione.

Cadde in una specie di dormiveglia, quasi incantata dalla continua macchia verde che scorreva al di la del vetro, ma si risvegliò bruscamente quando altrettanto bruscamente la carrozza si fermò con una sonora imprecazione da parte del cocchiere.

- Che succede? – domandò Tsukino con un filo di voce

- Non ne ho la minima idea, aspettatemi qua – replicò Ryuji scendendo dal loro abitacolo

- E chi si muove? -

- Buonasera Commissario Uramura – suo zio salutò il suo fantomatico interlocutore – Posso sapere il motivo di questo blocco? -

- Semplici controlli signor Hyoga…- sentì una voce maschile stanca sospirare – Sa com’è, in questo periodo bisogna diffidare un po’ di tutti…non me né voglia -

- Non si preoccupi, capisco perfettamente…-

- Che sollievo, è solo il signor Uramura – sospirò sua zia alzandosi per scendere – Per un momento ho temuto il peggio –

Tokio la guardò scettica mentre scendeva; si aspettava forse di essere attaccata da un samurai assassino venuto a regolare i conti?

- Oh, signora Hyoga, buonasera -

- Commissario -

La giovane gemette interiormente; aveva fatto quasi due settimane di viaggio in mare aperto dormendo in una cuccetta dure come il marmo…si sentiva la salsedine in ogni poro della sua pelle…ogni osso del suo corpo era anchilosato…e quelli la fuori si mettevano a fare le belle statuine giocando a chi era più cortese e alla mano!?!

- Come mai tornavate dal porto? -

- Siamo andati a prendere una persona -

Suo zio era un bugiardo fatto e finito, era ovvio che avevano appena preso in consegna – si guardò un attimo – cinquanta chili di puro oppio ancora da trattare…se credevano alla storia del parente erano solo degli idioti…

- Non avete niente da dichiarare? -

A parte la povera diciottenne che vorrebbe fare la fine del ratto impigliato nel malto e morire per overdose di morfina?

…noooo…

- No –

Che tocco di classe…

- Ma…-

Tokio accavallò le gambe e incrociò le braccia al petto perdendo interesse per la conversazione; allora essere degli ingenui non era una peculiare caratteristica dei suoi zii…

- Dobbiamo comunque controllare l’abitacolo - la voce gelida che s’intromise nella conversazione fece zittire tutti – Spero non abbiate niente in contrario…-

Guardò lo sportello chiuso incuriosita; quella non era di certo la voce del commissario…ma se era riuscito a far smettere quell’inutile farsa, tanto di cappello…

- Altri passeggeri? -

- Solo nostra nipote -

Già, i cinquanta chili di oppio presi al porto con istinti suicidi…

- Non sapevo ne aveste una – la voce sorpresa di Uramura tornò a farsi sentire

- E’ la figlia di mio fratello – tagliò corto Ryuji – Controlli pure Fujita -

Lo sportello si aprì e Tokio incrociò lo sguardo del suo salvatore improvvisato, e per una frazione di secondo rimasero immobili a guardarsi. Era un uomo alto e snello, con lunghe membra proporzionate e muscolose. La divisa evidenziava le sue spalle larghe, i fianchi e la vita sottili. Non era bello nel senso convenzionale del termine, aveva i lineamenti troppo marcati per esserlo. Ma era indubbiamente un uomo che non passava inosservato. I capelli, che gli sfioravano il colletto della giacca, erano nero pece e le sopracciglia del medesimo colore davano risalto agli occhi castano chiaro, che potevano apparire dorati quando vi si rifletteva la luce, o neri come un cielo tempestoso se vi affiorava una violenta emozione.

