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Autore: Botan    10/04/2011    3 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kaoru aveva visto Gonza rientrare in casa, dopo essere stato fuori in giardino, con un’espressione sul viso a dir poco terrorizzata

                                   Menzogna

                                        #19

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Kaoru aveva visto Gonza rientrare in casa, dopo essere stato fuori in giardino, con un’espressione sul viso a dir poco terrorizzata. Si era chiesta il perché di così tanto sgomento, e per curiosità decise di uscire anch’ella per verificare di persona.

All’apparenza sembrava tutto normale. C’era come al solito Kouga che stava facendo i suoi allentamenti mattutini con la consueta scrupolosità di sempre. Gli si avvicinò, convinta di non fare nulla di male. – Sai per caso cosa è successo a Gonza? Sembrava avere appena visto un mostro. – disse, ma non appena il giovane le diede “gentilmente” una risposta, allora capì tutto.

 

- Vattene via!

 

Ecco, Gonza aveva incontrato “quel” mostro. Adesso tutto filava per il verso giusto e senza sbavature.

Kouga era nervoso dalla sera precedente. L’artista infatti ricordava che dopo essere tornata a casa dall’ospedale, lui non le aveva rivolto parola. Per giunta era perfino andato a letto presto. Davvero preoccupante per uno che passava le notti fuori casa a caccia di belve feroci.

A quel punto cosa poteva fare?

Se avesse provato a chiedergli “c’è qualcosa che non va?”, lui al massimo le avrebbe chiesto di fare silenzio ed andar via. Per l’ennesima volta.

Così, senza dire nulla, ciò che fece Kaoru fu proprio andarsene. Attraversò il lungo corridoio in silenzio. Era mogia, e si capiva solo guardandola dritta in viso. E la causa di ciò era ovviamente da attribuire al comportamento freddo ed irrequieto del suo Kouga.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo sorridere. A Kaoru piacevano molto i suoi sorrisi. Forse perché lui rideva di rado, perciò erano più speciali.

Nel corridoio si imbatté nell’antica armatura che tempo addietro l’aveva fatta cadere. Si fermò proprio là davanti, e reclinò il capo verso destra. – Tu che dici? Sarà nervoso per via del lavoro? – disse, non sapendo con chi parlare.

Asami era tornata a casa quella stessa mattina, perciò non poteva certamente stressarla raccontandole i suoi problemi. Poi ad un tratto le squillò il cellulare.

Rispose, e dall’altro capo una voce squillante enunciò: - Sono io, Ikuo!

 

- Ah, ciao! – disse dapprima sorridendo, poi chiese - Hai bisogno di qualcosa?

 

- Vieni subito davanti all’istituto di pittura. C’è una cosa che devi assolutamente vedere!

 

 

Era alquanto incuriosita dalla richiesta dell’altro. Arrivò sul posto in un baleno. Quando vide l’amico si fermò lì davanti, con il fiatone. Cercò di riprendere fiato, e le ci volle un po’.

 

- Ma quanto hai corso? – fece il giovane Shiota, nel vederla tutta scombussolata.

 

Rispose a stento, tra un respiro e l’altro. – Tanto! – e poi tentò di aggiungere - Al telefono sembravi agitato, ho pensato che fosse successo qualcosa, che il palazzo fosse stato raso al suolo, o peggio, che...

 

Ikuo scoppiò improvvisamente a ridere. Ancora una volta Kaoru aveva frainteso tutto, con la stessa ingenuità di sempre.

- Beh, se sono qui davanti a te, significa che sono ancora vivo, no?

 

L’altra arrossì imbarazzata nel rendersi conto che aveva equivocato proprio tutto. – Ma allora cos’è che volevi farmi vedere?  

 

L’amico sorrise bonariamente. – Questo. – disse semplicemente, e quando si spostò da una parte di quella parete che lui teneva nascosta con le spalle, emerse qualcosa di straordinariamente strabiliante.

 

La bella Mitsuki sgranò gli occhi in preda allo stupore non appena intravide un manifesto che sponsorizzava alcune delle sue favole create per lo studio dove lavorava.

- Ma come… - tentò di articolare, tuttavia la sorpresa improvvisa non le fece uscire granché dalle labbra.

 

- Come ci è finito qui? – continuò Ikuo, pensando che l’amica volesse dire proprio quello. Si strinse nelle spalle – Mah, diciamo che un giovane artista mezzo matto ne ha parlato con il direttore di questo istituto, ed ha così ottenuto un lasciapassare per appendere qui il manifesto.

 

La figlia di Yuuji scosse il capo, ancora stordita da ciò. – Aspetta… mi stai forse dicendo che sei stato tu? – Infatti anche se ingenua, aveva capito che l’artista mezzo matto in realtà era proprio Ikuo.

 

E quest’ultimo oramai scoperto, fu costretto a dire ogni cosa.

- In un posto simile, dove entrano centinaia di persone appassionate d’arte e soprattutto molto facoltose, ho pensato che magari qualcuno di loro sarebbe stato interessato a finanziare uno studio tutto tuo, dove puoi creare storie liberamente e senza vincoli. Se ben ricordo, era questo il tuo sogno, giusto?

