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Autore: braver than nana    12/04/2011    2 recensioni
Alzò lo sguardo verso l’albero proprio nel momento in cui questo, colto alla sprovvista da una folata di vento, scosse più forte la massa fragile di fiori che lo rivestivano lasciandone cadere una manciata sulla panchina e su di lui. Sorrise lasciando che le sopracciglia sempre aggrottate si distendessero leggermente.
Solo momenti come quelli riuscivano a rilassarlo quasi completamente. Chiuse gli occhi voltando totalmente il volto verso l’alto lasciando che il cappuccio scivolasse dalla testa, respirando a pieni polmoni l’odore dolce dei fiori di ciliegio. {GrimmIchi}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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You don't have to be extraordinary.

Ichigo odiava i bulli anche se, per sopravvivere nella vecchia scuola, si era ritrovato immischiato in alcune bande che si divertivano a sfottere i meno forti e quindi sapeva come si comportavano. Gli adulti pensano sempre che certi ragazzini si atteggino in quel modo per qualche ragione insita nel loro inconscio, per colpa di una famiglia poco affettuosa e che ogni loro azione sia dettata da un bisogno d’amore. Che enorme cazzata.
Lui che ci era stato dentro sapeva che certi casi umani esistevano sul serio ma che la maggior parte dei bulli che aveva incontrato, non importava se combattevano con lui o contro di lui, erano solo dei maledetti rompipalle e che se facevano qualcosa di cattivo era perché volevano, perché ci godevano.
Sapeva che le persone che si era ritrovato davanti facevano parte di una ben precisa categoria, erano cattivi per scelta. Si vedeva nello sguardo, nell’atteggiamento fin troppo sicuro e aggressivo da felino che protegge il suo territorio. Il ragazzo che aveva parlato era di sicuro il loro piccolo boss e di sicuro era quello che faceva più paura.
I capelli neri come la pece gli circondavano il viso e si appoggiavano sulle spalle, solo un ciuffo ribelle cadeva sulla fronte nascondendo poco l’occhio destro. Era talmente bello da togliere il respiro e si rese conto del colore sconvolgente di quegli occhi solo quando lo sconosciuto fece un altro passo verso di lui quasi ringhiando.

« Ti ho chiesto chi cazzo sei. »
« Non sono cazzi tuoi. »

Sapeva che una risposta del genere avrebbe fatto imbestialire un teppista di quel tipo ma, trascurando il fatto che uno sguardo come quello una volta lo avrebbe steso al primo colpo, quell’atteggiamento in una persona era sempre stato capace di fargli girare le palle in una maniera impensabile. Era molto alto, lo superava di almeno tutta la testa e per poterlo fronteggiare -per provarci almeno- doveva sollevare il mento mettendo in mostra il pomo d’Adamo. La posizione che doveva assumere gli dava tremendamente fastidio, lo faceva sentire senza nessuna protezione, come se stesse stupidamente mostrando la giugulare ad una bestia feroce pronta ad attaccare. La mossa più contro natura e balordamente coraggiosa che potesse fare, circondato da quel branco affamato, eppure davanti a certe persone non aveva nessuna intenzione di scendere a patti con il suo orgoglio altrimenti l’umiliazione della sconfitta, perché sapeva che non avrebbe mai potuto solo sperare in una vittoria, avrebbe bruciato ancora di più.
Attorno a loro c’era un silenzio del tutto innaturale, come se anche gli alberi di ciliegio avessero deciso di mettersi in ascolto aspettando una qualsiasi mossa. Il ragazzo che stava cercando di fronteggiare alzò una mano e quando uno dei suoi scagnozzi, un tipo assurdamente effeminato dai lunghi capelli biondi, si mosse Ichigo capì subito quello che stava per succedergli. Sapeva che non avrebbe dovuto aspettare molto ma si maledisse ricordando che quando era arrivato in quella città si era ripromesso che non sarebbe più tornato a casa pieno di lividi; evidentemente le sue promesse non valevano più di tanto e di sicuro tutto quello avrebbe fatto soffrire le sue sorelline più di quanto potessero sopportare.
Le braccia gli furono bloccate dietro la schiena e cinque ghigni identici comparvero sui visi che ancora lo circondavano. Non sapeva come lavoravano e per un istante ebbe la malsana idea che forse il tipo dai capelli neri non si sarebbe scomodato per colpire un moscerino come lui eppure, quando uno dei mastini si mosse già con un pugno caricato, bastò un cenno della testa per immobilizzarlo.

« Lui è mio. » disse con una voce cavernosa che lasciava intuire tutta la cattiveria che ci avrebbe messo per fargli male.

