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Autore: storyteller lover    14/04/2011    1 recensioni
"Ricordami, quando me ne sarò andata via,
via, lontano nella silente terra,
quando non potrai più tenermi per mano…
soltanto ricordami…
Tuttavia, se dovessi dimenticarmi a volte
e poi ricordami, non addolorarti:
perché se l’oscurità e la corruzione lasciassero
un segno dei pensieri che ebbi un tempo,
sarebbe meglio per te dimenticare e sorridere
che ricordare ed essere triste."

(Traduzione libera da Christina Rossetti, Remember, 1860)
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Cap.7: Organizzazzioni segrete e altre piccole scaramucce

Per i primi mesi che seguirono l’inizio delle lezioni, un cielo grigio e plumbeo accompagnò la vita quotidiana dei ragazzi tra le mura del castello. 
Era un tempo lugubre e opprimente che ben si intonava con la piega ripida e scoscesa che i recenti avvenimenti avevano preso. 
Il Ministero della Magia aveva infatti reso chiari ed evidenti i suoi fini: insinuarsi profondamente e controllare tutto ciò che riguardava l’organizzazione, la struttura e l’insegnamento alla scuola di Hogwarts.
Per fare questo, la Umbridge era stata nominata Inquisitore Supremo, carica che le conferiva l’autorità di giudicare l’attività degli insegnanti e la loro permanenza come docenti nella scuola.
Non solo gli studenti, quindi, ma anche gli insegnanti dovevano tenere in seria considerazione la loro condotta. 
C’era chi, come la McGranitt, non temeva ritorsioni, mentre altri, come la Cooman, avevano presto testato sulla propria pelle gli effetti del nuovo potere di cui la Umbridge era stata investita.  
Ben presto, poi,  Harry scoprì di non essere l’unico studente ad essere stato sottoposto alle punizioni della nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. 
Come per gli altri, il taglio sul dorso della mano di Harry* si era fatto via, via sempre più nitido. Ogni seduta, come la Umbridge non aveva mancato di sottolineare, era necessaria affinché il messaggio restasse meglio impresso sulla pelle e così anche nell’animo degli sventurati studenti. Proprio per questo, Harry non riuscì a tenere nascosto ai suoi amici quale fosse il vero motivo per cui le punizioni della Umbridge erano così temute dagli studenti. Hermione insistette parecchio perché andasse a riferirlo alla McGranitt, ma di questo Harry non voleva proprio saperne. 
Quando poi gli propose di rivolgersi a Silente, l’ostinazione del ragazzo si rafforzò ulteriormente. 
Non voleva chiedere aiuto a nessuno, altrimenti la Umbridge sarebbe riuscita nel suo intento: metterlo in ginocchio. Ma c’era dell’altro, qualcosa che non aveva confidato a nessuno. 
Fin dall’inizio delle lezioni, il rapporto tra Harry e il professor Silente era diventato quanto mai ambiguo. Il ragazzo, infatti, si sentiva volutamente ignorato dal preside.
La particolare attenzione, predilezione si potrebbe dire, che Silente aveva dimostrato fino a prima dell’estate scorsa nei confronti di Harry, era totalmente scomparsa per lasciare posto a un’indifferenza mai vista prima.
Di rado il ragazzo si sentiva rivolgere la parola dall’anziano professore né ricordava l’ultima volta che Silente l’aveva guardato dritto in volto. 
Stava lì, con lo sguardo fisso nel vuoto, ascoltando, annuendo, e di rado parlando.
Quell’innaturale ma profonda freddezza inquietava Harry e lo innervosiva.
Senza l’appoggio e la vicinanza di Silente, il bambino che è sopravvissuto si vedeva ancora una volta solo contro Voldermort, e contro tutti coloro che lo ritenevano un bugiardo. 
L’intensificarsi della vita scolastica, poi, e gli impegni sul campo di Quidditch occupavano gran parte del suo tempo e contribuivano a rendere più faticosa la sua giornata tanto che riusciva a malapena a stare al passo con i compiti… Ron era ancora più indietro di lui perché, se entrambi avevano gli allenamenti di Quidditch due volte alla settimana, Ron aveva anche i suoi doveri di prefetto. Hermione, invece,**** che dal punto di vista dello studio non aveva mai avuto problemi, trovava anche il tempo di sferruzzare altri indumenti da elfo. Harry doveva ammettere che stava migliorando: ormai si riusciva quasi sempre a distinguere i berretti dai calzini.**** 
In tutto questo, poi, c’era anche Ella.
Le cose non andavano molto bene nemmeno per lei. Presa dall’intensa mole di compiti e ricerche extra, la ragazza doveva dedicare il poco tempo che le restava alle lezioni private con i diversi professori, ciascuno dei quali pretendeva, e non a torto, precisione nelle consegne dei compiti e puntualità ai ricevimenti.
Nonostante tutto, però, Ella teneva duro. La sua nuova vita, le nuove amicizie e la routine quotidiana, sebbene molto faticose, non le dispiacevano affatto. Avere tante cose da fare le occupava la mente e non le lasciava tempo da dedicare a ulteriori pensieri…
Era appena trascorsa la mezzanotte quando la ragazza alzò lo sguardo dal libro degli incantesimi e posò la penna sul tavolo della Sala Comune dei Grifondoro. Guardandosi intorno, vide Ron ed Hermione seduti accanto al fuoco. Troppo stanchi per continuare a giocare a sparachiocco o anche solo per litigare, si erano abbandonati sulle comode poltrone vicine al caminetto. 
Improvvisamente, Ella sentì un leggero fruscio a livello delle caviglie.
Grattastichi cercava di farle le fusa, sperando di riuscire a farsi prendere in braccio. 
“Ehi, bel micione,” Disse piano. “Ron ed Hermione non sono molto di compagnia sta sera, vero?”
Grattastichi le rispose miagolando piano e subito le balzò sulle ginocchia.
“Sei l’unico qui che non sembra avere bisogno di una buona dormita. Potrei essere invidiosa, anzi, dovrei già esserlo, sai?” Continuò la ragazza, accarezzando il gatto.
Ma essendo riuscito nel suo intento, Grattastichi sembrava non volerle neanche dare ascolto. 
Ella sospirò lievemente. Quella mattina, nell’ora buca tra la prima e la seconda lezione, era andata dalla professoressa Caporal per l’ultima volta.  L’insegnante si era dichiarata soddisfatta dei suoi progressi e non riteneva ormai necessario continuare con le lezioni di recupero. Ne era stata felice. Anche il professor Vitious l’aveva congedata il martedì scorso e, da quanto le era sembrato di intendere dalle parole della McGranitt, neanche per la sua materia sarebbe stati più necessari ulteriori incontri. 
Improvvisamente, un rumore di passi iniziò a farsi sempre più nitido. Il silenzio permeava così profondamente il castello che Ella poteva sentire i passi avvicinarsi sempre più al buco del ritratto.

