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Autore: RobTwili    16/04/2011    10 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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La saliva rischiò di andarmi di traverso non appena vidi Ashley a pochi passi da me.
«Posso parlarti un attimo?». Sembrava insicura.
«C-c-c-erto». Strinsi i denti per concentrarmi.
Non dovevo balbettare.
«In privato» sussurrò lanciando una strana occhiata a Mac e ai ragazzi lì vicino a me.
«Oh, p-p-puoi pa-parlare qui senza problemi». Abbozzai un sorriso che sembrò renderla ancora più agitata.
«D’accordo». Respirò profondamente prima di cominciare a parlare. «Ecco, il problema è che, diciamo, ho un odio reciproco verso la fisica» ridacchiò nervosamente «e siccome so che tu sei il più bravo, volevo chiederti se potresti aiutarci per superare i problemi che abbiamo». Tenne lo sguardo basso per non incrociare il mio.
Ashley Foster stava chiedendo aiuto a me?
Per aiutarla a studiare fisica?
Mi reputava addirittura il migliore?
«S-s-se devo essere s-s-s-sincero è John il più bravo n-n-nel corso». Indicai John con il mento e sentii Mac schiarirsi la voce, come se avesse voluto attirare la mia attenzione.
«Sarebbe un onore per me insegnarti la fisica». Quando John faceva il cascamorto lo odiavo.
Sapeva della mia cotta ossessiva per Ashley e ci provava?
«Se posso darti un consiglio Ashley» intervenne Mac, «credo sia meglio affidarsi a Francis. John sarà anche il più bravo, ma posso assicurarti che Frank ha molta più pazienza e spiega i concetti molto meglio». Sorrise in modo amichevole ad Ashley che continuò a dondolarsi da un piede all’altro, in imbarazzo.
«Non è vero, sono…». John non riuscì a terminare la frase perché Mac gli pestò un piede facendolo gemere per il dolore.
«S-s-s-scusa, dimmi pure» alzai leggermente la voce per riuscire a farmi sentire da Ashley anche attraverso i lamenti di John, ormai azzoppato.
«Si tratterebbe di poche lezioni, mi basta il minimo». Era evidente che si vergognasse di chiedermi lezioni.
«N-n-non ci sono pr-pr-problemi per me». Dovevo calmarmi.
Nessuno avrebbe voluto un insegnante di fisica che balbettava.
Nemmeno Ashley.
«Saresti il nostro salvatore, dico sul serio». Un sorriso di gratitudine comparve sulle sue labbra e io arrossii imbarazzato.
«Q-q-q-quando t-t-ti va bene?» mugugnai cercando di calmarmi per non balbettare.
Dovevo riuscire a comportarmi normalmente anche davanti a lei, in fin dei conti parlavo sempre con Mac, anche lei era una ragazza!
«Di pomeriggio? Dalle tre alle quattro, subito dopo l’ultima lezione? Così non interferiscono con i nostri allenamenti». Era decisamente sollevata.
«S-s-sì, mi sembra perfetto». Cominciai a giocherellare con il fumetto che avevo tra le mani.
«Quando possiamo cominciare?» domandò avvicinandosi di un passo.
«Q-q-quando vuoi, p-per me non ci s-sono problemi». Ci stavo riuscendo.
Un po’ alla volta sarei riuscito a non balbettare più davanti a lei.
Forse le lezioni di fisica sarebbero state di aiuto.
Io, lei, la fisica, da soli chiusi in una stanza…
Forse sarei diventato amico di Ashley.
O qualcosa in più, chi poteva saperlo?
«…n è un problema per te, vero?».
Quando mi accorsi che Ashley stava parlando con me tornai alla realtà.
Che cosa mi aveva chiesto?
“Pensa Francis, pensa”. Mi concentrai a lungo ma non riuscii a ricordare che cosa mi avesse chiesto.
Era scortese chiederle di ripetere.
Una donna andava sempre ascoltata e non potevo di certo dirle che non l’avevo fatto perché avevo fantasticato sull’evolversi della nostra relazione a senso unico.
«N-n-no, certo che no». Sorrisi timidamente sperando che il fato, per una buona volta, fosse dalla mia parte.
«Perfetto. Allora ci vediamo oggi pomeriggio. Grazie ancora, anche da parte di Alex». Si allontanò velocemente e rimasi incantato a guardarla prima di capire veramente quello che aveva detto.
