Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: AmaleenLavellan    13/04/2011    3 recensioni
Un concorso, un filo conduttore.
Un francese che si assume il ruolo di Cupido, un mondo intero che coglierà l'opportunità.
«Bonsoir, gentili ascoltatori, qui è il vostro Francis da Radio “Le Monde”. Prima di lasciarvi cullare da dolci note jazz, devo fare un annuncio importante: dalla settimana prossima, inviateci una dedica, breve o lunga, a una persona a cui tenete, e scrivete anche il nome di una canzone. Ogni giorno, fino a domenica, sorteggeremo una di queste, che verrà letta qui alla nostra radio a fine programma. Che cosa romantica, oui? Mi raccomando, scrivete, scrivete, scrivete! L’amore che dichiariamo ai nostri cari non è mai abbastanza. Potrebbe essere un bel regalo, non è forse vero? Ora vi saluto, sintonizzatevi domani, alla stessa ora, su Radio “Le Monde”! Au revoir~ »
[UsxUk, Angary, GerIta, Spamano, PoLiet, SviLiech]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti! Uff, finalmente arriva questo capitolo! Lo so, ci ho messo un'eternità a aggiornare, ma mancava l'ispirazione ci tenevo che questo capitolo fosse speciale, poichè è stato quello che, insieme a "Hero", ha fatto nascere la fic. E poi insomma, l'Angary è stato il mio primo pairing, e poi volevo che fosse davvero importante, perchè forse è il più importante tra tutti e sette. AH, ma ciancio alle bande e andiamo avanti.
Vi avverto, in questo capitolo c'è UN'OVERDOSE di fluffosità e dolcezza e tenerezza, e dato che sono un'inguaribile romantica (a livelli disgustosi) mentre scrivevo mi sono praticamente messa a piangere. Lo so, sono un caso perso. COMUNQUE diffidate soprattutto dalla lettera, signori miei, perchè è così zuccherosa e diabetica che dopo averla letta non riuscirete a mangiare dolci per una settimana almeno. Ma che ci posso fare, sono fatta così.
ALTRO AVVERTIMENTO: alta dose di OOC. Ma cavolo, sono l'autrice, ho il potere supremo sui personaggi! u.u
Ultima cosa: non odiatemi per come tratto Gil. Lo so, mi sento in colpa da sola, ma è così divertente scrivere certe cose! Povero Gil, ti chiedo perdono. Lo sai che sei sempre il più Awesome e che ti amo.
Buona lettura!
P.S. Ehm... Non siete tutti per la Prungary lì fuori, vero? ç.ç