“Parola d’ordine?” Sentì dire alla Signora Grassa.
“ Puzzalinfa.” Risposero.
E naturalmente, Ella sentì il ritratto farsi da parte e vide Harry fare capolino nella Sala Comune.
“Ciao!” Le disse, ma subito Ella gli fece segno di parlare a bassa voce, indicando Ron ed Hermione. 
“Da quanto dormono?” Sussurrò Harry, avvicinandosi al tavolo e sedendosi.
“Non so di preciso ma credo da un bel po’.” Gli rispose Ella e i due si scambiarono un’occhiata divertita. Subito il suo sguardo notò la mano di Harry. Sanguinava parecchio e la pelle era gonfia e rossastra. 
“Tieni.” Gli disse Ella, senza commentare, porgendogli una piccola ciotola piena di liquido giallo*. Era una soluzione di tentacoli di Purvincoli filtrati in salamoia. Hermione ne aveva preparata un bel po’ ben sapendo che sarebbe certamente servita anche quella sera.
“Grazie.” Le rispose Harry, immergendo la mano nella soluzione e accarezzando Grattastinchi che nel frattempo aveva deciso di farsi coccolare da lui. 
Harry guardava verso il caminetto, godendosi quel poco tepore che ancora emanava. Era stanco ma soprattutto preoccupato. Ella ne indovinava facilmente il motivo, sebbene sapesse che gran parte della sua inquietudine era dovuta più a un insieme di circostanze che a un singolo episodio come la punizione della Umbridge.
“Io penso che sarai un insegnante bravissimo, Harry.” Disse tutto d’un fiato.
Harry si voltò a guardarla e in un attimo si vide davanti a un gruppo di persone sedute intorno a lui alla Testa di Porco ed Hermione che scriveva in alto e a lettere cubitali su di una pergamenaEsercito di Silente.
“Sul serio?” Le chiese. 
“Sì.” Disse Ella. “Oggi non ho detto la mia davanti agli altri. Hanno parlato tutti così bene di te che non sono riuscita a trovare nient’altro da poter dire. Ma io credo davvero che ne sarai all’altezza, Harry. Devi solo crederci un po’ di più.” Continuò, sorridendo.
Le buone intenzioni della ragazza aiutarono a rasserenare l’umore di Harry. Sentirsi sostenuto nell’impresa di resistere alla Umbridge e al Ministero,** mentre lui aveva un ruolo chiave nella rivolta, era per Harry motivo di immensa soddisfazione.** 
“Grazie.” Disse ad Ella, guardandola con grande ammirazione. 
Passarono alcuni minuti senza che nessuno dei due parlasse, istanti che resero l’atmosfera intorno a loro quasi imbarazzante. Il fuoco era ormai spento. Gli ultimi tizzoni ancora accesi illuminavano la sala ormai immersa nella penombra. A malapena si potevano distinguere i contorni degli oggetti e di mobili sparsi intorno alla sala. 
Eppure Ella ebbe la strana sensazione che Harry la stesse ancora guardando. 
Impacciata, si alzò silenziosamente ma al contempo rapidamente. Raccolse i libri, infilò tutte le sue cose nella borsa e si diresse verso le scale che portavano ai dormitori delle ragazze.
“Buonanotte, Harry” Disse piano, piano.
Era già arrivata a metà scala quando sentì il ragazzo risponderle.
“Buonanotte, Ella.”
Lo sbadiglio rumoroso di Ron mise fine al silenzio che aveva aleggiato fino a quel momento nella Sala Comune.

