Random notes:
a) scritta per lo ShinoKiba Day
b) Dunque. Non è una fic sola, sono tre frammenti di tre frammenti diversi della loro vita. Da genin, da chunnin e poi da jonin (quindi dai dodici a circa ai vent’anni). Però li posto assieme perché credo abbia più senso fare così. La prima fa riferimento alla missione di recupero di Sasuke, a cui Shino non partecipò. La seconda alla guerra attualmente in corso nel manga – anche se gli spoiler sono talmente esili che non credo valga nemmeno la pena di segnalarli. La terza ovviamente è mia libera interpretazione di un ipotetico futuro.
c) … mi sono accorta che ci sono strane analogie con l’ultimo capitolo del manga. Ma vi giuro, il manga l’ho letto dopo. O__O
April days
Kiba aveva imparato che quando Shino passava da uno stato d’animo di tipo vagamente stabile a uno più, come dire, alterato, la sua espressione non aveva alcun mutamento. Quello che cambiava, era il numero degli insetti che ronzava sotto al suo abnorme cappotto. E si dava il caso che in quel momento pareva di trovarsi accanto a un alveare intero.
-Eddai, Shino! Non dirmi che sei ancora arrabbiato per quella storia!-
Ma Shino non era arrabbiato perché era stato escluso dall’operazione di recupero di Sasuke Uchiha. Non solo, almeno. Una parte di lui continuava a ritornare a quel momento, in cui aveva visto i suoi compagni tornare al villaggio uno dopo l’altro, e ricordava la rabbia sorda – e il sottile velo d’angoscia provato nel vedere il loro –il suo- sangue.
Con uno sbuffo fin troppo accentuato per la quiete della foresta, Kiba si lasciò cadere di peso accanto a lui, vicino al fuoco che lentamente andava spegnendosi.
-Che palle- esordì, gettando un legnetto tra le fiamme. Shino non mosse un muscolo, se non per parlare.
-Sei talmente rumoroso che il nemico ti riuscirà a sentire da qualche miglio di distanza-
L’Inuzuka fece per abbaiare qualcosa di estremamente maligno per rispondere a tono, ma una volta aperta bocca si bloccò, come colto da un pensiero improvviso. Allora scrollò le spalle, abbozzando un ghigno sulle labbra rosse, e gli diede un leggero pugno sulla spalla.
-Che mi frega? Tanto ci sei tu al mio fianco-
Se fosse stato particolarmente attento, sarebbe riuscito a notare nonostante gli scarsi baluginii delle fiamme, che sotto al cappuccio gli zigomi alteri avevano assunto un paio di toni di troppo di colore.
-Idiota…-
-Ohi, Shino!-
L’Aburame, sentendosi chiamato in causa, alzò il viso dal lavoro che stava esaminando e lo portò sulla figura che aveva fatto capolino tra le fronde della serra a qualche passo di distanza. Kiba gli sorrise, un semplice gesto che accentuò la visione dei canini affilati e che gli illuminò particolarmente il volto.
-Devo andare in missione, il nostro glorioso Hokage ha richiesto il mio intervento, perciò… a presto-
Shino si riassestò gli occhiali sul naso, annuendo lentamente , ma per quanto si sforzasse non riuscì a tornare alle sue attività. Gli si era formata una frase in mente, che però stentava a raggiungere la lingua e le labbra per essere espressa. Mosse un’ultima volta il capo, prima di decidersi e deviare il discorso.
-Va bene. Arrivederci.-
Kiba lo fissò per qualche istante in silenzio, battendo a vuoto le palpebre, poi scoppiò in una risata talmente rumorosa che fece fuggire in volo un paio di coleotteri. Poi, trattenendo a stento alti scoppi d’ilarità, gli si avvicinò fino a sporgersi verso di lui, abbassando di qualche centimetro il collo del cappotto.
-Idiota…-
Alla fine, non c’era bisogno di parlare. Perché quando le loro labbra si sfiorarono, Kiba le sentì lo stesso, quelle parole.
“Torna a casa vivo”