Sabato
- Buongiorno, amore. -
Elizaveta apre gli occhi, disorientata. La luce che filtra oltre le tende del balcone acceca per un secondo la ragazza, che con una mano si stropiccia gli occhi. Poi il suo sguardo sale sul ragazzo chino su di lei. Il viso allungato è incorniciato da ciocche di capelli scuri, lisci, che le solleticano il viso mentre lui, con le labbra, le sfiora la fronte.
- Rod? - chiede lei, con voce impastata - che ore sono? - 
- Un po' tardi forse, sono le 11, ma eri così bella mentre dormivi... - le sorride.
- Vorresti dire che quando sono sveglia non sono bella? - Elizaveta si mette a ridere con grazia, mentre si tira a sedere. 
- Quando sei sveglia sei a dir poco meravigliosa - afferma lui, accarezzandole la guancia con affetto. Poi si aggiusta gli occhiali e si alza dal letto, volgendosi verso il comodino - Ti ho portato la colazione. - Il ragazzo prende con attenzione un vassoio, sopra al quale sono poggiati in ordine una tazza di latte fumante, miele e persino una fetta di torta. Mentre lui le poggia in grembo tutto ciò, Elizaveta sgrana gli occhi.
- Tutto questo? Ma tesoro, non dovevi disturbarti.. grazie! - esclama con un sorriso.
- Di solito sei sempre tu a viziarmi - commenta, mentre lei con una forchetta si avvicina alla bocca un pezzetto di torta - Buon anniversario, amore. - Roderich si china nuovamente su di lei, baciandole le labbra leggermente sporche di dolce. 
- Buon anniversario anche a te - Elizaveta sorride con l'anima. Poi afferra con grazia il latte e, mentre ne assaggia un sorso, il suo sguardo si fa pensieroso. - I miei commenti su quanto siano stati meravigliosi questi ultimi cinque anni con te e quanto lo saranno gli altri che vivremo insieme, li vuoi sentire adesso o attendo un momento speciale? - domanda scherzosamente, allontanando la tazza dalle labbra.
- Ti chiederei di aspettare stasera a cena, ma non credo di riuscire a resistere fino ad allora. - 
Roderich si siede accanto a lei, sulle lenzuola, accarezzandole i capelli con una mano candida. Elizaveta chiude gli occhi a quel contatto, piegando la testa in modo da offrire la guancia alle sue dita da pianista, come un gatto che, facendo le fusa, brama carezze. 
- Roderich, sei la luce più splendente di tutta la mia vita. Tu mi.. hai regalato i sorrisi più puri e sinceri, mi hai regalato... la felicità. Da quando sono con te sono così felice, così leggera, così amata come non lo sono mai stata. Da quando ci sei tu... per la prima volta.. mi sono sentita una... donna. Piena, completa. Tutto questo te lo dico ogni anno, tutte queste cose le sai, ma non posso fare a meno di ripeterle perchè quasi io stessa non riesco a crederci. Tutto quello che mi hai dato in questi cinque anni... sono sicura che, se sarò con te, è tutto ciò che avrò in quelli che verranno. E saranno sempre più belli, ne sono certa. Rod, io ti amo. - Elizaveta sposta il vassoio che ha in grembo sul comodino, senza distogliere lo sguardo da Rod, che, può notare, ha gli occhi leggermente lucidi. 
Le avvolge la schiena con le braccia, stringendola in un abbraccio delicato. 
- E tu, Rod, non hai nulla da dirmi? - domanda lei, a un tratto, affondando il viso nell'incavo della spalla di lui. 
- Al momento, no. -
- Come no?! - Elizaveta si allontana di scatto, lo sguardo arrabbiato. Incrocia le braccia al petto, con aria vagamente.. cattiva. Eccola qui, la Elizaveta dell'adolescenza: ribelle, testarda, pronta a menare le mani appena necessario. Ed è proprio per quel "menare le mani" che Roderich sente il bisogno impellente di spiegare la situazione.
- Calmati, lasciami finire! Dicevo, al momento no, perchè dovrai aspettare stasera. - 
Gli occhi di Elizaveta si illuminano, mentre unisce le mani - Una sorpresa? -
- Mm, indovinato. Una sorpresa. - Roderich sorride alla vista dell'ungherese tanto entusiasta. Sembra una bambina, pensa, la mia bambina.
- E cos'è? - 
- Eh no! Questo non lo puoi sapere. - L'austriaco ride, accarezzandole i capelli. Tutt'un tratto l'espressione della ragazza muta totalmente, passando da eccitata a malinconica, triste.
- ...Come, no? -  domanda flebilmente. Con le dita comincia a torturare i laccetti della camicia da notte, lo sguardo basso.
- Ho detto di no. - Roderich riflette sulla capacità incredibile delle donne di cambiare umore in meno di un istante. Gira lo sguardo dall'altra parte, per non cedere alla tentazione di dirle tutto. Non sa che, in realtà, la ragazza che gli sta di fronte internamente sta ghignando vittoriosa, perchè è cosciente che l'altro non le resisterà ancora a lungo. Elizaveta si avvicina a lui lentamente, accoccolandosi contro il suo petto, cominciando a strofinare il viso contro il suo collo. Come un gatto, ancora.
Roderich deglutisce a fatica, con la gola improvvisamente arida. - Rod...Ti prego.. - continua lei la sua supplica.
- Io.. ecco..-
- SALVE A TUTTI GENTE! Il magnifico me è arrivato! - 
La voce giunge potente dall'ingresso dell'appartamento. Elizaveta si alza di scatto, maledicendo il migliore amico, che ha la meravigliosa abilità di giungere sempre nei momenti meno opportuni. Roderich al contrario è visibilmente sollevato, e tirando un sospiro si alza dal letto, andando verso la porta. - Proprio al momento giusto, Gilbert! - esclama, dirigendosi al piano di sotto, richiudendosi la porta alle spalle. Già, proprio al momento giusto, pensa Elizaveta con stizza, mentre va a chiudere a chiave la porta, per poi cominciare a vestirsi. Non che abbia problemi a farsi vedere da Gilbert senza vestiti -erano andati anche a letto insieme qualche volta, per divertimento, prima che lei conoscesse l'austriaco- ma se il tedesco entrasse, nulla fermerebbe Roderich dall'ucciderlo. Ora i due sono -più o meno- in buoni rapporti, ma Elizaveta non può non notare che la gelosia impedisce loro di avere una sana amicizia. La ragazza lo sa: per Gilbert, Roderich è il ladro che gli ha rubato la compagna di bevute e cazzate, per Roderich invece, Gilbert è l'idiota che "sta un po' troppo appiccicato" alla sua ragazza. L'ungherese sospira, infilandosi la maglietta e andando a salutare l'amico, al piano di sotto. 