Erano magnifici, quegli occhi, e la loro intensità le procurò un piccolo fremito. Aveva un naso prominente e una bocca sensuale, ma che al momento non sorrideva, anzi, dubitava che ne fosse capace. No, non era bello, ma aveva un viso attraente, impossibile da dimenticare. Tuttavia, dovette ammettere notando le sottili rughe di determinazione e di irascibilità che lo solcavano, che c’era qualcosa di inquietante in lui…

Si rese conto che aveva trattenuto il respirò finché un ghigno poco rassicurante non si dipinse sulle labbra di quell’uomo; strinse gli occhi improvvisamente infastidita – Che vuoi? Non hai mai visto una donna pronta ad uccidere se quel deficiente che si trova davanti non sparisce? - sibilò velenosa, conscia del fatto che non avrebbe capito una sola parola di francese

I coniugi Hyoga si guardarono improvvisamente a disagio

- Tokio…non essere scortese…- disse suo zio schiarendosi la voce

Gli lanciò un’occhiata beffarda per poi ritornare all’uomo dello sportello – Escusez-moi – miagolò falsa come Giuda

- E’ vostra nipote? – domandò Fujita indicandola con un cenno del capo

- Ma certo che no! Sono San Patrizio non lo vedi? Forse hai bisogno di un paio di occhiali…- ringhiò a denti stretti consapevole del fatto che sua zia era vicino allo svenimento

Ryuji si affrettò ad annuire sperando di limitare i danni in qualche modo; non sapeva esattamente quello che aveva detto la nipote, ma non gli piaceva per niente il tono seccato della sua voce…da quel poco che aveva capito, Tokio, era una testa calda come suo fratello…e prevenire era meglio che curare…

- E’ una mezzo sangue -

Quelle parole ebbero l’effetto di una doccia fredda.

Non era una domanda, era un’affermazione, detta come se avesse commesso qualcosa di ignobile o fosse qualcosa di inferiore. Tokio strinse le mani in pugni ferrei fino a conficcarsi le unghie nei palmi, odiava essere definita in quel modo, era come se fosse…sporca…come se il suo sangue fosse insozzato da qualche malattia incurabile…

Sangue sporco….

- Ah…si…- suo zio si ritrovò improvvisamente senza parole – Sua madre era francese…-

- Capisco – chiuse lo sportello non notando o ignorando deliberatamente lo sguardo di puro odio della ragazza – Potete andare -

- La ringrazio Fujita -

- Dovere -

Sentì dei passi allontanarsi dalla vettura e un silenzio pesante cadere su di loro

- A-ehm...beh, signori, con permesso – Uramura si congedò a sua volta leggermente in imbarazzo per la sfrontatezza del suo collega e dopo qualche momento di silenzio assoluto i suoi zii si decisero a risalire sulla carrozza nel medesimo mutismo

Il cocchiere ripartì poco dopo e mentre si allontanavo dal posto di blocco, Tokio incrociò l’occhiata beffarda di Fujita.

- Come si chiama? – domandò lapidale mentre sentiva crescere dentro di se un’ira non indifferente

- C-che cosa? – balbettò sua zia colta di sprovvista

- Voglio sapere come si chiama quell’uomo! – ringhiò mandando al diavolo la sua bella maschera di brava bambina

- Fujita, Goro Fujita- rispose Ryuji fissandola negli occhi

Con uno scatto nervoso, Tokio si scostò i capelli dal viso; era stata umiliata, offesa e derisa da un emerito sconosciuto! Questo non lo avrebbe mai perdonato!

Strinse i denti con rabbia meditando vendetta; il signor Fujita si era appena guadagnato una nemica…la peggiore…

 

 

 

Ok, com’è andata? Oo

Spero bene!!! ^^” Saito fa già una gran bella figura fin dall’inizio, eh? Tanto per non smentirsi…