Alex?
Che cosa c’entrava lui?
«Sei diventato cretino?» sussurrò John avvicinandosi.
«Ch-ch-che cosa c’entra Alex?». Fissai i volti dei miei amici uno ad uno e notai che tutti avevano la stessa espressione: incredulità e divertimento.
«Frank, hai appena accettato di dare ripetizioni di fisica ad Ashley e ad Alex, non te ne sei nemmeno reso conto?» bofonchiò Zac stupito chiudendo l’armadietto lentamente.
«Q-q-quando ha parlato di Alex?». Perfetto, ora cominciavo anche a balbettare con Zac e gli altri!
«Alla fine, quando ti ha chiesto se c’erano problemi. Però è stata perfida, prima ha fatto finta di nulla e poi ti ha detto che c’era anche lui» commentò John cominciando a camminare verso l’uscita.
«Veramente non avete ascoltato bene. Da subito ha sempre parlato al plurale. Inizialmente pensavo si riferisse a lei e a Kathrina». Lo spirito di osservazione di Mac era spaventoso.
Più volte avevo creduto che fosse in grado di leggere la mente.
«Io, io non posso». La mensa era troppo lontana dall’edificio centrale perciò ci dirigemmo verso la macchina. Mi appoggiai allo sportello passandomi una mano sulla fronte.
«Frank, che cosa stai dicendo? È la tua opportunità per vederle le tette da vicino, non lo capisci? Potresti essere il nuovo Dave Lizewski senza usare una muta» cominciò a fantasticare John, e non mi degnai nemmeno di rispondergli.
Per quanto mi piacessero i fumetti non mi sembrava il caso di fare strani paragoni.
I supereroi non esistevano.
«Come rinunci ora che hai già accettato?». Zac si sistemò gli occhiali sedendosi sul cofano della Chevry.
«Le dirò che non ho tempo per aiutarli». La scusa poteva reggere.
All’ultimo anno di liceo potevo volermi concentrare al massimo sui miei voti.
«Credo che sia inutile, ormai le hai detto di sì Francis, non è stupida». Mac tentò di farmi ragionare, ma non era proprio il momento.
«Rinuncio. Mi trasferirò in un’altra scuola. Non posso aiutare Alex. No». Era una soluzione.
Mi sarei trasferito nella scuola della contea vicina, avrei perso i miei amici, ma almeno non ci sarebbero stati problemi.
«Non essere stupido Francis. Ci andrai e basta, gli farai vedere che è stupido. Gioca d’astuzia, tu hai il cervello e lui i muscoli. Ti hanno chiesto aiuto perché tu possiedi quello che a loro manca. Fallo sentire uno stupido» mi consigliò Mac.
Certo, la faceva facile lei, non doveva sedersi per un’ora in una stanza da sola con Alex e Ashely per spiegare loro il primo principio della termodinamica!
«Non puoi mollare ora, sei troppo vicino al traguardo». John ammiccò e io lo fissai, confuso.
Quale traguardo?
Di che cosa stava parlando?
«Ragazzi, non mi sembra una buona idea, comincerò a balbettare e non riuscirò a spiegare nulla». Era ovvio che sarebbe andata in quel modo.
Non avrei dovuto accettare.
«Potresti utilizzarlo come “cura”, voglio dire, tu balbetti solo quando c’è lei. Quando dovrai spiegarle la termodinamica non potrai permetterti di balbettare». Certo, Zac poteva anche prenderla alla leggera, tanto lui non balbettava di fronte a nessuno.
«No. Vado a cercarla per disdire tutto. Che diavolo mi è saltato in mente, eh? Perché non mi avete fermato quando ho tentato il suicidio in quel modo idiota?» dissi alzando il tono della voce, arrabbiato e frustrato.
«Francis Hudson, tu non andrai da nessuna parte. Rimani qui e ascoltami». Quando Mac utilizzava quel tono mi faceva sempre paura.
Sembrava una donna, peggio, sembrava una mamma.
«Ok, io e Zac andiamo in mensa». John e Zac sparirono velocemente dopo aver riconosciuto il tono da maestrina.
«Mac, prima che cominci con la predica, non ci andrò». Avevo sudato talmente tanto in quei cinque minuti che gli occhiali continuavano a scivolarmi sul naso.