- Liz, finalmente! - afferma il tedesco alzandosi di scatto dal divano ed abbracciandola. Lei lo stringe, guardando da sopra la sua spalla l'espressione del fidanzato, stranamente tranquilla nonostante quel contatto. 
- Gil! Come mai qui? - esclama, sciogliendo l'abbraccio - vuoi un caffè? -
- No grazie dolcezza, io e te dobbiamo darci una mossa! - ribatte lui, prendendola per mano - andiamo! -
- Ma che-
- Avanti! Ci aspetta un lungo viaggio! - 
- Che?! - 
- Tesoro, vai con lui, è parte della sorpresa. - afferma pacatamente il moro, che guarda divertito Elizaveta, che ha appena mollato uno schiaffo a Gilbert perchè le stava stritolando una mano e cercava di trascinarla via senza spiegarle nulla. 
- ...Davvero? - Elizaveta lo guarda confusa.
- Hai sentito il damerino? Sbrigati e vieni! - 
- Ho detto di mollarmi, Gil! - esclama lei - Fammi almeno salutare Rod! - 
- Ah, va bene! - sbuffa il tedesco, incrociando le braccia. Certe volte questo ragazzo è davvero un bambino, pensa lei, non senza una punta di affetto, mentre va a baciare sulle labbra Roderich. - Com'è che hai messo di sbraitare dalla gelosia? - gli sussurra in un orecchio, curiosa. Il ragazzo le sorride.
- Diciamo che ho i miei buoni motivi. - 
- LIZ! - grida Gilbert, che nel frattempo è uscito dalla casa e la sta aspettando appoggiato alla portiera della sua macchina. 
- Vai, su, ti sta aspettando - 
- Uff, non ci sto capendo niente. Ma se è per la sorpresa... Ciao, amore. -  dice lei, dandogli un altro bacio a fior di labbra e correndo fuori dalla porta. Roderich sorride, prima di tornare di sopra. Sta procedendo tutto secondo i piani. 

