Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Yoney    15/04/2011    2 recensioni
E se in quella stanza buia, dove era stato rinchiuso dal visconte, Ciel Phantomhive avesse fatto un incontro? Un incontro che gli salvò la vita?
E se l'anima di quella persona si fosse reincarnata in una ragazza più di un secolo dopo? Una ragazza che perde tutto per colpa del padre, disperata, senza nessuno, che non vede altra soluzione se non quella di stringere un patto con un certo demone..
Attenzione! Spoiler sul finale dell'anime.
"Morii senza rimpianti.
Dio mi permise di conoscere Ciel Phanthomive e quindi lo ringrazio.
Dio concesse questo dono alla mia anima due volte: La prima volta mi donò Ciel il conte, la seconda Ciel il demone.
Entrambe le volte mi innamorai di lui."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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I
~ Sporca dentro.

"Sore demo hitotsu oh
Ai no katachi no sagasu
Tooku yori mo ima mo wusunda
Kareta hitomi wa."

Uno, due, tre..
Ormai l'acqua era chiusa e riusciva a contare le goccie.
Però cominciava a fare freddo e non si era ancora lavata bene, era ancora sporca di lui.
Lo era quasi sempre.
Ormai era costretta a farsi la doccia più di tre volte al giorno per togliersi di dosso il lerciume che le lasciava quell'uomo dopo quei rapporti forzati.
Riaccese la doccia. L'acqua calda la tranquillizzava.
In realtà era l'acqua calda in generale a tranquillizzarla ma quella calda era la più accogliente e familiare.
Si passò le mani sul corpo innumerevoli volte, le sembrava quasi di poter toccare la sporcizia di quello, tanto la disgustava.
-Hiiiime, mia piccola principessa! Cosa fai?-
"No, ti prego, mi sono appena lavata!"
-Hiiime, dai, vieni a letto!- "Muori, schifoso topo infame."
-Veramente ora dovrei andare, Enrico, stanno per arrivare gli amministratori delle mie imprese in Grecia e dovrei accoglierli.-
Ovviamente era una bugia. Accogliere quelli, tsk.
Hime Mancini sapeva benissimo che non facevano altro che fregarla e che più della metà dei soldi che destinava alle ditte finivano nelle loro tasche.
Però lei non sapeva trattare queste cose e di imprendimento non ci capiva niente.
"Se solo mio padre non fosse il bastardo che è.."
Hime si immobilizzò. In realtà se suo padre non fosse stato il bastardo che era non sarebbe stata in quella situazione.
Non si sarebbe ritrovata in balia dei sogni erotici del suo disgustoso tutore, non si sarebbe ritrovata senza madre, non sarebbe stata costretta a gestire, con scarso successo, le imprese che quel bastardo le aveva lasciato sparendo, non si sarebbe sentita così sporca..
Sarebbe stata solo una normale normale quindicenne del XXI secolo proveniente da una famiglia nobile e con una vita felice.
Invece lei, la felicità, Hime non la vedeva da un po'.
Ormai la sua vita trascorreva tra imprecazioni, abusi e lacrime trattenute.
Tutto per colpa di quei due bastardi.
Il bastardo numero uno aprì la porta del bagno -Hime, ma perché mi dici una bugia?- Lei sobbalzò -Oddio, ma che..- Non fece in tempo a ribellarsi che quel quarantenne arrapato la sollevò e la portò nell'altra stanza, sul letto.
-Guarda che lo so che ieri i due greci hanno chiamato.- Disse lui tra un bacio e l'altro al suo corpo. La bocca no, Hime la bocca non se la faceva baciare mai.
-Dicono che non arrriveranno prima di domani pomeriggio.-
Lei rimase immobile come sempre -Ah, boh, comunque preferirei..- -Zitta.-
Il vecchio le tappò la bocca con la mano continuando a baciarle il corpo e a stringerla dappertutto, le braccia, le cosce, la pancia.
Lei avrebbe voluto spingerlo via, non avrebbe mai voluto permettergli di entrare in lei.
Ma alla fine non lo faceva mai. Per quanto lo odiasse le serviva accomodante dato che era l'unico in quella casa un tantino bravo ad amministrare le sue proprietà. Certo, quando non era occupato a dormire o a bere.
Perciò stava ferma e, piano piano, diventava sempre più sporca.