Nelle settimane che seguirono fu come se Harry portasse dentro il petto una sorta di talismano, un segreto luminoso che lo sosteneva nel corso delle lezioni della Umbridge e gli rendeva perfino possibile sorridere quando guardava quegli orribili occhi sporgenti. Lui e l’ES la combattevano sotto il suo stesso naso, facendo proprio quello che lei e il Ministero temevano di più…***
Gli incontri si articolavano in maniera casuale, visti i diversi impegni dei membri. Ma questo non era un male. 
Più imprevedibili erano i loro movimenti, minore era la possibilità che qualcuno riuscisse a pedinarli.
La scoperta della Stanza delle Necessità, poi, era stata una benedizione.
Potevano scomparire per un paio d’ore senza che nessuno, insegnante o studente, nemmeno Gazza il custode, se ne accorgesse. Era come lasciarsi alle spalle tutto quello che di opprimente c’era nella loro realtà quotidiana per una, due alle volte quasi tre ore. Era una via d’uscita dal tempo e dal mondo. 
Presto, nel frattempo, arrivò dicembre  e portò con sé altra neve*****… e freddo.  Non fosse stato per le lezioni dell’ES, Harry avrebbe toccato il fondo dell’infelicità.******  Lui e Ron erano stati espulsi dalla squadra di Quidditch a tempo indeterminato. Ron aveva i suoi doveri di prefetto a cui tenere fede, ma Harry non viveva, ora, che per le lezioni dell’ES.  Aveva l’impressione di vivere per le ore che passava nella Stanza delle Necessità, a lavorare sodo ma anche a divertirsi, e soprattutto a gonfiarsi d’orgoglio nel notare i miglioramenti ottenuti dai suoi compagni. ******
“Molto bene. Ora siete tutti in grado di padroneggiare lo Schiantesimo.” Aveva detto Harry durante l’ultimo incontro. “So che vi sembra fin troppo semplice, ma vi posso assicurare che mi è stato molto utile, in molte occasioni.” Continuò il ragazzo. 
Tutti gli altri restavano in silenzio, in attesa che continuasse ed Harry, schiaritasi la voce, riprese. 
“È ancora presto per parlare di incantesimi più complessi. Abbiamo lavorato molto e avete fatto molti progressi. Ho pensato, però, che sarebbe meglio approfondire con gli incantesimi che ci permettono di proteggere noi stessi e magari anche qualcun altro se necessario.” Disse Harry. “Cercherò di spiegarvi oggi cos’è un Sortilegio Scudo.”
Ancora una volta, nessuno parlò. Gli occhi erano tutti puntati su di lui.
“È un incantesimo abbastanza complesso. Richiede una maggiore concentrazione. Evoca uno scudo di energia magica che respinge incantesimi e maledizioni. Non funziona però con le maledizioni senza perdono. Ha l’effetto di far rimbalzare l’incantesimo verso chi lo ha evocato.” Spiegò Harry. Non che si sentisse a suo agio ad essere al centro dell’attenzione, ma ci stava già facendo l’abitudine.
“Dovete alzare la bacchetta e puntarla verso il vostro avversario.” Disse cercando di assumere col corpo la posizione giusta. “Tenete il braccio teso e poi pronunciate Protego.
“Tutto qui?” Brontolò Zacharias Smith, con un  bisbiglio che si udì benissimo*****.  
“Se sei così bravo perché non vai a spiegarlo tu?” Disse Ginny, usando un tono non proprio pacato e che tutti poterono udire benissimo. 
“Hai qualche problema, amico?” Chiese George a Zacharias. “Perché se ce l’hai possiamo benissimo risolverlo.” Concluse Fred per il fratello. 
“Perché non ci calmiamo e iniziamo ad esercitarci?” Propose Harry, raggiungendo Fred, George e Zacharias. “Siamo qui per questo, no? Esercitiamoci a coppie*****!