 

Dopo quelle parole, Kaoru non seppe cosa dire. Era in tremenda difficoltà, ma felice allo stesso tempo. Reclinò un pochino il capo per reprimere l’imbarazzo, e poi timidamente aggiunse – Hai avuto un pensiero molto carino.

 

- Te lo meriti, tutto qui. – Ikuo sorrise, guardò successivamente l’orologio, e nel farlo si fece venire un’idea. – Senti, che ne diresti se pranzassimo insieme? C’è una piccola locanda qui dietro, dove vado spesso. Fanno dei dolci buonissimi, e la cucina è molto tradizionale.

 

- Veramente… - premise la ragazza, non sapendo cosa risponde perché presa alla sprovvista. La richiesta l’aveva spiazzata. Però all'improvviso nel ricordarsi del comportamento che aveva avuto Kouga solo poche ore fa, pensò che forse avrebbe fatto meglio a non rientrare a casa per evitare di causargli altri fastidi. Forse il signorino aveva solo bisogno di stare un po’ per i fatti suoi, in totale tranquillità, pensò in quel momento.

Sorrise ad Ikuo, e prese il cellulare tra le mani.

 

 

 

 

  

                                                                             ***      

 

 

 

 

 

Kouga era appena rientrato in casa dopo una mattinata passata ad allenarsi all’aperto. Più che allenamento, quello gli era servito a scaricare la rabbia accumulata durante la sera prima.

Gonza, nei paraggi, esitò un momento prima di richiamare la sua attenzione.

- Signorino- antepose, tremolante.

 

E la replica del ragazzo fu, proprio come se lo immaginava il maggiordomo, abbastanza acida. – Cosa c’è?

 

Il buon uomo deglutì a fatica. – Ha telefonato la signorina Kaoru - fece apposta una pausa per racimolare un pizzico di coraggio. Era cosciente del fatto che al ragazzo ciò che stava per dire non gli avrebbe fatto piacere. Smise di tremolare con la voce, e si lanciò – Mi ha chiesto di riferirvi che pranzerà fuori con quel suo amico… Come si chiamava…? Non ricordo più il nome…

 

Kouga si girò di scatto verso di lui. Lo investì con un’occhiata torva. – Ikuo?!

 

- Esatto! – esclamò il maggiordomo, ma nel vedere l’espressione del signorino diventare di colpo arcigna, finì di esultare.

Lo spadaccino andò a prendersi il soprabito, mentre Gonza lo guardava impietrito con una certa incertezza.

- Ma signorino…! Dove state andando? Il pranzo è quasi pronto, e… - non gli fu concesso aggiungere altro. La replica del giovane coprì bruscamente il suono di una voce mite come la sua.

 

- Non ho più fame.

 

Gonza lo vide andare via, ma rimase in assoluto silenzio, dandogli così la libertà di uscire. E quando il rumore del portone della villa riecheggiò nell’atrio facendo tremare anche i quadri appesi alle pareti, anche il buon maggiordomo sussultò.

 

 

 

Per strada il figlio di Taiga camminava con un’andatura sostenuta, pressante. Aveva l’espressione del volto accigliata ed aspra, il respiro teso e il cuore in tumulto.

 

- Dimmi dov’è?! – chiese, rivolgendosi al proprio Madougu malamente.

Zarba infatti mediante l’anello che il ragazzo aveva regalato a Kaoru, poteva rivelare la sua posizione.

Tuttavia sospirò, mostrando pazienza. – Finiresti con il violare la sua privacy se te lo dicessi. Se non sbaglio l‘anello doveva servire a proteggerla in caso di pericoli. Ma non mi sembra che ce ne siano con lei adesso.

 

Tra i due ci fu un botta e risposta altalenante.

 

- Non dovrebbe stare con quel ragazzo.

 

- Perché è il figlio di Shiro? Sei ancora convinto che centri qualcosa con tutta questa faccenda?

 

- Non voglio correre rischi.

 

- Secondo me tu non vuoi correre il rischio che quel giovane te la porti via.

 

- Dimmi dov’è! – tuonò Kouga per l’ennesima volta, e stavolta non avrebbe accettato un “no”come risposta.

 

Zarba sbottò qualcosa anche se a voce bassa. Non poté far altro che obbedire a quell’assurda richiesta.

Gli esseri umani erano proprio una razza ostinata e complessa da capire, pensò indignato l’anello.

 

 

 

 

  

                                                                             ***      

 

 

 

 

 

Kaoru ed Ikuo erano appena usciti dalla vecchia locanda dove avevano pranzato.

Per la strada a quell’ora non c’era nessuno. La giovane artista si guardò un po’ in giro, si stiracchiò. Era sazia e si sentiva parecchio piena. – Ci vorrebbe adesso una lunga passeggiata per smaltire il pranzo. Ed Ikuo quella richiesta la prese alla lettera. Afferrò di corsa la sua mano. Kaoru in quel momento si sentì tirare letteralmente via da lì. - Hey, ma..!? Che succede adesso…?

 

- Succede che adesso ti porto in un posto speciale!

 

- E ci andiamo correndo?

