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Autore: DarkPenn    01/02/2006    0 recensioni
Il ritorno di un vecchio amico cambia il mondo della Principessa di Seillune. Ma nonostante i suoi doveri di corte, il suo cuore è ancora lontano dalla città, perso in lande distanti, dove erra una chimera... - Presenza di un Personaggio Originale - Pairing supportati: Gourry/Lina, Philia/Xelloss, Amelia/???
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

 

Quella sera, dopo la cena che Philionel aveva organizzato all’uopo, in gioiosa collaborazione con la figlia, Varnion e Amelia si recarono sull’ampio balcone ornato di fregi e statue che dava sugli ampi giardini del palazzo reale, lasciando i loro padri a discutere del possibile motivo del ritorno del giovane. Egli infatti, nonostante le pressioni di Amelia, aveva insistito per rivelarlo solo il giorno dopo, a pranzo.

Varnion indossava una versione più ordinata degli abiti di quando era arrivato a Seillune, eccezion fatta per l’armatura, lasciata a lucidare e ribattere presso l’armaiolo di corte. Lei invece vestiva uno splendido abito rosa, tutto ornato di pizzi bianchi e trine, e volteggiava sul balcone come se tutta quella stoffa, mossa dal tenue soffio del vento che rinfrescava quella serata estiva, non le pesasse per niente. Il cielo era sereno ed era possibile contare una ad una le stelle che formavano le costellazioni nella mente degli astrologi di corte.

Amelia si sedette raggiante sul parapetto, facendo ondeggiare le sue trine.

“Coraggio Varnion,” disse, implorante. “A me puoi dire perché sei tornato…”

Il giovane rise ma scosse il capo: “No, solo domani, a pranzo, non prima.”

Lei si imbronciò per un attimo, ma subito scrollò le spalle e invitò l’amico ad accomodarsi accanto a sé.

“Non credi che sia poco appropriato?” sorrise lui, rimanendo dov’era. La giovane scosse il capo, ridendo a sua volta. “Dimentica le formalità, hai molte cose da raccontarmi.”

A quel punto Varnion si decise a sedersi accanto alla principessa. La luce della luna si rifletteva sulla sua pelle candida in mille rivoli lattescenti e il suo vestito frusciava come l’estate, ricca di grilli.

“Varnion, che cos’hai?” gli chiese, arrossendo un po’, quando si rese conto che la stava osservando. Il ragazzo si riscosse, tornando in sé.

“Niente, è solo che non sono più abituato a cene e serate come questa,” minimizzò con un gesto vago della mano. “In questi anni il massimo del lusso che mi sono concesso è stato di pernottare in una locanda di paese. Generalmente, invece, mi trovavo a dormire all’addiaccio, in qualche radura, a guardare le stelle e immaginare come sarebbe potuto essere il giorno seguente.”

Amelia lo ascoltava rapita, le mani poggiate tese sulle ginocchia, gli occhi brillanti alla luce della luna e dei candelieri della sala da pranzo. Lui fece vagare gli occhi sulla parete, scolpita secondo complessi canoni estetici, della sala da pranzo, fino a trovare un varco che dava sul buio parco sottostante, e il suo sguardo si fece distante, ricordando il passato.

“Ogni giorno mi svegliavo in un posto nuovo; a volte scorgevo in lontananza l’esile filo di fumo di una casetta isolata, oppure sentivo il sommesso brusio di un villaggio. Allora ero contento, perché potevo vedere dei miei simili, scambiare qualche parola, contrattare per avere il mio vitto e rendermi utile. Ma a volte mi svegliavo di soprassalto che era ancora notte, in una grande foresta, e sentivo mille cose bisbigliare e strisciare e frusciare nel buio, e allora desideravo non essere in quel luogo. Essere di nuovo nel ridente villaggio che mi ero lasciato alle spalle magari la mattina precedente, e scherzare con i figli degli artigiani che correvano nelle strade deserte e sonnacchiose. Ma invece dovevo alzarmi, radunare le mie cose, rannicchiarmi accanto alle ultime braci del fuoco e attendere l’alba…”

A quei pensieri le spalle di Varnion ebbero un brivido. Subito Amelia si avvicinò a lui e gli posò una mano sul braccio. Il contatto della sua piccola mano, resa gelida dalla tensione del racconto, parve scuoterlo, sicché rivolse di nuovo lo sguardo su di lei. Vedendo il suo volto preoccupato, Varnion sorrise rassicurante: “Però devo dire che il più delle volte la mia paura era immotivata. Si trattava di solito di qualche volpe o di un serpentello. Ma anche se fosse stato un nemico non avrei dovuto preoccuparmi. Durante tutto questo tempo ho migliorato la mia abilità di spadaccino, e imparato un po’ di magia bianca e sciamanica. E anche qualche piccolo trucco di magia nera, anche se non ho mai avuto bisogno di metterla in pratica. Quindi ero sempre ben preparato ad affrontare i pericoli che un viaggio come il mio mi avrebbe messo di fronte.”