Si divisero tutti, obbedienti. Harry fece coppia con Neville, come al solito.*****
“A turno cercate di disarmare il vostro avversario che dovrà rispondere con l’incanto Scudo. Lo scopo sarà quello di far rimbalzare l’incantesimo di disarmo. Avanti!” Concluse Harry. 
La stanza si riempì subito di grida intermittenti***** “Protego”. Le bacchette volarono in tutte le direzioni; incantesimi sbagliati colpirono i libri sugli scaffali e li fecero cadere.*******
Neville stava facendo degli sforzi incredibili. Presto avrebbe ottenuto grandi risultati.
Dopo un po’, Harry lo mandò a lavorare con Ron e Hermione, in modo da fare il giro della stanza e guardare gli altri.*****
“Molto bene Ginny. Devi tenere la bacchetta dritta, Seamus, non puntata verso l’alto. Così, bene.” 
Harry cercava di rimediare alle imperfezioni dei compagni, in modo che potessero migliorare. 

Harry si spostò al centro della stanza…passò accanto alle altre coppie, cercando di scorgere quelli che sbagliavano.*******
“Non male, 
Justin” Disse Harry, “ma si può senz’altro migliorare.”*******
Pian piano, il rendimento generale migliorò.*******
Continuando per il suo giro, Harry si stava lentamente avvicinando al punto in cui Cho Chang si stava esercitando insieme alla sua amica Marietta. Non si avvicinò molto. Aveva notato come il nervosismo della cercatrice di Corvonero aumentasse ogni volta che nei paraggi c’era lui. Era una cosa a cui pensava spesso. Pensava spesso anche al nervosismo che lui stesso provava quando vedeva Cho. Era giunto alla conclusione che doveva essere una cosa reciproca e proporzionale.
“Devi pronunciare meglio la formula.” Disse Harry, rivoltò a Cho.
La ragazza era in uno stato di evidente imbarazzo, tanto che le sue guance si tinsero di rosso non appena Harry le rivolse la parola. 
Sei tu che mi innervosisci, prima mi riusciva!”******* Gli disse la ragazza. Subito Harry provò quella strana sensazione di vuoto allo stomaco che sentiva tutte le volte che Cho lo guardava.
“Stavi andando bene.” Mentì Harry, ma la sua piccola bugia sortì l’effetto sperato. Cho gli sorrise e lo stomaco di Harry fece le capriole. 
Più in là, Harry poteva scorgere Ella che cercava di far rimbalzare, con successo, il tentativo di disarmo di Katie Bell. Lei non si innervosiva minimamente quando lui si avvicinava anzi, era sempre tranquilla.
Era così serena. A dire il vero era bravissima. Non scolastica come Hermione ne secchiona, era solo…brava, non c’era altro modo di spiegare la cosa.
Allontanatosi a malincuore da Cho, Harry riprese col suo giro di perlustrazione. Vicino al fondo della stanza, era in atto un’accesa discussione. Neville aveva quasi conficcato la sua bacchetta nell’occhio di Padma Patìl nel tentativo di disarmare Seamus e ora la ragazza lo stava canzonando proprio per bene.
“Ma perché non stai un po’ attento? Potevi accecarmi o sfregiarmi. Possibile che no ne fai una giusta?” Urlava la ragazza che, seppur brusca, doveva essersi presa un bello spavento.
“Mi, m-mi dispiace, ecco io,io non…” Il povero Neville era tutto rosso dalla vergogna.
Si doveva senz’altro fare qualcosa, ma prima che Harry potesse avvicinarsi, qualcuno si fece avanti prima di lui.
“Basta, Padma. Non vedi che Neville sta cercando di chiederti scusa? Non c’è bisogno di aggredirlo. Gli dispiace, non voleva farti male.” Disse Ella, interrompendo l’impetuoso elenco di tutti i danni possibili che, secondo Padma, Neville avrebbe potuto provocarle. Neville guardò con estrema gratitudine Ella.
“Scusa, non l’ho fatto a posta.” Biascicò Neville, ancora più rosso di prima visto che tutti si erano messi intorno a lui e osservavano la scena interessati.
“Ok, non fa niente. Io, ecco mi sono spaventata. Non sono arrabbiata con te.” Gli disse Padma, dispiaciuta per avergli urlato addosso. 
“Sì però poteva farle male sul serio. Va bene essere sbadati ma così rischiamo tutti di farci ammazzare ogni volta.” Sussurrò nell’orecchio, ma forse un po’ troppo forte Cho alla sua amica Marietta e quest’ultima si mise a ridacchiare. Ella, avendo sentito quello che le due amiche si erano dette si voltò immediatamente verso di loro.
“Credi di essere più brava, forse? Ti senti inarrivabile o anche solo meno impacciata di Neville?” Le disse Ella, evidentemente infastidita da quel commento un po’ acido.
“Non sarò più brava ma almeno non ho mai fatto male a nessuno.” Le rispose Cho prontamente, sentendosi interpellata in maniera così diretta.
“Nemmeno Seamus, Fred, Luna, e neanche gli altri s’è per questo. Ma se uno di noi sbaglia non c’è bisogno che peggiori la situazione con i tuoi commenti acidi.” Le disse Ella, non alzando la voce ma in evidente stato di rabbia. Cho non ribatté, ma nemmeno fece intendere di volersi arrendere.
Anzi, guardò subito in direzione di Harry, come per chiedergli tacitamente di intervenire in quanto insegnante.
Ella se ne accorse, ma non disse nulla. 
“È meglio se ci calmiamo, tutti. Sono incidenti che possono capitare. Non è successo niente di grave .” Disse Harry, che in quel momento era preoccupato a cercare qualcosa da dire. “Per oggi può bastare.” Continuò, vedendo che ormai tutti avevano abbassato le bacchette, presi dalla discussione. “Ci vediamo domani.”
Un chiacchiericcio concitato si diffuse nella stanza, mentre tutti raccoglievano le proprie cose.
Ella fu la più rapida di tutti. Aveva già sistemato tutto e, presa la borsa, si stava per dirigere verso l’uscita quando Ron la chiamò.
“Ehi, Ella, aspetta un momento. Stiamo arrivando.” Le disse, ma lei gli rispose che aveva da consegnare sei compiti alla professoressa Vector e, siccome era quasi ora di cena, doveva farlo subito. 
Non lasciò al cugino il tempo di dire altro e se ne andò, senza neanche voltarsi indietro.
Hermione, da attenta osservatrice qual’era, notò come Cho, che era proprio vicino a loro, stesse bisbigliando qualcosa allo’orecchio dell’amica Marietta e come avesse indicato con lo sguardo proprio Ella nel momento stesso in cui questa era uscita. Per altro Hermione sapeva che Ella aveva preso ottimi voti negli ultimi test ti Aritmanzia ed erano passate quasi due settimane dall’ultima  volta che aveva dovuto fare compiti extra per quella materia.