 

- Così smaltiamo il pranzo, no? – Il giovane Shiota sorrise allegramente, e Kaoru non ribatté. Dopotutto era stata lei ad esprimere il desiderio di fare due passi per alleggerirsi lo stomaco.

 

 

Dall’altra parte della città, qualcuno notò una certa anomalia.

- Ohi ohi, Kouga… - disse ad un tratto Zarba – Non la sento più.

 

Il ragazzo lo investì con un’occhiata inquieta. – Che vuoi dire che non la senti più? Le è forse accaduto qualcosa?

 

- No, però faccio fatica ad individuarla. Credo che ci sia qualcosa che interferisca, e a dire il vero… - Zarba smise ad un tratto di parlare. – Un Orrore! – Kouga ebbe un sussulto. L‘anello poi si espresse meglio – C’è un Orrore in questa zona!

 

Il figlio di Taiga si preparò a sguainare la spada, ma prima ancora guardò il cielo. La sera stava calando, e non aveva tempo da perdere appresso a quella bestia. Lui doveva raggiungere la sua Kaoru.

Maledizione, pensò con rabbia, non ci voleva proprio un contrattempo simile in un momento simile.

Che tremenda ironia!

 

 

Nel frattempo Ikuo e la ragazza si erano finalmente fermati. Kaoru si piegò sulle ginocchia, aveva il fiato corto, e faticava perfino a parlare normalmente. – Non ho mai corso così tanto in vita mia!

 

- Almeno adesso non ti sentirai più piena!

 

- Però in questo modo mi verrà un’altra volta fame. – appuntò, facendo una smorfia buffa con il viso. Ikuo scoppiò subito a ridere. Era inutile: Kaoru lo faceva sorridere, Kaoru lo faceva sentire in pace con il resto del mondo, Kaoru lo rendeva semplicemente ed unicamente un ragazzo felice.

Perché mai il destino non li aveva fatti incontrare prima?

Per l’esattezza, prima che Kouga la portasse via. Prima che quell’immeritevole persona scontrosa e burbera le rapisse il cuore.

No, lui non meritava di essere amato da una donna come quella. E fu a quel punto che, guardandola negli occhi, smise di ridere e le si avvicinò.

- Che c’è? – chiese perplessa la pittrice – Ho forse qualcosa sul viso?

 

Ikuo scosse la testa. – No, il tuo viso è perfetto così. –sorrise, ma stavolta con molta più dolcezza, e gentilmente le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Kaoru provò subito un forte imbarazzo. Si trattava di una frase dotata di un velo zuccherino, che neppure quel testone di Kouga, forse, sarebbe stato in grado di pronunciare.

Sentì il calore del corpo fermarsi sulle guance che, naturalmente, si tinsero di un rosso fuoco intenso.

Distolse lo sguardo, e per distogliere anche l’imbarazzo guardò altrove.

Fu in quel preciso istante che si rese conto di trovarsi su un ponte altissimo che collegava un capo della città all’altro. Da lassù c’era una vista mozzafiato. Inoltre, quando scendeva la sera, e si accendevano le mille luci di una città in continua evoluzione, l’atmosfera che regnava su quel pontile di pietra non poteva essere paragonata a quella di nessun’altro posto, perché era semplicemente unica e… magica.

 

- E’ magnifico – disse, mentre fissava il panorama con occhi estasiati. Tuttavia si vedeva lontano un miglio, anche dal tono della voce, che per lei quella era una situazione abbastanza ingombrante. – C’è una vista spettacolare da quassù.

 

Ikuo nell’osservarla in silenzio aveva capito che un forte senso di disagio le impediva di essere se stessa. Ciò nonostante, sentiva che non poteva più tacere e reprimere ciò che provava, ciò che aveva provato fin dal primo momento, quando si erano visti in quell’aula di disegno durante la fine della lezione.

- Kaoru – articolò, la voce gli tremava un pochino, tuttavia lui doveva dirglielo. Assolutamente. – Io… - si fermò, la osservò in volto, e poi ancora una volta ripetè quell’ ”io” ma ci aggiunse dell’altro. – Io credo di essermi innamorato di te.

Ecco, lo aveva finalmente detto, così, d’un botto, senza rimpianti, ripensamenti o timori.

E quella frase, com’era logico che fosse, scatenò nei riguardi della bella Mitsuki una serie di profonde reazioni.

Lei infondo col passare del tempo lo aveva intuito. Però, nel trovarsi faccia a faccia con una persona che le aveva appena confessato di amarla, era diverso. Non riuscì né a fare finta di non aver capito e né tanto meno ad ignorare quelle parole. Sorrise nervosa, era tesa e si vedeva. Abbassò leggermente il mento, e riuscì a pronunciare appena il nome dell’amico, perché prendendola alla sprovvista, quest’ultimo le posò le mani sulle spalle, e spinto dal paesaggio avveniristico o dalla magia di tutte quelle luci colorate che danzavano nelle vie di città laggiù, con l’intento di baciarla accostò il viso al suo, ma quando ormai mancava veramente poco per toccare quelle labbra, Kaoru antepose una mano tra le due bocche, e così tutto venne giù come un castello di carte con le fondamenta instabili.