«Ascoltami Francis». Si appoggiò alla macchina sistemandosi le pieghe della t-shirt. «Tu ci devi andare. In qualche modo lei vuole scusarsi con te per quello che Alex ha fatto in mensa. Devi solo stare tranquillo e tutto andrà bene. La fisica la sai, no?». Mi fissò assottigliando le palpebre.
«Sì ma…» cercai di giustificarmi ma Mac non mi lasciò finire la frase.
«Il programma è facile, no?» continuò fissandomi.
«Sì, ma…». Alzai le mani per fermarla senza essere minimamente preso in considerazione.
«Sei in grado di spiegare l’applicazione di una formula, no?» Mac continuò a tartassarmi di domande senza lasciarmi il tempo di rispondere.
«Sì Mac, ma…». Doveva lasciarmi finire.
Ma non lo fece.
«Allora non c’è nessun “ma”, Francis. Tu oggi pomeriggio vai da loro e fai vedere che hai un cervello e che lo sai utilizzare bene, siamo d’accordo?». Puntò il suo indice sul mio petto e io annuii deglutendo ripetutamente, quasi spaventato da lei.
«Un paio di cosette soltanto, per il tuo bene. Quando una ragazza ti dice che deve parlarti da sola non rispondere ‘non ci sono segreti, puoi parlare davanti a loro’, quando una ragazza ti chiede aiuto non rispondere ‘lui ha A+, io solo A’, Francis lei stava cercando di flirtare con te». Il suo sguardo era serio, incatenato al mio.
«F-f-flirtare con me?». Spalancai gli occhi per la sorpresa.
«Sì, per costringerti ad aiutarla, ma è un altro discorso. Voleva flirtare e tu l'hai decisamente offesa». Era addirittura sicura di quello che diceva, pazzesco.
«Mac, Ashley non stava flirtando con me, andiamo! È contro tutte le leggi che ci sono, anche quelle fisiche» ridacchiai divertito, lo scherzo di Mac era davvero divertente.
«Francis, le donne sono subdole, non si fanno problemi se vogliono qualcosa e utilizzano tutte le carte che hanno a disposizione. Ashley sa l’ascendente che ha su ogni maschio di età superiore ai dieci anni e usa il suo fascino per ammaliare e farti fare quello che vuole. Non sarà a conoscenza della cotta che hai per lei, ma sei un ragazzo, per giunta single e senza fidanzata da tempo, non è stupida». Concluse la sua arringa, seria, e io continuai a fissarla con la bocca spalancata.
«Io non credo che sia così, sai Mac». Ero sbalordito da quella rivelazione, troppo confuso. Avanti, non poteva essere vero, ero certo che fosse falso.
Mac non era così, ad esempio.
Mac però non veniva considerata donna, forse perché trascorreva quasi tutto il suo tempo a programmare computer o forse perché indossava sempre felpe larghe e sneakers.
«Senza offesa Francis, ma non ne sai molto di donne. Vale per te e anche per gli altri due che sono scappati. Sfortunatamente per voi i fumetti non danno una giusta descrizione delle ragazze. Vedrai che non è poi tanto male prendere in giro Alex, è troppo stupido, ti divertirai un sacco» ridacchiò quando incominciammo ad incamminarci. «Andiamo a mangiare qualcosa, dai».
«Io… io non ho fame, proprio per nulla». Lo stomaco si era chiuso in una morsa che non si sarebbe aperta nemmeno con una formula magica.
«Non fare lo stupido, Francis. Hai bisogno di proteine e carboidrati, tanti! Forza, andiamo». Mac mi spinse dentro alla mensa ridacchiando.
 
«Buona fortuna!». La pacca sulla spalla che John mi aveva dato non era di buon auspicio, proprio per nulla.
«Metterò quel numero di X-Man che ti piace tanto tra le tue mani quando sarai dentro alla bara. Buon viaggio». Se anche Zac si impegnava a prendermi in giro la situazione non era delle migliori.
«Lasciali stare. Mi raccomando, fagli vedere che è il cervello quello che conta». Forse Mac era l’unica tra tutti noi con un po’ di buon senso.
«Ragazzi, vi accompagno a casa». Mi avvicinai alla mia auto ma John si parò davanti a me a gambe larghe.
