-CAPITOLO 24-
-IL PATTO-
Riuniti davanti ad una camomilla profumante
di miele, riprendevano le forze cercando di superare i postumi di una giornata
così lunga e faticosa.
Ancora straniti dagli avvenimenti di quella
notte, si guardavano gli uni con gli altri senza proferire parola. Heles
fissava spesso quel bicchiere in più rimasto appoggiato sul bancone in cucina,
con ancora l’orma delle labbra di Pearl.
“Detesto avere sempre ragione” disse
orgogliosamente, rivolgendo in particolar modo quelle parole a Seiya.
Infastidito dal suo atteggiamento, Seiya sbatté la tazza sul tavolo “Non ha
senso ora rivangare il passato! Cosa vuoi sentirti dire? che avevi ragione? Non
potevamo saperlo, le tue erano solo supposizioni!”
“Che tuttavia si sono rivelate fondate…”
“Seiya ha ragione” intervenne Yaten “non
potevamo saperlo. Pearl ci è piombata addosso, non potevamo fare altrimenti”
“Bè per cominciare se mi aveste dato ascolto
avremmo di sicuro preso le precauzioni del caso” accusò Heles. Provava un
profondo rancore. Sapeva ciò che avevano rischiato e non riusciva a darsi pace.
I suoi sospetti erano attendibili ed incolpava se stessa per non aver
insistito.
“Ora basta” ordinò Kakyuu, alzandosi in
piedi “non è questo il momento di dire quello che si poteva o doveva fare. Ciò
che è stato è stato. Ora dobbiamo pensare a come affrontare questa nuova
minaccia. Da quello che Bunny ha riportato, Pearl è intenzionata a risvegliare
Persefone e noi dobbiamo impedirlo!”
“Non capisco però quale sia il collegamento
tra Pearl e Thanatos…” “Mi sembra chiaro Rea” rispose sospirando “Si è alleata
con loro per raggiungere il suo obbiettivo. Ne ha approfittato. Sapeva che gli
Dei erano in collera con i terrestri, con le guerriere Sailor, per ciò che
avevano fatto a Chaos”
“Ed ora Pearl vuole l’Entità Stellare…”
concluse Taiki, con tono malinconico.
“Se voi l’aveste vista…” la voce pacata di
Bunny s’innalzò sulle altre “…era così triste ed affranta. Voleva solo poter
riabbracciare sua madre, non desiderava altro. E’ stata sola per così tanto
tempo senza sognare altro che rivederla. Come possiamo biasimarla?”
“Ha cercato di ucciderti, Bunny!” gridò
Heles “torna alla realtà! Non puoi mettere sempre i sentimenti davanti a tutto,
sii razionale. E’ una minaccia per te e per noi! Se sarà necessario dovremmo
eliminarla”
“Come puoi parlare in questo modo?”
“Cerco semplicemente di essere quello che tu
ostenti a diventare!”
“Sarebbe?” “Una persona adulta, cosciente e
responsabile!”. Bunny non replicò. Heles si stava sfogando e questo riusciva a
capirlo. Lo stress a cui aveva sottoposto tutti era notevole, i nervi stavano
cedendo.
“Questo non è più un posto sicuro per te…”
riprese Heles, abbassando il tono “…dobbiamo lasciare questo Pianeta e tornare
sulla Terra!”. Tutti la guardarono stupiti.
“Cosa stai dicendo? Non possiamo lasciarli
qui a combattere da soli!” replicò Marta
“sulla Terra saremo più al sicuro! I nostri
poteri sono maggiori e…” alzò lo sguardo verso Bunny e Seiya, vicini
“...maggiore sarà la lontananza fra voi due, minore sarà la possibilità per
Bunny di usare l’Entità Stellare! E così ridurremmo le chance di Persefone…”
“Non è affatto vero” s’irritò Bunny a
quell’affermazione “non me ne andrò da qui, lotterò fino a sconfiggerli tutti!
Io non lo…” si bloccò per correggersi “…non li abbandonerò”
“Non è una decisione che spetta a te
prendere!”