Il mattino dopo,
a colzione.
 

Il pomeriggio seguente, cioè qualche giorno prima della partenza degli allievi per le vacanze di Natale, Harry aveva fissato l’ultimo incontro dell’ES. Non avrebbe spiegato novi incantesimi, ma credeva fosse meglio ripassare tutto quello che avevano fatto fino a quel momento. 
“Devi considerare Harry che ci sono pure gli allenamenti di Quidditch.” Disse Ron quella mattina a colazione. “Visto che fa buio prima, non si possono spostare. Deve essere un orario sul tardi, tipo due ore prima di cena.”
“Noi prefetti dobbiamo anche aiutare a sistemare gli ultimi addobbi di Natale all’ingresso. Cosa che ci prenderà tutto il pomeriggio.” Disse poi Hermione, che era impegnata nello sferruzzare dei calzini da elfo tra un boccone e l’altro delle sue uova.
“Per me va bene.” Disse Harry. “Manda il messaggio a tutti, Hermione.”
“Io non posso venire.” Disse una voce, piano.
A quelle parole, tutti e tre, Harry, Hermione e Ron con ancora la forchetta in mano, si voltarono verso Ella sorpresi. La ragazza si vide scrutare da tre paia di occhi indagatori. Quello che era successo la sera prima, aveva contribuito a rendere tesi i rapporti tra Ella e Harry, sebbene nessuno dei due ne avesse fatto alcuna menzione.
“Che significa non puoi venire?” Disse Ron, dimenticando momentaneamente la salsiccia fumante nel suo piatto.
“Sta sera devo andare di nuovo a lezione da Piton.  È l’ultima volta prima delle vacanze.” Spiegò la ragazza, abbassando lo sguardo. 
Harry non disse niente. Avrebbe senz’altro peggiorato la situazione.
Lui ed Ella non si erano rivolti la parola per tutto il giorno, se non per lo stretto necessario.
Più che lei, in realtà era Harry a non riuscire a trovare le parole giuste. Ma le parole giuste per cosa, poi? 
Non aveva fatto fondamentalmente nulla di male, eppure non riusciva a non pensare di avere sbagliato in qualche modo nei confronti di Ella.
“Miseriaccia! Mancano pochi giorni per le vacanze di Natale. Quell’impostore di Piton potrebbe anche lasciarti stare!” Sbottò Ron.
“Smettila di urlare, Ron!” Disse Hermione. “Vuoi che ti sentano fino alla torre di astronomia?”
“Ma è ingiusto! Perché deve continuare ad andarci? Io non lo capisco!” Continuò Ron.
“Forse Ella ha ancora bisogno di migliorare.” Disse allora Hermione, cercando un’attenuante.
“Ha i voti più alti del nostro anno!” Concluse Ron. “Insieme a te, certo, ma devi ammetterlo, non c’è alcun motivo perché ci debba ancora andare. Non è così, Harry?”
Il ragazzo, interpellato così subitaneamente, non sapeva cosa rispondere, soprattutto per il fatto che la diretta interessata, cioè Ella, era proprio davanti a lui.
“Non lo so.” Riuscì solo a dire, cercando di sembrare meno impacciato di quanto non fosse.
“E diciamoci la verità.” Continuò Ron, gettandosi nel mentre sui pancake. “Non deve essere proprio piacevole stare ore e ore insieme a Piton.”
E, tra un boccone e l’altro, continuava ad elencare i difetti del pessimo carattere del professore, insieme a tutti quelli più spregevoli e odiosi che gli venivano in mente, non per forza realmente attribuibili a Piton.
“Non è così male, a essere onesta.” Disse Ella a un certo punto, interrompendo il monologo del cugino.
Per via di quel sorprendente commento, quasi Ron non si strozzò con un muffin ai mirtilli.
“Che hai detto?” Disse con ancora la bocca piena. “Dimmi che non l’hai detto? Non puoi averlo detto.”
“Invece è proprio così.” Ribatté Ella, un po’ infastidita dall’atmosfera che si era venuta a creare. 
Hermione sferruzzava in silenzio. Harry girava e rigirava i cornflakes davanti a lui senza guardarla in faccia, e Ron parlava come se ci fosse una folla di ascoltatori attenti e coinvolti totalmente nel suo discorso.
“Non è male, quando ci fai l’abitudine.” Disse, raccogliendo le sue cose. “Vado in biblioteca. Devo finire la ricerca sugli ingredienti della pozione corroborante prima di pranzo.”
“Quindi non vieni a lezione?” Disse Hermione, con l’aria sorpresa. Ella, per finire la ricerca, avrebbe dovuto saltare la lezione di antiche rune e poi anche quella di storia della magia. 