«Non ci provare, sono le 14.55, tra cinque minuti comincia la tua lezione. Torneremo a casa a piedi. Muoviti, vai!» urlò John spingendomi verso le scale della scuola.
Deglutii una saliva inesistente salutandoli e cominciai ad incamminarmi, lentamente, verso l’aula adibita allo studio pomeridiano.
Meglio fare prima una tappa nell’ufficio di Fonzie.
Quando mi chiusi la porta del bagno alle spalle sospirai sfinito.
«Andiamo Francis, se ce l’hanno fatta Spiderman e Superman perché non dovresti riuscirci tu?». Certo, loro erano supereroi però.
Dovevo trasformarmi in un supereroe, forse quello era l’unico modo per riuscire nella mia impresa: rimanere vivo.
Presentarmi in quella stanza in calzamaglia non mi sembrava una buona cosa; bastava qualcosa che mi convincesse dei miei superpoteri nella fisica.
Guardai la mia immagine riflessa sullo specchio e un'improvvisa illuminazione mi colpì.
Gli occhiali, i miei occhiali da astigmatico erano il centro del mio travestimento.
Con quelli, nell'aula assieme ad Alex e Ashley, sarei stato invincibile.
In fin dei conti non si erano mai nemmeno graffiati durante tutte le cadute dovute agli scherzi idioti di Alex e Luke.
Il mio nome in codice sarebbe stato... Physicsman, soprannominato l'invincibile!
Era giunto il momento di mettere in pratica i miei superpoteri.
Uscii dal bagno dell’ala est con un’autostima che non avevo mai posseduto in tutta la mia vita.
Quando lanciai un’occhiata all’orologio e mi accorsi che erano le 14.05 cominciai a correre verso l’aula credendo di essere in ritardo.
Aprii la porta tutto trafelato per l’enorme sforzo fisico fatto, ma mi accorsi che era vuota.
Perfetto! Doveva essere uno scherzo ideato da Alex.
Non ci sarebbe stata nessuna lezione.
Sbuffando mi sedetti dopo aver deciso che avrei aspettato dieci minuti.
Aprii il libro di fisica per controllare l’argomento, giusto per non essere impreparato, e sentii qualcuno ridacchiare e correre nel corridoio.
Dovevano essere loro.
«Muoviti Alex! Siamo in ritardo». Riconobbi la voce di Ashley anche con la porta chiusa.
«Sai quanto me ne importa? Ci vengo solo per accompagnarti. Non mi fido del pivello» mugugnò Alex prima di zittirsi.
Sentii qualcosa sbattere contro la porta e per non assistere, attraverso la piccola finestrella, ad un’esplorazione reciproca del cavo orale, chiusi gli occhi.
La porta si aprì qualche secondo dopo.
Quando riaprii gli occhi mi trovai davanti Ashley, tutta rossa in viso, con i capelli scomposti e un sorriso enorme, e Alex, completamente disinteressato a tutto quello che lo circondava.
«Ciao Francis. Grazie per essere venuto e scusaci per il ritardo» si scusò Ashley sedendosi e appoggiando la borsa per terra.
«Non fa niente» bisbigliai in imbarazzo.
Sì, lo sguardo di Alex mi imbarazzava, lo vedevo come una macchina spara-scherzi idioti e sapevo di essere uno dei suoi bersagli preferiti.
“Gli occhiali Francis, gli occhiali!” cominciai a ripetermi mentalmente per farmi coraggio.
«Sia chiaro che io sono qui contro la mia volontà, diciamo che Ash conosce dei buoni metodi per corrompere». Alex ammiccò verso di me e sentii una risatina di Ashley.
Meglio non indagare.
Preferivo rimanere ignorante.
Non volevo sapere i metodi di Ashley, o meglio: non volevo immaginarli.
«B-b-b-bene, a-a-a-allora ch-ch-ch-che cos-cos-cos-cosa volete r-r-r-ripassare?». L’inizio perfetto.
La mia maschera da supereroe non funzionava.
Era decisamente difettosa.
«Possibilmente con un argomento corto, visto che ci impieghi dieci minuti per comporre una frase. Alle quattro abbiamo gli allenamenti e non vorrei essere ancora a metà della prima spiegazione» sogghignò Alex schernendomi.
«Alex…». Il tono di rimprovero usato da Ashley era quasi dolce.