“Infatti” s’introdusse Rea, a difesa
dell’amica “spetta a tutte noi, a tutte le guerriere! Ora abbiamo paura ma non
dobbiamo lasciarci sopraffare. Inoltre insieme siamo più forti! Possiamo
farcela!”. Heles si alzò, indispettita, iniziando a camminare su e giù per la
stanza. Si fermò di colpo, invasata da qualche strano artifizio.
“Principessa” disse, rivolgendosi a Kakyuu
“possiamo parlare…in privato…”. Kakyuu acconsentì, allontanandosi insieme a lei
dalla stanza.
“Chissà cosa le sarà venuto in mente…”
derise Seiya.
Infastidita da quella segretezza, Milena
decise di raggiungerle. Sapeva bene che quando Heles si metteva in testa
qualcosa niente e nessuno avrebbe potuto distoglierla. E questo la spaventava.
La situazione era troppo delicata per farsi prendere dalla rabbia e per
riecheggiare i conflitti trascorsi. Si alzò anch’essa in piedi, appoggiando
dolcemente la testa di Ottavia, crollata nel sonno, su un cuscino.
Sporgendosi sull’uscio della porta, sentì
Heles e Kakyuu discutere animatamente. Si nascose come poteva, per sentire cosa
stava macchinando Heles, lasciandola allo scuro di tutto. La voce rimbombava
tuonante, con parole obbiettanti. Ma non era quella di Heles. Era quella di
Kakyuu. Le stava dando contro e Milena aveva tutte le intenzioni di scoprirne
il motivo. Si avvicinò ulteriormente per ascoltare meglio.
“Non puoi chiedermi una cosa del genere,
Heles”
“Devi farlo, non c’è altro modo hai visto
come ha reagito!”
“Ci sono altre maniere, quello che mi stai
chiedendo va contro ogni mia etica, contro ciò in cui credo”
“Mi dispiace doverti dare un tale peso…ma è
la nostra unica soluzione. Se non lo fai saremo perdute”. E così dicendo se ne
andò, ignorando la presenza di Milena che aveva recepito ogni singola sillaba
di quella conversazione.
Prima che Heles potesse raggiungere la porta
d’ingresso, Milena la fermò prendendola per un braccio “Cos’hai fatto Heles?
Cosa le hai chiesto?”
“Milena per favore” disse, svincolandosi
dalla presa “non è il momento adatto”
“Da quando non parli più con me, Heles?”
“Da quando hai smesso di fidarti di me…”. Un
velo di afflizione coprì gli occhi mare di Milena. “Te l’avevo detto Milena…”
“Cosa?” chiese, ormai rassegnata
“che avrei fatto ciò che era giusto”. Si
allontanò, uscendo da quella stanza, da quella casa, lontano da lei, lontano da
tutti.
Milena tornò in sala, affranta, con sguardo
a terra e capo chino. Non era rimasto nessuno. Erano già andati a dormire,
spossati da quella notte durata più del dovuto. Solo la piccola Ottavia si
trovava ancora li, distesa sul divano morbido di pelle, con il viso che
affondava tra le piume del cuscino.
Milena si sedette accanto a lei,
accarezzandole le punte dei capelli. La invidiava. Era una guerriera anche lei,
certo, ma nel cuore e nell’anima era ancora una bambina, vogliosa di vita e
speranzosa. Spesso non riusciva a capire i comportamenti delle sue compagne,
cresciute troppo in fretta. E questa sua ingenuità la rendeva ciò che era
veramente: un piccolo angelo dal potere distruttivo.
“Non riesci a dormire?” chiese Amy,
offrendole un altro sorso di camomilla. Milena accettò volentieri, sforzando un
sorriso di gratitudine “Sono preoccupata per Heles” rispose con franchezza “è
troppo impegnata a cercare tutti i mezzi possibili per dividere Bunny e Seiya
piuttosto che accettare la realtà, anche se dura”
“E quale sarebbe?” domandò Amy,
appoggiandosi di fronte a lei
“…che si amano, che vogliono stare uniti.
Per quanto Bunny possa provare un forte sentimento per Marzio, quello per Seiya
va oltre l’inimmaginabile! Un amore talmente potente da riuscire a…”
“…sprigionare un potere infinito” concluse
Amy, rubandole le parole di bocca. Milena annuì.