Amelia tirò un sospiro di sollievo alle sue parole e gli tolse la mano dal braccio, riponendosela in grembo. Sotto di loro, nel buio sussurrante di quella notte estiva, il vento stormì fra le foglie degli alberi del parco, quasi a rispecchiare il racconto di Varnion. Ma in quel caso, nella grande città di Seillune, nel palazzo reale, insieme alla sua principessa, il giovane non poteva che sentirsi pieno di una tranquillità che raramente aveva provato nella sua vita. Amelia stava ora guardando in cielo, forse immaginandosi le scene descritte dal suo amico. La luce della luna ne disegnava i contorni con maestria, mettendo in risalto il contrasto fra la sua pelle bianca e i capelli neri. Le labbra appena dischiuse sembravano pascersi di un nettare fatto di luce, che scendeva direttamente dall’astro notturno. Varnion, ancora seduto accanto a lei, non poté fare a meno di notare che lei era bellissima. In quel momento si rinnovò, come se fosse un lampo di conoscenza in una notte oscura, il sentimento che tante volte lo aveva fatto sospirare quando viveva a Seillune, prima di partire. In quel momento, come quattro anni prima, seppe di essere innamorato di Amelia.

Lo era sempre stato, fin da quando giocavano ancora, teneramente bambini, nell’ampio parco del castello reale, ma non glielo aveva mai detto. Già all’epoca sapeva che lui avrebbe viaggiato molto, e non avrebbe mai permesso ai suoi sentimenti di legare la vita della sua Amelia alla propria decisione di viaggiare.

“Amelia… Io ti amo. Promettimi che mi aspetterai.”

Questa frase non era mai uscita dalla sua bocca. La ragazza, alla sua prima dichiarazione d’amore, avrebbe di sicuro promesso, entusiasta. Ma avrebbe dovuto vivere nell’attesa del suo ritorno, sacrificandogli i suoi anni migliori, e questo Varnion non l’avrebbe mai accettato. Se n’era andato con la morte nel cuore, ma almeno Amelia avrebbe potuto trovare qualcuno che le stesse sempre vicino.

Ma a quanto pareva il suo cuore era ancora solitario, nessuno aveva occupato i suoi pensieri di notte, prima di addormentarsi. Ed ora lui era tornato per restare. Chissà se ora che era tornato per restare ed occupare il paterno posto di capitano avrebbe potuto… Ma adesso non era il caso di pensarci…

Riportò lo sguardo su Amelia, ancora intenta a fantasticare, con lo sguardo rivolto alle stelle.

“Ho saputo però che in tutti questi anni anche tu hai avuto molte avventure.”

Lei lo guardò di nuovo, e gli occhi le si illuminarono.

“Avventure che tu non immagineresti neppure, mio caro Varnion. All’inizio sono partita cercando di diffondere la giustizia nel resto del mondo, ma poi ho incontrato delle persone, di cui avrai sicuramente sentito parlare e insieme siamo finiti a Sairaag, dove la Copia del famoso Monaco Rosso Rezo ha distrutto la città!”

Varnion annuì, ricordando le voci che aveva sentito: “I tuoi compagni erano la famosa Lina… Inverse, vero? Ma non ricordo i nomi degli altri.”

Lei scosse vigorosamente la testa, entusiasta: “Sì, sì, Lina Inverse, bravo. E poi c’erano Gourry Gabriev e…”

Una lieve contrazione ai lati della bocca turbò la sua espressione gioiosa, ma fu così rapida che Varnion credette che fosse solo un gioco di luce.

“… e Zelgadiss Graywords. Poi abbiamo vissuto un oceano di avventure, abbiamo affrontato e sconfitto ben due Dark Lord… Abbiamo anche conosciuto un mazoku dal carattere piuttosto strano, tale Xelloss Metallium, e addirittura una draghessa dorata proveniente dal mondo esterno, la Vestale Maggiore del Re dei Draghi di Fuoco Philia Ui Copt! Insieme a loro siamo riusciti ad evitare che Dark Star, un Dark Lord di un altro mondo, distruggesse il nostro universo!”

Mano a mano che la ragazza parlava, Varnion notava una vaga inquietudine nei suoi occhi, sentimento che contrastava con l’entusiasmo delle sue parole. Decise di interromperla, nel caso che il racconto la turbasse, per qualche motivo.

“Ho sentito numerose storie sul vostro conto, ma la maggior parte di esse erano francamente incredibili. Si diceva addirittura che questa Lina Inverse avesse ucciso il Gran Demone Shabranigdu!”

Amelia s’imbronciò, esagerando comicamente un’espressione offesa: “E’ successo davvero! Beh… Era solo una parte di Shabranigdu…”

Sorrise all’espressione incredula di Varnion, consapevole che, se quelle leggende gli venivano confermate da lei, allora ci avrebbe creduto.

