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Autore: Red Leaves    11/04/2011    3 recensioni
13 personalità di un regno fantastico e apparentemente tranquillo vengono rapite da una creatura sadica e misteriosa e rinchiuse in un labirinto costellato di trappole mortali e spietate il cui scopo è eliminarle nel modo più doloroso possibile una dopo l'altra. Si ritroveranno a dover combattere contro il dolore e l'ansia sempre più crescenti in una corsa contro una forza malvagia che non possono che identificare con la Morte in una spirale di sospetto e suspence...
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le facevano già male le gambe, eppure non camminavano da tanto. Flora non era abituata alla fatica. Amava il lusso, i bei vestiti, le cose comode. Non riusciva a capacitarsi di essere sporca di terra e polvere. E quelle due piccole macchie? Erano di sangue? Non voleva pensarci. Il suo vestito rosa era era strappato alla fine delle gambe e questo le dava davvero fastidio. Era così bello fino a qualche ora prima. Certo, non riusciva a capacitarsi neanche di essere così superficiale ed egoista. Era comunque morta una persona.
Ma nel gruppo in cui era finita non era successo ancora niente. Vait guidava gli altri con arroganza, ma sembrava un buon capo.
George camminava vicino a lei. Senza la sua principessa sembrava smarrito, aveva perso la calma che aveva sempre avuto durante la Riunione. Ora si guardava intorno impaurito da ogni rumore e da ogni ombra che gli passava vicino.
Avrebbe potuto consolarlo, ma era una donna. E non tocca alle donne consolare gli uomini.
Avevano sceso la collina che Sparklade aveva creato e ora stavano raggiungendo un bosco di alberi giganti.


Un altro bosco di alberi giganti.

                                                                                                                                      *

Il Viceré arrancava in testa al suo gruppo. Dietro di lui Glorianna lo controllava come se fosse un pericolo, mentre Mahoney scambiava qualche parola di conforto con Sgradel e Aniva. Oleander era l'ultimo...il furbo, non aveva detto niente quando avevano scelto il capo del gruppo. Ora poteva analizzare la situazione senza che nessuno gli dicesse niente.

“Dove può essere l'uscita?” chiese ad un certo punto Mahoney.
“Xilfis aveva parlato del centro, ma dov'è questo centro?” rispose il Viceré asciugandosi la fronte con la manica sporca d'erba.
Faceva caldo. Come se non fosse abbastanza, l'aria era pesante e umida. Il sole irradiava le loro teste con i suoi raggi tra le foglie delle piante. Non era però qualcosa di piacevole.
Sembravano delle lame pronte a ferirli da un momento all'altro.
Sentiva come se un peso potesse cadergli in testa.
“Viceré, vorrei parlarle.” disse seria la principessa.
“Non lo stiamo già facendo?”
“Capisco il suo disprezzo nei miei confronti, ma adesso dobbiamo collaborare. Se io non dovessi...ecco...farcela, lei sarebbe il mio successore.”
“Lo so.” rispose secco l'altro.
Il Viceré sapeva cosa stava per succedere: lei stava per rovinare tutto. Stava per rovinare l'avversione di lui con dei discorsi di collaborazione, di fiducia e di ringraziamento.
“Ed essendo il mio successore, voglio solo dirle che se toccasse a me di scomparire so che i Boschi Sopraelevati sarebbero governati da qualcuno di cui ci si può fidare...”
Evidentemente o era molto astuta nell'adulazione o era molto stupida a non rendersi conto che il desiderio del Viceré era di diventare capo indiscusso e autoritario della città.
“E se nessuno dei due morisse?” chiese lui.
“Allora il problema...voglio dire, le cerimonie di successione non si porrebbero...”
“E se morissimo tutti e due?” domandò l'altro fermandosi.
Mahoney non si aspettava che lui facesse davvero quella domanda ed esitò.
Fu Glorianna a rispondere velocemente “Bisogna essere positivi nella vita, andiamo avanti!”.
“Già...” pensò il Viceré “Nella vita...”