Forse era la prima volta da quando si
conoscevano che Amy e Milena si comprendevano in quel modo. Si stava creano una
perfetta sintonia, cosa che aveva perso da un po’ con Heles. E ciò spinse
Milena a confidarsi.
Amy la osservava riflettere, persa in un
intruglio di pensieri e preoccupazioni. Si alzò, dirigendosi verso le scale “Io
non so cosa accadrà, non so cosa voglia fare Bunny ora che le cose stanno in
questo modo…so solo che mi fido di lei. Non ci ha mai deluso, perché dovrebbe
cominciare ora”. Lasciandola con un sorriso radioso impresso nella mente, Amy
salì i gradini nella speranza che Milena facesse tesoro delle parole dette.
Percorse il lungo corridoio che conduceva
alle camere da letto. Appoggiò le dita sul pomello della porta ma qualcosa le
impedì di spalancarla “Sei un’amica eccezionale, Amy” confessò Taiki,
attorniandole il braccio dietro alla schiena “e sei una persona unica”. Si
avvicinò al suo viso, prima che potesse dire qualcosa, appoggiando le labbra
alle sue, concedendole un tenero ma ancora timido bacio.
Allontanatosi dalla sua pelle, la fissò
negli occhi alla ricerca di qualcosa che va oltre la semplice scienza. “Questo
te lo dovevo” le disse, sorridendo.
Amy lo abbracciò forte, lasciandosi andare a
se stessa, forse per la prima volta nella sua vita.
Un rimbombo violentissimo frantumò
quell’attimo di pura gioia. Come un albero sradicato, il tetto si aprì,
rilasciando tegole e travi di legno possenti. Amy e Taiki si gettarono a terra,
uno sopra l’altra, con le mani sulla testa per proteggersi dai detriti che
cadevano incontrastati.
Le mura della casa iniziarono a sbriciolarsi
come cera al fuoco, lasciando incolume il solo muro portante. “Che succede!”
urlarono terrorizzati
“Usciamo tutti da qui!” incitò Taiki.
Scesero veloci al piano inferiore, prima che
la scala si disintegrasse. Milena afferrò prontamente Ottavia, mettendosela
sulle spalle, e corse svelta fuori da quella casa disastrata.
“State tutti bene?” urlò Seiya, radunatosi
con i restanti in strada “Ci siamo tutti?” aggiunse Taiki, con il fiatone
“Si!!” risposero insieme.
Seiya spostò premurosamente Bunny dietro di
lui “Stai tranquilla” disse “Non ti accadrà…”
“…Serenity…”. Le parole di Seiya furono
interrotte da una voce soave, squagliatasi leggiadra nell’aria. Bunny superò
Seiya, rapita da quella voce “Serenity…” chiamò nuovamente. Seiya strinse la
mano a Bunny, ad evitare che procedesse oltre.
Brillante in quel fumo di frammenti, apparve
una donna, dalla lunga treccia e dalle labbra rosse e scure. Guardava Bunny in
modo ostentato, come se avesse solo lei di fronte, come se fosse un gioiello rarissimo
desiderato da troppo tempo. Fece un paio di passi verso di lei, allargando le
braccia “come sei cresciuta, Serenity…sei identica a lei”
“Persefone?” chiese balbettante. Persefone
annuì, felice di quel riconoscimento. Bunny vedeva molto di Selene in lei, credeva
persino di sentirne lo stesso profumo. Era certa in cuor suo di averla già
conosciuta, di aver già vissuto momenti ed esperienze insieme a lei.
“Lascia che ti stringa, Serenity”. Ammaliata
da quella donna, Bunny avanzò verso di lei, desiderosa di ricevere
quell’abbraccio. Ma non ne fu capace. Si fermò a metà strada, ricordando ciò
che Pearl aveva detto su di lei, ciò che sua madre aveva fatto. Non poteva
fidarsi.
“Come hai fatto a liberarti?” domandò
lontana Kakyuu, stupefatta
“la vostra principessina è proprio sciocca”
derise Persefone “non è vero, Pearl?”.
Nel pronunciare il suo nome, Pearl apparve
accanto alla madre. I suoi occhi erano cambiati, non trapelava più tristezza e
solitudine bensì soddisfazione e gloria “Già, è proprio un’ingenua” confermò, appoggiandosi
alla spalla di Persefone
“Perché parli cosi?”