Presto la macchina entra in autostrada. Dopo qualche pressione Gilbert le ha svelato che si stanno dirigendo verso la villa di Roderich, poco fuori da Vienna. Quella, infatti, era stata la casa della sua infanzia; ma ora che abita a Berlino la utilizza solo come casa delle vacanze, e lui e la ragazza vi passano le estati.
- Senti, Gil... Cosa state architettando, voi due? - chiede dopo un po', con finta noncuranza, osservando il paesaggio che sfreccia dall'altra parte del finestrino. Gilbert, a quella domanda, sfodera il suo sorriso strafottente.
- Questo è un segreto, e dalle mie splendide labbra non uscirà una singola parola! - 
Elizaveta si morde le labbra. Sta letteralmente morendo dalla curiosità. Tutt'un tratto il suo sguardo acquista una nuova luce, quella di un'idea che le è appena piombata in mente. 
- Ah, ok! - afferma tranquilla, concentrando la sua attenzione sullo specchietto retrovisore. Apparentemente.
- è inutile che sospiri Liz, non te lo direi neanche se mi implorassi! - esclama lui, ridendo con spacconeria. Si aspetta che la ragazza si getti (metaforicamente) ai suoi peidi. Già la immagina, in adorazione, guardarlo con occhi lucidi per chiedere più informazioni. E Gilbert dopo qualche resistenza strategica le avrebbe rivelato qualche indizio, e lei lo avrebbe adorato ancora di più, e tutto il mondo si sarebbe perso e beato nella sua magnificen-
- Non ti preoccupare, Gil! Capisco che tu debba mantenere il segreto... pazienza! Aspetterò di sentirlo dire dalle labbra di Rod! - 
Gilbert rimane a bocca aperta. Cosa? Non sarebbe dovuta andare così! 
- Meglio così, ahah! - ride nervosamente lui, passandosi una mano tra i capelli.
- Già - sorride Elizaveta - ma ora fai un attimo silenzio, che devo scrivere un messaggio. - L'ungherese fa per prendere il cellulare dalla tasca, ma osservandolo con la coda dell'occhio, sa di aver toccato il tasto giusto. Gilbert stringe il volante tanto forte da farsi sbiancare le nocche, per l'irritazione e per il bisogno di raccontare tutto.
- Beh, allora NON ti dirò che ha intenzione di passare una serata sotto le stelle con te! - grida sull'orlo di una crisi di nervi. Quando si gira verso Elizaveta, la ragazza sorride. Sorride tanto malignamente da fare paura. 
Un lampo di comprensione attraversa gli occhi di Gilbert.
- Tu.. - balbetta.
Il sorriso di lei si allarga doppiamente - Liz 1, Gil 0! - afferma con un ghigno. 
Gilbert si passa una mano sul viso, mentre con l'altra continua a guidare. Questa è la volta buona che l'austriaco mi uccide. Sul serio. 
- Dai Gil... non è poi così grave. - Elizaveta gli posa una mano sulla spalla, dolcemente; il senso di colpa comincia a pizzicare in petto. Insomma, Rod voleva farle una sorpresa e lei aveva ingannato il povero tedesco che aveva come unica (beh, forse non proprio unica) colpa quella di avere un disperato bisogno di attenzione. - farò finta di non saperlo, va bene? - 
Gilbert, senza distogliere gli occhi dalla strada, li spalanca con gratitudine,rilassandosi sul sedile. Poi immediatamente il suo sguardo torna a essere beffardo come sempre.
- Non che il grande me avesse paura di una ritorsione! Ahaha! Paura! - 
Elizaveta sorride. Eccolo, il suo solito Gil, a negare l'evidenza fino all'inverosimile.
Mentre la macchina sfreccia lungo l'autostrada e il suo migliore amico riprende a ciarlare di qualche sua improbabile impresa, Elizaveta si perde tra i ricordi del suo primo incontro con Rod.

Lei e Gilbert, come spesso succedeva, erano andati a fare un giro per i bar della città. Quella notte in particolare, dopo essere stato respinto da una ragazza piuttosto strana (era in tutto e per tutto identica a una bambola di porcellana), Gil aveva deciso di annegare i dispiaceri nell'alcool, bevendo il triplo del solito. Lei aveva cercato di star dietro al suo numero di bicchieri, ma era stato inutile; si era trovata ubriaca prima ancora di rendersene conto. Quando a un certo punto Gilbert si era alzato dal bancone esclamando qualcosa di inappropriato su quelle che sarebbero state le sue attività notturne ed era volato via, l'ungherese dopo un attimo di confusione aveva tentato di seguirlo, per evitare che si cacciasse in qualche guaio più grande di lui. Gilbert però si era volatilizzato, e così si era messa a vagare per le strade buie e silenziose della città, senza neanche rendersi conto di dove stesse andando. Non era per nulla spaventata, dopotutto sapeva difendersi molto meglio di molti uomini, ma a un certo punto i tacchi avevano cominciato a farle così male che si era dovuta sedere sul marciapiede, lanciando le scarpe (oltre a qualche maledizione) dietro di sè. Si era stretta la testa tra le mani, poichè da quando si era fermata aveva cominciato a sentire fitte acute alle tempie. E in quell'istante era comparso lui.

Elizaveta sorride, poggiando la testa contro il finestrino.