Non so voi ma io prevedo fuoco e fiamme fra quei due….^.- (Se non lo sai tu che sei l’autrice…<.< ndsaito) Zitto e vai a fare ammenda per quello che hai fatto! Sai che hai offeso a morte quella povera ragazza!?! ‘Mo so cavoli tuoi! *.* (Colpa mia??? Sei tu che mi hai messo in bocca le parole!!! >.<** ndsaito) Quisquilie, la bocca poi era tua! U.U (Maledetta….>.<******** ndsaito) Stai tranquillo…altrimenti, PEM, via la valvola mitrale…devi fartene una ragione… (Vale a dire? <.< ndsaito) IO sono l’autrice, IO comando TE *.* (Ragazzina maledetta! Troverò il modo di fartela pagare!!! >.<**** ndsaito) Si…prega e spera…Muahahahahahaha!!!! *.* Questa sensazione di potere è indescrivibile! *.*

Comunque, passando ad argomenti più seri, vorrei precisare alcuni punti:

 

- come avrete già notato, Tokio è bilingue (anzi, di più) e nonostante io faccia francese e inglese non so fare frasi così complesse (per me, per voi non so…) e per semplicità vostra e mia sono già tradotte, alcune parole però le ho messe in lingua (quelle due che so dopo 8 anni di inglese e 3 di francese), spero le capiate…

 

- Un pezzettino del dialogo fra Tokio e Saito, verso la fine del prologo (dove discutono sul perché lui si è fatto trasferire) è preso, in parte ovviamente, dall’ultimo numero di Keshin (il 28). Ho preso spunto dal dialogo fra Saito e Cho e dai pensieri di Ken….il resto è farina del mio sacco, mi piacevano molto e mi pareva carino ricollegarmi in qualche modo….

 

- Saito si fa trasferire in Hokkaido (se la memoria non m’inganna…purtroppo non ho i fumetti di Ken sottomano), non a Shangai, ho modificato questo dato per mio scopo personale

 

- Sui vari siti di Kenshin che sono andata a visitare, ho trovato che l’età di Saito dovrebbe essere sui 34-35 anni, la mia Tokio ha una decina di anni in meno. Purtroppo non so quanto questi possano essere attendibili, se ho sbagliato fatemelo sapere.

 

Ed ora passiamo ai sentitissimi ringraziamenti! ^o^ Non so perché, ma c’erano 4 commenti…ora solo 3…chissà perché hanno cancellato il commento della mia gemellina Ashee…ç.ç

Bah…

 

Ashee: la mia adorata sorellina x fortuna si è fatta sentire ^.^ Sai cosa ti avrei fatto se non avessi recensito vero? <.< Sono settimane che mi dici di voler leggere il nuovo capitolo, spero di averti accontentata…ah, dimenticavo, a forza di passare le giornate in appostamento sotto casa tua, Saito s’è preso il raffreddore…mi sa che adesso non gli stai molto simpatica…U.U

 

Nausicaa: grazie per aver recensito, ehehe…che figura! Sbagliare il titolo…grazie x la nota! Non me ne sari accorta! ^//^

 

Nakoruru: che bello, non sono l’unica a cui piace il mitico lupo! ç.ç Sn veramente commossa…quando ho riferito alle mie amiche chi era il mio pers preferito mi hanno presa x scema…sniff, grazie mia cara! U.U (Guarda che a te te piacciono solamente i personaggi fondamentalmente bastardi…ndtt) Dettagli….U.U Certo che Watsuki poteva anche prendersi il disturbo di farla comparire! Io mi rodevo il fegato dalla curiosità e lui mi ha lasciato con un palmo di naso! Bah…-.- Grazie per la recensione e compliementi per la tua fic! ^o^

 

Quenya: sono...esterrefatta!!! OO Che onore! La mitica Quenya che mi recensisce…mi è venuto un colpo! Oo Sono contenta che la fic ti piaccia, ho impiegato tutti i miei 7 sentimenti per scriverla! Mi sono sforzata di trovare e creare un personaggio adatto a vivere con Saito…beh, che dici, ci sono riuscita? Già da questo capitolo si capisce che fra quei due non sarà tutto rose e fiori…decisamente! ^o^

 

Ancora un grazie a tutte per aver recensito, spero che questo capitolo vi piaccia, perciò…a presto! ^.-

  
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