- Anche io ti voglio bene – disse dapprima, e successivamente aggiunse – ma non è lo stesso tipo di affetto che tu provi per me. – Con una risposta simile Ikuo sentì inevitabilmente il proprio cuore dividersi a metà.

Si fece forza e sorrise, ma quel gesto aveva un gusto disperatamente amaro.

 

- Già – fece, e poi con la rassegnazione nello sguardo assentì – dovevo immaginarmelo, infondo lo ami così tanto. – quelle parole si riferivano a Kouga.

Kaoru non poteva e non voleva amare altri ragazzi all’infuori di lui. E questo Ikuo fu costretto ad accettarlo, a farsene una ragione anche se controvoglia.

Lei amava Kouga. Nonostante avesse un carattere intrattabile, nonostante fosse un tipo scontroso, selvaggio, asociale… Lui era l’uomo di cui si era innamorata, aldilà di tutto. Ed avrebbe continuato a farlo in eterno, finché la morte, proprio come recitava il sacerdote durante il rito nuziale, non li avrebbe separati per poi, un giorno, ricongiungerli ancora, di nuovo, in un universo parallelo. E lì, avrebbero continuato a vivere insieme per il resto dell’eternità.

 

A quel punto la ragazza emise un sorriso. Guardò Ikuo, non poteva fare altro per lui, e quel senso di tristezza, di impossibilità nell’aiutare una persona che adesso stava soffrendo, anche se esternamente non lo manifestava, le fece stringere il cuore.

Nello stesso medesimo attimo, su quello stesso ponte sospeso tra cielo e terra, inaspettatamente giunse lui: Kouga Saejima.

Era nettamente in ritardo, e per ciò era anche di pessimo umore. L’Orrore non gli aveva concesso sconti sulla durata della battaglia combattuta poc’anzi.

L’attenzione di Kaoru si spostò. Le si dipinse sul viso un’espressione mista, allarmata e sorpresa nello stesso tempo. Che ci faceva il signorino lì?

Svelta, si allontanò da Ikuo per andargli incontro. Nell’avvicinarsi Kouga la afferrò di corsa per un braccio.  Fu brusco.

- Stai bene? – le chiese, ma la voce non pareva avere un tono molto gentile. 

 

- Certo che sto bene. Perché me lo chiedi? – Lei non riusciva a comprendere il motivo di tale apprensione da parte sua, e si sentì un pochino irritata.

 

- Te lo dico io perché – premise ad un tratto il giovane Shiota, intromettendosi tra i due di proposito. E per questo, Kouga lo fissò con disprezzo. Ma nonostante ciò, Ikuo avrebbe parlato ugualmente. – Il tuo ragazzo crede che mio padre sia un assassino, quindi presumo che non gli faccia piacere che tu frequenti un tipo come me che fa parte di una famiglia poco raccomandabile.

 

Spiattellata la faccenda, Kaoru guardò Kouga dritto negli occhi. Non era più tanto allarmata, bensì stranita. – Cos’è questa storia?

 

- Non ti riguarda. – sentenziò bruscamente, ma quando fece per trascinarla via da lì, lei si impuntò con i piedi sul selciato e non mosse un solo passo.

 

- Non mi muovo da qui finché non mi dirai che cosa sta succedendo! – lo disse con risolutezza, mentre lo guardava decisa. Era pronta se necessario anche ad andare contro lo stesso volere del giovane.

 

Ikuo si mise le mani in tasca con scioltezza. – Te l’ho già detto una volta che se continuerai ad ostentare un atteggiamento così ostile, la perderai. E sappi che io non aspetto altro! – Quella, fu la goccia che fece traboccare l’acqua fuori da un vaso che ormai ne era già da tempo pieno. E per via di quella frase, accadde l’irreparabile.

Il figlio di Taiga scattò in direzione di Ikuo, quest’ultimo si sentì afferrare per il bavero della maglietta con estrema violenza. Fu spintonato con altrettanta foga, ma anche se sbalordito da quella reazione improvvisa, di certo non rimase lì impalato a farsi riempire di botte come un inerme sacco di farina.

Gli “rispose” dandogli una spinta in petto con ambedue le mani. Il gesto fece arretrate Kouga di due passi.

Chiaramente quello fu un atto provocatorio, che poi spinge l’altro inevitabilmente a reagire. Ma l’amico di Kaoru non la finì lì. – Si può sapere che diavolo di problemi hai con me?! Ti dà fastidio che qualcuno possa fare il filo ad una ragazza che tu non meriti? 

 

Il Cavaliere del Makai non cercò neppure di ribattere, e lo colpì al viso con un pugno. Kaoru in quel momento si portò ambedue le mani davanti alla bocca. Dall’altra parte, l’istinto fece portare anche ad Ikuo una mano sopra la bocca. Ma quello non fu un gesto dettato dallo stupore.

Sopra il viso gli comparve una smorfia di dolore che però cercò quasi all’istante di trasformare in un riso beffardo. Sputò a terra una piccola quantità di sangue dalla bocca, e senza tanti complimenti si lanciò su di lui.

 

Cominciò così una lotta che per certi versi assomigliava a quella tra due coetanei nonché immaturi che misuravano la propria forza per amore di una ragazza.