- Signorina, è tutto a posto?- le aveva chiesto, chinandosi su di lei. 
Il primo pensiero di Elizaveta era stato che quell'uomo era davvero molto stupido.
- Sono seduta su un marciapiede - aveva mugugnato, con la voce impastata dall'alcool. Poi aveva alzato una gamba, a mostrare il piede coperto solo dai collant - Senza scarpe - poi si era guardata intorno - e non so dove sono. Ti sembra che stia-
Oh. Il secondo pensiero di Elizaveta, era stato che quell'uomo era bello. Schifosamente bello. 
Le parole le erano morte in gola, mentre alzava lo sguardo su di lui. Aveva sbattuto le palpebre varie volte, ma quando stava per aprire bocca la testa aveva cominciato a pulsarle dolorosamente, di nuovo. Con un gesto e una smorfia aveva ripreso a stringersela tra le dita. L'uomo aveva emesso un sospiro e aveva cercato di spostarle le mani dal viso. 
- Venga, l'aiuto, ma deve spostare le mani dal viso e cercare di appoggiarsi a-
- NO! - 
Il grido dell'ungherese era stato così improvviso che l'uomo aveva sussultato. 
- Devo tenere la mia testa insieme! Se tolgo le mani esploderà! - aveva farfugliato. Lui era rimasto per un attimo in silenzio, attonito; poi aveva emesso una risata leggera, cristallina. Da angelo. 
Elizaveta ora era arrabbiata. Non solo quell'uomo era stupido, ma anche maleducato e-
Oh. Aveva un profumo davvero buono. 
Aveva inspirato a fondo la sua giacca, che lui le aveva appena poggiato sulle spalle, mentre l'aiutava ad alzarsi.
- Non ti preoccupare -  aveva detto lui, abbandonando il tono formale - poggia la testa sulla mia spalla, così. Dovrebbe smettere di farti male, è fredda. - e aveva ragione. La sua spalla era davvero fredda. L'uomo le aveva poggiato una mano sulla fronte, e Elizaveta aveva sussultato, tanto questa era gelida. Però faceva bene al mal di testa, e tanto bastava. 
Elizaveta ora si sentiva davvero stupida. Era ubriaca, sì, ma non così tanto da abbandonarsi completamente a uno sconosciuto. Però quell'uomo aveva una spalla così fredda e una giacca così calda e un profumo così buono e una risata così bella... Sì, era decisamente lei la stupida.
L'uomo - che aveva detto di chiamarsi Roderich, Roderich qualcosa - l'aveva portata a casa sua e l'aveva fatta sdraiare sul divano con un impacco di ghiaccio sulla testa, mentre lui cercava nella sua borsetta la carta d'identità. Scoperto il suo indirizzo, Roderich l'aveva guidata fin casa; a quel punto i ricordi diventavano confusi e annebbiati. Elizaveta ricordava solo che, quando lui aveva fatto per andarsene, lei, stesa sul letto, gli aveva afferrato la camicia e aveva detto "Resta con me". E lui era restato, seduto accanto a lei.
Il mattino dopo l'ungherese si era svegliata, con un mal di testa atroce e l'estrema convinzione di essersi sognata tutto. Poi sul comodino aveva trovato un numero di telefono, sopra il quale campeggiava la scritta "Se hai bisogno di qualcosa, chiamami. Roderich Eldestein." Il suo profumo aleggiava nell'aria. 
Quando Gilbert era arrivato a casa, verso mezzogiorno, si era scusato in tutte le lingue di sua conoscenza per averla lasciata da sola. Aveva una paura tremenda della vendetta che pensava avrebbe messo in atto l'amica, ma quando lei lo aveva accolto sulla porta di casa, abbracciandolo e baciandolo sulla guancia, il tedesco aveva capito che si era messo in un casino ben peggiore di quello che immaginava.
- Gil - aveva detto la ragazza, mentre preparava il pranzo - Ti devo raccontare - 
Il terzo pensiero di Elizaveta era stato che, da quella sera, era immensamente, perdutamente innamorata.

Che incontro surreale, pensa Elizaveta, eppure non ringrazierò mai abbastanza Dio per avermi fatto finire in quel vicolo, in quell'istante. Che cosa incredibile che un'unione così forte sia stata dettata dal caso. 
- O forse non è affatto stato un caso... - mormora la ragazza con le labbra socchiuse, lo sguardo distante.
- è proprio quello che sto dicendo, Liz! Non è affatto stato un caso che abbia battuto quell'energumeno! Dopotutto chi sopravvivrebbe a questi pugni divini? Ahahah! - Gilbert ride così forte che Elizaveta crede che le abbia appena distrutto almeno un timpano.
- Eh? Ah, sì! Certo! - esclama di rimando, con una risata forzata, uscendo dal suo stato di semi trance e grattandosi la nuca. Fortunatamente il suo migliore amico era così preso da sè, durante il suo monologo, da non essersi reso conto che lei non ha ascoltato neanche una parola.
 