Physicsman.
«A-a-allora la prossima volta arrivate p-p-puntuali per f-f-avore». Affrontai lo sguardo di Alex solo grazie allo scudo dei miei occhiali invincibili.
«Ehy, nerd del cavolo, vuoi che ti rifaccia i connotati?». Si alzò in piedi di colpo facendo cadere la sedia.
«Alex, smettila». Ashley cercò di calmarlo prendendogli una mano tra le sue.
«S-s-senti A-A-Alex, se non vuo-o-i seguire le l-l-lezioni puo-o-oi anche uscire. Sono qui solo p-p-perché me l’ha ch-ch-ch-chiesto A-A-Ashley». La indicai con la mano senza staccare il contatto visivo dal gorilla idiota.
«Idiota, non te la darà mai perché tenti di insegnarle fisica» sogghignò Alex risedendosi dopo aver sistemato la sedia.
«Alex!» urlò Ashley scocciata «smettila, è qui solo per farci un favore! Un altro anno al liceo per colpa della fisica io non lo faccio. Quindi, se tu vuoi rimanere in questa scuola a vita per me non ci sono problemi e puoi uscire». Continuò a fissarlo arrabbiata, con uno sguardo completamente differente da quello che aveva quando erano entrati cinque minuti prima.
«Sì, hai ragione. Scusami piccola». La baciò velocemente.
«A-a-a-allora, da cosa co-cominciamo?». Era più difficile del previsto.
Physicsman.
«Dall’inizio, credo. Non so praticamente nulla» disse Ashley impacciata e imbarazzata.
«Ok. Prima legge di Newton?». Una domanda base.
Tutti sapevano la prima legge di Newton, anche l’orso Knut di Berlino.
«Una mela al giorno toglie il medico di torno?» ghignò Alex pensando di risultare simpatico.
Ci riuscì, non con me però.
Ashley non riuscì a contenersi e cominciò a ridere.
«Se la forza totale applicata ad un punto materiale è uguale a zero allora esso resterà interte» recitai senza balbettare.
Era facile non farlo quando ripetevo qualcosa a memoria.
«Cioè?» bisbigliò Ashley sistemandosi sulla sedia.
Sul serio non erano in grado di capire la prima legge di Newton?
La strada era lunga.
«S-s-se quattro persone ti tirano con la stessa forza ognuna d-d-dalla sua parte, dove v-v-vai?». Era difficile anche spiegarla.
Di solito tutte le persone normali la comprendevano dall’enunciato.
«Non rimango ferma?» chiese confusa.
«E-e-esatto, è questo» affermai convinto.
«Allora è facile! Alex, amore, hai capito?». Entrambi ci voltammo a guardare Alex che totalmente disinteressato stava scrivendo con il cellulare.
«Mhm?» mugugnò alzando di scatto la testa verso Ashley.
«La prima legge! L’ho imparata» esultò felice Ashley guardandolo.
«Bene, sono felice. Possiamo andare ora?». Fece per alzarsi ma si fermò dopo aver incontrato lo sguardo furioso di Ashley.
«L’hai capita tu?» chiese decisamente in modo troppo gentile.
«Certo amore, non sono stupido». Ghignò baciandole le labbra.
“Vedrai che non è poi tanto male prendere in giro Alex, è troppo stupido, ti divertirai un sacco” così aveva detto Mac.
Physicsman aveva voglia di divertirsi un po’.
«R-r-r-ripetila e sp-spiegala». Fissai Alex in attesa di una risposta.
«Cosa?» esclamò allibito.
«R-ripetila e sp-spiegala, la le-legge intendo». Non mi sembrava difficile.
«Quando la mela cade dal ramo ha una forza zero». Mi fissò con aria di sfida ma cominciai a ridere di gusto.
«No». Smisi di ridere di colpo guardandolo. «A-A-A-Ashley, prova a spiegarla».
«Se ci sono più forze?». Mi guardò per avere una conferma delle sue parole e annuii perché continuasse. «sullo stesso punto, questo rimane fermo» concluse soddisfatta.
«B-b-brava». Sorrisi felice di essere riuscito a farle imparare qualcosa.
«B-b-b-b-b-b-b-brava! Ma che cosa vuoi Fagotto? Smettila di provarci con la mia ragazza!» urlò Alex prendendomi per il collo della maglia e avvicinandomi pericolosamente al suo viso.