In pratica si stavano picchiando perché innamorati della stessa persona.

Da una parte c’era Kouga che aveva subito troppi affronti verbali da parte di quello Shiota insopportabile, mentre dall’altra c’era Ikuo che, beh, non poteva sopportare il fatto che quell’asociale dal cappotto bianco trattasse una persona come Kaoru in un modo tanto scortese.

Anche se ovviamente quella era solo una sua impressione.

E Kaoru, invece? Quale fu la sua reazione?

Nel vederli litigare in quel modo, fu colta dall’agitazione. Di sicuro se uno dei due non fosse cascato esamine a terra per primo, l’altro non si sarebbe fermato.

Tuttavia, se c’era qualcuno che poteva farli smettere, quella era solo lei.

Scosse il capo con decisione, e si lanciò per fermare la zuffa. Proprio in quel momento Kouga stava per colpire al volto Ikuo, ma fu trattenuto in tempo dalla ragazza, che lo afferrò per il braccio stringendolo forte a sé.

 

- Basta, smettetela! – aveva le lacrime agli occhi, era sconvolta. Il signorino con una punta d’affanno nel respiro la scrutò, e tentando di darsi una calmata abbassò il braccio. Ma non subito.  

 

Ikuo si rimise presto in piedi, si strusciò la guancia con la mano per pulirsi un lato della bocca sporco di sangue, dopodichè senza aggiungere neppure una sola parola andò via. Prima di farlo, però, investì Kouga con un’occhiata carica di sdegno. E l’altro, ovviamente, non fu da meno.

Lo videro allontanarsi zoppicando. Ne aveva prese parecchio, ma anche il figlio di Taiga da quella disputa infantile non ne era uscito indenne.

Kaoru si accorse che aveva un taglietto sul labbro inferiore. Prese un fazzolettino dalla tasca dei pantaloni e lo usò per tamponare la ferita. Quando il pezzo di stoffa lambì la bocca, lui si lasciò scappare una smorfia di dolore e contrasse la fronte. La giovane Mitsuki cercò di pulire con delicatezza il sangue, picchiettando semplicemente la punta del fazzoletto lungo il taglio.

Vide inoltre che sulla guancia di Kouga era comparso un livido violaceo. Lo sfiorò appena con la punta di due dita. Era caldo e senz’altro doveva causargli parecchio fastidio. – Ti fa molto male? – chiese con apprensione.

 

- Un po’.

 

E dopo quella risposta, alla giovane venne quasi spontaneo chiedere dapprima: - Perché? – e successivamente, sentendosi lacerare dentro, fu costretta a continuare – Perché vi siete picchiati? Perché non vuoi che io stia con lui? Sappi che per me Ikuo è, e resterà solo un amico. Non è lui il ragazzo che ho scelto di amare. – lo guardò intensamente negli occhi. Quelle parole fecero iniziare a battere forte il cuore di Kouga.

Ma lui, sì, non poteva raccontarle la verità. Anche a costo di vivere nella menzogna, per non farla soffrire doveva tacere.

Tuttavia, ci fu qualcosa che cambiò inesorabilmente il corso degli eventi.

E così, la verità emerse all’improvviso con la stessa forza di un terremoto devastante che non risparmia nessuno, e soppresse ogni bugia. Perché la verità, era giunta dalle tenebre di quella sera, proprio davanti a loro.

 

Il Garo che aveva finora creato tanto scompiglio, adesso si trovava lì.

Kouga nel vederlo provò un tuffo al cuore. Kaoru al contrario fu pervasa da una folata gelida di confusione, tant’è che rimase interdetta a fissarlo.

 

- Si mette male. – appuntò Zarba, e le sue parole mai come in quella volta, furono di una veridicità impressionante.

 

Kouga prese Kaoru e la spinse dietro di sé.

Lei sussultò, poi fu costretta a chiedergli: - Cosa sta succedendo? – Ma la domanda venne assolutamente ignorata. Non si scoraggiò, e proseguì ancora, perché lei doveva capire ciò che stava avvenendo. Non ce la faceva più a non sapere. – Perché è identico a Garo? – La risposta a quel quesito la ottenne da quel Garo stesso, che per la prima volta in assoluto fece udire il suono della sua voce.

 

- Perché io sono Garo.

 

- Sciocchezze! – tuonò seduta stante l’altro Cavaliere del Makai. Lo tramortì con un’occhiata bieca. – Tu sei solo un’impostore! Non sei degno di indossare quell’armatura! – Kouga aveva atteso quel momento da un sacco di tempo. Troppo, per lui. E finalmente era giunto. In un certo senso era come se si fosse liberato di un peso. Dirgli che non era degno di ricoprire un ruolo di quella portata, fu per lui una liberazione.

 

- Perché pensi che io non lo sia? Mi reputi un debole, un vigliacco che gioca a nascondersi? – l’essere ricoperto d’oro lo fissò in faccia. – Ora sono qui, e ti sto dando la possibilità di vedere con i tuoi stessi occhi che non sono nulla di tutto ciò. – Sfoderò all’improvviso la spada, e la puntò dritta davanti al giovane. – Coraggio novellino, vediamo chi tra noi è quello vero!