La macchina parcheggia oltre la grande cancellata della villa. Elizaveta si stiracchia, appoggiando i piedi sui ciottoli bianchi della strada: sei ore di viaggio non sono tanto facili da sostenere, soprattutto quando si è rapiti dal proprio migliore amico sotto ordine del proprio ragazzo. Se poi quel "migliore amico” è Gilbert, un viaggio tanto lungo equivale a un suicidio. Fortunatamente l’ungherese è abituata ai monologhi del tedesco, ed è riuscita a resistere alla tentazione di chiudere le palpebre e abbandonarsi al sonno.
Con passi rapidi si avvia in casa, lasciandosi Gilbert alle spalle: ha decisamente bisogno di una doccia, e di certo non saranno i piani di Roderich a impedirglielo.
Spalanca la porta, fiondandosi in casa. Sta per avviarsi sulle scale, quando una voce la blocca.
- Buongiorno, Eliza – le sorride la cugina, Lili, comparendo da oltre il divano del salone.
- Lili! – esclama la ragazza, correndo ad abbracciarla – che ci fai qui? –
- Questo è un segreto – risponde candidamente la più piccola, prendendola per mano – Ti devo dare una sistemata. Ora vai a farti una doccia – “Grazie al cielo” pensa Eliza – e poi lascia fare a noi. –
- Noi? – domanda l’altra, completamente dimentica della presenza dell’amico, che in quel momento sta entrando.
- SALVE! Ecco a voi il grande Gi-
- Gilbert – lo anticipa la bionda, con uno sguardo cattivo mal dipinto sui lineamenti dolci del viso, che più che paura suscita tenerezza – Prova a seguirci in bagno e ti pentirai amaramente di averlo fatto. –
Gilbert, intenerito dalla ragazza, si apre in un sorriso tenero, per poi fare il saluto militare.
- Ai suoi ordini signora! – esclama, andando di seguito a sedersi sul divano. Le due ragazze si mettono a ridere, salendo al piano di sopra.
 
Qualche ora dopo, Elizaveta esce dal bagno, i capelli sciolti in un’acconciatura semplice ma d’effetto, realizzata da Lili. Ride mentre, accompagnata dalla cugina, scompare oltre la porta della camera da letto, dopo aver prontamente cacciato Gilbert che voleva “semplicemente aiutarla con il vestito”. È ignara, la ragazza, della figura che con un sorriso la osserva dalla porta socchiusa di un’altra stanza.
 
Ormai è sera, constata l’ungherese guardando fuori dalla finestra della sala da ballo. È sola e si sta annoiando, parecchio. Verso il tramonto Vash è arrivato a prendere Lili per portarla a casa, e Gilbert è andato via da pochi minuti dopo averle acceso la radio e intimato di “non osare muoversi per nessuna ragione al mondo”. Liz ha capito che in qualche modo tutto ciò è legato alla sorpresa progettata dal fidanzato, e per questo ha deciso di ubbidire diligentemente all’ordine.
La radio manda le note dell’ennesima canzone, mentre lei si aggiusta le pieghe del vestito da sera verde bosco, naturalmente dono di Roderich.
Anche questa melodia finisce, ed il presentatore ricomincia il programma con qualche parola sull’amore.
Elizaveta quasi rompe la collana di perle con cui aveva cominciato a giocare, per lo stupore.
Perché colui che parla alla radio è Francis, e se lei è da sola, con la radio di Francis accesa, ed è il giorno del suo anniversario di fidanzamento, può voler dire solo una cosa.
Si porta le mani alle labbra quasi inconsciamente, cercando di impedire alle lacrime di scendere già prima che il francese cominci a leggere.
 