«Alex, smettila! Non ha fatto nulla, mi ha solo detto che era giusto». Ashley era stupita, riuscivo a vederlo nonostante gli occhiali fossero caduti sopra al banco.
Alex lasciò la presa sulla mia maglia e tornò a sedersi schioccandosi una vertebra del collo.
«V-v-volete imparare a-a-anche la seconda legge?» parlai ad entrambi indossando gli occhiali.
«No, forse è il caso che la impariamo domani, si è fatto tardi e abbiamo gli allentamenti». Ashley guardò distrattamente l’orologio che segnava le tre meno venti. «Grazie ancora Francis, non so come tu abbia fatto, ma ho capito la prima legge». Sorrise cominciando ad ammucchiare i libri.
«N-n-nessun problema». Cercai di rilassarmi con scarsi risultati.
«Alex, andiamo? Abbiamo gli allenamenti». Toccò leggermente la spalla di Alex che sussultò quasi spaventato.
«Certo piccola». Si alzò in piedi ignorandomi e le circondò la vita abbracciandola.
«Grazie ancora Francis, a domani». Ashley sventolò la mano prima di aprire la porta e sparire assieme ad Alex.
Picchiai la fronte sul bordo del tavolo rendendomi conto del disastro che avevo combinato.
Altro che supereroe e superpoteri, un superdisastro!
Una cosa era chiara, non ci sarebbero state altre lezioni pomeridiane.
Ashley poteva anche aver capito la prima legge di Newton in meno di dieci minuti, ma tutto quello che era successo negli altri trenta era abbastanza influente da sbilanciare la situazione a mio sfavore.
Raccolsi velocemente i libri per tornare a casa.
Quando aprii la porta della macchina sentii un sussurro provenire da dietro un cespuglio.
«Francis? Posso parlarti?». Ashley sventolò un pon-pon per attirare la mia attenzione.
«A-A-Ashley?» sussurrai, stupito di trovarla dietro ad un cespuglio con la divisa da cheer-leader.
«Per favore, un minuto solo» mimò con le labbra.
Mi avvicinai dubbioso, guardandomi in giro, certo che Alex fosse pronto per uno scherzo idiota dei suoi.
«V-v-va tutto bene?» chiesi a pochi passi da lei.
«Sì, però Alex non vuole più che venga a lezione da te, dopo oggi almeno. Però io mi sono trovata bene. Ho pensato che potremmo riprovarci domani, che cosa ne dici?». Abbassò gli occhi timidamente e un sorriso aleggiò sulle mie labbra.
«P-p-per me non c-c-c-ci sono problemi. Alla stessa o-o-ora?». Mi sistemai gli occhiali sul naso e lei annuì.
«Ora scappo prima che mi veda. Grazie». Cominciò a camminare facendo sventolare la gonnellina della divisa.
Oddio.
Avevo appena avuto un appuntamento clandestino con Ashley.
Mi aveva chiesto di farle da insegnante anche il giorno dopo.
Physicsman, il merito era tutto suo.
In fin dei conti avevo sempre detto che i supereroi esistevano!
 
 
 
 
 
Salve ragazze!
Innanzitutto scusatemi per il ritardo nel postare. È la prima volta che succede e mi dispiace tantissimo!
Prometto che sarà anche l’ultima e per essere sicuri che sia così ho pensato che è meglio se aggiorno di VENDERDI’, perché ho cominciato i corsi e non riesco ad organizzarmi per riuscire ad aggiornare di Mercoledì.
Ho notato che le recensioni si sono dimezzate dal primo capitolo, arrivando a quota 3, la storia vi fa schifo o cosa? Perché mi dispiacerebbe se fosse così.
Questo era l’ultimo capitolo ‘di presentazione’ o ‘tranquillo’, dal prossimo ci saranno più scene divertenti e si comincerà a vedere un po’ d’azione! :)
Grazie ancora a tutti i preferiti, i seguiti, quelle da ricordare e chi legge solamente!
Ah si, il volto che inizialmente avevo dato a John è variato, credo che sia migliore questo rispetto al primo! :)
A venerdì prossimo e scusatemi ancora per il ritardo! :)
 
Grazie ancora a Malia85 che mi beta i capitoli! :)
 
   
 
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