“No, non posso.” Disse Ella. “Scusami se ti lascio sola questa volta.” Continuò.
Salutò i tre ragazzi, e si avviò da sola verso l’uscita della biblioteca.
Camminava in fretta, tenendo lo sguardo basso per evitare di incontrare gli sguardi di qualche curioso.
Sentiva caldo in viso. Molto probabilmente era arrossita. Le succedeva sempre quando non diceva la verità.
Non era solita dire bugie a chicchessia. In realtà, non aveva da finire nessuna ricerca. 
Piton non le aveva assegnato ricerche in più l’ultima volta. 
Semplicemente, non voleva andare a lezione quella mattina.
Si sentiva a disagio per via di quello che era successo la sera prima. Sapeva che era argomento scottante per chiacchiere e pettegolezzi indiscreti. In più, come nuova arrivata e nelle sue particolari circostanze, qualsiasi cosa facesse era sempre oggetto di discussione per qualcuno. 
E poi, cosa che contribuiva per la maggior parte al suo malumore, era il fatto che Cho, nel momento della sfuriata di Ella, si fosse subito rivolta a Harry per risparmiarsi la fatica di controbattere. Quello che urtava di più la sua sensibilità non era il fatto che l’amico fosse intervenuto per placare gli animi, ma che non avesse esitato un momento a correre in aiuto della ragazza al minimo cenno di quest’ultima. 
Ella provava una rabbia indescrivibile. Un’occhiata supplichevole e qualche moina erano bastate a Cho per schierare Harry dalla sua parte come arma vincente, e lui glielo aveva lasciato fare senza neanche pensarci.
Tutta presa da questi pensieri burrascosi, Ella aveva attraversato rapidamente la Sala Grande. Molte teste si erano voltate verso di lei al suo passaggio, soprattutto quelle dei Corvonero. Ovviamente, non era trapelata la notizia circa l’Esercito di Silente  o il luogo e il motivo reale del battibecco tra le due ragazze. 
La sua amica Marietta si era solo lasciata sfuggire con qualcuno che tra le due c’era stata una discussione, abbastanza accesa, e che Harry era intervenuto per riappacificarle.
Così tutti, prima ancora della fine della seconda ora, avrebbero potuto divertirsi nel cercare di indovinare qual’era il motivo che poteva spingere due brillanti studentesse a farsi soccorrere dal grande Harry Potter, il Prescelto, colui che era sopravvissuto, in un momento di particolare fervore.
Anche al tavolo dei Serpeverde era giunta notizia dell’accaduto. 
Risa e schiamazzi incorniciavano un racconto particolarmente impreziosito dall’instancabile fonte di notizie qual’era Pansy Parkinson:
“Ve lo giuro, l’ho sentito proprio con le mie orecchie.” Diceva, facendo finta di guardarsi intorno perché nessuno potesse sentirla, a parte l’intera tavolata della sua casa. “Quella Cho Chang di Corvonero si stava sfogando con la sua amica Marietta nel bagno delle ragazze al secondo piano. Era così arrabbiata e furiosa, per la barba di Merlino, e ce l’aveva a morte con una Grifondoro!” Continuava a dire. 
Tra una pausa e l’altra di quel suo racconto tanto interessante, cercava speranzosa lo sguardo di Draco con la speranza che lui la stesse ascoltando insieme agli altri. Tuttavia il ragazzo era assorto nei suoi pensieri. 
Pazienza, pensò la giovane serpeverde, riprendendo il discorso.
“Avreste dovuto sentirla. Ha detto che quella grifondoro l’aveva ripresa davanti a tutti. Chi fossero questi “tutti” non sono riuscita a capirlo, ma quello che so per certo è che Potter – sì, proprio lui – si è messo in mezzo per riappacificarle.” Diceva Pansy, quando a un certo punto, qualcosa catturò la sua attenzione.
“È lei, ne sono sicura, è proprio la nuova arrivata.” Disse, indicando Ella che, in quel momento, stava per uscire dalla Sala Grande.  Subito tutti si voltarono a vedere di chi stesse parlando, ma solo pochi riuscirono a vedere Ella, quasi sul punto di uscire dalla Sala Grande. 
“Io vado in classe.” Disse Draco, quasi con aria seccata. “Tiger, Goyle, smettetela di ingozzarvi e datevi una mossa”.  Povera Pansy, avrebbe dovuto trovare un aneddoto molto più interessante per catturare l’attenzione del suo caro Draco.    