- Cara Elizaveta, eccomi qui, per la prima volta a scrivere qualcosa che non sia una melodia. È strano quanto sia incredibilmente più difficile mettere insieme parole per esprimere un sentimento, piuttosto che cercare diversi suoni che insieme diano una melodia. Ma non mi dilungherò in questo, tesoro, perché è di altro che voglio parlare. Di noi.
È strano come il caso ci abbia uniti, non è vero? Sono certo che l’hai pensato anche tu. Milioni di uomini passano la vita a cercare la persona… non quella giusta, la persona giusta non esiste. Semplicemente… a cercare quella persona. Eppure loro non la trovano. Invece noi due, che non sentivamo il bisogno di trovare quella persona, siamo stati benedetti: ci siamo trovati. Forse quel Dio che c’è lassù voleva dimostrarci la nostra ingenuità, nel credere di potercela fare da soli; resta il fatto che siamo qui, insieme. E io, che non credo nel destino, non so più chi o cosa ringraziare per avermi fatto incontrare te. Tu così dolce, tu così forte, tu così meravigliosa. Sei solo tu, amore mio; l’unica donna che mi abbia cambiato senza chiedermi di farlo, l’unica che mi abbia fatto scoprire quanto la vita riesca a essere più bella, se solo la condividi con qualcuno.
Non userò per noi parole come “per sempre”, perché nulla esiste in eterno; ma se sei qui con me ora, e lo sarai ancora questa notte, e domani, e nei giorni che verranno, potrò dire di essere felice. E non mi importa quanto durerà, anche solo un istante in più è tanto perfetto da essere abbastanza.
Per questo ti lascio una domanda, per questo gioco l’ultima carta, sperando solo che tu dica di sì. Roderich –
 
Elizaveta sta piangendo ora, lasciando libere di scorrere quelle lacrime che troppo ha trattenuto. Si lascia cadere su una sedia lì accanto, mentre alla radio Francis pronuncia quell’ultima frase. Ed è proprio in quell’istante, che sotto le luci limpide del lampadario compare Roderich, splendido e stupefacente nel suo smoking bianco.
- Rod… -  Elizaveta non può far altro che restare a bocca aperta.
- Elizaveta – la saluta lui con un sorriso, mentre lei si alza di scatto.
- Rod, io… -
 
­­~You're in my arms
And all the world is calm
The music playing on for only two

 
- Aspetta – prima che possa finire di parlare, Roderich la blocca – lasciami finire di parlare, ti prego. È probabilmente la cosa più importante che mai mi troverò a dire.
Quando Elizaveta annuisce, lui continua il suo discorso.
 
~So close together
And when I'm with you
So close to feeling alive.

 
- Elizaveta, sono sincero quando dico che tu sei la sola, la sola che voglio. La sola accanto a cui voglio addormentarmi la sera e svegliarmi la mattina, l’unica a cui voglio dire “buongiorno” appena apro gli occhi, e a malapena mi ricordo dove mi trovo. L’unica che voglio veda la mia espressione agitata quando ho paura di essere in ritardo per il lavoro, e quella stanca di quando torno a casa. L’unica con cui voglio risolvere problemi finanziari e organizzativi; l’unica che voglio mi sgridi quando avrò settant’anni e non avrò nemmeno più la voglia di alzarmi dal divano.
Voglio osservare i tuoi capelli diventare bianchi, la tua pelle acquistare rughe, per poi trovare quella stessa luce nei tuoi occhi, quella di questa sera, quando saremo due vecchi raggrinziti e io sarò così rimbambito da ricordarmi solo quanto tu sia bella. E infine voglio spegnermi con te, tenendo la tua mano e ripetendoti per un’ultima voglia “grazie per questa vita meravigliosa”.-
 
~All that I want is to hold you
So close…
 
- Ma per fare ciò, amore mio, devi dire solo di sì. –
 
~So close to reaching that famous happy ending
Almost believing this one's not pretend
 
Senza smettere di guardare l’amata negli occhi, Roderich si inginocchia davanti a lei,tirando fuori dalla tasca una scatolina di velluto rosso ed aprendola, tendendole le mani.
- Elizaveta, vuoi sposarmi? –
 
~And now you're beside me and look how far we've come
So far, we are, so close.