Hime stette attenta a non fare rumore mentre si rivestiva, grazie al cielo lui si era addormentato.
Lentamente si mise il vestito, le calze, gli stivaletti e si pettinò, poi uscì dalla stanza stando attenta a non far sbattere la porta.
Lo odiava, odiava quell'uomo che continuava a sporcarla, odiava quel fatto che non riusciva a ribellarsi, odiava il fatto che non riusciva ad andarsene.
Ma Hime non aveva parenti, figuriamoci amici, e non avrebbe saputo cosa fare da sola.
E poi in quella casa c'era Vittoria.
Vittoria era la cuoca della villa, era in grado di cucinare un pranzo nuziale con un pollo, un cavolo e un po' di brodo, peccato che non fosse altrettanto brava con la conversazione.
Hime passava ore a guardare vittoria cucinare, lì rannichiata tra il forno e l'immenso frigo.
Le voleva bene, a Vittoria, lo sguardo della donna le ricordava molto quello della madre e le trasmetteva dolcezza.
Forse anche Vittoria glie ne voleva, di bene. Entrò in cucina saltellando.
-Vittoria, Vittoria! Ci sei? Ho un po' di fame.. Vittoria?- La cucina era vuota.
"Mmm, strano, di solito è sempre qui.. Boh, sarà in bagno."
Stava per allontanarsi quando vide la porta aperta del frigo "Eh? Com'è che è aperta? La chiude sempre."
Là dentro era, ovviamente, tutto come al solito. I peperoni verdi, le uova rosate, il sangue colante delle bistecche.. Hime chiuse la porta di scatto e ci si appoggiò con la testa tra le mani.
"Perché?! Dio, perché?!"
Non riusciva proprio a capire perché finisse sempre così, nello stesso modo. Non aveva forse anche lei il diritto di volere bene?
E Hime, accasciandosi, pianse; pianse la morte della donna che le aveva praticamente fatto da madre per anni; La madre.. L'assassino..
Hime urlò, urlò disperata tra le lacrime, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, poi si alzò e, continuando a urlare, si mise a correre.
Inciampò e cadde parecchie volte prima di raggiungere lo studio ma alla fine, ansimante, spalancò la porta fiondandocisi dentro e, con le ultime forze che le erano rimaste, prese il candelabro più vicino e lo scagliò contro la figura in piedi di spalle, che, però, evitò con un tranquillo movimento della testa l'oggetto che infranse la finestra e cadde di sotto.
Hime urlò -Voltati, bastardo! Anche Vittoria mi hai ammazzato!-
La figura rise -Ah, Hime, non sei cambiata per niente! Sempre pronta a trarre conclusioni affrettate.-
Hime continuava a lanciargli oggetti che lui, prontamente, evitava. -Conclusioni affrettate?! L'hai uccisa tu! Esattamente come hai ammazzato la mamma!-
Sempre continuando a evitare, seppur di spalle, gli oggetti lanciatigli, l'uomo osservò fuori dalla finestra dove lentamente si stavano accumulando mobili.
-Sai, bambina?- Disse a Hime con un finto sorriso smielato -Fossi in te eviterei di far accumulare oggetti altamente infiammabili accanto alla libreria in giardino.-
Hime si bloccò con lo sgabello ancora in mano -Cosa?!-
Tutto il resto si svolse parecchio velocemente; prima di potersi chiedere qualcosa, infatti, Hime si sentì prendere in spalla dal padre che corse fuori dalla porta a velocità sovrumana.
Pochi secondi e la libreria esplose, mandando in frantumi il poco vetro rimasto intatto della finestra dello studio e i mobili restanti tra le urla di alcune persone.

Hime, immobile sul tappeto del corridoio, fissava a bocca spalancata la tappezzeria bruciacchiata dello studio con il padre accanto che ridacchiava.
La sua biblioteca era esplosa?! L'unica stanca accogliente della casa era stata, dunque, distrutta?!
Si scagliò con odio verso l'uomo cercando di prenderlo a pugni -Bastardo! Anche la biblioteca mi hai distrutto! Ti odio, stronzo! E cos'erano quelle urla? Chi altro mi hai ammazzato?!-
Lui la scostò malamente, facendola cadere a terra.
-Uff, che fastidiosa! Guarda che i domestici sono finiti lì per caso, attirati da un topo parecchio grande.- Poi iniziò ad allontanarsi tranquillamente -Per quanto riguarda la biblioteca.. Beh, mi sono ricordato che ci sono cose che è meglio che tu non conosca, è solo per questo che sono venuto oggi.-
-Aspetta!- Gli urlò la figlia -Perché mi hai aiutata?-
Hime, lì sul tappeto, lo guardava confusa. Quell'uomo la odiava, le aveva tolto tutto ciò che aveva di caro.
L'uomo si bloccò e la guardò, irritato -Tu non hai proprio capito nulla, ci rivedremo quando sarai maturata.-
E sparì lanciandosi da una finestra.
Hime rimasì lì, immobile, a fissare lo spazio vuoto dove un attimo prima si trovava il padre, chiedendosi come avesse fatto a lanciarsi tranquillamente dalla finestra del secondo piano.