Una volta uscita dalla Sala Grande, Ella andò subito in direzione della biblioteca. Non aveva niente da fare lì, in verità, ma non sapeva dove altro andare.
Aveva bisogno di stare un po’ da sola, di non vedere nessuno. Si sentiva in imbarazzo davanti agli altri. 
Era stata impulsiva. Aveva agito lasciandosi trascinare dall’istinto e ora, ripensandoci, non aveva nemmeno voglia di rinchiudersi in biblioteca a studiare.
Perciò, cambiò molto rapidamente idea. Non sarebbe andata in biblioteca, non subito per lo meno, 
Pensò che sarebbe stato meglio tornare prima nella Sala Comune dei Grifondoro. Li avrebbe potuto innanzitutto alleggerire la sua borsa, carica di libri, e, dopo essersi accertata che le condizioni del tempo lo permettessero, Forse avrebbe fatto un salto da Hagrid. Era ritornato da poco e sembrava più abbattuto che mai. 
Avrebbe potuto chiedergli consiglio o anche semplicemente stare con lui e rilassarsi un momento.
Si, pensò, era un’ottima idea. 
Su due piedi, allora, cambiò improvvisamente direzione. Aveva scelto un percorso insolito per tornare alla Sala Comune, ma riflettendoci, aveva tutta la mattinata per prendersela con calma.
Sennonché, voltando l’angolo…
“Buongiorno, signorina Davies.” Si sentì dire prima che, presa dall’entusiasmo, finisse per arrivargli addosso.
Ella, dal canto suo, si era inizialmente spaventata e poi imbarazzata.
“Buongiorno, professore.” Rispose, ricambiando il saluto. 
La sua euforia, ahimè, era durata poche manciate di secondi.
Il suo bel progetto di marinare le lezioni e andare a prendere una boccata di aria fresca era fallito sul nascere.
“Potrei anche sbagliarmi, signorina Davies, ma credo che ci sia una lezione in corso al momento in cui risulti assente o quantomeno in ritardo.” Disse Piton, puntando gli occhi neri su Ella.
La ragazza, tra lo stupore di vederselo comparire davanti all’improvviso e l’imbarazzo di essersi fatta pescare in flagrante mentre marinava le lezioni, era diventata rossa fino alla punta delle orecchie.
“Ecco io, io non…” Cercò di dire Ella, invano. Non riusciva a pensare a niente che potesse aiutarla a uscire fuori da quella situazione imbarazzante. Non era mai stata brava ad accaparrare scuse, dote innata che aveva sempre invidiato a Fred e George. In più Piton non cercava assolutamente di facilitarle la cosa. Aspettava, tranquillo, con silenziosa pazienza, che lei dicesse qualcosa.
“Mi dispiace, professore.” Disse finalmente Ella, raccogliendo un po’ di coraggio. “Dovrei essere a lezione ma oggi volevo starmene un po’ per conto mio. “
Non poteva certo raccontare ogni singolo particolare della situazione o quello che era il suo effettivo stato d’animo, ma quanto meno si sforzò di essere sincera almeno per quello che le era possibile. 
Non che disse molto, in verità, se non quanto detto sopra, ma si sentì ugualmente un po’ meno tesa.
Piton, come sempre, non mostrava alcun segno di comprensione, rabbia, fastidio, soddisfazione nell’avere pescato l’ennesimo studente che saltava le lezioni. Il suo volto era una lastra di marmo freddo e impassibile. 
Ma non per questo Ella ne era molto intimorita. Si era abituata ad accettare il modo di essere dell’insegnante, senza farsi mettere troppo in soggezione, durante le lezioni extra.
Se c’erano professori maldestri come Vitious, o severi ma allo sesso tempo corretti come la McGranitt, era ammissibile d’altronde che ci fosse qualcuno rigido, sarcastico e indisposto verso gli studenti come Piton.
Non era certa di potersela cavare, anzi, conoscendolo, il professore avrebbe senza dubbio trovato il modo di far rispettare le regole. 
Eccolo, pensò Ella, sta sicuramente per dire qualcosa, notando gli zigomi del professore che si contraevano impercettibilmente. Ella era pronta a ricevere il colpo.
“Per motivi che non sto qui a spiegarti, signorina Davies, la lezione di questa sera è rinviata a dopo le vacanze.” Disse Piton, con estrema sorpresa di Ella che si era aspettata qualcosa del tipo “La professoressa McGranitt saprà cosa fare per il tuo castigo” o anche “lezioni extra fino a Pasqua”.
“Vai a gironzolare da un’altra parte.” Disse in fine con tono intimidatorio, notando l’espressione meravigliata della ragazza. Ella non se lo fece ripetere due volte e si allontanò il più in fretta possibile dal raggio d’azione di Piton. Non riusciva a crederci. L’aveva scampata, e con che facilità. 
Adesso, non aveva più scuse per non andare alla riunione dell’ES di quella sera, ma quanto meno se l’era cavata con un semplice, secco e chiaro –Vai a gironzolare da un’altra parte –  invece di sentirsi riempire di frecciatine come era capitato a Harry e Ron l‘ultima volta che erano stati redarguiti da Piton. 
Col cuore un po’ più leggero, allora, Ella cercò un altro posto per andare a gironzolare.