 
Elizaveta quasi sviene dalla gioia. Vorrebbe parlare, ma dalle labbra socchiuse non esce alcun suono. E allora semplicemente si inginocchia, trovando l’equilibrio nello sguardo di Roderich, poiché le gambe non la tengono più. Con trasporto gli prende le mani, per poi sussurrare “sì”.
Con delicatezza lui le prende la mano sinistra, infilandole l’anello di brillanti sull’anulare.
Elizaveta gli butta le braccia al collo, riprendendo a singhiozzare.
- Rod, io… io… - Vorrebbe esprimergli tutto ciò che prova, tutte le emozioni che stanno riempiendo il suo cuore fino a fare quasi male, ed è un dolore dolce, delicato, che riscalda. Semplicemente però non ci riesce, non può; ci sono cose che neanche le parole possono descrivere.
- Lo so, piccola, lo so.- E infatti lo sa, Roderich, lo sa bene; poiché stanno provando gli stessi sentimenti, insieme come lo sono stati da quella notte di cinque anni prima.
- Ti amo così tanto che al solo pensiero mi scoppia il cuore! – esclama lei alla fine, allontanandosi ed asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Anche Roderich ha gli occhi lucidi.
- E allora balla con me, amore mio. –
 
Rod e Liz ora stanno ballando, stretti l’uno all’altra. Le lacrime si sono fermate, per far posto a sorrisi commossi, ma pacati. Mentre la melodia, ora priva di parole, continua, Elizaveta sospira.
- Non so se vivrò mai un giorno più bello di questo. –
Rod blocca la loro danza, spostandole il viso per poterla guardare negli occhi.
- Allora impegniamoci per costruire tanti altri ricordi, belli quanto questo. Insieme. –
Elizaveta sorride, appoggiando di nuovo la testa contro il suo petto.
- Sì. –
 
~How could I face the faceless days
If I should lose you now?
We're so close
To reaching that famous happy ending
Almost believing this one's not pretend
Let's go on dreaming for we know we are...

So close
So close
And still so far…

 
 
 
***
 
L’austriaco e l’ungherese sono seduti a tavola, e stanno lentamente mangiando la loro colazione. Elizaveta continua a guardare l’anello di fidanzamento, a sfiorarlo con le dita e con le labbra, quasi non credesse agli avvenimenti della notte prima. Un sorriso enorme illumina i loro visi dal momento in cui sono svegliati, e nulla potrebbe rompere tale pace.
Tutt’un tratto Liz alza la testa, cominciando a guardare con curiosità il fidanzato; e resta lì, a fissarlo.
- …Liz? Ho qualcosa sulla faccia? – chiede l’altro, preoccupato.
- No, pensavo… ieri, quando eravamo in macchina, Gil mi ha detto che avremmo passato la serata sotto le stelle, e invece… -
- Ah! – il viso di Roderich si illumina di comprensione – Naturalmente sapevo che avrebbe finito per dirti tutto, e per questo ho optato per dirgli una piccola bugia. –
Elizaveta sgrana gli occhi, per poi scoppiare a ridere insieme all’altro.
- Programmato tutto nei minimi dettagli, eh? –
- Lo sai che sono un perfezionista. –
Elizaveta annuisce convinta, e tra i due cala un silenzio pensieroso. Questa volta è Roderich a romperlo, con tono leggermente preoccupato.
- Forse questo è meglio non dirglielo. –
- Già. Decisamente. –
 
 
**Angolo Personalidiotissimo di Moon**
Eccomi di nuovo bellaggente! Allora, vi è piaciuto? Personalmente ne sono abbastanza fiera. Se poi a voi ha fatto schifo... non vi ha fatto schifo, vero? TT^TT
Perdonatemi per l'ultima parte, avrei voluto far finire il capitolo a "quella sera", ma insomma, la scena mattutina mi piaceva troppo! Povero Gil, spero che tu mi perdoni.
Prima che dimentichi, diciamo grazie a ladyshinigami che mi ha betato lo scorso capitolo, e che sopporta le minchiate quotidiane che dico, e che NONOSTANTE SIA PRUNGARISTA leggerá questo capitolo u.u Grazie, querida <3 Te lo dedicherei, sai, ma è Angary e quindi facciamo che la fic/il capitolo che ti dedicheró sará Prungary. Perché arriverá anche quello, lo so xD
Non mi sembra di avere altro da dire. Preparatevi al prossimo capitolo, sarà l'ultimo! Spiegherò (si, lo faccio alla fine... che schifo di autrice che sono) tutti i rapporti che ci sono tra i personaggi, che si troveranno tutti insieme appassionatamente! E hanno in mente qualcosa... Cosa sarà? Leggete per scoprirlo xD
Grazie a tutti coloro che recensiscono (soprattutto a voi u.u), mettono nei preferiti/seguiti o semplicemente leggono. Siete favolosi. 
Alla prossima, arrivederci a tutti! :D
_Moon
   
 
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