Hime non era mai stata una piagnucolona, nonostante le numerose perdite che aveva subito aveva sempre evitato i piagnistei, però quel giorno pianse, pianse davvero tanto.
La sua seconda madre era morta, i suoi unici "amici" erano morti, la sua biblioteca stava bruciando e lei se ne stava lì da sola, su un tappeto, a piangere senza fare niente.
-Vittoria.. Mamma..- Quel sorriso così bello, ora era sicura che non l'avrebbe mai più visto. Cosa le restava, ormai? Per cosa valeva la pena combattere?
Hime si alzò e si diresse verso la sua stanza. Aveva bisogno di pensare, di concentrarsi, e non poteva certo farlo con quello stato d'animo.
Aveva bisogno di qualcosa che le donasse, anche per un attimo, un sorriso.
Aprì il cassetto in stile vittoriano accanto all'enorme letto a baldacchino; in effetti, praticamente tutte le stanze della casa erano in stile vittoriano. Un'importante antenata di Hime (Che, tra l'altro si chiamava come lei) era vissuta nell'inghilterra vittoriana e aveva dato alla luce il primo di una lunga stirpe di uomini che avevano reso i Mancini i più importanti imprenditori italiani nel corso dei secoli.
Hime spalancò gli occhi, allarmata.
"Non c'è!" Si mise a cercare, spaventata, in tutti gli angoli della stanza, mettendola sottosopra "Non c'è, non c'è! Il mio preziosissimo album delle foto della mamma non c'è!"
Eppure lo sfogliava sempre sul letto, doveva essere lì! Forse giusto un paio di giorni prima l'aveva portato.. -No!- Si mise a correre con le tutte le poche forze che le restavano nelle gambe. -No, no, no, no, nooo!-
Si fermò, con il fiatone e le lacrime agli occhi. La biblioteca e tutto ciò che essa conteneva era in fiamme; gli scaffali, le finestre, i libri.. E così anche il suo preziosissimo album.
Hime si buttò a terra, la testa nelle mani, urlando.
Niente, non aveva più niente. Tutto ciò che le restava era svanito come fumo in neanche una mezz'ora.
Che senso aveva, ormai, restare in vita e stare male?!
-Perché mi togli tutto ciò che possiedo e poi mi salvi la vita?!- Urlò al padre che, di certo, doveva essere lì da qualche parte, ad ascoltarla.
No, probabilmente se ne era già andato da un pezzo.
-Cosa devo fare per farti smettere?! Cosa devo fare per ucciderti?!-
All'improvviso qualcosa si materializzò davanti a lei.
Qualcosa di non troppo alto, dai capelli di un colore indescrivibile e dal viso di un ragazzino, che parlò.
-Allora che ne dici di stringere un patto con me?-
In quel momento Hime non lo sapeva ma, dopo quell'incontro, la sua anima sarebbe diventata sempre più sporca.


 

"Nonostante questo
Cercherò quel vero amore.
I tuoi occhi pungenti aspettavano
da tanto tempo questo momento."




 

_____________________________________




Angolo dell'autrice:
Heii, minna, konnichiwaa! ^^
Mmm, dai, alla fine non è che ci ho messo tutto questo tempo ad aggiornare! ^^ (Oh, certo, come no!)
Allora, cosa dire? Beh, in questo capitolo viene data una prima presentazione della protagonista, Hime Mancini, che, come avrete capito tutti, è la reincarnazione della Hime del capitolo prima. ^^
Chiedo scusa per la mia mancanza di coerenza perché, come vedrete, dal prossimo capitolo il carattere di Hime sarà un po' diverso..
Insomma, qui Hime sembra una che sta sempre a disperarsi, sfigata, con un sacco di problemi ed alla fine è così, però, come vedremo dal prossimo capitolo, il suo carattere, alla fine fine, è abbastanza allegro per natura.
Si divertirà moltissimo a prendere ingiro Ciel! x)
Comunque il prossimo capitolo, Ogni suo desiderio, è già pronto cartaceo, devo solo riscriverlo al computer. E' quello il difficile.. -.-
Bene, vi lascio, non credo di dover spiegare altro..
Se dovesse esserci qualcosa che mi sono dimenticata fatemelo sapere ed aggiungerò o risponderò tramite le "risposta recensioni". ^^
Ora vi lascio ma prima.. Anticipazione! ^^


-Hime Mancini- Eccolo, sentiva la voce ma non riusciva a vederlo -Ti avverto, per coloro che stipulano un patto con un demone non vi è paradiso.-
Lei sospirò, lo immaginava, infondo vendevi la tua anima.
Hime non era atea e l'idea di non andare in paradiso la spaventava un po', però ormai non poteva più tirarsi indietro. Il demone parlò ancora.
-Quindi, uccidere tuo padre, è questo il tuo desiderio?-
La ragazza iniziò ad irritarsi -Diamine, te l'ho detto! Si, è questo, ora muoviti che stare sospesi nel nulla non è divertente!-
Sentì qualcuno soffocare una risatina, ma forse non era lui.
-Come desidera.-

Devo dire, è la prima volta che mi capita di rendere la protagonista non atea e spero di essere all'altezza.
Io, essendolo, non so bene cosa prova un praticante, quanto sia grande la sua fede o quali siano i loro(Vostri?) pensieri riguardo la religione. Ma prometto che farò del mio meglio! Fighto! xD
Fatemi sapere come vi è sembrato questo capitolo! ^^
Un bacio

 

~ Elle(na)

   
 
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