 

L’espressione lo fece infuriare, Kouga non se lo lasciò ripetere una seconda volta. Era troppo arrabbiato per farsi sfuggire un’opportunità simile. Finalmente aveva l’occasione di eliminare una volta per tutte la sorgente dei suoi problemi.

 

- Stai indietro e non avvicinarti per nessuna ragione. – ordinò a Kaoru, mentre portandosi la spada sopra la testa, si trasformò nell’unico e solo lupo dorato dell’Est.

 

La giovane Mitsuki, sempre più confusa, si trovò così d’innanzi a due figure praticamente identiche. Si tenne a distanza come le aveva chiesto Kouga, tuttavia continuava a non avere ben chiara tutta quella situazione. Cento perché affollavano la sua mente, erano troppi, non riusciva a tenerli a bada, a contenerli, ma non poteva fare altro che assistere all’imminente battaglia.

 

E così, il tanto atteso confronto era giunto.

Fu il vero Garo a fare la prima mossa, e con tutta l’indignazione che aveva in corpo, scagliò la spada contro l’avversario che la respinse prontamente, dimostrando di essere alquanto preparato.

Si muovevano entrambi con velocità, scaltrezza, oltretutto erano in perfetta sincronia: quando l’uno attaccava, l’altro era pronto a parare. E Kouga dovette ammettere a se stesso, che quella copia era notevolmente abile.

Si fronteggiarono con le spade, le lame presero ad incrociarsi, a fare scintille. Si guardarono dritto negli occhi.

 

- Non riuscirai a sbarazzarti di me! Prenderò il tuo posto e a quel punto tu finirai nel dimenticatoio, e questo mondo, tutti i Cavalieri del Makai, cadranno al mio servizio perché sono io l’unica Zanna Dorata dell’Est!

 

- Non permetterò mai che tu faccia ancora del male! – Il lupo originale aveva appena emesso la sua sentenza. Lo respinse con quanta più rabbia avesse in corpo, e nel farlo pensò a Shigeru, il padre di Souka, ucciso proprio da quella figura che adesso stava duellando con lui. L’odio ed il rammarico gli annebbiò il cervello, fece per gettarsi su di lui, ma Zarba intervenne e lo bloccò. – Esci dall’armatura! Il tempo sta per scadere! – e dopo queste parole, fu a quel punto che il figlio di Taiga si rese conto di un particolare assai importante: quel gemello indegno di ricoprire tale ruolo, nonostante avesse indossato l’armatura molto prima di lui, ancora non si era deciso ad abbandonarla. – Kouga, avanti! – lo esortò ancora il Madougu, e l’umano non ebbe scelta: abbandonò la corazza d’oro, e a quel punto si trovò sguarnito.

 

Il falso scoppiò improvvisamente a ridere. – A quanto pare, non siamo poi così uguali. Tu hai dei limiti di tempo, ma io no! – una rivelazione del genere, tuonò amara come una condanna per Kouga.

Senza l’armatura, non avrebbe mai potuto minimamente pensare di attaccare il nemico. Il rischio di venire a contatto con l’animetallo che rivestiva la corazza, era troppo elevato. Non ebbe né il tempo né il modo di pensare ad altro. Il lupo d’oro si fece subito sotto, e lo colpì con la spada.

Kouga fece appena in tempo ad evitare che la lama lo tramortisse, ma nel pararsi dall’attacco, cadde a terra e perse la propria arma dalle mani. Non riuscì a rialzarsi: il nemico gli aveva puntato l’estremità della spada proprio davanti alla gola, impedendogli così di fare qualsiasi movimento.

 

- Non lasciare che ti tocchi! – gli ricordò con prudenza il Madougu.

 

- Lo so! – Kouga ne era ben consapevole. Se quella lama avesse sfiorato anche solo per un momento un lembo della sua pelle, egli avrebbe preso fuoco all’istante, perché nessun umano, compresi i Cavalieri Mistici, poteva sperare di venire a contatto con una lega magica di quella portata ed uscirne indenni.

Garo lo squadrò quasi con compassione. Gli sembrava un povero cucciolo smarrito.

- Non sono io quello che non è degno di indossare quest’armatura. – dichiarò altezzoso, con una voce imponente e fiera di sé – In questo mondo non possono esistere due entità simili. E tra di noi, colui che dovrà andarsene, sei tu! – caricò il braccio, e con violenza lo spinse in avanti. Per Kouga non sembrava esserci più scampo, ma accadde qualcosa di inaspettato. Vide di corsa la sagoma di Kaoru pararsi davanti a lui e con le braccia spalancate urlare al nemico: - Non farlo!

 

La Zanna Dorata arrestò di colpo il braccio. Fortuna volle che la punta della spada si fermò appena in tempo. Egli lesse negli occhi di quella giovane un coraggio ed una forza interiore dall’energia sconfinata.

Ciò lo fece riflettere. – Hai messo a repentaglio la tua vita per proteggere una persona che non merita il perdono di nessuno. Perché lo fai?

 

Kaoru deglutì, e con fermezza rispose: - Questa non è una persona qualunque. Tempo fa, ha fatto di tutto per salvare la mia vita.