 To be continued….

Chiedo venia, perdonate e il ritardo, ma come sempre, sono presa da mille pensieri e cose da fare. Comunque ce l’ho fatta e ho già più o meno in mente cosa fare nel prossimo capitolo che, penso, sarà più interesse di questo. Spero di non avervi scioccato con tutti questi intrallazzi sentimentali e che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacio alla prossima. Per quanto riguarda le citazioni ecco qui i capitoli da cui le ho tratte. Sono state molte questa volta, me ne rendo conto, ma ammetto che le adoro^^:

 Citazioni:

 *cap 15 l’inquisitore supremo di Howgarts 
** cap 17 Decreto didattico numero ventiquattro
*** cap 19 il serpente e il leone
**** cap 16 alla testa di porco
*****cap 21 l’occhio del serpente
******cap  27 il centauro e la spia
*******cap 18 l’esercito di Silente.

  
Ringraziamenti particolari a chi segue la storia:

1 - Charme 
2 - Engels 
3 - Hotaru_Tomoe 
4 - Jaden96 
5 - Ladyhawke25

6 - L a i l a
7- mapize

A chi ha inserito la storia tra quelle da ricordare: la mia mora Aya88^^

A chi ha inserito la storia tra le preferite:

1 - Elasia 
2 - giada2000 
3 - Jaden96
4 - L a i l a 
5 - lucre 

storyteller lover:

 

   
 
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