“Ho portato Serenity davanti a quella grotta
per un motivo ben preciso…era li che Selene aveva imprigionato mia madre!”
“Cosa??”
“Proprio così…inoltre sapevo benissimo che
minacciando lei e voi avrebbe emanato l’Entità Stellare, che si sarebbe
ramificata in tutta la grotta permettendo la liberazione di Persefone..e così è
stato, Serenity…grazie a te mia madre è libera”.
Mortificata, Bunny si girò a guardare le sue
compagne “Mi dispiace ragazze…non potevo saperlo”
“Non devi incolparti, Bunny” risposero,
stringendosi attorno a lei
“E’ tutta colpa mia, tutta questa storia è
solo colpa mia”
“Smettila di piangere, finirà tutto
prestissimo” irruppe Persefone “riprenderò il controllo del Pianeta, ti eliminerò
e l’Entità Stellare tornerà a me, come avrebbe dovuto essere sin dall’inizio”.
Yaten, Taiki e Seiya si schierarono di fronte a lei, in allerta “Dovrai passare
su di noi” minacciarono. Persefone li fissò, sbeffeggiandoli con il solo
sguardo “Non vedevo l’ora” rispose.
Persefone richiamò a se tutte le stelle, che
caddero come torce infuocate, perforando la terra. “Io sono la vostra sovrana,
e mi ubbidirete” comandò Persefone, serpeggiando tra quella pioggia cocente.
“Non credo proprio! Ragazze siete pronte!”
spronò Morea “Si!”
“Potere di Marte, vieni a me” “Potere di
Giove, vieni a me!” “Potere di Venere, vieni a me” “Potere di Mercurio, vieni a
me!” “Potere eterno dei…” Non finì la formula. Un’ombra antrace la colpì,
immobilizzandola. Come una ferrea tenaglia, Thanatos la cingeva fin quasi a
stritolarla. “Non riesco a respirare” disse debolmente
“Bunny!!!” Seiya gli si gettò contro ma
Pearl lo bloccò prima che potesse impedire a Thanatos di adempiere al suo
compito. Pearl trascinò Seiya lontano da lei, con una tale forza da non lasciar
sperare via d’uscita “Bunny!Bunny!!” urlava, dimenandosi per sfuggire alla
stretta di Pearl “Lasciami!”. Bunny impallidiva, le mani strette attorno a
Thanatos crollarono come foglie secche, la testa le pesava.
“Bunny no ti prego!”. Seiya la chiamava,
incitava l’aiuto delle altre, impegnate a sfuggire agli attacchi ripetitivi di
Persefone. “Guardala” gli sussurrò Pearl nell’orecchio “la persona che ami di
più al mondo…”. Seiya alzò gli occhi. Bunny era ormai priva di sensi, ed il suo
copro pesante giaceva tra le mani di Thanatos, ancora fermamente avvinghiate al
suo sterno. “Ora è come sono stata io per molto tempo…sola”.
Una rabbia incessante lo fece trasalire,
annerendoli lo spirito come nemmeno Galaxia era riuscita fare. Facendo perno
sulla gambe, si piegò gonfiando il petto, serrando le braccia fino ad esplodere
come un impulso elettromagnetico, scaraventando a terra Pearl, presa alla
sprovvista. Seiya brillava di tutto il suo potere, tutta la lucentezza della sua
stella lo attorniava come un effluvio raggiante. Stava emanando tutta la sua
energia senza la necessità di alcuna trasformazione. Era il suo cuore la fonte
di quella magnificenza. Un alito caldo li scompigliò i capelli, colpendo turbinosamente
l’ombra perfida di Thanatos che assalito da quel potere ignoto, mollò la presa
facendo cadere Bunny a peso morto.
Ancora infuriato e in escandescenza, Seiya
afferrò Pearl ancora a terra, fino a sollevarla con la sola forza di un
braccio. La guardò negli occhi con rancore e disprezzo. Pearl scalciava per
sfuggire a quella reazione così violenta ed inaspettata, ma non la mollava.
“Lei non è sola” disse, per farla crollare nuovamente “Vattene ora”.