“Sono stanca, non è che potremmo fermarci?” chiese Aniva.
“Non abbiamo fatto tanta fatica...se è debole tanto vale che si arrenda a Sparklade!” la rimproverò Glorianna.
“Non se la prenda con lei!” intervenne Sgradel, sempre mantenendo un tono di cortesia dettato dalla disciplina degli Sgraal “Aniva non dovrebbe nemmeno essere qui, se il Conte non l'avesse spinta nel Vortice ora sarebbe al sicuro!”
“Allora si chiama sfortuna assistita...” commentò Oleander.
Il gruppo arrivò in una radura sassosa costellata di piccoli arbusti, non sembrava nemmeno di essere nel Labirinto. Al centro della radura svettava un'alta sequoia dal tronco vecchio e con la corteccia che si staccava come pelle di serpente.
“Potremmo fermarci qui per riposare qualche minuto...” suggerì il Viceré, guadagnandosi l'approvazione di Aniva.
“Se insistete...” disse Glorianna.

Non lontano dalla sequoia c'era anche, incastrato nella terra, un gambo di foglia di palma lungo più di una persona. Era incurvato e seccato, restavano comunque le spine tipiche della pianta che facevano assumere al gambo la forma di una sega.

Mahoney osservò il gambo e le parve per un attimo che quello si fosse mosso di colpo piroettando su sé stesso come aveva fatto il masso qualche ora prima.
“Attenti!” urlò.
“Che succede?”
In effetti non era successo niente, Mahoney continuava ad avere la cattiva abitudine di immaginarsi persone con la testa tagliata.
“Ha ancora visioni, principessa?” le chiese Glorianna.
“Io, non so...preferirei andarmene...fa caldo...”
“Oh la prego, ci siamo appena seduti!” protestò Aniva.
“Mahoney, mi sembra che possiamo rilassarci per un attimo...” disse il Viceré.
“Mi ha chiamato col mio nome...non dovrebbe...” disse lei sedendosi.

Quello che vide dopo non se l'era immaginato: la Trappola scattò e gli arbusti attorno a loro presero vita. Uscirono uno dopo l'altro da terra sollevando terriccio che era rimasto incastrato nelle loro radici. In quel nugolo di polvere il Viceré fece appena in tempo a vedere la sega di palma schizzare verso di lui.
Sgradel si buttò su di Aniva per coprirla dalla terra. Oleander estrasse la spada tagliando qualche arbusto che aveva vicino, come se loro fossero i veri nemici.
Quando il Viceré vide la lama della palma, si abbassò e quella gli tranciò solo parte del copricapo che ricadde a terra svolazzando.
La lama di spine, presa da una magica forza occulta, si buttò su di Oleander e cominciò un vero e proprio duello con quella della spada di lui che riuscì a respingerla. Quella volteggiò nell'aria e ripartì all'attacco. La lama gli schizzò a tutta velocità, ferendo Oleander alla spalla e poi continuò dritta fino a sparire nelle piante.
“Dov'è?” chiese Glorianna dopo qualche secondo di silenzio.
Oleander vide che la sua spalla aveva un taglio non indifferente.
Ma la lama non voleva Oleander, rispuntò levitando a mezz'aria, colpendo a velocità inaudita il Viceré sul torace spingendolo verso il tronco della Sequoia.
Il Viceré sapeva cosa stava per succedere, Sparklade gli avrebbe fatto fare la stessa fine del suo assistente. In volo, con tutte le sue forze, spinse il gambo più in alto. I due si scontrarono sulla sequoia.
La Lama lo lasciò stare e salì orizzontalmente il tronco dell'albero.
Il Viceré si guardò attorno, togliendosi le schegge di tronco dagli occhi. Aveva la schiena appoggiata al tronco e le gambe erano distese.
Vide gli altri guardare in alto e sentì che altre schegge gli cadevano sul collo.

Poco dopo non sentì più nulla.

La lama aveva sceso il tronco come una ghigliottina. Lo aveva raggiunto tranciandogli il collo in meno di un secondo.
Quello che gli altri videro fu solo un'ombra gialla scendere verso il Viceré e una convulsione del corpo di questo.
Capirono dopo un minuto che quella cosa che era caduta per terra non era un cappello, ma la testa del Viceré. Era strano vedere un corpo elegantemente vestito e in condizioni perfette con però uno squarcio indescrivibile all'altezza delle spalle, sporco di rosso e di legno vecchio.


Tutti quei bei discorsi sulla collaborazione. Utili solo per passare il tempo.



  
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