You
don't have to be extraordinary.
Ichigo
odiava i bulli anche
se, per sopravvivere nella vecchia scuola, si era ritrovato immischiato
in
alcune bande che si divertivano a sfottere i meno forti e quindi sapeva
come si
comportavano. Gli adulti pensano sempre che certi ragazzini si
atteggino in
quel modo per qualche ragione insita nel loro inconscio, per colpa di
una
famiglia poco affettuosa e che ogni loro azione sia dettata da un
bisogno
d’amore. Che enorme cazzata.
Lui che ci era stato dentro
sapeva che certi casi umani esistevano sul serio ma che la maggior
parte dei
bulli che aveva incontrato, non importava se combattevano
con lui o contro di lui, erano solo dei maledetti
rompipalle e che se facevano qualcosa di cattivo era perché
volevano, perché ci
godevano.
Sapeva che le persone che si
era ritrovato davanti facevano parte di una ben precisa categoria,
erano
cattivi per scelta. Si vedeva nello sguardo,
nell’atteggiamento fin troppo
sicuro e aggressivo da felino che protegge il suo territorio. Il
ragazzo che
aveva parlato era di sicuro il loro piccolo boss e di sicuro era quello
che
faceva più paura.
I capelli neri come la pece
gli circondavano il viso e si appoggiavano sulle spalle, solo un ciuffo
ribelle
cadeva sulla fronte nascondendo poco l’occhio destro. Era
talmente bello da
togliere il respiro e si rese conto del colore sconvolgente di quegli
occhi solo
quando lo sconosciuto fece un altro passo verso di lui quasi ringhiando.
« Non sono
cazzi tuoi. »
Attorno a loro c’era un
silenzio del tutto innaturale, come se anche gli alberi di ciliegio
avessero
deciso di mettersi in ascolto aspettando una qualsiasi mossa. Il
ragazzo che
stava cercando di fronteggiare alzò una mano e quando uno
dei suoi scagnozzi,
un tipo assurdamente effeminato dai lunghi capelli biondi, si mosse
Ichigo capì
subito quello che stava per succedergli. Sapeva che non avrebbe dovuto
aspettare molto ma si maledisse ricordando che quando era arrivato in
quella
città si era ripromesso che non sarebbe più
tornato a casa pieno di lividi;
evidentemente le sue promesse non valevano più di tanto e di
sicuro tutto
quello avrebbe fatto soffrire le sue sorelline più di quanto
potessero
sopportare.
Le braccia gli furono bloccate
dietro la schiena e cinque ghigni identici comparvero sui visi che
ancora lo
circondavano. Non sapeva come lavoravano e per un istante ebbe la
malsana idea
che forse il tipo dai capelli neri non si sarebbe scomodato per colpire
un
moscerino come lui eppure, quando uno dei mastini si mosse
già con un pugno
caricato, bastò un cenno della testa per immobilizzarlo.
Lo
scagnozzo strinse ancora
più forte attorno ai suoi avambracci e quando la mano chiusa
a pugno centrò la
bocca dello stomaco gli sembrò che tutta l’aria
che aveva raccolto nei polmoni
fosse improvvisamente scomparsa lasciandolo boccheggiare come un pesce
fuor d’acqua.
Il dolore era solamente un ricordo sbiadito in confronto alla stupida e
incondizionata paura di non poter più respirare e forse, se
non avesse avuto il
feroce sostegno del ragazzo alle sue spalle sarebbe caduto sulle
ginocchia -stupide
articolazioni che all’improvviso avevano deciso di
abbandonarlo. E anche se
aveva deciso dal primo istante che non avrebbe emesso nessun suono per
cercare
di mantenere un minimo di decoro quando il secondo colpo gli fece
scricchiolare
la mascella un gemito frustrato gli sfuggì dalle labbra poco
prima di sentire
il sapore ferroso del suo stesso sangue. Odiava sentire quella
dolciastra
sensazione vischiosa sulla lingua e quell’odore carminio gli
faceva sempre rivoltare
lo stomaco.
Sputò con cattiveria ai piedi
del suo personale aguzzino una chiazza rosata e aprì gli
occhi che non
ricordava di aver serrato cercando lo sguardo raggelante
dell’altro attraverso
la nebbia del dolore fisico. Aveva un’espressione soddisfatta
e le palpebre
tremavano leggermente dall’adrenalina, le ciglia lunghe e
nere si muovevano
istericamente contro l’azzurro che gli circondava lo sguardo,
dandogli un’aria
ancora più ribelle. E anche se quella situazione iniziava a
fare davvero male
non poté fare a meno di pensare che su qualsiasi altra
persona quel trucco
sarebbe apparso ridicolo, come un incitamento ad essere preso per il
culo, ma a
lui donava particolarmente donandogli quel magnetismo che non faceva
altro che
ampliare l’aura di cattiveria che emanava.
Quando riprese un po’ di
lucidità lui era già qualche passo più
indietro e il secondo agglomerato di
sangue e saliva mirato a colpirlo non raggiunse neanche quella grosse
scarpe
sporche di fango.
«
È così che funziona da queste parti, extranjero. »
Un ultimo violento colpo gli
lasciò una stampa di terra sulla maglia -era assurdamente
preciso nel colpire
proprio dove gli avrebbe fatto più male- e lo fece
accartocciare su stesso
perdendo ancora una volta la capacità di inalare
correttamente l’aria
necessaria.
Li odiava. Lo odiava con tutto
se stesso in quel momento, mentre si allontanava ridendo ad alta voce,
portandosi via una buona dose della sua dignità.
Just
forgiving
Those
who never heard your cries,
You shall rise.
Spero comunque che la storia piaccia. Domandina: si è capito
adesso chi è il bullo misterioso vero? I capelli gli sono
diventati neri perché esserndo questa storia collegata a
quelle all'interno della racolta Seiretei General Hospital's Chronicle
lì Ichigo si stupisce quando lo vede arrivare con i capelli
azzurri quindi non posso fare altro che seguire questa linea. E poi
secondo me deve stare da Dio con i capelli scuri *-*
Nacchan.