Le diede le spalle, camminando velocemente
verso Bunny. Ma Pearl non accettò la sconfitta, non si era ancora arresa.
Graffiando la terra, si alzò velocemente rubando la possente energia di
Persefone fino a creare una spirale di luce che atrocemente si preparò a
scagliare contro Seiya “…lo sarà” disse, per poi rilasciare quella potente onda
d’urto.
“Bomba di Urano, azione!”. La bomba di
Sailor Saturn colpì cruentamente Pearl prima che il suo attacco potesse
infilzare Seiya di spalle, carbonizzandola.
“Pearl, no!!!” urlò Persefone straziata,
distraendosi dagli attacchi delle altre Sailor che la urtarono, appiattendo la
sua presa psichica sulle stelle che cessarono di precipitare. Ferita ma ancora
in forze, Persefone raggiunse la figlia, a terra “Pearl!Pearl!” chiamò, ma
nessuna risposta. Non c’era respiro, non c’erano lacrime né sorrisi. Non c’era
più nulla. Un corpo freddo, slegato da quella vita trascorsa con uno scopo di vendetta e mai vissuta
veramente.
Le lacrime di Persefone debellarono
l’assalto. Stretta a Pearl, tentava di sentire ancora qualche sussulto, qualche
battito. Appoggiò la guancia a quella di Pearl, che per così tanto aveva
desiderato di poter percepire ancora una volta il tocco della sua pelle. Ed ora
era riuscita a realizzare quel sogno. Ora erano insieme, di nuovo. Ma qualcosa
di più forte le stava dividendo, ancora, e questa volta non c’era via di
ritorno.
“Thanatos!” gridò al cielo, Persefone
“Thanatos, fa qualcosa!”. Ma Thanatos era già fuggito, prima che l’ira potesse
colpire anche lui.
Dilaniata da quel dolore, Persefone accolse
Pearl fra le sue braccia. Gli occhi lampeggiavano di un astio violaceo. Ancora
con le lacrime fisse sul viso, guardò Bunny che aveva ripreso conoscenza,
accecata dal risentimento “Tornerò Serenity…prima o poi tornerò, e quel giorno
non mi limiterò ad eliminare solo te…ora non ho più niente da perdere”.
Persefone si dissipò fra le rovine del
rustico, irradiata dalla prime luci dell’aurora. Il sole ancora tenue s’innalzò tiepido,
colorando l’aria di turchese. Con l’aiuto di Seiya, Bunny si sollevò da terra,
con il cuore in frantumi. Heles si avvicinò con sguardo afflitto. Aveva
minacciato di eliminare Pearl, ma non avrebbe mai voluto farlo veramente. Seiya
le mise una mano sulla spalla “Grazie” disse riconoscente
“Non volevo ucciderla…” rispose Heles,
rivolgendosi a Bunny, sperduta “ma vi avevo avvertito…non è più sicuro stare
qui”
“Io non me ne andrò, Heles”
“Persefone non tornerà così presto, e
Thanatos è fuggito con la coda fra le gambe! Dobbiamo tornare sulla Terra, ora
dobbiamo proteggere il nostro pianeta!”
“Anche questo è il mio Pianeta…”
“Hai perso la ragione, non sei più
razionale…” “Heles, smettila!” intervenne Seiya “lasciala respirare una volta
ogni tanto, lascia che sia padrona di se stessa, non credi che abbia già
rinunciato a troppo?”. Heles lo ascoltava, stordita.
Con una piccola spinta, Seiya si fece strada
fra lei e Kakyuu che lo fissavano. “Rimuoverò tutti coloro che vorranno
ostacolarci” disse, allontanandosi “…e ripeto, tutti”.
Taiki e Yaten si guardarono a vicenda,
stanchi e con ancora problemi da affrontare. Sapevano che per lei, Seiya si
sarebbe rivoltato contro il suo stesso sangue.
Ed
allo stesso modo, Heles e Kakyuu si fissarono, capendo perfettamente ciò che
pensavano in quell’istante.
Accertatasi che nessuno la sentisse, Kakyuu
si appoggiò al viso di Heles, bisbigliandole sinuosamente nell’orecchio “Va
bene, Heles…lo farò”.