 

- Quindi, stai ripagando un vecchio debito?

 

Scosse il capo. – Sto solo proteggendo colui che amo. – La risposta fece sussultare Kouga. Ci fu un attimo di silenzio, che poi fu spezzato ancora dalle parole della ragazza. – Cosa vuoi da noi? Chi sei?

 

Il gemello malvagio fu colto dallo stupore. – Questo ragazzo non ti ha mai parlato di me? – intuì la risposta di Kaoru semplicemente vedendola assumere un’espressione smarrita. Sorrise divertito. – A quanto pare, la persona che ami sembra tenerti all’oscuro di tutto. Ma forse, credo che sia meglio lasciare a lui la parola. – rinfoderò la spada, e sotto lo sguardo atterrito dei giovani, saltando sul parapetto del ponte, si lanciò nel vuoto per scomparire come un lampo dorato nella notte.

Kaoru si voltò lentamente verso Kouga. Le gambe le tremavano.

Alzandosi da terra, lui raccolse la propria spada e la rimise nel fodero. Poi arrivò la tanto attesa domanda.

 

- Che cos’è questa storia? – pronunciò a stento la giovane Mitsuki. Aveva la gola asciutta e, paradosso, le mani sudate.

Ma quando non si vide arrivare nessuna risposta, quando sentì l’indignazione esploderle dentro, capì di non poter sopportare neanche un istante di più quella situazione. – Adesso basta! Non ne posso più dei tuoi continui silenzi! – urlò, dando così libero sfogo a tutta la sua rabbia. – Perché non me ne hai parlato? Perché mi tieni sempre all’oscuro di tutto?!

 

- Perché queste sono cose che non ti dovrebbero riguardare. – Kouga aveva pronunciato quelle parole con una freddezza unica. Probabilmente perché quella situazione lo aveva in qualche modo preso alla sprovvista.

Però, successe un qualcosa che lo spiazzò ancor di più. La reazione che quelle parole ebbero su Kaoru fu istintiva ed immediata, e Kouga si vide arrivare uno schiaffo in pieno viso. 

Rimase un secondo senza fiato, il gesto gli arrecò stupore. Lei non gli aveva mai tirato uno schiaffo prima d’ora.

Faceva sì male, ma la sofferenza fisica non si poteva certo paragonare a quella interiore.

 

- Come puoi pensare di escludermi dalla tua vita? – Nello sguardo della giovane c’era una luce carica di sdegno. Poi quello stesso sguardo divenne improvvisamente triste.

 

- Kouga non voleva farti preoccupare. Dopotutto quello che sta succedendo… - si lasciò sfuggire Zarba. E poco dopo provò il forte desiderio di non averlo mai detto.

 

Osservò perplessa il Madougu. – Tu lo sai, non è vero? Dimmelo, allora! Dimmi cosa succede! – era come se lo stesse pregando.

 

Zarba sospirò pazientemente. Secondo lui non era giusto nasconderle la verità. Non ora, quando ormai le carte di quella partita erano state scoperte. – Credo che tu abbia il diritto di sapere, e a questo punto mi sembra inutile continuare a mentire. – l’anello non aspettò l’approvazione del suo proprietario. Gli sembrava una cosa insensata, oramai. – Quel Cavaliere simile a Garo, sta creando problemi ovunque. Ha ucciso il padre di Souka, un Cavaliere di Bronzo, e ne ha attaccati molti altri. Inoltre sembra avercela in modo assai particolare con Kouga. A dirla tutta, pare che tutti gli Orrori sembrino avercela con lui, e per una qualche strana ragione, creature chiamate “Chimere Mistiche” non fanno altro che perseguitare sia lui che te. Ciò che è successo alla tua amica, l’altra sera, crediamo che sia collegato a tutta questa faccenda. - Quando Zarba ebbe finito di parlare, con un’espressione smarrita Kaoru guardò Kouga.

 

Non voleva credere che lui lo avesse fatto per davvero, un’altra volta.

Non poteva credere che le avesse ancora mentito.

E poi improvvisamente ogni cosa le quadrò. Ogni istante passato a sfuggire a quegli esseri chiamati chimere, ogni momento passato ad interpretare i continui sbalzi d’umore del ragazzo, quella tristezza che spesso gli appariva negli occhi all’improvviso… Comprese ogni singola cosa. Ma ciò non la fece stare meglio. Al contrario.

- Perché? – disse, mentre avvertì calore agli occhi. – Perché mi hai detto solo bugie? - A quella domanda, Kouga non seppe dare una risposta. Lei lo fissò imperterrita. Faceva fatica a trattenersi. – Asami ha rischiato la vita per questo, lo capisci?! Se tu me ne avessi parlato, io… - “io avrei cercato di stare più attenta” avrebbe voluto dire, ma ormai nel suo cuore c’era così tanta sofferenza che le parole adesso non avrebbero più avuto la stessa importanza.

Ormai nulla di ciò che avrebbe voluto dirgli aveva più un senso. Ora a darle il tormento era un unico pensiero. Uno soltanto: Kouga le aveva mentito.