“Io non li conoscevo ancora all’epoca, ma Lina mi ha raccontato tutto. Il Gran Demone si era reincarnato niente meno che nel Monaco Rosso Rezo, e lei era riuscita a sconfiggerlo con l’aiuto di Gourry e Zelgadiss. Infatti Zelgadiss era proprio il nipote di Rezo, che gli aveva lanciato una terribile maledizione, tramutandogli il corpo in roccia.”

Varnion era esterrefatto: allora davvero la famosa Lina Inverse era potente come si diceva! Ed aveva dei compagni altrettanto formidabili.

“Accidenti, non potevo crederci! Ma parlami un po’ di loro, che tipi sono queste leggende ambulanti?”

“Lina è una ragazza straordinaria, sempre piena di risorse, oltre ad essere una maga senza pari, né qui né nel mondo esterno. Gourry Gabriev invece è un abilissimo spadaccino, che può in poco tempo sconfiggere una decina di nemici. E Zelgadiss Graywords è un abile spadaccino E un potente mago, anche se la sua specialità è la magia sciamanica, non quella nera. In realtà il suo aspetto è inquietante, avendo il volto incrostato di roccia, e il suo carattere è tutt’altro che gioviale. Probabilmente se lo incontrassi in una taverna e ci parlassi insieme ti verrebbe l’istinto di mettergli le mani addosso. Ma in fondo c’è da capirlo. Ha subito una maledizione che proverebbe chiunque, ed è naturale che si comporti così. Ma io lo conosco bene, e ti assicuro che sotto il suo aspetto schivo ed ostile si nasconde un animo generoso e fondamentalmente giusto.”

Ora l’inquietudine albergava nella mente di Varnion. Come mai Amelia era così enfatica nella descrizione di questo Zelgadiss Graywords? Che ci fosse qualcosa fra loro due?

Scese dal parapetto, atteggiandosi in modo che il chiaroscuro lunare celasse eventuali espressioni del suo dubbio. Se Amelia si accorse di qualcosa, non lo diede a vedere.

“Sembrano davvero dei bravi ragazzi,” azzardò dopo un attimo. “Ti sarai trovata molto bene con loro.”

“Benissimo,” annuì lei, enfaticamente. “Anche se a volte Lina è irascibile e a Gourry bisogna ripetere le cose sempre due volte, sono persone straordinarie. E Zelgadiss, nonostante tutto, non si fa mai abbattere da nessuna difficoltà, ma, anzi, è sempre pronto ad aiutarti.”

Il rossore sulle guance di Amelia non dava adito a dubbi. Cercando di trattenere i battiti del suo cuore, Varnion si costrinse a sorridere, ammiccante.

“Mi pare di capire che ci sia qualcos’altro tra di voi, oltre a una semplice amicizia…”

Amelia arrossì più vistosamente e chinò il capo sorridendo. A sua volta scese dal parapetto e si voltò, appoggiandovisi, in modo da scrutare l’oscurità dei giardini reali. Il frinire dei grilli nello spazio vuoto sottostante si sposava con il fruscio del vento fra le fronde degli alberi.

“E’… difficile da spiegare,” confessò lei, con un sussurro. “Non ne abbiamo mai parlato.”

Varnion, a poca distanza da lei, sentì le gambe cedere. Un po’ troppo bruscamente si appoggiò alla balaustra, dissimulando subito la sua agitazione in un maggior interesse. Di nuovo la ragazza non si accorse del suo turbamento e continuò a parlare.

“All’inizio fui spaventata dal suo aspetto poco ortodosso, ma poi ho scoperto la sua lealtà e il suo buon cuore. E, da parte sua, Zelgadiss sembrava sentirsi meno oppresso dalla sua maledizione quando era insieme a me. Per questo credo che… sì… c’era qualcosa in più fra di noi.”

Varnion dovette sostenere il suo sguardo luminoso senza lasciar trasparire l’angoscia che gli infestava l’animo.

“Dopo la distruzione di Dark Star, Zelgadiss mi ha promesso che sarebbe venuto qui a Seillune, un giorno, e che nel frattempo avrebbe continuato a cercare una cura per la sua condizione… Ma, Varnion, stai bene?”

Varnion non stava bene. Era visibilmente impallidito, anche se la sua espressione era affabile come al solito. Si allontanò dalla balaustra, seguito dallo sguardo preoccupato di Amelia.

“In effetti sono molto stanco,” mentì. “Il viaggio è stato lungo ed io ho sopravvalutato la mia resistenza. Scusami, Amelia, ma credo che andrò a letto.”

Lei annuì, e fece per prenderlo per un braccio.

“Vuoi che ti accompagni ai tuoi appartamenti?”

“No, grazie, non disturbarti.”

“Va bene. Allora buona notte, Varnion, ci vediamo domani.”

“Buona notte, Amelia.”

Varnion lasciò la Principessa di Seillune sul balcone della sala da pranzo, salutando rapidamente Philionel e suo padre, per poi precipitarsi nei corridoi illuminati dalle candele del palazzo reale, fino alla sua stanza, dove si spogliò e cadde subito in un sonno agitato.

 

  
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