Lo scagnozzo strinse ancora più forte attorno ai suoi avambracci e quando la mano chiusa a pugno centrò la bocca dello stomaco gli sembrò che tutta l’aria che aveva raccolto nei polmoni fosse improvvisamente scomparsa lasciandolo boccheggiare come un pesce fuor d’acqua. Il dolore era solamente un ricordo sbiadito in confronto alla stupida e incondizionata paura di non poter più respirare e forse, se non avesse avuto il feroce sostegno del ragazzo alle sue spalle sarebbe caduto sulle ginocchia -stupide articolazioni che all’improvviso avevano deciso di abbandonarlo. E anche se aveva deciso dal primo istante che non avrebbe emesso nessun suono per cercare di mantenere un minimo di decoro quando il secondo colpo gli fece scricchiolare la mascella un gemito frustrato gli sfuggì dalle labbra poco prima di sentire il sapore ferroso del suo stesso sangue. Odiava sentire quella dolciastra sensazione vischiosa sulla lingua e quell’odore carminio gli faceva sempre rivoltare lo stomaco.
Sputò con cattiveria ai piedi del suo personale aguzzino una chiazza rosata e aprì gli occhi che non ricordava di aver serrato cercando lo sguardo raggelante dell’altro attraverso la nebbia del dolore fisico. Aveva un’espressione soddisfatta e le palpebre tremavano leggermente dall’adrenalina, le ciglia lunghe e nere si muovevano istericamente contro l’azzurro che gli circondava lo sguardo, dandogli un’aria ancora più ribelle. E anche se quella situazione iniziava a fare davvero male non poté fare a meno di pensare che su qualsiasi altra persona quel trucco sarebbe apparso ridicolo, come un incitamento ad essere preso per il culo, ma a lui donava particolarmente donandogli quel magnetismo che non faceva altro che ampliare l’aura di cattiveria che emanava.

« Perdente. » sussurrò al suo orecchio, arrivando talmente velocemente al suo fianco che Ichigo non riuscì neanche a scorgere i suoi movimenti. Respirava il suo sorriso caldo e cattivo sulla guancia dolorante facendolo tremare più di quanto avessero fatto i suoi pugni.
Quando riprese un po’ di lucidità lui era già qualche passo più indietro e il secondo agglomerato di sangue e saliva mirato a colpirlo non raggiunse neanche quella grosse scarpe sporche di fango.

« Cordardi. » disse a fatica con la poca voce che gli era rimasta in corpo, ancora scosso dal pugno nello stomaco « Cinque contro uno. »
« È così che funziona da queste parti, extranjero. »

Il gruppo rise e lui fu abbandonato alle sue gambe che senza forze lo fecero accasciare contro il tappeto di fiori rosa che li circondavano. Con una mano cercò di tamponare la ferita sul labbro ed abbandonò lo sguardo sul terreno, umiliato. Quel mostro era talmente forte che forse neanche in uno scontro diretto sarebbe riuscito a fargli qualcosa ed era proprio quello che gli bruciava maggiormente. Odiava sentirsi sopraffatto da un cavolo di bullo in quel modo.
Un ultimo violento colpo gli lasciò una stampa di terra sulla maglia -era assurdamente preciso nel colpire proprio dove gli avrebbe fatto più male- e lo fece accartocciare su stesso perdendo ancora una volta la capacità di inalare correttamente l’aria necessaria.
Li odiava. Lo odiava con tutto se stesso in quel momento, mentre si allontanava ridendo ad alta voce, portandosi via una buona dose della sua dignità.

 

Just forgiving 
Those who never heard your cries, 
You shall rise.

Piccole noticine di fine capitolo. Allora, so che non posto un capitolo da secoli per motivi che non sto qua a spiegare ma la storia andrà avanti comunque. Voglio portarla a termine e prometto che lo farò, magari con calma, ma i capitoli arriveranno visto che sono tutti nella mia testa. La canzone che ho messo questa volta la raccompando vivamente, è dei Mattafix e si chiama Living Darfur. Mi sembrava abbastanza azzeccata la frase nonostante la canzone parli di tutt'altro.
Spero comunque che la storia piaccia. Domandina: si è capito adesso chi è il bullo misterioso vero? I capelli gli sono diventati neri perché esserndo questa storia collegata a quelle all'interno della racolta Seiretei General Hospital's Chronicle lì Ichigo si stupisce quando lo vede arrivare con i capelli azzurri quindi non posso fare altro che seguire questa linea. E poi secondo me deve stare da Dio con i capelli scuri *-*

Un bacio a tutte,
Nacchan
.

   
 
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