Questo era ciò che la faceva stare male, che le provocava una sofferenza intensa e silenziosa. E il suo cuore, ormai, di quella sofferenza ne era pregno. – Dimmi perché?!urlò all’improvviso, e nel farlo lo colpì al petto con uno schiaffo. Incassò il colpo, quel tacito ragazzo, e continuò a restare fermo ed immobile. Davanti a quelle domande, era come se lui non sapesse cosa rispondere semplicemente perché sapeva di avere sbagliato.

Ma non era questo che lo paralizzava di più.

Ancora.

Lui aveva sbagliato, sì, ma ancora. Per l’ennesima volta le aveva mentito. Forse non avrebbe dovuto. No. E fu in quell’istante che se ne rese conto. Ma ormai, per rimediare era già tardi.

Kaoru lo guardò un’altra volta. Le lacrime adesso le bagnavano il viso con violenza, tanto da sembrare inarrestabili. Deglutì e tremante si posò una mano in petto. – Io mi fidavo di te. – disse, e quando sentì avvolgersi da un gelido mantello, quando lo sdegno le ricoprì per intero il cuore, gridò con tutta se stessa: - Sei un bugiardo!

 

Quella parola, “bugiardo”, risuonò nell’aria e fece eco a lungo.

Kouga ne fu tramortito. Rimase per un secondo senza fiato, rimase inerme, mentre dentro di se un dolore straziante gli squarciò il petto. Era una sensazione insopportabile, opprimente.

Non seppe fare altro che guardarla, ancora in silenzio, colpevole quasi di ciò che aveva fatto.

Lei scosse il capo e fece un passo indietro. Sembrava voler scappare via da un momento all’altro, ma esitò, come se in realtà desiderasse essere fermata. Tuttavia dal lato opposto non ci fu nessuna reazione.

Distrutta dal dolore, delusa dall’uomo che credeva di amare, corse via a più non posso. Lontano da lì, lontano da quella persona che le aveva soppresso ogni speranza, lontano da colui che aveva rovinato ogni suo sogno.

E mentre correva le lacrime si confondevano nell’aria, e trasportate dal vento volarono via portando con sé nient’altro che dolore.

 

Immobile, Kouga la guardò andare via ma restò impalato e non sbatté ciglio.

Tutto ciò perché era arrabbiato con se stesso, era amareggiato perché il suo modo di fare lo aveva inesorabilmente condotto a commettere uno sbaglio.

L’ennesimo.

Adesso sì, che si sentiva veramente un bugiardo.

Desiderò ardentemente di poter tornare indietro per non ripetere lo stesso errore.

E lo desiderò davvero, come un bambino che crede nelle fiabe e spera un giorno di incontrare il genio della lampada.

Ma, come la vita ci insegna, ci si può pentire tante volte senza però avere la capacità di poter cambiare il proprio passato.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                            

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Chiedo umilmente scusa per il ritardo, purtroppo il lavoro mi tiene molto occupata in questo periodo, e questo capitolo qui in particolare richiedeva una buona attenzione. L’ho infatti corretto più volte, ci tenevo a non rovinarlo e soprattutto a non storpiare i personaggi.

C’è poco da dire, tutte le volte che lo leggo mi assale una punta di tristezza, e in effetti non è che sia poi così raggiante.

I fazzoletti che vi avevo consigliato la volta scorsa vi sono serviti? ^__^

Io ho asciugato le lacrime sulla manica della maglia!

Ma bando alle ciance, passiamo alle risposte!

 

 

 

Per DANYDHALIA: Hai proprio ragione: come vedi Kouga ha imparato ma non nel migliore dei modi. Della serie “sbagliando si impara”, solo che lui l’ha fatto per una seconda volta… Però è Kouga, quindi dovrebbe essere normale! Capita anche a me di allontanarmi dalle cose che amo per paura di sciuparle. L’esempio che hai fatto tu mi colpisce molto perché mi ci rivedo. Ho una bambola a cui tengo in modo particolare, è rimasta con me sulla scrivania per troppo tempo finché un giorno, vedendola lì e un po’ impolverata ho deciso di riporla in una vetrina. Certo, ora è più pulita ed in ordine, però in un certo senso mi manca, e guardandola ho ome l’impressione che io manchi a lei. Magari un giorno quando ne sentirò il bisogno la riporterò qui sulla scrivania, chissà!  

 

Per Sho Ryu Ken: Davvero la parentela che lega Ikuo e Shiro ti ha sorpreso?? Beh, effettivamente è un colpo di scena, ma non sarà mica l’unico! Già, perché quanto prima vedrai Dean Winchester alle prese con un Orrore!!! E al posto di Sam nell’impala ci sarà Kouga!! Ovviamente scherzo, altrimenti sai che risate? Io già immagino la scena!

 

 

 

Per ora è tutto. Vi lascio alle anticipazioni, e buona lettura!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Dopo l’allontanamento di Kaoru, Kouga farà del tutto per trovarla, ma dovrà prima cercare di fare chiarezza con se stesso per riuscire a riconquistare la fiducia della ragazza.

Prossimo episodio: #20 Verità

 

 

  

 

 

 

 

   

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

   
 
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